LA STORIA



   

O Vergine Addolorata, la religione e la pia munificenza del Re e del popolo ti consacrarono nel 1835 questo tempio, ampliato e restaurato dalla rinnovata pietà dei fedeli nel 1921      

La prima chiesa dedicata all’Addolorata fu  la cappella settecentesca annessa ad un palazzo costruito dalla famiglia Siniscalco. La costruzione di questa cappella fu iniziata nel 1741 daI sig. Giuseppe Siniscalco che aveva acquistato nel 1740 un terreno di quattro moggi per erigere una palazzina ed una cappella per sé e per i suoi eredi. A costruzione ultimata, il Siniscalco, alla presenza di Nicola Buschini, notaio in Napoli, fece una dichiarazione con la quale si impegnava a dotare detta cappella di 20 ducati per “il mantenimento di essa e sacra suppellettile, e altresì per la celebrazione di una messa in ogni giorno di precetto”  Inoltre fondò un beneficio semplice sotto lo stesso titolo della Vergine Addolorata di settantadue ducati e obbligò il Beneficiano pro tempore a celebrare una S.Messa nei giorni di precetto e feriali per la sua anima. Nella medesima dichiarazione, D.Giuseppe Siniscalco stabiliva le caratteristiche del beneficio della cappellania e l’ordinazione del beneficiato, che doveva essere scelto dalla sua famiglia o da quella di D.Mattia Bernabò, oppure da quella del sig. Francesco Russo. In caso questi tre signori non avessero avuto discendenti diretti maschi idonei a ricevere l’ordinazione sacerdotale, il beneficio sarebbe passato all’arcivescovo, che doveva preferire sempre nella scelta qualche parente delle su indicate famiglie. Costituito il beneficio, lo stesso Sig. Giuseppe Siniscalco chiese che la sua cappella fosse visitata per ottenere i relativi permessi di celebrazione. Nel mese di agosto, il vescovo di Sarno, Mons. De Novellis benedisse le campane della nuova chiesa.

Il 13 settembre 1742 la cappella fu visitata da una particolare commissione, che dette il suo beneplacito. Il 19 settembre 1742 Don Paolo Catraneo, sacrista della venerabile Chiesa delle Anime del Purgatorio procedé alla benedizione della nuova cappella e dell’icona della Vergine Addolorata. Assisteva alla benedizione il Maestro delle Cerimonie della Chiesa Metropolitana, D.Biagio Filardo. La proprietà della casa e della cappella passò prima al generale Caracciolo, poi alla Baronessa Donna Gaetana Zezza dalla quale il Cav. D.Giuseppe Zelo il 29 ottobre 1825 la comprò.                                                        

Questa cappella “per molti anni ha servito col consenso sia espresso sia tacito dei successivi padroni per chiesa soccorsale della distante parrocchia di Portici, affin di amministrarvi i Santi Sacramenti alla numerosa popolazione di quei dintorni”. Ma intervenuto il nuovo padrone D.Giuseppe Zelo, i rapporti col parroco di Portici si fecero più tesi, tanto che D.Stefano Formicola dovè fare una dichiarazione con la quale si impegnava a non considerare più la cappella come ‘succursale’ della parrocchia ed a restituire le chiavi al legittimo proprietario, D.Giuseppe Zelo. Cappellano dell’epoca era D.Gaetano Del Mastro che tentò di mantenere buoni rapporti con lo Zelo. Certo erano finiti i tempi del generale Caracciolo, quando lo stesso D.Gaetano poteva affermare “la cappella dove celebro è del Signor Generale Caracciolo... è stata eretta sotto il titolo di M. SS.Addolorata la quale è in adjiutorium parochi”.

