Essere profeti
Nel mio girovagare qua e là assecondando
gli inviti che mi vengono fatti, mi trovo in genere a parlare del Concilio
e della pace, i due temi in cui la mia vita ed il mio episcopato si sono
trovati più coinvolti, al di là ovviamente del mio servizio
ad Ivrea, che però non è rievocato se non indirettamente,
come ricordo o come testimonianza di esperienza. A questi due temi si è
aggiunta la testimonianza su personalità particolari nella Chiesa
del nostro tempo.
Ho già accennato
all’Arcivescovo brasiliano Dom Helder Camara, conosciuto durante il Concilio
ed incontrato poi più volte nella sua sede di Recife o ad Ivrea.
Ultimamente mi si è chiesto di parlare di Don Giuseppe Dossetti
e di Don Primo Mazzolari. Han commemorato a Ferrara Don Dossetti nel decimo
anniversario della sua morte; accanto alle testimonianze sui vari aspetti
della sua vita e della sua attività mi si è chiesto di parlare
dei suoi rapporti col Concilio Vaticano II.
L’ho fatto volentieri per
aver visto da vicino quanto fu determinante il servizio reso in quell’occasione
al Card. Lercaro ma, attraverso di lui, a tutta la Chiesa. Chiamato a Roma
dall’Arcivescovo bolognese per fargli seguire il cammino dell’iniziativa
sulla Chiesa dei poveri, ebbe poi modo di aiutarlo sia sul piano organizzativo
come su quello contenutistico. La sua antecedente esperienza di membro
dell’Assemblea Costituente italiana lo rendeva particolarmente competente
nell’individuare i modi concreti per rendere più spedita la gestione
di un’assemblea di duemila cinquecento persone, oltretutto presieduta da
un blocco di ben dodici Presidenti!
Ritengo sia stato lui a
suggerire - attraverso il Card. Lercaro - già particolarmente stimato
da Papa Montini appena eletto la nomina di quattro moderatori che, affiatati
tra di loro, potessero sveltire il corso di un’assemblea, già di
per sé lenta ma talora bloccata da manovre che volevano frenare
le innovazioni. Il Papa accolse la proposta nominando, accanto all’armeno
Card. Agagianian come rappresentante della Curia vaticana, l’Arcivescovo
di Bruxelles Card. Suenens, quello di Monaco Card. Dopfner e lo stesso
Arcivescovo di Bologna Card. Lercaro.
Un’altra mossa vincente,
anche se fortemente ostacolata da chi voleva far credere che la maggioranza
dei Vescovi fosse contraria a certe proposte (dalla rivalutazione della
collegialità episcopale al ricupero del diaconato permanente), fu
quella di sperimentare votazioni orientative che permettessero alle Commissioni
di preparare i Documenti tenendo conto delle maggioranze reali, che apparvero
largamente favorevoli ad un effettivo rinnovamento.
A questo punto si può
aggiungere che la sua costante presenza alle sedute conciliari, attenta
ed acuta, gli permetteva di suggerire nel pomeriggio a Raniero La Valle,
Direttore del giornale cattolico Avvenire d’Italia allora stampato a Bologna,
di stendere relazioni accurate e fedeli dello svolgimento del Concilio
a quanti ne erano interessati, a cominciare dagli stessi Padri conciliari,
che potevano così documentarsi compiutamente... di quanto essi stessi
avevano fatto il giorno prima, anche di quello che era loro sfuggito.
Ma anche sui contenuti
dottrinali Don Dossetti fu prezioso. La sua competenza di professore di
Diritto Canonico ed Ecclesiastico, come gli aveva dato orientamenti preziosi
durante la stesura della Costituzione (in particolare nei riguardi del
Concordato) così l’aveva da sempre interessato alla struttura della
Chiesa, ad esempio sulla collegialità dei Vescovi intorno al Papa,
così come la sua dimensione monastica e liturgica lo rendeva sensibile
e competente sul tema della povertà o del dialogo con le Chiese
ortodosse e con lo stesso ebraismo.
La sua influenza determinante
è confermata dalle difficoltà che vennero frapposte alla
sua stessa presenza in aula, superate per un intervento diretto del Papa.
La Chiesa, che tanta ispirazione e forza di rinnovamento ha ricevuto dal
Concilio, dev’essere grata a quest’uomo, preparato dalla Provvidenza anche
per questa così importante missione. Don Primo Mazzolari è
stato conosciuto più largamente per una sua attività di scrittore
e di predicatore (partecipò anche alla Missione di Ivrea nel 1958).
La fedeltà al Vangelo,
accolto senza compromessi e la dirittura del suo carattere, oltreché
la vicinanza alle sofferenze della gente condivise come cappellano militare
nella prima Guerra Mondiale e come parroco della Bassa Padana (Bozzolo,
provincia di Mantova, Diocesi di Cremona), lo resero critico del fascismo,
che lo perseguitò, critico anche del comunismo ma anche di un anticomunismo
professato come copertura di difesa di interessi personali o di categoria.
Mal visto perciò
dai cristiani al potere, venne anche diffidato e condizionato dall’autorità
ecclesiastica (ad esempio dallo stesso Card. Schuster) che temeva fraintendimenti
e sconcerti nel popolo più semplice. Mazzolari rimase sempre esemplarmente
obbediente: “Obbedientissimo in Cristo’’ firmava ai suoi superiori, ed
è sua la frase “Bacio la mano che mi colpisce’’. Fu solo Papa Giovanni
XXIII, che l’aveva conosciuto e stimato, a volerlo incontrare a Roma ed
a salutarlo: “Ecco la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana’’.
Un suo antico vice-parroco,
morto pochi giorni fa, ne ha scritto una vita molto singolare (Marino Santini
- Ricordo di Don Primo - Ed. Mazziana); ha voluto accennare, con amore
ma con realismo, anche alcuni limiti, del carattere e di alcune scelte
discutibili, rendendolo così ancor più umano e più
vicino a noi. Mi han chiesto di scriverne la prefazione; e per questo mi
hanno invitato alla presentazione del libro nel Veronese ed a parlare di
lui a Torino.
Se testimoniare concretamente
la propria fede in Dio è essere “profeti’’, lo furono certamente
Don Dossetti e Don Mazzolari. Come lo fu Dom Helder Camara. Come del resto
ogni cristiano è chiamato ad esserlo, nella coerenza della sua vita
quotidiana e nel coraggio di scelte veramente evangeliche.
+ luigi bettazzi
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