STORIA DELLA MARINA MILITARE ITALIANA

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  Dal Settembre 1987 al Dicembre 1988, il 18' Gruppo Navale, costituito per l'esigenza del Golfo Persico, ha operato con 20 Unità, che si sono avvicendate a turno per assicurare la libera navigazione, in quel golfo, ai mercantili italiani durante la guerra Iran Iraq. Per questa missione la bandiera delle Forze Navali è stata decorata della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia. Infine, dal 16 Agosto 1990 è stato costituito il 20' Gruppo Navale, a seguito della situazione internazionale di emergenza scaturita per l'invasione del Kuwait da parte di forze militari irachene. La missione del 20' Gruppo Navale, che vede impegnate durante la prima fase le fregate «Libeccio», «Orsa» e la nave rifornitrice «Stromboli», è quella di attuare l'embargo sancito dalla risoluzione n. 661 del Consiglio di Sicurezza del 6 agosto 1990. Il Governo italiano decide di rafforzare il contingente e autorizza l'invio di un'altra fregata missilistica, «Zeffiro», che salpa da Taranto il 25 Settembre 1990 e di un gruppo di otto cacciabombardieri «Tornado» dell'Aeronautica Militare nella base di Al Dhafra.

Durante il mese di Gennaio 1991 ha inizio l'avvicendamento delle Unità e salpano dalle basi italiane le navi: «Audace», «Lupo», «Sagittario», «Vesuvio,, e la nave di supporto tecnico, logistico e sanitario «San Marco». Il conflitto con l'Iraq ha inizio la notte del 17 Gennaio 1991 alle ore 00,40 con il bombardamento di Baghdad da parte delle forze aeree multinazionali. L'offensiva terrestre denominata «Desert Saber » ha inizio la notte dei 16 Febbraio 1991. Le forze multinazionali liberano il Kuwait e, a seguito del raggiungimento delle condizioni per la liberazione del Kuwait, le forze multinazionali ricevono, alle ore 06,00 del 28 Febbraio 1991, l'ordine di sospendere ogni attività bellica. Le Unità della Forza Multinazionale continuano il pattugliamento nel Golfo e il controllo per l'applicazione dell'embargo. Durante il mese di Marzo-Aprile cambia la costituzione del 20' Gruppo Navale: le Unità , «Audace», «Lupo», «Sagittario», «Vesuvio», e «San Marco» sono sostituite dalla Fregata «Maestrale», dai Cacciamine «Vieste», «Milazzo» e «Sapri» e dalla nave appoggio «Tremiti». Il Gruppo assume la nuova configurazione operativa idonea per le operazioni di bonifica dalle numerose mine presenti nel Golfo.

Il 20 luglio 1991 il Gruppo ultima il compito affidatogli e rientra in Italia dopo il saluto di commiato ai Paesi rivieraschi del Golfo Persico. A seguito dell'esodo degli albanesi il 4 Settembre 1991 è stato costituito il 22° Gruppo Navale composto da: Nave «Pantelleria,> e quattro M/V della Guardia Costíera (254, 406, 260, 259), con lo scopo di concorrere alla sorveglianza delle acque territoriali albanesi con azioni di monitoraggio del traffico marittimo, e di appoggiare la dissuasione di eventuali tentativi di espatrio clandestini. Le Unita’ dipendenti avevano anche il compito di effettuare, se necessario, azioni di scorta a naviglio mercantile italiano. Il 10 Luglio 1992, ad Helsinki, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvava le sanzioni nei confronti della Serbia e Montenegro che si concretizzavano con operazioni di sorveglianza, identificazione e controllo di tutte le unità mercantili in transito in Adriatico per impedire rifornimenti illeciti ai citati Paesi (operazione «Sharp Vigilance», per le unità navali UEO e «Maritime Monitor» per le forze navali NATO). L'inasprimento delle sanzioni nei confronti della Serbia e Montenegro, votato con la Risoluzione 820 dell'ONU, portava, a partire dal 15 Giugno 1993, alla unificazione delle operazioni NATO/UEO in Adriatico («Sharp Guard»). La Marina Militare Italiana ha partecipato alle operazioni di embargo con 3/4 unità, velivoli ATLANTIC ed elicotteri fornendo il necessario supporto logistico, tecnico e sanitario ai Paesi alleati partecipanti («host nation»»).

Dal dicembre 1992 sino all'aprile 1993, la M.M.I. ha partecipato con un «Task Group» (24° Gruppo Navale formato da 5 unità navali, 10 elicotteri, 300 fanti di marina del Battaglione San Marco e una piccola aliquota del Gruppo Operativo Incursori) alle operazioni in Somalia («Restore Hope») in supporto alle attività delle truppe nazionali operanti a terra. Il 3 Dicembre 1993 si è conclusa l'operazione Albania e il 22° Gruppo Navale, composto da una MTC (cl. Tremiti), due M/V della Guardia Costiera e circa 80 persone (operanti nel campo base di Durazzo) ha fatto rientro in Patria. Nel periodo Marzo-Aprile 1994 il 25° Gruppo Navale, composto dal GARIBALDI, SCIROCCO, SAN GIORGIO, SAN MARCO (con un'aliquota dei Gruppo Operativo del Battaglione-Incursori Imbarcati) e STROMBOLI, ha fornito supporto operativo, logistico, sanitario e di trasporto al contingente dell'Esercito Italiano in fase di rientro dalla Somalia. Nel periodo 20 Gennaio-22 Marzo 1995 il 26° Gruppo navale, composto dal Garibaldi, Libeccio, San Giorgio, San Marco e Stromboli hanno fornito protezione nella fase di ritiro dalla Somalia del Contingente ONU nell'ambito dell'Operazione «United Shield». Prosegue dal 1981 l'impegno di nr. 3 ex Dragamine cl. BAMBU' in Sinai nell'ambito della Forza Multinazionale ed Osservatori (MFO) con il compito di garantire il rispetto degli accordi di Camp David tra Egitto ed Israele.

