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    CANAVESE – INTERESSANTI ESEMPI DI PITTURA MURALE 
    Tra cappelline boschive e chiese ai margini delle città 

        CANAVESE - Il programma per l’autunno “Il Medioevo negli affreschi” (23 settembre - 15 ottobre 2000), promosso dall’ATL del Canavese e Valli di Lanzo, aprendo dei luoghi normalmente non visitabili, permette d’accostare edifici sacri di tipologia molto diversa, eppure tutti decorati dalla pittura murale, sebbene in modi diversificati per epoca e stile, in una gran varietà e ricchezza di soggetti iconografici. 
       La nostra scelta va ad un paragone tra la cappella boschiva di S. Giacomo a Borgiallo, adorna sul davanti di un bel portico aperto, e la chiesa di S. Martino di Liramo a Ciriè, appena ai margini della città. 
       La differenza non potrebbe essere più grande: l’una, una piccola, rustica costruzione di montagna, voluta per permettere una semplice sosta; l’altra, un’istituzione religiosa di grande spessore storico, orgogliosa per un campanile che è tra i più slanciati ed eleganti dell’architettura del Romanico in Piemonte, nella sua rapida sequenza di cornici archeggiate sottilmente incise, con una successione di vuoti dall’ampiezza crescente: dalle feritoie alla monofora ed alle bifore, fino alla triplice apertura conclusiva. 
       Sul versante della storia, va segnalato che la contigua, originaria La Pié di Liramo permette ancora di controllare la vicenda sociale che si proiettò sulle muraglie, determinando una riplasmazione tipologica da “plebs” a “castrum” ossia ad una struttura militare atta ad assicurare l’efficienza di una forza per la difesa del circostante territorio agricolo. 
       La Chiesa di S. Martino (sec. XI), viceversa, nell’anno 1158 venne ceduta dal vescovo torinese Guido ai canonici del Gran San Bernardo (“Mons Jovis”), che la tennero a lungo. 
       Sul versante di una lettura iconografica, i due esempi a confronto espongono entrambi contenuti di grande interesse. 
       Già la facciata a triangolo del S. Giacomo di Borgiallo è dipinta con l’Annunciazione, dove è straordinario lo sviluppo del nastro annodato che lega l’angelo annunciante, dai candidi gigli, con la vergine annunciata, percorrendo velocemente una grande distanza di spazio. 
       All’interno, sulla parete di fondo, spicca una monumentale Crocefissione, con la presenza, oltre a Maria e Giovanni, dei Ss. Sebastiano e Giacomo Maggiore, in veste di pellegrino, con bordone e collana di conchiglie. 
       Ed è il giovane san Sebastiano il motivo di spicco perché esibisce, vanesio, una bellissima piuma di fagiano, svettante. 
       A Ciriè, per contro, in S. Martino di Liramo, colpiscono sui fianchi dell’arcone dell’abside maggiore, che a sua volta ospita nel catino il Cristo Giudice, circondato dagli animali apocalittici, tra cui molto aggressiva l’Aquila, le due scene pre-dantesche contrapposte, con la Resurrezione dei morti e la Bocca dell’Inferno, agita dai nudi di agili figurette, sommariamente disegnate, tra lingue di fiamme e verdi spire di serpenti. 
       La decorazione dell’abside minore, infine, è di spirito mariano: al centro, compare il Compianto sul Cristo morto; ai lati dell’arco, si dispongono l’Ascensione e l’Incoronazione della Vergine; in stesure pittoriche purtroppo molto deteriorate, quasi evanescenti. 
       E’ chiaro che il repertorio delle immagini è abbastanza fisso, derivando dai medesimi testi, per cui soltanto le varianti destano sorpresa. 
       Su questo corpus stabile ogni tanto però irrompono le innovazioni, quando l’interesse batte sopra un altro blocco culturale, come nel caso della raffigurazione dell’Oltre-tomba. 
       Allora s’assiste ad un lento processo di progressiva definizione di un nuovo insieme figurativo, con una messa a fuoco sempre più sicura e controllata. 
      
    aldo moretto  
     


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