Obiezioni, che mi sono state mosse da vari lettori subito dopo la comparsa dei miei libri e saggi di numerologia biblica, e che mi vengono fatte anche oggi a proposito di considerazioni di logica numerica espresse in questo sito, mi danno occasione di chiarire che esse non si rifanno ad alcuna "teoria cabalistica". Vorrei, anzi, chiarire che parlare di "teoria cabalistica" è per me tanto sensato quanto parlare di "teoria della metà" in merito al fatto che se si ha una mela e se ne mangia metà si rimane con l'altra metà. Credo che il percepire quest'ultima sia semplicemente un fatto, non un fatto teorico, o una imbecillità che si rifà a qualche teoria cabalistica o biblica (ma esistono poi le teorie bibliche?).
Posso ben figurarmi che lettori, che avendo trovato interesse in tutto il resto del contenuto di questo sito, considerino quanto segue una costruzione concettuale astratta, per loro superflua e lontana. Essi possono omettere la lettura di questa breve esposizione.

Se nel mondo esistono numeri e ritmi ciclici non vedo perché non si debba tenerne conto. Spesse volte ho dovuto rapportarmi a persone la cui mancanza di autostima, o il cui nichilistico cattocomunismo, le poneva talmente in conflitto con se stesse che di fronte alla semplice conoscenza assoluta che 1 + 1 fa 2, rinvenibile all'interno di ogni essere umano del pianeta, e dunque universale conoscenza, si opponevano violentemente alle mie considerazioni di numerologia in quanto inserite in un contesto diverso da essa. L'obiezione dunque non entrava nel merito della giustezza dei calcoli numerici. Essa si basava generalmente su due fattori. Il primo sostiene essere contradittorio affermare la libertà di pensiero attraverso logica numerica, in quanto tale mezzo costringerebbe la gente a capire "senza permettere che il pensiero germogli per forza propria". Il secondo, che la numerologia, inserita in un discorso sociale, sarebbe antisociale in quanto controllabile solamente da chi ha una conoscenza specifica in materia.

In merito al primo punto, ho già detto varie volte (ed anche nei miei scritti) che non credo nel pensiero astratto. Cioè non credo possa esistere un pensiero che germogli per forza propria, così come non può esistere il germoglio di un seme che possa gettare una radice e un fusto senza un terreno in cui piantarlo e senza luce ed aria in cui foglie e fiori possano svilupparsi. Credo altresì arbitrario sia il considerare come una totalità, come un intero, la somma di tutto ciò che di una cosa apprendiamo dalla semplice sensazione, sia il considerare i risultati dell'attività del pensare come qualcosa di aggiunto, che non abbia nulla a che fare con la cosa stessa.

In merito al secondo punto mi sembra antievolutivo non ammettere la possibilità dell'affermarsi in futuro di una sociologia scientifico-spirituale. Spero anzi che in un futuro non troppo lontano avvenga il superamento di tale dualismo di pensiero: da un lato l’uomo adora paganamente la natura; dall’altro, riflette sulla vita sociale, e perfino sulla vita morale, senza trovare una giusta base naturale, tranne quella di trasferire le sue abitudini di pensiero nella cosiddetta scienza sociale o sociologia. Quando poi vi riflette, allora dice che in un campo trova la libertà, nell’altro campo la necessità naturale. Così egli si trova tra fantasmi in mezzo ai due campi, tra i quali non dovrebbero esistere ponti, e grande è la confusione. Ma questa confusione è, sotto molti aspetti, il contenuto della vita attuale, della attuale vita decadente. Da una parte, dunque, si vuole mettere la numerologia per gli specialisti, dall'altra la teologia per specialisti, e così da una parte si vuole l'otorinolaringoiatra, dall'altra il cardiologo, oppure ancora da una parte l'astrologo e dall'altra il politologo, tutti in verità specialisti della disintegrazione culturale, giuridica, ed economica, in cui il pensiero astratto domini il concreto.

Se non che nell'ambito della considerazione aritmosofica del mondo, o quantitativa del linguaggio, e propedeutica alla conoscenza della realtà scientifico spirituale del mondo, affiorano così problemi che hanno la loro scaturigine in certi pregiudizi degli obiettori, più che non nel corso naturale dello stesso pensare umano in generale.