 
     
 

 
     
 

FUNZIONI E COMPITI DELLA

 
 

MARINA MILITARE ITALIANA

 
     
  Le Forze Armate, e al loro interno la Marina Militare, devono tener conto delle profonde trasformazioni che si sono avute in questi anni nel mondo. Il mutamento fondamentale naturalmente è stato determinato dallo sgretolamento del blocco sovietico e dalla conseguente fine della contrapposizione politico militare tra i Paesi aderenti alla NATO e quelli aderenti al Patto di Varsavia. La caduta del Muro di Berlino ha portato via con sé la grande paura dello scontro nucleare ma non ha potuto impedire che emergesse un quadro di conflittualità regionali, spesso alimentate da motivazioni religiose ed etniche, che più facilmente rispetto al passato tendono a degenerare in guerre crudeli che investono le stesse popolazioni civili. Il mutamento di scenario pone dunque all'Italia problemi nuovi nella elaborazione e nella realizzazione delle sue politiche della difesa. Problemi che, peraltro, hanno caratterizzato il dibattito intorno al nuovo Modello di Difesa portando in primo piano l'esigenza di definire le coordinate di una «sicurezza nazionale».

La Marina si riconosce pienamente nelle tre seguenti funzioni strategiche che il Modello di Difesa individua per l'insieme delle Forze Armate: presenza e sorveglianza in tempo di pace; difesa degli interessi esterni e contributo alla sicurezza internazionale in situazioni di tensioni e di crisi; difesa integrata degli spazi nazionali in caso di aggressione diretta al territorio nazionale o di un alleato. Vediamo cosa significa per la Marina l'adempimento della funzione  strategica relativa a «presenza e sorveglianza nel tempo di pace». Le attività della Marina riguardano prima di tutto un Paese che ha uno sviluppo di quasi ottomila chilometri di coste e come tutelare la loro integrità è tornato ad essere uno dei problemi prioritari della sicurezza nazionale. Pensiamo a cosa significa oggi garantire un effettivo controllo di un Mediterraneo attraversato dai traffici d'ogni genere, non sempre regolati e regolabili in termini di diritto internazionale. Pensiamo alla prevenzione di atti ostili al territorio nazionale, alle installazioni marittime petrolifere, ai porti e alla sicurezza della navigazione.

 Pensiamo al controllo dell'immigrazione clandestina e all'esigenza di tutelare il libero uso delle linee marittime di comunicazione. Per non parlare di quel tema pressante e tuttavia inesplorato che è l'effettiva e continuativa tutela dell'ambiente del mare e sul mare. Una seconda funzione strategica è quella della «difesa degli interessi esterni» e del «contributo alla sicurezza internazionale». Questo impegno è divenuto una costante operativa e richiede la partecipazione a forze multinazionali in aree di crisi. Per rispondere a questa esigenza, la flotta che è tradizionalmente elemento di primo intervento deve avere prontezza operativa, mobilità, flessibilità e autonomia logistica, tempestività di presenza nella zona di crisi. Negli ultimi dieci anni la Marina Militare è stata chiamata a intervenire in non poche situazioni di questo genere.

Ricordiamo le più importanti: la partecipazione alla Multinational Force and Observers (MFO) in Sinai; le missioni di pace in Libano nel 1982 e nel 1984; la missione di sminamento in Mar Rosso nel 1984; le due spedizioni nel Golfo Persico nel 1987 1988 e nel 1990 1991; la missione in Adriatico per il controllo e l'embargo nei confronti delle Repubbliche della ex Jugoslavia; la partecipazione alle missioni «Ibis» e «United Shield» in Somalia; la missione in Adriatico, per il controllo dell'immigrazione illegale dall'Albania. La terza funzione citata dal Nuvo Modello è quella della «difesa integrata degli spazi nazionali». Si tratta di una funzione della massima importanza e, per quanto possa configurarsi nel quadro di scenari improbabili, su di essa mai e comunque una Nazione e le sue Forze Armate debbono allentare la loro tensione. Può apparire superfluo sottolineare quanto importante siano da questo punto di vista le connessioni con tutte quelle espressioni della vita economica e civile che con i problemi del mare hanno in ogni caso a che fare. Intervengono questioni tecnologiche, scientifiche in senso lato, culturali che legano in modo indissolubile l'impegno alla gestione della sicurezza delle coste e delle acque ad una capacità di lettura che la Marina deve avere della complessità degli interessi nazionali che a quella sicurezza sono legati.

 

 
 

Tratto da una rivista propagandistica della Marina Militare Italiana anni 80