Dalla Cecenia ... ai
lebbrosi
Come si sa - anche se forse
se ne scrive e se ne parla troppo poco - la Cecenia, una Repubblica
che fa parte della Federazione Russa, chiede l’autonomia e la Russia occupa
con le armi il territorio e sta assediando la capitale, con bombardamenti
che fanno stragi di civili e provocano centinaia di migliaia di profughi.
E’ un caso molto simile a quello del Kosovo, anche perché la Cecenia
è una regione di mussulmani, entro la Russia che è invece
ortodossa.
Per il Kosovo abbiamo fatto
una guerra, per la Cecenia non si è mosso un dito, salvo qualche
tiepido appello dell’ONU. E’ vero che la Russia - a differenza della Serbia
- è una grande potenza, ancora con i privilegi che la fanno sedere
nel Consiglio Permanente dell’ONU con il diritto di “veto’’. Ma non si
può allontanare il sospetto che il diverso atteggiamento derivi
anche dal fatto che la Cecenia è ai margini dell’Europa, con nessuna
importanza strategica ed economica, mentre il Kosovo è sulla linea
delle grandi comunicazioni oriente-occidente, con la disponibilità
al passaggio - in futuro - delle grandi condotte di petrolio (e già
oggi, ahimé, dei flussi della droga).
Dovremmo davvero far crescere
la richiesta dell’opinione pubblica che spinga il nostro Governo e l’Europa
ad esigere che finisca una guerra che uccide e disperde tante migliaia
di persone, e che forse abbiamo alimentato con le sovvenzioni elargite
con molta fiducia a quel Governo, e che s’arrivi ad accordi, se non per
l’indipendenza di quella Repubblica, almeno per una concreta autonomia,
che è il minimo di quanto s’è fatto per il Kosovo. Occorre
sfatare l’impressione che i diritti dei popoli vengano difesi quando coinvolgono
gli interessi delle grandi Nazioni, e vengano invece ignorati quando disturbano
la quiete dei potenti!
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I lebbrosi sono invece lo scopo
della grande missione a cui dedicò la vita Raoul Follereau. Per
ricordare i quarant’anni della sua morte l’”Associazione Italiana Amici
di R. Follereau’’ - che si dedica all’assistenza sanitaria e sociale dei
lebbrosi, ma anche dell’infanzia emarginata, della salute pubblica e della
riabilitazione sociale su base comunitaria - ha tenuto a Bellaria di Rimini
un Congresso Nazionale, al quale sono stato invitato per la relazione conclusiva
su “Anno 2000 - Primavera d’amore?’’.
Al convegno s’è
fatto il punto sulla situazione dell’associazione e sulle prospettive di
eliminazione della lebbra, finalità raggiungibile (basterebbe una
piccola parte di quanto si spende per gli armamenti!), se non venissero
costantemente ridotte le quote, pur già limitate, di investimenti.
Le discussioni si sono poi allargate ai problemi dell’informazione e dell’educazione
(il convegno era sponsorizzato anche dall’UCIIM, Unione Cattolica Italiana
Insegnanti Medi), ma anche al problema dell’emarginazione della donna in
tanta parte del cosiddetto Terzo Mondo, ed a quello del debito che soffoca
i Paesi più poveri: un’analisi accurata ha illustrato come questo
debito, sia stato prima incoraggiato e poi moltiplicato dai meccanismi
finanziari dei Governi dei Paesi più ricchi, che hanno costituito
le grandi istituzioni bancarie (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale)
ed infine da essi hanno rilevato il peso di questi debiti, che in pochi
anni stan facendo pagare come interessi somme che superano lo stesso capitale
ricevuto.
Così si è
anche evocato il progetto di libero commercio programmato dall’Organizzazione
Mondiale del Commercio (gestita ovviamente dalle grandi Organizzazioni
occidentali) e chiamato in gergo M.A.I. (di qui la campagna delle istituzioni
al servizio del Terzo Mondo: “Dire mai al M.A.I.!’’) che in realtà
bloccherebbe ancor più le limitate possibilità di scambi
dei Paesi del Sud del mondo (un po’ come, da noi, il moltiplicarsi dei
supermarket praticamente soffoca il piccolo commercio nei negozi minori).
Così si è
giunti a parlare in generale della cosiddetta “globalizzazione’’ che unisce
sempre più l’umanità ma che, sviluppata nella suggestione
di una libertà assoluta, favorisce il vantaggio delle nazioni più
tecnicizzate e più ricche e delle grandi imprese sovranazionali,
che possono così sviluppare il loro potere economico e decisionale
emarginando le già deboli risorse della maggioranza dell’umanità.
Un’esperta indiana ha documentato la dipendenza e la povertà sempre
crescente della maggioranza della popolazione del suo Paese: nella sua
regione nell’ultimo anno oltre cinquecento suicidi sono stati determinati
da questi meccanismi di sfruttamento!
E’ un problema di sopravvivenza
e di concreta effettiva libertà, di cui dobbiamo prendere coscienza
ed assumere le responsabilità, facendo pressione sui politici e
sull’opinione pubblica perché la globalizzazione possa progredire
con i controlli dovuti, affinché essa non finisca coll’impoverire,
soffocare ed emarginare ancor più la stragrande maggioranza dell’umanità.
+ luigi bettazzi
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