STORIA DELLA MARINA MILITARE ITALIANA

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  La flotta, a seguito delle limitazioni risultava essere costituita da 2 vecchie corazzate, 5 incrociatori, 5 cacciatorpediniere, 16 torpediniere, 20 corvette e 197 unità minori e ausiliarie, più i due sommergibili Vortice e Giada, trasformati in «pontoni di carica» e ribattezzati VI e V2. Le clausole del Trattato di Pace rimasero in vigore nonostante fosse stata costituita l'Alleanza del Nord Atlantico (Nato), nella quale l'Italia era entrata come uno degli Stati fondatori il 4 aprile 1949. Solo nel 1951, per iniziativa del Senato degli Stati Uniti, nella seduta del 22 Aprile 1951, fu proposta l'eliminazione dal Trattato delle clausole che imponevano all'Italia limitazioni nelle Forze Armate, impedendole di adempiere agli obblighi che derivavano dall'appartenenza al Patto Atlantico. Fu necessario ottenere l'approvazione della proposta da parte delle 24 Potenze Alleate e, finalmente, con nota in data 22 Dicembre 1951, il Ministro degli Affari Esteri dichiarava che le clausole politiche del Trattato di Pace erano superate e quelle militari decadute. La ricostituzione di una flotta adeguata ai compiti ebbe inizio con navi cedute dalla Marina degli Stati Uniti ancor prima della decadenza delle clausole restrittive del Trattato di Pace. Il 10 Gennaio 1951 furono cedute le tre fregate antisommergibili Aldebaran, Altair e Andromeda; il 25 Maggio 1951 i due caccia Aviere e Artigliere ed il 25 Luglio 1951 le sei cannoniere d'appoggio della classe «Cani». Le prime navi di nuova costruzione furono le quattro fregate Centauro, Canopo, Cigno e Castore, entrate in servizio il 13 Maggio 1957. Si possono considerare di nuova costruzione anche i due caccia San Giorgio (ex Pompeo Magno) e San Marco (ex Giulio Germanico), ottenuti utilizzando due scafi di incrociatori leggeri del 1940 ed entrati in servizio rispettivamente il 10 Luglio 1955 e il 1 gennaio 1956. Per quanto riguarda i sommergibili, i due pontoni di carica VI e V2 rimasti dopo l'applicazione delle clausole del Trattato di Pace, ridivennero Vortice e Giada entrando in servizio rispettivamente il 1 Febbraio 1951 e il 1 Giugno 1952. L'entrata dell'Italia nella NATO portò alla costituzione del Comando Zona Marittima Italiana (COMZOMIT), uno dei Comandi NATO del Mediterraneo, in data 22 Dicembre 1951. Inoltre, il 15 Gennaio 1951 era stato ricostituito il Comando in Capo della Squadra Navale, al posto del Comando delle Forze Navali, istituito nel 1947.

I primi due cacciatorpedinieri di nuova costruzione furono Indomito e Impetuoso, entrati in servizio rispettivamente il 10 Febbraio 1958 e il 23 Dicembre 1957. Unità ancora armate di soli cannoni e con apparato motore a vapore. Una nuova arma si stava affermando sulle navi dell'epoca: il missile, che avrebbe poi sostituito il cannone per l'offesa a distanza. La Marina Italiana, a similitudine di quanto fatto dalle principali Marine, decise di installare questa nuova arma sull’ incrociatore Garibaldi, che, alla fine del 1954, fu inviato ai lavori di trasformazione nell'arsenale di La Spezia dal quale uscì nll’ Ottobre del 1961, munito di un sistema quadruplo per il lancio di missili balistici intermedi, sistemato a poppa estrema, e di una rampa binata per missili superfidie-aria tipo Terrier; dopo il Garibaldi entrarono in servizio navi di nuova costruzione armate di missili: i due caccia Impavido e Intrepido (1963 64) dotati di una rampa per missili Tartar. Seguirono Ardito e Audace (1972 73), muniti di sistemi missilistici e nuovi impianti automatici di artiglieria. Oltre ai missili, un'altra novità era stata adottata dalle navi: l'elicottero, con compiti prevalentemente antisom. La Marina Italiana si adeguò a questo nuovo mezzo e le prime navi portaelicotteri, munite di ponte di volo poppiero, furono i due incrociatori Doria e Duilio, entrati in servizio nel 1964, che avevano in dotazione tre elicotteri. Seguì l'incrociatore Vittorio Veneto di maggiori dimensioni, entrato in servizio il 12 Luglio 1969, il quale, oltre ad essere armato con un sistema missilistico Terrier e un sistema missilistico Asroc, poteva portare sei elicotteri. Furono dotati di piattaforma di appontaggio poppiera e di elicotteri i due cacciatorpediniere Ardito e Audace e le fregate tipo Alpino (1968).

