Lez. 14 doppia emme: B. Modello
c/data+
>????ovvero il problema di prendere una decisione????<
Non c'è per l'architettura un'idea di modelloche non contenga in nuce il problema di quale decisione prendere.
Questo aspetto del modello così centrale possiamo leggerlo secondo varie categorie, fondate sulle risposte che storicamente si sono date al problema e che convergono verso delle possibili aggettivazioni del termine:
1) modello oggettivo:

Fase in cui si afferma il mondo della Bau Haus. L'osservazione permette di essere oggettivi, oggetto e concetto. L'idea è quella di un modello in cui le informazioni siano raggelate, profondamente bloccate in un range. Posso così studiarle e creare dei modelli, con una certa velocità oggettiva. In qualche misura sono oggettivi questi modelli, poichè i dati di partenza, cioè gli standards minimi sono elaborati e conclusi. Cioè sono quelli elaborati da una società povera improvvisamente urbanizzata.
Il passo è poi quello della redazione del manuale, e ad un livello leggermente più alto il regesto tipologico.

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2) Modello prestazionale
Anni’60:
In questa fae ciò che si chiede al modello oggettivo è l’efficienza. Questa può essere raggiunta attraverso lo studio di relazioni di tipo matematico che con una struttura ad albero o a lattice. . L'ottica è quella di pesare i fattori e prendere decisioni ponderate. E’ tuttavia un ragionamento che continua nel solco precedente. Il rischio dunque è che in una struttura così forte e fissa, per quanto governata da leggi analitiche, al cambiare di fattori importanti, il modello non abbia più alcuna valdità.
3) Modello strutturalista
si comincia ad abbozzare una gerarchia e dei rapporti reciproci di interdipendenza fra le parti: di fatto alcune decisioni sono strutturanti, altre sono di fondo: c’è quindi un rapporto figura/background che implica una certa bipartizione fra livelli.
Cosa non indifferente è che si riconosce l’importanza della cultura nell’ambito delle scelte. Naturalmente è la corrente di pensiero che deve molto ad un livello più generale agli studi di Levi Strauss. Nella sottocategoria architettura ciò che conta è il fatto che alcune decisioni sono primarie nel senso che strutturano un mondo, nel quale poi ci si muove con altre sottoscelte variabili. Negli anni’60 si forma un gruppo in Olanda che codifica proprio questo ragionamento in architettura:
Scelte IRRINUNCIABILI e scelte VARIABILI.
Nei fatti si respira il peso che la parola “libertà” comincia ad assumere i quegli anni: si intravede l’individuo, almeno in generale, per quanto poi molti di questi ragionamenti cristallizzino in strutture ancora in un certo senso fisse..
Veidiamo il presente:
Esistono due approcci fondamentali nel modo di prendere decisioni:
Le premesse sono nella consapevolezza di questi due dati di fatto:

1) Non esistono modelli oggettivi (non si crede più all’oggettività di un modello)
Tutto ciò chiaramente non implica la cancellazione delle esperienze precedenti: la cucina degli anni’20 era un problema, oggi abbiamo a disposizione centinaia di modelli di cucina, manipolabili e adattabili, non è un problema su cui vale la pena riflettere.

Il problema è come entro nel progetto, è un problema di categorie d’entrata.

2) La consapevolezza di essere in un’epoca profondamente soggettiva: “l’esisto in quanto comunico” della seconda lezione, e le ricadute a livello di informazione che ogni soggetto porta con se e che articola in immagini, parole ecc.

Queste premesse ci fanno intravedere un lavoro sul progetto d’architettura che si muove su un’idea quasi CARICATURALE dell’edificio, cioè una forzatura dell’immagine che lavorando nello spazio tempo già contiene avvolti su se stessa gli esiti intermedi e finali

Dall’altro lato, e in relazione a quanto detto sopra, LO STRUMENTO INFORMATICO, come palette che intervienecon la sua potenza nella “realizzazione del sogno finale”.

Lo spazio del progetto è quindi uno spazio virtuale e profondamente agganciato al reale, anzi trae dal reale la sua sostanza anche quando non c’è realtà (paradossalmente), e luogo dell’infinitamente possibile, appare come spazio mentale del progettista dove la fantasia, l’immaginazione e gli “accidenti spazio-temporali” aiutano a figurasi il sogno prefigurandone gli stati intermedi.

Ma a cosa corrisponde questa processualità? 
E’ qui che si compie il salto ulteriore che:
dal  MODELLO>>>>>>>>>>> approda nello spazio concettuale del diagramma.
Il diagramma non è lo schizzo!
Poiché il diagramma non tende al finale, è una storia aperta limitata solo dalle implicazioni del virtuale e dalle informazioni a cascata (il che più che costituirne il limite sembrerebbe formarne le ragioni impedenti la caduta nell’indifferenziato), l’esito dunque è condizionato dagli accidenti, ed è un esito in forma aperta e mobile.
 
 






l'immagine spazio temporale della chiesa per il Giubileo progettata da Eisenmann, è rivelatrice di queste logica, un modello-diagramma spaziale, piuttosto indifferenziato viene di fatto investito di forze che ne detrminano deformazioni di vario tipo:
sorta di scosse telluriche finiscono per diventare accidenti casuali che rivelano la forma nel tempo, e ne dispiegano le potenzialità.

Processo dinamico, no griglia dal basso verso l’alto, enormemente facilitato dall’elettronica.

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