Tutto quanto è stato finora trattato in questo sito in merito ai problemi della cultura, del diritto e dell'economia, mi pare essere un compito che concerne ogni uomo che cerca la luce sull'essere dell'uomo stesso - tripartito in corpo, anima e spirito - e sulle sue relazioni col mondo triarticolato di tutta la realtà, naturale e sociale, essendo essa conforme al piano divino. Se esiste il divino non so, io credo di sì...

Ma la numerologia espressa in questo sito - ed anche tutta la numerologia biblica esistente nelle mie pubblicazioni - non è né teoria, né teorica, e neanche è qualcosa da credere o da non credere. E' un fatto di concretezza di pensiero, di interiorità collegata alla realtà. E' un fatto esoterico.
E per l'attuale decadente stato della cultura, voglio qui chiarire finalmente anche questo concetto. Esoterico - contrariamente alla menzogna che solitamente si insegna, e che di conseguenza si pensa, è tutto quanto sta
in correlazione con fatti reali secondo analisi della realtà vista nella sua organicità. Ed è lo spirito del linguaggio a confermarlo, attraverso l'etimologia di questa parola: "esoterikòs" significa "interiore", in contrapposizione a "eksoterikòs", "esteriore". Da un certo punto di vista, l'esteriore, attraverso la semplificazione del reale, appare come una delle più importanti cause dei problemi sociali di tutto il globo (che si vorrebbe globalizzare, quasi che la sua realtà non fosse già sferica).

Pertanto, attraverso il numero, io offro un servizio, cioè strumenti per affrontare la sfida di un pensare organicamente culturale rispetto alla cultura astratta e bisecolare, imposta come menzogna dalle e nelle scuole di Stato e dai media.

Oggi l'uomo tende ad esonerare il suo pensare dalla sua vita, proprio perché gli hanno fatto astrattamente credere che il pensare umano è solo pensare, non vale nulla, è astratto.

Così, da un lato i fisici insegnano ancora al mondo il principio del disordine (secondo principio della termodinamica, che tenderebbe a condurre a rovina ogni cosa organizzata); dall'altro, storici e biologi insegnano che esiste un principio di progressione delle cose organizzate (Darwin). Il mondo fisico tenderebbe apparentemente alla decadenza e il mondo biologico al progresso... Ma possono davvero questi due principi essere le due facce di una stessa realtà che, fin dalle elementari, la scuola richiede ai nostri figli di associare tra loro come astrazioni, scavalcando logica e buon senso?

Per quanto lo si voglia fare sparire, il pensare esoterico, cioè il pensare concreto, numero-logico, astro-logico, ecc., non potrà mai essere eliminato, anche se le mezze calze del pensiero lo vedono come qualcosa che "regna" alla cieca (postulati occulti di Popper). Il numero, la sua logica (logos) e il nume o demone che li permette nel tuo cuore sono invece idee vive sull'ordine (cosmos) del mondo.

Nel tempo dell'uomo senza meraviglia, i più cretini passano per scienziati, saldamente ancorati al principio su cui si basa la scienza: l'oggettività. Nessuno di loro considera (forse perché "considerare" viene da "sidera" che significa stelle?) che se davvero si pretende che una scienza "rigorosamente oggettiva" derivi il suo contenuto soltanto dall'osservazione, si deve pure pretendere che essa rinunzi completamente al pensare, perché per sua natura il pensare va sempre al di là dell'osservato.

Credo pertanto - ma senza alcuna pretesa di riuscire nella missione impossibile di convincere i "cervelli" del Cicap, di Margherita Hack, Piero Angela, Ugo Volli, ecc., e tutti gli altri pseudosapienti del relativismo (sarebbe come portare dei sordi a un concerto) - sia il tempo di riorganizzare e sviluppare liberamente il sapere che vogliamo offrire ai nostri bambini se non vogliamo farli restare nella preistoria della mente umana in cui siamo arretrati tutti.

Tutto quello che, bene o male, ho scritto è stato, è, e sarà dunque sempre diretto a tale fine... fino alla fine...