TORINO - PER LE NOZZE DI VITTORIO
AMEDEO
Il Cardinal delle
Lanze e l’ostensione della Sindone
SAN BENIGNO -
Era il 29 giugno 1750. Sua Eminenza
Carlo Ignazio Vittorio Amedeo Delle Lanze, da un anno abate commendatario
di Fruttuaria, ma per allora forse con il cuore ancora rivolto a Torino,
a casa Savoia e alla cappella della Sindone, procedeva alla solenne ostensione
della Sindone. Per la verità l'occasione (come si usava allora),
era un po' mondana: il matrimonio del Principe Vittorio Amedeo III con
Maria Antonia di Borbone, Infanta di Spagna.
Sull'argomento abbiamo
chiesto notizie ad un esperto di cui già abbiamo avuto modo di parlare
qualche numero fa per un suo libro sulla Sindone: il Salesiano don Luigi
Fossati, che ha scritto anche del cardinale e delle ostensioni da lui presiedute.
Dell'ostensione del 1750
(l'altra è quella del 1775) si ha abbondanza di documentazione scritta
e figurata. Ricordiamo per esempio il manifesto del marchese Alfieri di
San Martino, Vicario di Torino, che dà disposizioni per "assicurare
la pubblica tranquillità, l'abbondanza de' commestibili e ovviare
ogni sinistro". Poi abbiamo la relazione del sindaco Giammaleone Salmatoris,
relazione presentata in Consiglio il 30 giugno (il giorno dopo) che racconta
le fasi dell'esposizione da palazzo Madama su piazza Castello prima verso
san Lorenzo, poi verso palazzo Reale e infine su via Po, "ripiena di numerosissimo
popolo". A sostenere il santo Sudario, assieme al cardinale,
c'erano altri sei vescovi. Quindi in processione la reliquia fu portata
alla cappella del Guarini. Come disegni abbiamo quattro
riproduzioni: noi riportiamo una stampa con solo quattro vescovi (più
il cardinale) e la scritta "Il vero ritratto del santissimo sudario di
Torino".
Dell'ostensione del 1775,
ci riserviamo di parlare… fra 25 anni. Intanto però ci piace concludere
con un passo tratto dal testamento del Cardinale, in data 4 novembre 1782
(due anni prima della morte): "Lascio alla cappella della SS. Sindone di
Torino, ossia del Santo Sudario, in attestato della profondisssima venerazione,
che professo verso la preziosissima reliquia, che ivi si custodisce, la
mia pianeta d'oro, fondo di color verde, e tutta ricamata in oro, legando
altresì al Titolo Cardinalizio, che avrò al tempo di mia
morte, le due portiere cardinalizie di velluto rosso ricamate in oro, che
ho in Roma presentemente’’
marco notario
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