Sull'illusionismo scientifico
Per la rivalutazione di Goethe come scienziato
La razza di vipere di cui si parla nei vangeli è purtroppo una realtà che occupa ancora oggi non solo "il religionismo" ma anche "lo scientismo", dato che è sostanzialmente religionismo, creduto scienza. Nello scientismo regnano similari dogmi e superstizioni, da credere o da accettare senza verifica, come ad esempio quelle dei buchi neri supermassicci, cuori pompa, nervi motori, materie oscure, energie oscure, particelle esotiche, luminosità impossibili, spazi che si dilatano e che accelerano, universi paralleli, multiversi a bolle e deflagrazioni dal nulla... La teoria del Big Bang risulta così essere la moderna fede nella teologica CREAZIONE DAL NULLA, secondo la quale l'universo si sarebbe espanso a partire da una singolarità dello spazio-tempo (vedi anche "La bufala dell'universo in espansione")! La razza di vipere degli scribi e dei farisei di due millenni fa, si è oggi incredibilmente evoluta al contrario fino a credersi costituita da scimmioni intelligenti non intuitivi (1): sedicenti scienziati, la cui ottusità emerge perfino dai titoli di loro libri quali, ad es.: "Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà" di Boncinelli-Giorello (Ed. Rizzoli, Milano 2009). In questo divertente pianeta di bestie riescono perciò a fare capolino comprensioni-ipotesi del tipo: «Il Big Bang, la "grande esplosione", potrebbe essere stato in realtà un Big Bounce, un "grande rimbalzo"» (Rovelli, "Sette brevi lezioni di fisica", Ed. Adelphi, Milano 2014, pp. 55). E da decenni, congetture di questo tipo sorgono e scompaiono, e poi risorgono per poi ancora scomparire come contorsioni di un serpente, che sempre più si dimena, lasciando ovviamente il tempo che trova, perché le contorsioni del serpente non sono e non saranno mai la circolarità universale (M. Della Quercia, "Le contorsioni del serpente non sono la sfericità universale", Ed. Sonnenkranz), la quale per essere accettata come universalità del pensare necessita riconoscimento e superamento del cosiddetto soggettivismo dei sensi. Chi arrivò scientificamente a tale superamento non fu ascoltato in quanto il suo intendimento fu scambiato per un poetico favoleggiare. Perciò il mondo si è fatto immondo... L'essere umano in sé, grazie ai suoi sensi integri, diceva Goethe, «è il maggiore e il più preciso strumento di fisica che possa esistere; ed è appunto la maggior calamità della fisica moderna quella di aver quasi scisso gli esperimenti dall'uomo, di pretendere di conoscere la natura solo attraverso ciò che ne rivelano gli strumenti artificiali, anzi, di voler con questi limitare e decidere ciò che essa è in grado di fare» (J. W. Goethe, "Massime e riflessioni", Ed. TEA, Roma 1988, p. 160). L'esclusione dell'uomo dalla scienza mi costringe tuttavia a parlare ancora di vipere, o di serpenti, scimmioni, gattopardi, ecc., dunque di bestie che si credono scienziati.
Nereo Villa, Castell'Arquato 17 febbraio 2018
A me pare che gli errori della scienza contemporanea dipendano dalla falsa posizione assegnata da questa razza di persone alla sensazione. La loro scienza pone infatti tutte le qualità sensibili (suono, colore, calore, ecc.) nel soggetto, credendo che solo "fuori" di lui esse corrispondano a processi di moto della materia.
Avviene però che questi processi di movimento della materia, che dovrebbero essere l'unica cosa
esistente "nel regno della natura", non possono essere percepiti - si
pensi all'atomo: quando mai qualcuno lo ha percepito? - per cui vengono
dedotti in base a tali qualità soggettive.
Le qualità soggettive, però, di fronte a un pensare coerente, risultano manchevoli, deficienti: innanzitutto il movimento non è altro che un concetto preso a prestito dal mondo dei sensi; si tratta dunque di un moto che si presenta ai sedicenti scienziati soltanto in oggetti dotati di quelle stesse qualità sensibili, dato che essi non vogliono riconoscere alcun movimento all'infuori di quanto scorgono negli oggetti sensibili.
Però è proprio qui che cascano gli asini, dato che si tagliano le gambe da soli: quando APPLICANO questa loro predicazione - consistente nella volontà di riconoscere solo quanto scorgono del mondo sensibile - ad esseri NON sensibili come gli atomi, con tali loro ingenue o primitive APPLICAZIONI ascrivono inconsapevolmente ad attributi percepiti sensibilmente forme d'esistenza concepite invece tutt'altro che sensibilmente.
Dunque si contraddicono e neanche lo sanno.
Cadono oltretutto nella stessa contraddizione ogni qualvolta hanno la pretesa di pervenire a qualsiasi altro contenuto reale di concetto di atomo (o di altro, fotone, muone, gravitone, elettrone, quark, ecc.)! Perché devono attribuire a quel contenuto qualità sensibili, che non possono avere sperimentate. Per cui in realtà quel loro concetto è del tutto privo di contenuto. Ecco dunque che la fede, che gli scienziati classici, in nome della scienza, vollero buttare fuori dalla porta, ritorna dalla finestra come superstizione della materia atomica. "Quod super stat", ciò che sta sopra, senza alcuna verifica è appunto la superstizione che sopra sta o sovrasta ogni odierna conoscenza scientifica, ridotta a credenza...
