La leggenda del tesoro della Campana di Oleastra.

Riservata a bambini piccoli e bambini cresciuti.
La leggenda, narra di un fatto accaduto presumibilmente più di 700 o forse più di 1.000 anni fa, in un villaggio della Liguria prospero e attivo conosciuto con il nome di Oleastra.

Il paese prospero.
Ancora oggi, in quel villaggio i più anziani, narrano ai più giovani, di un paese prosperoso, dove la gente era dedita al lavoro nei campi, alla cura della vite e delle olive, oltre che alla produzione di vino ed olio, ma le attività non si fermavano a questo, la gente di Oleastra commerciava direttamente i propri prodotti sui mercati, così come avevano sempre fatto i loro antenati. Il vino e l'olio, che si ricavavano dai vigneti e dai pregiati uliveti, venivano trasportati sino a Corniglia o alla Piccola Marina (dove oggi è Manarola) e da lì con l'ausilio dei Leudi, (barche per il cabotaggio costiero) nei porti di Genova, da dove con navi di maggiore cabotaggio partivano per la destinazione finale. (loro, quel mestiere, lo sapevano fare bene già dal tempo dei romani e forse degli etruschi).
I contadini mercanti di Oleastra, diversificavano gli investimenti, ed erano anche proprietari di piccole quote di imbarcazione, partecipavano, investendo parte del ricavato della vendita del vino e dell'olio, ad imprese commerciali dette all'epoca Commende. I contadini mercanti, di ritorno dalle loro attività, portavano con sé stoffe pregiate e abiti sempre più lussuosi, a dimostrare il fiore delle attività ed il buon andamento del mercato, questo non sfuggi neppure ai signori di Genova che consentirono di far dedicare la chiesa del paese a S. Lorenzo, segno questo di grande prestigio che riconosceva al piccolo borgo il ruolo di capitale di un territorio.

Le prime avvisaglie di pericolo.
L'ambiente era sereno e prospero, i bambini giocavano nei carugi, le donne filavano la lana, gli uomini lavoravano nei campi, i vecchi si occupavano delle cantine e nulla sembrava dovesse offuscare questa serenità, neppure le notizie che giungevano dalla Piccola Marina che riferivano dell''avvistamento di imbarcazioni a vela triangolare, a significare la presenza nei mari di pirati barbareschi.
Gli abitanti dei paesi bassi, chiesero invano aiuto agli abitanti di Oleastra, nel tentativo di ottenere finanziamenti, che consentissero di armare alcuni uomini a difesa dei borghi. Nel frattempo, altri segnali, che riferivano della sicura presenza di una flotta barbara nei mari, avevano iniziato a creare timori tra la gente. I contadini mercanti, per calmare gli animi acconsentirono all'invio di una delegazione presso la corte dei signori di Zena, con lo scopo di ottenere l'invio di navi da guerra a protezione delle coste. Nel frattempo cercavano di rassicurare la popolazione, ricordando, come circa dieci anni prima, alcuni barbari che avevano tentato di assalire Oleastra fossero stati cacciati da alcuni contadini radunatisi in fretta, con il solo uso di furchete e sarvadin (pali di legno usati nella coltivazione della vite di diverso diametro).
Taluni, durante le riunioni dei capi, teorizzarono che quel manipolo di uomini scacciati con tale facilità qualche anno prima, altri non fossero che spie, con il compito di preparare un attacco massiccio in luoghi ove vi fosse certezza di un cospicuo bottino. Ma tutti decisero di dormirci sopra, la delegazione per Zena era partita, ed entro una settimana al massimo sarebbe giunta la risposta.
Fin dall'inizio non fu una nottata tranquilla, l'incertezza aveva il sopravvento sulla sicurezza, ciò impediva sonni profondi, anche se, si era deciso di tenere svegli alcuni contadini, con il compito di sentinella, soprattutto lungo la strada che conduce alla Piccola Marina e quella per il Groppo da dove il paese si approvvigionava di acqua
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Si nascondono le campane.
Intorno all'una scatto l'allarme che fece scendere nei carugi gente già sveglie, "er fegu, er fegu", (Il fuoco il fuoco) enormi bagliori, da oltre la punta del Mesco, segnalavano un attacco, non era facile capire quale paese fosse stato saccheggiato, ma che i barbari fossero presenti in forze era certo.
Si attese l'alba, sulla costa della lama e, alle prime luci, mentalmente ci si interrogò sul da farsi: Un bambino squarciò il silenzio " e Campane e Campane" cosa centrano le campane? " a len lusenti " (Le campane sono luccicanti). In effetti, Oleastra era famosa anche per il suono delle sue campane, una in particolare era stata fusa con una lega d'argento ed oro purissimo, ed oltre ad emettere un suono celestiale era luminosissima ed era visibile da notevole distanza.
Senza proferir parola, tutto il paese si mosse per riunirsi da lì a poco sul piazzale della chiesa, chi con una corda, chi con un palo di legno, in poco tempo fu allestito un ponteggio che raggiungesse il campanile, le campane furono imbracate e ammainate. Tuttavia sussisteva il rischio che il luccichio avesse già segnalato la presenza del paese, si decise allora di scavare una grande buca, ove riporre, non solo le campane, ma tutti gli averi della gente, tutti furono chiamati a raccolta ed invitati a portare il proprio scrigno, il curato pensò ad apporre su ciascun forziere, il nome della famiglia di provenienza, poi, tutto fu posto di fianco alla campana d'argento, appesa a travi di legno, nella stessa posizione che aveva sul campanile. Si provvide a creare un coperchio e a ricoprirlo, con non meno di dieci metri di terra, affinché nessuno si accorgesse dello scavo. Sopra, la terra, fu velocemente coltivata come si trattasse di un terrazzamento qualunque.
Quella notte le sentinelle furono triplicate, la gente si addormentò per le fatiche nell'attesa di un' alba, che per molti non giunse.

