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    La morte di Craxi con le proposte di Berlusconi per rifare il 48; le inchieste sulle missioni “umanitarie’’; l’ultima sentenza sul delitto Calabresi. Una serie di eventi che si impongono sulla riflessione politica.
     
    ARCOBALENO E CASO CALABRESI
       Le inchieste sulle missioni umanitarie (missione Arcobaleno in primis) e sul caso Calabresi vanno unificate nell’ambito di una nota politica. La valutazione di questi fatti dipende dalle prove che vengono prodotte. Nel caso Arcobaleno esistono anche responsabilità politiche di chi non si è accorto delle manovre in atto. Più complicato è il caso Calabresi. Le prove prodotte contro Sofri, Bompressi e Pietrostefani mostrano diverse falle. Il problema è quello di poter fare un confronto sereno e serio fra prove e controprove. Sembra che questo confronto sia difficile.
     
    POLITICO O STATISTA?
       Le reazioni e le valutazioni sul personaggio Craxi dopo la sua morte hanno assunto contenuti diversi. Io credo che in questo spazio non sia possibile una valutazione completa. Mi pare però che due siano le domande alle quali rispondere. La prima riguarda il dilemma se Craxi sia stato più un politico o uno statista. La seconda riguarda l’atteggiamento di Craxi verso gli ordinamenti dello Stato. Mi rendo conto che una valutazione sull’attività di Craxi sia ardua oggi.
       Però mi pare che la sua opera vada valutata come quella di un politico legato agli interessi di un partito e non quella di uno statista capace di fare scelte in termini di interessi generali. Molte sono le prove. La rendita della posizione del PSI sulla base del proporzionale, la trasformazione del PSI valorizzando gli aspetti libertari e trascurando totalmente le basi operaie e sociali del partito.
       Craxi ha ragionato non in termini di allargamento degli ideali del PSI ma cercando di occupare spazi nuovi in opposizione al PCI. In tutte queste operazioni, compreso il nuovo concordato, Craxi è apparso più l’uomo di partito che non l’uomo di Stato. L’uomo cioè che voleva pesare di più sui rapporti interni di potere che non l’uomo che voleva indicare nuove prospettive alla politica.
     
    CRAXI E LO STATO
       Il rifiuto di accettare il sistema giudiziario dello Stato è però il limite invalicabile di Craxi. Craxi è stato uno dei politici che ha amplificato e giustificato il sistema di corruzione della politica. E lo ha fatto nel segno dell’arroganza. Al di là delle valutazioni della sua azione politica. Craxi rimane l’uomo politico che non ha accettato le leggi che in gran parte aveva contribuito a creare. E ciò è grave. Pertanto è ipocrisia definirlo un esule e non un latitante.
     
    UN NUOVO 48
       L’emozione e gli interessi risvegliati dalla morte di Craxi hanno spinto alla ricerca di nuove alleanze politiche. Berlusconi - con l’avallo di Cossiga - cerca di riproporre la vecchia DC. Per fortuna sembra che parte della vecchia DC abbia scelto vie più nobili. La contrapposizione ideologica dimentica l’ABC della democrazia.
       
    beppe scapino        
               
     
           
 
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