 

 

 Per quanto riguarda i sommergibili, la Marina degli Stati Uniti nel 1954 55 cedette alla nostra Marina il Tazzoli e il Da Vinci, nel 1960 il Torricelli, nel 1966 il Cappellini e il Morosini, nel 1972 il Longobardo e il Priaroggia e nel 1973 74 il Piomarta e il Romei. La prima realizzazione del dopoguerra (1961) in Italia fu il Calvi, unità sperimentale ottenuta dallo scafo del Bario, battello in costruzione alla data dell'armistizio. I primi sommergibili di nuova costruzione completamente nazionale furono i quattro della classe Toti, entrati in servizio nel 1968 69. Unità convenzionali, già munite di motore a propulsione elettrica e di una sola elica. La ricostruzione di una flotta adeguata alle necessita’ difensive dell'Italia ed ai suoi impegni in ambito NATO, esigeva una disponibilita’ di denaro ben superiore a quella prevista dalle normali assegnazioni di bilancio che ogni anno erano destinate alla Marina. L'allarmante situazione della Marina fu denunciata all'opinione pubblica e al Governo con il così detto «Libro Bianco», pubblicato nel novembre 1973. In detto libro si esprimevano le previsioni sulla consistenza della flotta per il decennio 1974-1984, dalle quali risultava che mentre le radiazioni sarebbero ammontate a 77.815 tonnellate, con i fondi ordinari di bilancio sarebbe stato possibile costruire solo 13.720 tonnellate. La consistenza della flotta italiana nel 1984 si sarebbe ridotta pertanto a 41.000 tonnellate, cioè ad una decina di unità, delle quali solo sei o sette operative. Il Governo recepì l'allarme della Marina ed allo scopo emanò la legge n. 57 in data 22 Marzo 1975, di argomento «Costruzione e ammodernamento di mezzi navali della Marina Militare», la cosiddetta legge «Navale», che stanziava mille miliardi nell'arco di 10 esercizi finanziari (1974-1984).

Il programma prevedeva la costruzione di: 8 fregate, 2 cacciatorpediniere, 2 sommergibili, 6 aliscafi, 1 incrociatore porta elicotteri, 27 dragamine, 1 unità anfibia, 1 unità rifornitrice di squadra, 1 unità di salvataggio e l'acquisto di alcuni elicotteri. Nel tempo, la somma stanziata non risultò sufficiente per realizzare il suddetto programma, ma permise di potenziare la flotta con unità moderne ed efficienti, prima fra tutte l'incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi, destinato ad imbarcare la tanto auspicata forza aerea navale, consegnato alla Marina il 30 Settembre 1985. Un problema di non facile soluzione si presentava però per il Garibaldi: a norma del R.D. 28 marzo 1923 n. 645 «Concernente la costituzione della R. Aeronautica», la Marina non poteva possedere aerei. L'approfondimento in ambito interforze del problema richiese 4 anni di lavoro e la delicata questione fu risolta nel 1989 con l'approvazione della legge del 1 febbraio 1989, n. 36 «Utilizzo da parte della Marina Militare di aerei imbarcati», la quale, all'art. 1, dispone che gli aerei imbarcati debbano organicamente far parte della Marina Militare.

