Il 27 Luglio 1720, il primo vicerè piemontese, il barone Filippo Pallavicino di Saint Remy, sbarca a Cagliari con un esercito per prendere possesso dell'isola in nome di Vittorio Amedeo II.
Il 2 Settembre, nella cattedrale di Cagliari, i rappresentanti delle tre parti (stamenti) del Parlamento sardo giurano fedeltà al nuovo re.
Nei primi cinque anni di dominio, i Savoia non fecero niente per aiutare economicamente e moralmente i sardi, anche perché, con il trattato di Londra, il re si era impegnato a non cambiare nulla nell'isola per rendere meno traumatico, alla popolazione, il passaggio al nuovo dominio.
Il re si sforzò di rispettare le usanze degli isolani. Fece, però, numerose indagini sulle condizioni sociali ed economiche dell'isola e dei suoi abitanti.
I risultati furono i seguenti:
L'isola era in balia dei briganti;
Non c'era commercio;
Non c'erano leggi fisse;
I sardi, dopo tante dominazioni, avevano scordato di essere un popolo.
Dopo quarant'anni di governo, l'amministrazione dei Savoia si era preoccupata soprattutto di riscuotere le tasse, anche perché il re era intenzionato a cedere la Sardegna.
Per questo motivo la situazione era la seguente;
Nell'isola continuavano i soprusi e le pesanti tasse;
Il sistema stradale era inesistente, o in condizioni disastrose, e d'inverno era quasi impossibile attraversare l'isola;
La pesca era ostacolata dalla presenza dei pirati;
L'agricoltura era arretrata.
Le riforme del Ministro Bogino
Per migliorare le condizioni disastrose in cui si trovava la nostra isola il re Carlo Emanuele III, nel 1759, diede a Giambattista Lorenzo Bogino l'incarico di ministro degli affari di Sardegna.
Il ministro prese dei provvedimenti riguardanti l'istruzione, la sanità, il popolamento, e l'economia. I risultati furono modesti perché non furono affrontati i veri problemi dell'Isola: quelli riguardanti l'agricoltura e la pastorizia, le strade, il sistema feudale e le incursioni barbariche.
Le sue riforme più importanti riguardarono l'istruzione e l'istituzione dei monti frumentari.
Istruzione: fece riaprire le università che, negli ultimi tempi del dominio spagnolo erano state chiuse, e fondò nuove scuole affidandole ai Gesuiti.
Sostituì la lingua spagnola con l'italiano, sia negli atti pubblici sia nelle scuole, e venne stabilito che per far studiare gli studenti non occorrevano le cinghiate ma l'amore per la cultura.
Furono chiamati dei professori dal continente e fu fondato il giornale di Sardegna, il primo stampato nell'isola.
I feudatari ostacolarono il ministro perché volevano che il popolo rimanesse ignorante in quanto, non conoscendo i propri diritti, non si sarebbe ribellato.
Sanità: la situazione sanitaria era disastrosa. La popolazione si nutriva esclusivamente di erbe, formaggi e cereali, perciò si cercò di cambiare l'alimentazione e fu aumentato il numero dei medici e dei farmacisti (1 per ogni paese); i sardi furono vaccinati contro il vaiolo.
Criminalità: con la forza si riuscì, in pochi anni, a far diminuire il fenomeno del brigantaggio ma non si fece nulla per indagare sulle sue cause in modo da risolvere definitivamente il problema con efficaci riforme sociali.
Altre riforme: si cercò di far aumentare la popolazione colonizzando l'isola dell'Asinara e ripopolando quelle di S. Pietro e di S. Antioco, che rischiavano di diventare un covo di pirati, riscattando un gruppo di 86 liguri fatti schiavi dai tunisini e portandoli a S. Pietro dall'isola di Tabarca. I nuovi abitanti fondarono un paese che fu chiamato Carloforte, in onore del re Carlo Emanuele III che li liberò. Nell'isola di S. Antioco nacque Calasetta, fondata da immigrati dal Piemonte e dalla Liguria.
Fu incrementata l'agricoltura con la coltivazione dell'ulivo, tabacco, gelso e cotone; vennero creati i Monti Frumentari, che erano centri di raccolta di cereali che servivano a tutti gli agricoltori come fondo per la semina (anche i poveri potevano prelevare le sementi necessarie).
Fu istituito l'avvocato dei poveri che difendeva gratis.
Nacquero le compagnie Barracellari per rendere sicure le campagne e combattere il furto di bestiame.
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