Qualche scimmione attribuisce all'atomo le qualità dell'impenetrabilità,
dell'irradiazione di forza, qualche altro gli attribuisce l'estensione e simili; ma si tratta pur sempre
di qualità tolte a prestito dal mondo sensibile.
Detto con altre
parole, si rimane
sostanzialmente sempre completamente nel vuoto, nello spazio vuoto, che è il nulla.
Questa cosa però, il nulla, non la si deve dire in quanto il dirlo farebbe entrare il pensiero nella ragione, che
le bestie della fisica aborrono, chiamandola filosofia. Filosofia è amore per la
sapienza... che però i fisici della Fisica non vogliono sapere...
In ciò sta la loro manchevolezza: tirano sostanzialmente una linea di demarcazione in mezzo al mondo sensibilmente percepibile, dichiarandone una parte oggettiva e l'altra soggettiva.
In tal modo generano un'aria fritta molto puzzolente di dottor Balanzone, o Azzeccagarbugli fra frittelle, ciccioli e uomini malati di peste...
Infatti per l'uomo sano solo una cosa è coerente e bisognerebbe dirla: se gli atomi esistono, sono semplicemente una parte della materia, perciò sono dotati delle sue qualità, pur essendo eterei, cioè impercettibili ai nostri sensi a causa della loro piccolezza.
Con ciò però si dilegua ogni
possibilità di cercare nel loro movimento qualcosa che sia lecito
contrapporre come oggettivo alle qualità soggettive del suono, del colore, e
così via;
e cessa pure la possibilità di cercare nella connessione tra moto e sensazione del "rosso" qualcosa di più che due fenomeni,
interconnessi ed appartenenti entrambi totalmente
al mondo sensibile.
Perciò tanto il movimento dell'etere (o di ciò che è etereamente o etericamente
impercettibile) quanto la posizione stessa degli atomi, ecc., rientrano nella stessa
categoria delle sensazioni. Dichiarare queste come soggettive deriva quindi solo
da una riflessione confusa.
O scienziati del bestialismo materialistico pratico! Se davvero dichiarate soggettiva la qualità sensibile, è ben giusto dichiarare soggettivo anche il movimento dell'etere. Ma se non percepite la qualità sensibile, ciò non è per una ragione di principio, ma solo perché i vostri organi sensori non ve lo consentono. Questa è però una circostanza accidentale. Potrebbe anche darsi che, in futuro, la vostra bestialità, per un crescente affinarsi degli organi sensori umani in voi, possa arrivare a percepire direttamente movimenti dell'etere. Se però un uomo di quel lontano avvenire accettasse la vostra moderna bestiale teoria soggettivistica delle sensazioni, dovrebbe dichiarare quei movimenti soggettivi come sono oggi da voi dichiarati soggettivi il colore, il suono, il profumo, ecc., e quindi privi di realtà oggettiva.
Come si vede, questa teoria fisica del soggettivismo (che non è altro che
un'opinione creduta in modo superstizioso) conduce ad irrevocabile contraddizione.
Insomma, l'odierna fisica teorica, non essendo accettabile, dovrà disperdersi. E ciò sta già avvenendo nella misura in cui non sarà in grado di rispondere alla sua propria contraddizione: se lo "scienziato dell'oggettività" continuerà a pretendere che la sua scienza rigorosamente oggettiva ricavi il sui contenuti soltanto dall'osservazione, dovrà allo stesso tempo pretendere che essa rinunzi del tutto al pensare, dato che il pensare, per sua natura, va sempre al di là dell'osservato...
Quindi questo tipo di scienza, per coerenza, genererà sempre più bestialismo, o meccanizzazione dello spirito, o uomini sempre più scattanti come trappole per topi.
Urge cambiare...
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(1) Nella sua famosa discussione del 1920 Albert Einstein, affermando che con l'avvento della teoria della relatività - queste sono le sue parole: "ciò che l'uomo considera intuitivo o non intuitivo è cambiato! [...] la concezione di ciò che è intuitivo è in certa misura una funzione del tempo [...] Intendo dire che la Fisica è comprensibile e non intuitiva" ("Physikalische Zeitschrift", Vol. 21: "Allgemeine Diskussion ueber Relativitaetstheorie bei Versammlung deutscher Naturforscher und Aerzte", Bad Nauheim, September 1920), tolse di fatto realtà all'intuire. Ciò non di meno, la dinamica di questa "geniale" argomentazione di Einstein, che toglie realtà all'intuire, ebbe una tale progressiva risonanza nella letteratura di divulgazione scientifica e nei Media, che continua ancora oggi, generando a dismisura fisici del FIDEISMO ZELANTE, deficienti di pensare (cioè privi di intuizione e ricolmi di fede).