Perché la merda di Einstein
non si scioglie nel WC
Nota dell'autore Nereo Villa: chi non ama l'espressione scurrile o villiana (o villana) di questa pagina,
la sostituisca con la lettura del "Perché i fisici odierni si stracciano le vesti come Caifa"
(http://digilander.libero.it/VNereo/perche-i-fisici-odierni-si-stracciano-le-vesti-come-caifa.htm)
politicamente e fisicamente "corretta".
Ciò che si insegna agli studenti di fisica lo si insegna pur sapendo benissimo che si tratta di stronzate antilogiche ed anti-intuitive, che gli studenti di fisica non sono in grado di capire e che di fatto non capiscono, né mai capiranno.
Questo accade perché neppure i docenti capiscono. Nessuno capisce: è un problema col quale i fisici hanno imparato a convivere; questa massa di dipendenti dallo Stato si rende conto benissimo del fatto che la questione essenziale non è se una teoria sia giusta o no, ma che sia FORMALMENTE giusta, anche se dal punto di vista del senso comune una tale teoria descrive la natura come assurda! Ovviamente il senso comune non potrà mai accettare che la natura sia assurda, dato che il senso comune è universalità del pensare, e l'universalità del pensare può solo rilevarne la bellezza e la meraviglia fino all'ineffabile, ma mai fino all'assurdo, nonostante il panico per ciò che non si conosce. L'assurdità della natura presuppone infatti anche una causa di tale assurdità, così come la creatura presuppone - sempre in base all'oggettivismo causidico della scienza - un creatore, che crea assurdità!
I docenti quindi sperano solo che gli studenti possano accettare come cosa buona e giusta il fatto che la natura sia assurda! E il manicomiale sta proprio qui!
Queste mie affermazioni non sono, per altro, un mio punto di vista, dato che sono state dette da un famoso e indiscusso docente di fisica: Richard P. Feynman (R. P. Feynman, "QED - The strange theory of light and matter", Princeton University Press, 1985, pp. 9-10). L'impossibilità di comprendere razionalmente i programmi ministeriali della fisica di Stato da insegnare è qualcosa di aberrante che Feynman ribadisce continuamente all'inizio delle sue famose lezioni di meccanica quantistica ("The Feynman Lectures on Physics", Addison-Wesley Publ. Co., 1965) testimoniando chiaramente che oggi si continua a imporre definitivamente (come una tassa, o un'imposta, appunto) un'antilogica rinuncia ad ogni tentativo di spiegazione razionale della fisica. Ciò, ripeto, va solo a favore di una fisica puramente FORMALE (fisica matematica) così che per valutare le teorie insegnate è richiesto solo l'impeccabilità della struttura "logica" da un lato, e dall'altro la corrispondenza di previsioni numerico-convenzionali con le osservazioni sperimentali.
A un certo punto le delusioni che gli studenti di fisica sono costretti a vivere quando si accorgono che le certezze della relatività einsteiniana, a ben vedere, non sono altro che un MITO, politicamente costruito nei minimi particolari di un "politically correct" divenuto "physically correct", hanno due vie: i rapporti di forza ideologici col nazismo o col comunismo.
E guai a chi non è comunista o sionista, dato che i "portatori di dubbi" sono immediatamente associati ai "fisici nazisti", o ai responsabili dell'Olocausto, e quindi subito emarginati dagli ambienti accademici, nei quali ci si fa un punto d'onore di essere "politicamente corretti"!
Guai anche ad essere anarchici: il noto epistemologo "anarchico" Paul K. Feyerabend per esempio scrive: "Devo forse tagliarmi il naso perché anche il signor Hitler ne aveva uno?" (P. K. Feyerabend, "La scienza in una società libera", Ed. Feltrinelli, Milano, 1981; si veda anche l'opera precedente di Feyerabend "Contro il metodo - Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza", contro il quale si scagliarono ferocemente molti difensori della cosiddetta "ortodossia scientifica".
Ma l'odierna "ortodossia scientifica" non è altro che MITOLOGIA SINISTRORSA, che non ha nulla a che fare con lo standard di precisione che dovrebbe avere la scienza sperimentale. L'odierna "ortodossia scientifica" non è altro che MITOLOGIA CREATA DA MENTI DEFORMI IN QUANTO SOTTOMESSE AL PARADIGMA DI TURNO.
Quando si trova di fronte a questa consapevolezza - scrive John F. Sowa in "Conceptual Structures. Information Processing in Mind and Machine", Addison-Wesley P.C., 1984 - lo studente di fisica attraversa (se è umano) una profonda crisi interiore dalla quale non si riprende mai più, e quindi di fronte ad argomenti come questi, delle due l'una: o si abbatte, oppure abbatte, o flagella l'interlocutore con insulti, scotomizzazioni, sbeffeggiamenti, sarcasmi, ecc., a cui sono in genere ancora sottoposti TUTTI coloro che oggi osano, per esempio, dubitare della giustezza assoluta della relatività einsteiniana (anche se già l'idea stessa di una RELATIVITÀ ASSOLUTA fa ridere in quanto contraddizione in termini).
L'opinione comune riguardo alle puttanate di Einstein raggiunse infatti la follia: "La possibilità che UN DUBBIO sulla teoria della relatività possa essere accolto è la stessa che avrebbe un dubbio sul sistema copernicano" (Tullio Regge, "Cronache dell'Universo", Ed. Boringhieri, Torino, 1981); "Nessun fisico, a meno che sia FOLLE, può mettere in dubbio la teoria della relatività" (Isaac Asimov, "The two masses", Mercury Press, 1984); "Special relativity: Beyond a Shadow of a Doubt " (Clifford Will, "Was Einstein right?", Oxford University Press, 1988), ecc., ecc., ecc.! Stronzate come queste ebbero l'ovvia conseguenza che chi in cuor suo avvertiva qualche dubbio, lo taceva, per la vergogna di poter essere considerato un "folle", o una persona corta d'intelletto, che nutriva dubbi solo perché non ce la faceva a capire quello che invece tutti gli altri "capivano" benissimo!
Ecco dunque perché di fronte al fatto che la teoria einsteiniana è una baggianata che non ha alcun senso per lo sviluppo della fisica, assistiamo impotenti a un altro fatto, e cioè che non furono mai scritti così tanti libri da tanti "esperti" che pretesero spiegare detta teoria, ma senza successo alcuno! Oggi così va il mondo. Basta accendere la TV per rincoglionirsi a dovere.