Il Saccheggio.
L'avanguardia saracena penetrò in paese non dalle strade sorvegliate, ma dall'alto, dopo l''assalto della notte precedente, non erano risaliti sulle loro navi, ma penetrati nell'entroterra per colpire alle spalle, le prime sentinelle furono sgozzate senza che avessero il tempo di percepire quanto stesse accadendo, altre, riconobbero, prima di cadere, fra gli assalitori gli stessi che dieci anni prima erano stati ricacciati troppo facilmente in mare, a dimostrazione di una minuziosa preparazione dell'attacco, i contadini mercanti, completamente disarmati, nulla poterono contro l'orda barbara, i più caddero sotto i colpi delle scimitarre, le donne ed i bambini fatti prigionieri e deportati, i vecchi massacrati. Dopo pochi minuti dall'attacco si levarono alte in cielo lingue di fuoco a dimostrazione che un'altra carneficina era compiuta, segno di sgomento e di paura per altri villaggi.
I turbanti si dileguarono nella notte, così come erano giunti, si udirono allontanarsi le grida ed i lamenti dei prigionieri, trascinati con forza sulle imbarcazioni pirata, per essere trasportati e venduti come schiavi nei mercati orientali.
Dalla Piccola Marina, giunsero mani pietose, per dare sepoltura ai morti. Per molti mesi nessuno ebbe il coraggio di rimettere piede in quel luogo divenuto di desolazione e di morte.

Il ritorno del Vecchio.
Erano passati almeno sessant'anni, da quella terribile notte. La gente era tornata ad abitare le case, a coltivare i campi, tutta la gente, che nelle quarantotto ore precedenti il saccheggio, aveva vissuto ad Oleastra, era stata uccisa o resa schiava, nessuno dunque sapeva che la campana e gli averi dei ricchi contadini mercanti erano stati nascosti.
Mentre alcuni, erano intenti alla coltivazione degli uliveti, lungo il sentiero che un tempo conduceva alla Piccola marina, videro con passo spedito salire un vecchio, oltre la settantina, era sconosciuto a tutti, colpì tuttavia il fatto che conoscesse il ritmo dei gradini e riuscisse a modificarne il passo, anche quando questi cambiavano d'altezza o di lunghezza, quasi gli fossero familiari.
Non parlò con nessuno, andò ad abitare in una delle poche case non ancora ricostruite dopo il saccheggio, ed annerita dal fumo, che porta verso il borgo di Groppo.
Tutti in paese si domandarono chi fosse e che volesse, alcuni dissero che a Manarola parlando una lingua con un accento strano, quasi arabo, si stupì dalle dimensioni che aveva assunto, come la chiamava lui, la Piccola Mariana. Si concluse che non doveva essere instabile mentalmente e che era meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo
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Il segreto svelato.
Dopo un certo periodo, fu lui, a raccontare cose incredibili, era il ragazzo che aveva suggerito di nascondere la luccicante campana e, raccontò delle paure, nelle notti precedenti il saccheggio, dell'incursione, del rapimento e tutto ciò che sappiamo e che abbiamo raccontato sinora, e poi: della sua fuga, dopo anni di schiavitù, del desiderio di tornare al suo paese natale, infine dopo varie riluttanze aggiunse: "Sono tornato anche per recuperare il tesoro" lo stupore fu totale "Quale tesoro?" Raccontò allora del nascondiglio creato per la campana ad oltre 10 metri di profondità.
Il vecchio, morì di lì a poco, ma sul fatto che il racconto fosse vero, nessuno aveva dubbi, tutti, nelle nottate di forte vento di libeccio, quando il mare si gonfia e sbatte fin quasi a volerla abbattere, la costa nel tratto tra i laghi e i rosmarini, proprio sotto Volastra, ancora oggi, tutti, possono udire il suono della campana, prima del racconto del vecchio si pensava ad un suono trasportato dal vento, anche se la provenienza sempre incerta portava a rivolgere l'orecchio verso la terra.
Oggi, che a Volastra arriva gente da ogni parte del mondo, tutti provarono a cercarla, seguendo le ultime indicazioni del vecchio, "guarda il campanile e il camino dell'ultima casa del paese, quella e la direzione giusta per trovare il tesoro" ma ancora ogg,i nelle notti di libeccio, quando il mare batte furiosamente la costa sotto Volastra, si ode il celestiale suono della campana, mai più ritrovata.



Così, come da bambini  l'abbiamo ascoltata, da grandi l'abbiamo narrata.