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Le sette parole dalla croce

MEDITAZIONI

Le sette parole dalla croce

Era veramente necessario che ogni parola pronunciata dal Signore Gesù Cristo sulla croce venisse raccolta e preservata. Nessun osso del Suo corpo doveva essere rotto, e nessuna delle Sue parole doveva andare perduta. Lo Spirito Santo ha fatto ricorso ad una cura del tutto particolare nel riportare le parole che il Salvatore pronunciò sulla croce. Queste espressioni, come sappiamo, sono state sette, il numero che assomma il tre, figura dell’Iddio infinito e il quattro, simbolo della creazione completa.
Il Signore Gesù, nella Sua agonia ha dimostrato, una volta di più, la perfezione che Lo ha sempre caratterizzato. In ogni frase che ebbe a pronunciare possiamo riscontrare un’incomparabile profondità di significato, e quando le singole espressioni vengono unite, nessun ragionamento umano può sfiorare la loro altezza. In questo, come in ogni altro caso, ci sentiamo spinti ad ammettere che: «Nessuno parlò mai come quest’uomo» (Giovanni 7:46). Le ultime parole di Cristo ci parlano, dell’angoscia del Suo spirito, della Sua piena lucidità mentale, dimostrata nella coerenza della Sua natura tesa al perdono, della fedeltà alla Sua missione, della relazione costante col Padre, dell'amore per la Parola, della Sua opera gloriosa, e infine, della completa fiducia nel Suo Padre celeste. Non c’è da meravigliarsi che tali frasi siano state oggetto di devota meditazione da parte di pastori, credenti, predicatori e teologi. Tutti costoro si sono compiaciuti nel porre la dovuta attenzione ad ogni sillaba di queste impareggiabili espressioni. Frasi solenne, che risplendono alla stessa maniera dei sette candelabri d’oro o delle sette stelle dell'Apocalisse e che in ogni tempo hanno guidato uomini e donne verso Colui che le ha pronunciate. Chiunque mediti su queste parole sarà in grado, tramite la guida dello Spirito Santo, di farne risaltare vari aspetti estremamente significativi. Da parte mia, non potrò offrire più che un assaggio in riferimento ad un argomento così profondo. In particolare, il mio tentativo si concreterà nel mettere in connessione queste espressioni con alcuni canoni importanti della nostra fede

1. «Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno»
In questo punto possiamo osservare il gratuito perdono dei peccati, come conseguenza della giustificazione offerta dal nostro Salvatore. Egli si presenta come il Mediatore nell’atto di intercedere nel cospetto del Padre per il peccatore.

2. «Oggi stesso sarai meco in paradiso»
Questa frase offre sicurezza al credente nell’ora del suo trapasso garantendo la sua ammissione nella presenza del Signore. È una dichiarazione che spazza via con forza la favola, del Purgatorio! Il Signore Gesù, nella pienezza del Suo potere regale, ha potuto aprire con la chiave di Davide una porta che nessuno avrebbe potuto chiudere, ammettendo in paradiso l’anima di un miserabile e indegno ma ora conscio della Sovranità e della Signoria di Cristo.
O Eterno, Re del cielo, che ammetti nel Tuo paradiso chiunque gradisci; non hai stabilito un tempo di attesa per i Tuoi rendenti, ma istantaneamente spalanchi per loro le porte di perle (cfr.Apocalisse 21:21); ogni potere tanto in terra quanto in cielo ti appartiene!

3. «Donna, ecco tuo figlio»
Questa frase dichiara l’autentica umanità di Cristo, il quale riconosce il Suo legame con Maria, Sua madre terrena. Questa dichiarazione non ci autorizza ad innalzare l’oggetto di tale amore; piuttosto ci spinge ad amare Colui che nel mezzo della Sua agonia si dà pensiero del dolore e dei bisogni di Sua madre e con lei, di tutta la Sua gente; poiché tutti quelli che fanno la volontà del Padre sono per Lui madri, sorelle e fratelli. (Matteo 12:50).

4. «Elì, Elì, lamà sabactanì?»
Questa è la quarta frase; espressione del peso e della sofferenza che Gesù, il nostro Sostituto, ebbe a patire nel momento in cui si stava caricando dei nostri peccati. Come conseguenza estrema del Suo sacrificio volontario, Cristo dovette subire il momentaneo abbandono da parte di Dio.
L’acutezza di questa espressione non potrà mai essere descritta in maniera adeguata. La parte umana del nostro Signore Gesù appare in queste parole angosciata, tutti i Suoi sentimenti interiori risultano avviluppati dallo sconforto: l’Eterno Iddio stava nascondendoGli il Suo volto. Sono parole che mettono in evidenza una sofferenza simile a quella causata dall’estremità aguzza di una spada che trafigga un cuore senza pietà.

5. «Ho sete»
Siamo al quinto grido di Gesù, grido che conferma ulteriormente e minuziosamente la verità della Scrittura in ogni suo aspetto. La parola di Dio rimane la base della nostra fede, essendo stabilita e confermata da ogni azione e da ogni parola del nostro Redentore. A questo punto possiamo osservare il modo in cui il Suo corpo, sfinito dalla sofferenza, condivida l’agonia dello spirito.

6. «È compiuto»
Questa è la sesta esclamazione, espressione della completa giustificazione del credente, dal momento che l’opera per mezzo della quale era possibile ottenerla era stata ormai, pienamente attuata. Il Perfetto Salvatore, il Capitano della nostra salvezza, aveva completato la Sua impresa, aveva distrutto il peccato e aveva stabilito su di esso la Sua eterna vittoria. Queste parole, tratte dalle Scritture, mostrano l’attaccamento di Gesù alla Parola di Dio. Solo dopo averle pronunciate e dopo averle gridate a voce spiegata, Cristo potè chinare la testa, che aveva mantenuta eretta per tutto il periodo della Sua lunga agonia, a testimonianza della Sua determinazione e della Sua tenacia.

7. «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito»
Finalmente la riconciliazione con Dio. Gesù era rimasto al nostro posto fino alla fine della Sua missione; il Suo spirito poteva ormai tornare al Padre e presentare al Suo cospetto la nostra giustificazione. Questa espressione racchiude anche gli elementi di certezza su cui può fare affidamento ogni credente. Infatti, quando Gesè si è abbandonato nelle mani del Padre, tutti coloro che hanno posto fede in Lui sono stati avvicinati a Dio. Da quel momento in poi, noi tutti siamo nella mano di Gesù e nessuno potrà rapirci da essa (Giovanni 10:28). Come ci si potrà facilmente rendere conto, ogni parola conferma i canoni della nostra fede. «Chi ha orecchi da udire, oda» (Matteo 13:9).

Non sono forse queste espressioni un fertile campo di meditazione? Possa lo Spirito Santo guidarci mentre vi spigoliamo. Queste parole si prestano a molte altre interpretazioni, tutte colme di fruttuosi insegnamenti. Come i gradini di una scala o gli anelli di una catena d’oro, così ogni espressione può essere posta in mutua dipendenza con l’altra. Ad ogni modo, separatamente o in connessione, le Parole del nostro Maestro saranno fonte di insegnamento per ogni cuore che si accosterà ad esse con attenzione e riverenza.
Charles Haddon Spurgeon



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