Le navi della Marina Italiana del decennio 1980-1990 sono decisamente moderne e ben armate: fra il 1977 e il 1980 sono entrate in servizio le quattro fregate tipo Lupo e fra il 1982 e il 1985 le otto fregate tipo Maestrale, tutte munite di apparato motore misto diese-turbine a gas, armate con missili e dotate di elicotteri e piattaforme di volo. Le quattro corvette classe Minerva del 1987-1988 sono armate con missili Albatros, ma non hanno elicotteri. I sette aliscafi tipo Sparviero del 1974-1984 sono armati con un sistema missilistico tipo Teseo ed hanno apparato motore misto diesel e turbina a gas. I quattro sommergibili tipo Sauro del 1980-1982 ed i due tipo Pelosi del 1988-1989 sono armati con siluri filoguidati e a testa autocercante. I quattro cacciamine tipo Lerici del 1985 hanno scafo amagnetico in vetroresina. Vi sono poi le due navi da trasporto e sbarco tipo San Giorgio del 1988, munite di ponte di volo per elicotteri. Quanto sopra riguarda la evoluzione del materiale navale. Per quanto concerne l'attività, oltre a quella normale addestrativa, la Marina è fattivamente intervenuta in Italia ed all'estero per svolgere opera umanitaria e di pace. Tra le opere umanitarie si ricorda l'intervento del C.T. Artigliere (1953) in soccorso ai terremotati delle isole lonie, l'intervento del C.T. Indomito per trasportare generi di soccorso a seguito del terremoto di Agadir (Marocco 1960). Nel gennaio 1968, la Marina interviene con 10 unità navali ed elicotteri per i soccorsi alla popolazione del Belice colpita da un catastrofico terremoto. Per l'alluvione in Tunisia (marzo 1973), vengono inviate in soccorso delle popolazioni le unità Andrea Doria, Vittorio Veneto, Impetuoso ed Indomito, oltre ad elicotteri del 3° Gruppo di Catania.

Dopo il terremoto del Montenegro (aprile 1979), il Caorle parte per Ragusa con i generi di prima necessità. Per l'alluvione di Firenze e nell'area veneta, nell'anno 1966 intervennero reparti del raggruppamento Subacquei ed Incursori di La Spezia, del Battaglione San Marco e la nave Etna. Nave Bafile e personale del Battaglione San Marco intervennero ad Ancona (febbraio 1972) a seguito del terremoto e in Friuli (maggio 1976) fu inviata la nave Grado con reparti del Battaglione San Marco e del Gruppo Subacquei ed Incursori. Nel novembre 1980, in soccorso ai terremotati dell'Irpinia, furono inviati reparti del Battaglione San Marco, autocolonne di generi di soccorso ed elicotteri. Ancora, tra le missioni umanitarie va ricordata quella del Vietnam in soccorso dei profughi (luglio agosto 1979), nella quale furono impiegate le navi Vittorio Veneto, Andrea Doria e Stromboli, costituenti l'Ottavo Gruppo Navale. Le missioni di pace svolte nell'ambito dell' ONU iniziarono nell'Agosto del 1979, con la costituzione di una forza (UNIFIL) e l'invio di un contingente italiano e un reparto di tre elicotteri in Libano. Ancora in Libano nel 1982-1984, uomini e mezzi del Battaglione San Marco fecero parte della Forza multinazionale dislocata a Beirut, inoltre nave Caorle fu impiegata per l'evacuazione dei cittadini occidentali dalla città. Un'altra forza di pace, la M.F.O. (Multinational Force and Observers), viene costituita nel 1982 a seguito del Trattato di Pace del 1979 firmato da Egitto ed Israele a Washington. L'Italia aderisce alla costituzione della Forza M.F.O. ed invia in Sinai 3 dragamine, trasformati in pattugliatori, con 90 uomini che operano nello stretto di Tiran dal 25 Aprile 1982 per assicurare la libera navigazione.

 

 
 

Tratto da una rivista propagandistica della Marina Militare Italiana anni 80