Dalle visite pastorali, cominciando da quella del Card. Spinelli, si può ricavare che la Cappella è stata il centro propulsore della vita spirituale di tutta la zona. In essa i fedeli potevano ricevere tutti i sacramenti e si svolgevano celebrazioni ordinarie come la S. Messa, ma anche feste solenni come quella dell’Addolorata in cui c’era “la processione nella 3° o 4°  Domenica di settembre, e Messa solenne con Musica, la quale si porta dal sig. Colonnello D. Francesco Sangro per sua devozione. Non mancavano la meditazione e le novene allo Spirito Santo, al Sacro Cuore, a S. Anna ecc., ma ciò che colpisce di più è certamente la profonda istruzione religiosa ai fanciulli e agli adulti.                                                               

È stata sempre succursale della parrocchia di Portici e i fedeli collaboravano arricchendola di oggetti di pietà e di devozione, tanto che quando si costruirà la nuova chiesa, facendo uso di uno strumento rogato il 3 ottobre 1789 e di un atto di notorietà del 2 febbraio 1826, registrato in Portici n° 205, 1.1, vol.20, f.40 verso cas.6, g°80 del notaio Parisi, nei quali si affermava che nel caso la cappella non servisse più come succursale della Parrocchia per la popolazione, gli arredi sacri e gli oggetti fatti dalla pietà dei fedeli fossero trasferiti nella Parrocchia di Portici o in altra chiesa dichiarata succursale, essi fedeli trasferirono nella nuova chiesa molti oggetti.

Tra le novene che venivano celebrate, naturalmente la più frequentata era quella dell’Addolorata. Di essa ci resta una copia a stampa intitolata “nella Coronella de’ sette dolori della sacratissima Vergine che si fa nella Cappella de’ Siniscalchi nella reale villa di Portici in Napoli MDCCCXXXV”.

I rapporti tra il barone Ze­lo e il parroco di Portici, Stefano Formicola erano tesi e ciò si rifletteva anche sull’impegno pastorale affidato ai sacc. Gaetano e Giuseppe Del Mastro che non potevano usare più la Cappella come succursale. Perciò essi acquistarono a nome dei complateari, cioè i fedeli della zona, un fondo sito sopra Bosco Cremano. La costruzione ebbe inizio il 17 novembre 1833 e fu terminata il 17 aprile 1835 sotto la direzione dei già nominati sacerdoti. Questa nuova chiesa ebbe protagonisti non solo i sacerdoti, ma anche i fedeli del luogo che contribuirono materialmente e spiritualmente. Inoltre, appellandosi ad un diritto acquisito, come già è stato detto, alcuni giorni prima di Pasqua trasportarono dalla Cappella Zelo quanto vi era: argento, arredi sacri, scanni, confessionali, pulpito, organo, statue, quadri, ed altri effetti. lì 21 aprile 1835 fu consacrata da Monsignor Camillo Rossi, già vescovo di Sansevero, Arcivescovo di Damasco e consultore del regno, come risulta da una la­pide posta all’entrata della chiesa. La chiesa era più piccola delle dimensioni attuali, infatti il primo rettore Giuseppe Del Mastro afferma che essa era lun­ga palmi 80, alta 45, larga palmi 32. Aveva una stanza per il rettore, l’orche­stra e il campanile con due campane, l’una di rotole 130 e l’altra di rotole 65, benedette da Mons. Rossi 18 febbraio 1835. C’era l’altare maggiore con balaustra e sull’altare un quadro dell’Addolorata con cuore, con sette spade, corona e stella. Ai lati vi erano due cappelle, quella a sinistra aveva una nicchia con la statua dell’Addolorata, quella a destra era dedicata alla Vergine SS. del conforto.                                                       

Nel 1914 iniziarono i lavori di rifacimento e di ampliamento che terminarono il 1921.                                  

Nel 1925 fu elevata alla dignità di parrocchia dall’indimenticabile arcivescovo Card. Alessio Ascalesi.  Il neoparroco Sac.Vincenzo Alfiero che era stato l’ultimo rettore della chiesa continuò la sua zelante opera di custode delle tradizioni religiose, ma fu anche animatore di grandi iniziative pastorali, lì suo successore Don Giovanni Galdi si fece amare per l’impegno religioso nell’annuncio della Parola di Dio. Era un ottimo oratore e un sacerdote zelante e povero, lì terzo parroco, sac. Pasquale Ascione profuse soprattutto le sue energie giovanili in un periodo critico, quello del dopo guerra dominato da odio tra le classi sociali e dall’ignoranza religiosa. Fu anche un periodo di ricche iniziative religiose, dovute all’applicazione dei decreti del Concilio Vaticano lì. lì quarto parroco sac. Antonio Precchia è stato chiamato a continuare l’opera di rinascita spirituale della parrocchia intesa come popolo di Dio pellegrino su questa terra ed in cammino verso la città futura.

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