Diversi temi attraversano le vicende
politiche attuali: privatizzazione dell'Enel, polemiche nella maggioranza,
rapporti discutibili del FMI. Però il fatto che maggiormente pesa
su questo momento è la manifestazione delle scuole private cattoliche
a Roma. Pesa anche per il diretto coinvolgimento delle gerarchie ecclesiastiche.
OLTRE LE IDEOLOGIE
E' difficile parlare onestamente di
questo tema su di un giornale diocesano, anche perché ci troviamo
di fronte a prese di posizioni sulle quali non c'è mai stato un
dibattito serio. Eppure credo che il problema vada affrontato evitando
gli integralismi clericali o laicisti. Per questo obiettivo credo vada
ricordato che la scuola deve rispondere non a bisogni privati o famigliari,
ma a un bisogno pubblico. Offrire ai giovani i mezzi culturali e tecnici
per essere cittadini capaci di godere di tutti i loro diritti e di assolvere
ai loro doveri.
LE RIVENDICAZIONI
Mi pare che le rivendicazioni delle
scuole cattoliche mirino a due obiettivi. Il primo è quello economico
e consiste nella richiesta che lo stato finanzi le scuole private. Il secondo
è ideologico: lo stato non dovrebbe intervenire a proposito dei
percorsi formativi elaborati dalla "società civile". Si tratterebbe
di una sorta di liberismo scolastico. Va notato che queste rivendicazioni
non tengono nessun conto della Costituzione, che per lo stato deve essere
il vero punto di riferimento.
EFFETTI POLITICI
Queste rivendicazioni mi pare segnino
la volontà da parte dei vertici della CEI di ricostruire un'alleanza
fra gerarchia ecclesiastica e i ceti conservatori e benestanti, che maggiormente
sarebbero favoriti da misure di questo genere. In secondo luogo temo che
possano far nascere una nuova lacerazione nel mondo cattolico: è
difficile sostenere che l'unità della fede dipenda dalla visione
del sistema scolastico.
EFFETTI CULTURALI
Più gravi mi sembrano gli effetti
sul piano culturale. O si accetta che ogni realtà socio-culturale
(gruppo religioso o ateo, gruppo etnico, ecc.) abbia diritto a farsi un
proprio sistema scolastico pagato dallo stato e avremo tanti ghetti che
faranno esplodere la società pluralista moderna. Oppure si pretende
che lo stato scelga alcune espressioni culturali, ma allora avremo uno
stato non rispettoso della libertà. A me pare che la società
moderna abbia bisogno di confronto e di dialogo, non di separazioni.
TIMIDE PROPOSTE
In primo luogo credo che la distinzione
fra scuola statale e privata vada superata a favore di quella fra scuola
che svolge una funzione pubblica o no. Lo stato ponga alcuni criteri a
questo proposito. In secondo luogo ogni scuola deve rispettare criteri
di pluralismo (senza selezionare i propri clienti) e di norme sindacali.
Come cristiani infine dovremmo sentire come discriminante la richiesta
di una scuola seria per gli emarginati delle periferie e non altro…
beppe scapino
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