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La celebrazione annuale della Pasqua, con i quaranta giorni che la precedono ed i cinquanta giorni che la prolungano fino a Pentecoste, è il tempo centrale e più importante dell’anno cristiano, perché ci porta a rivivere la nostra unione con Cristo morto e risorto, da cui proviene ogni autentico rinnovamento. La Quaresima è un cammino di preparazione alla gioia pasquale, per accogliere in noi la vita nuova del Risorto, per passare dalla croce alla risurrezione. Perciò non s’insisterà mai abbastanza sull’importanza del tempo quaresimale come occasione di rinnovamento, di liberazione, di gioia. Sarebbe una deformazione vederlo come tempo lugubre, di afflizione, di ricerca di sacrifici fine a se stessi. Sacrificio sì. Ma per amore, per amare di più. Quaresima vuol dire entrare nel deserto, come l’antico popolo d’Israele, come i profeti, come Gesù. Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi dal Papa un forte invito a tornare al Sinai, per riscoprire il Deserto e l’Alleanza. In questa quaresima dell’anno giubilare il Papa invita inoltre tutta la chiesa a saper chiedere perdono. Infatti la quaresima non è solo un tempo di cammino personale di conversione ma deve coinvolgere tutta la comunità cristiana in quanto tale, nei suoi rapporti interni ed esterni. Il Papa c’indica le grandi richieste di perdono che la chiesa universale sente di dover rivolgere al passato e al presente; ciascuna chiesa particolare e ciascuno di noi avrà il suo bravo elenco di persone e di situazioni che esigono gesti di umiltà e di riconciliazione. Non vorrei però che tutta l’attenzione si concentrasse solo sull’elenco di tali situazioni. Commetteremmo lo stesso errore tante volte rimproverato a certe confessioni, preoccupate più dell’elenco dei peccati che del pentimento e del proposito di non più peccare! Occorre anzitutto imparare a chiedere perdono, prendere coscienza di questo bisogno in noi. Richiamo pertanto quanto indicato nel programma pastorale di quest’anno per il periodo Quaresima - Pasqua - Pentecoste: riscopriamo e avviciniamoci al sacramento della Penitenza visto come culmine e fonte di ogni cammino di riconciliazione. Non un rito, o un rito in più, da compiere, un dovere, ma l’incontro con Cristo che perdona, che accoglie il figliol prodigo, l’adultera, la samaritana, Nicodemo, Zaccheo, il paralitico, ciascuno di noi, per rialzarci e metterci in grado di riprendere il cammino. Vuol essere questo, per la nostra chiesa, l’obiettivo verso cui camminare in questo tempo di quaresima. Un cammino non s’improvvisa, ha bisogno di essere preparato, spiegato, sostenuto continuamente, ripreso dopo ogni interruzione, senza saltare le tappe intermedie che permettono di giungere alla meta. Prima di arrivare ad una celebrazione gioiosa del sacramento, eliminando angosce e falsi sensi di colpa, se ancora ce ne fossero (ma certe rimozioni del sacramento o certe "scorciatoie’’ fanno pensare di sì), abbiamo bisogno di capire perché chiedere perdono, di che cosa e a chi, da Chi lo riceviamo e a chi lo possiamo donare. I gruppi del vangelo con le relative schede, gli appuntamenti della tradizione quaresimale come la via crucis e le liturgie penitenziali, altri incontri di catechesi a livello parrocchiale o vicariale, possono essere le tappe di quest’itinerario, per continuare ad approfondire il tema della riconciliazione e coglierne i legami e le implicazioni con il sacramento. Anche i segni della tradizione penitenziale (non solo cristiana) diventano più chiari e comprensibili se inseriti in un itinerario e finalizzati a vivere una riconciliazione piena e profonda. Preghiera specialmente di ascolto della Parola di Dio, digiuno e maggiore libertà di corpo e di spirito, condivisione e distacco, la quaresima di fraternità, così importante per la nostra diocesi, non saranno "opere buone’’ a rischio di fariseismo ma doni che il Signore ci offre per dilatare il nostro cuore e permetterci di accogliere la vita nuova del Risorto. + arrigo miglio |
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