LA BRINA Fra i fenomeni meteorologici più tipici dell'inverno, oltre alla galaverna, c'è la brina, il magnifico tappeto bianco, frutto delle notti stellate e senza vento, a dire il vero non molto frequenti dalle nostre parti, ma comunque presenti. Anche la brina, come la galaverna, ha i suoi segreti: la sua spiegazione, infatti, richiede alcune premesse di tipo fisico. La brina, infatti, non è la semplice solidificazione della rugiada che durante la notte si condensa sulle foglie, sui fili d'erba, sulle strade. Lo è anche, ma in questo caso, lo strato di ghiaccio che ricopre tutti questi oggetti tende a mantenersi abbastanza sottile e trasparente, senza imbiancarsi troppo e, soprattutto, senza crescere ed assumere la tipica forma cristallina a batuffolo delle grandi brinate.
Per capire bene che cosa succede, ripercorriamo quanto accade al calar della sera, in una giornata serena. Il terreno, che durante il giorno ha assorbito calore dai raggi del sole e lo ha continuamente riemesso sotto forma di raggi infrarossi verso lo spazio, ora comincia a raffreddarsi: emette, infatti, calore ma non viene più riscaldato dal sole. Il suolo, quindi, diviene sempre più freddo e, poiché l'aria sovrastante più calda gli cede calore, quest'ultima tende a raffreddarsi sempre di più. Arrivati ad una certa temperatura, detta "temperatura di rugiada", l'aria diviene satura, cioè non riesce più a sostenere il vapore acque in essa contenuto. Allora il vapore comincia a condensare su ogni oggetto solido: dai fili d'erba fino alla carrozzeria delle automobili. Questa è la rugiada, che esiste in ogni stagione. Ma, d'inverno, ad un certo punto inizia una nuova magia.
Poiché
d'inverno l'aria è spesso piuttosto fredda e secca, può
succedere che la "temperatura di rugiada", al di sotto della
quale l'umidità condensa, sia negativa, cioè al di sotto
dello zero. In questo caso, avviene una cosa stranissima, che ora andremo
ad esaminare. Nello strato d'aria vicino al terreno, che ha una temperatura
inferiore allo zero ed è saturo di umidità, il vapore
acque tende a passare direttamente dallo stato gassoso a quello solido
e a cristallizzare sopra ogni oggetto vicino al terreno. Questo fenomeno,
detto "sublimazione",
avviene perché, per un fenomeno fisico, i cristalli di ghiaccio
tendono ad attirare su di sé molecole di acqua con una forza
maggiore rispetto alle goccioline d'acqua. Se, quindi, la brina comincia
a crescere sui prati, essa "succhia" umidità dall'aria
ed eventuali goccioline d'acqua presenti in sospensione, anche allo
stato sopraffuso, evaporano per
permettere ai cristalli di ghiaccio di crescere. A questo contribuisce
anche l'umidità prodotta dalla traspirazione delle piante o,
di giorno, dal processo di fotosintesi.
Solo la sublimazione permette l'accrescimento dei cristalli di ghiaccio. Ecco la vera brinata, quella che ricama di un soffice manto, simile a neve, i prati, gli alberi, le strade, le traversine ferroviarie. Non è solo la "scorza" di ghiaccio che tante volte, d'inverno, ricopre i prati. È un'opera d'arte della natura che, se le temperature restano negative anche di giorno, continua per giorni e giorni, fino a ricoprire ogni cosa di uno strato spesso anche diversi centimetri. Condizione, questa, che solo rarissimamente si verifica a Gualdo Tadino, ma che è molto più frequente in altre zone d'Italia, come la Val Padana.
(Tutte le informazioni di questa pagina sono state ottenute dall'articolo di giornale "L'Eco di Serrasanta" del 4 Febbraio 2004 - articolo a cura di Pierluigi Gioia)
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