Questo è il mio libero pensiero, cosmologico, numerologico e sociale.
L'uomo è oggi sottomesso alla società, e ciò è l'esatto contrario del "sabato per l'uomo", predicato da Gesù di Nazaret. Occorre dunque una società per l'uomo. Quest'ultima, per funzionare correttamente dovrebbe fisiologicamente ispirarsi al funzionamento dell'organismo umano. Se infatti in quest'ultimo il cuore (sistema circolatorio) volesse accentrare in sé le competenze di nervi (sistema nervoso) e muscoli (sistema metabolico) scoppierebbe. Così succede alla società quando il suo cuore, lo Stato, accentra in sé ogni potere. Lo Stato, se civile e di diritto, dovrebbe innanzitutto occuparsi del civis e del diritto, promuovendo civiltà attraverso servizi che riguardano l'esercizio della sua sovranità politica: governo, giustizia amministrativa, sicurezza, difesa, e così via, e che provengono da auctoritas nella misura in cui i loro "auctores" sanno garantire, senza determinare, tutte le altre prestazioni: quelle che possono essere messe sul mercato e quelle che possono offrire informazione e cultura; le prime nella loro logica economico-immaginativa o di convenienza, le seconde nella logica intuitiva dell'evoluzione spirituale e della ricerca libera. Come nell'organismo umano ogni apparato funziona secondo competenze regolate dal cosmo - e "cosmos" significa "ordine" - così nell'organismo sociale ogni apparato dovrebbe agire secondo quel medesimo assetto cosmo-logico naturale, in modo che ognuna delle tre sfere non disturbi l'altra provocando dis-ordine. Tali tre sfere sono l'economia, il diritto e la cultura, corrispondenti ai tre principali sistemi - "nervoso", "circolatorio" e "metabolico" - del corpo umano. Lo Stato di diritto, l'apparato economico e quello culturale sono rispettivamente il sistema circolatorio, nervoso e metabolico dell'organismo sociale. Le basi naturali della vita economica, come il terreno o altro, sono le capacità cerebrali che l'uomo porta con sé dalla nascita: perfino le circonvoluzioni del cervello assomigliano alle radici arboree che cercano nei terreni la linfa per i loro frutti. Un paese che abbia sfavorevoli condizioni naturali per la sua vita economica è come un uomo che sia mal dotato. La vita culturale e spirituale è invece ricambio: la società "mangia" e "beve" le nostre produzioni spirituali, cioè quel che gli apportiamo sotto forma di arte, scienza, idee tecniche e così via. Un paese al quale i suoi abitanti non apportano niente nel campo dell'arte, della scienza o delle idee tecniche, è come un uomo che patisce la fame perché non ha nulla da mangiare.
La cosmo-logia di quest'ottica è la vera regola del "sabato per l'uomo". Fuori di essa ogni valore diventa un "ismo": la verità diventa nichilismo, la bontà buonismo, e la volontà volontarismo: se per esempio lo statalismo deve buonisticamente occuparsi un po' di tutto lo può fare solo a discapito di tutto. Allora anche il diritto ne viene intaccato e lo "Stato di diritto" non può che trasformarsi nell'innaturale "diritto di Stato" (vedi per es., la distruzione "legittima" degli agrumi per fare alzare i prezzi). Invece nella naturalità della triarticolazione sopra accennata, tre diversi affluenti apportano benessere: la solidarietà (fraternità) nel torrente dell'economia, l'uguaglianza in quello del diritto, e la libertà in quello della cultura. Fuori da questi loro rispettivi percorsi cosmologici, fraternità, uguaglianza e libertà, divengono essenzialmente di reciproco disturbo. La comparazione uomo-società poggia sul numero tre e sulla triade divina. La "triarticolazione sociale" non è un'immaginazione utopistica che non si può tradurre in pratica, ma offre risposte concrete a problemi attuali come ad esempio quello dell'inflazione.
L'inflazione proviene anch'essa da una scorretta cosmologia economica riguardante la moneta. Da questo punto di vista, la triarticolazione sociale accennata, integrando l'intuizione di Gesell del denaro datato con l'idea che i proventi del conseguente decumulo sono utilizzabili per distribuire un minimo vitale a tutti i cittadini in modo da svincolare completamente il salario dal lavoro, offre la possibilità scientifico-spirituale di una fiscalità, in cui i prelievi fiscali siano rivolti esclusivamente alle uscite e non più alle entrate.
Oggi l'impegno urgente è il cambio di paradigma, non solo perché la trasformazione del pianeta è sempre più accelerata e la nuova umanità, sparsa come il sale, cerca contatti, ma anche perché ogni politica ha fallito: la burocrazia, creata da 250 mila leggi soffoca tutti, la fiscalità sulle entrate si scarica sui prezzi generando miseria; più cresce il progresso tecnico più aumenta la povertà, le aziende chiudono o emigrano, i giovani e i disoccupati non trovano lavoro... La gente non lo ha ancora capito ma lo capirà (1). Viene l'ora, ed è già questa, in cui qualcosa cambia, e quello che era impossibile si rivela possibile. Occorre solo un po' di stazione eretta e di autofiducia. Del resto anche la stazione eretta pare impossibile ai quadrupedi.
Lo Stato, facendosi carico di competenze in ambito economico e in ambito culturale di fatto nuoce all'economia e alla cultura.
L'attuale fiscalità (reddituale), scaricandosi sui prezzi, va tutta a gravare principalmente sulle fasce deboli della popolazione, cioè sui poveri.
Irpef, Irpeg, Ilor, Invim, ecc., dovranno sparire per lasciare il posto al nuovo pensiero sociale.
Oggi occorre essere indignati che lanciano proposte anziché proteste.
mercoledì 13 novembre2002
(1) [aggiunta del 18 ottobre 2012] Per avere un'idea dell'evoluzione della mia proposta: http://creativefreedom.over-blog.it/.