IVREA - Sono arrivati i miliardi per il Patto Territoriale e la Chiesa si interroga su quale potrebbe essere il proprio ruolo nei confronti di questo modo nuovo di incentivare sviluppo e lavoro in Canavese.
"La Chiesa - ha detto don Piero Agrano, parroco di Palazzo e responsabile dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro - deve conoscere le istanze che avvengono sul territorio e sente quindi la necessità di dialogare con i soggetti sociali che rappresentano".
All’incontro, avvenuto mercoledì sera nell’Aula Magna del Seminario, erano presenti monsignor Arrigo Miglio, il già citato don Agrano, i sindaci di Ivrea e Caluso, rappresentanti dell’Alto Canavese, numerosi componenti dell’UPSL e la dott.ssa Alberta Pasquero che, a suo tempo, ha creato le premesse per far muovere i primi passi al Patto Territoriale. E proprio lei, con gli interventi di Fiorenzo Grijuela, è stata la relatrice principale della serata spiegando come è stata messa in moto la "macchina che dovrebbe creare sviluppo locale durevole e sostenibile".
In questo contesto ha detto: "Il ruolo della Chiesa può essere importante se, assecondando il progetto, diventerà un elemento di valore aggiunto".
Monsignor Miglio, prendendo atto della situazione che si è creata nell’Alto Canavese, dove la presenza di lavoratori extracomunitari è notevole, ha sottolineato la necessità di affrontare, senza prevaricazioni, il fenomeno del pluralismo creando la premessa "per un dialogo da tenere vivo e aperto" al confronto con atteggiamenti storici e culturali diversi dai nostri.
Questa è la sintesi di una proficua
discussione che, quanto prima, sarà più ampiamente sviluppata.