No alle imposte sulle entrate, sì a quelle sulle uscite

 

ISBN 3-938650-70-2: Rudolf Steiner, "Cultura Politica Economia. Per una triarticolazione della vita sociale", 2ª conf. di Zurigo del 25/10/1919.

[...] In futuro non si avrà più un'economia di denaro e in vista del denaro, poiché le istituzioni si occuperanno del valore reciproco delle merci. Ciò significa che si ritornerà alla realtà naturale dei beni e quindi anche alla reale produttività degli uomini, alla loro bravura. [...] Sarà il talento dell'uomo ad avere credito [il grassetto è mio - ndc]. E nel momento in cui sono i talenti umani a stabilire i limiti entro i quali concedere credito, questo credito non potrà essere concesso oltre le capacità reali degli uomini [...].

 

Oggi fra quelli che credono di capire qualcosa della vita reale non c'è ancora quasi nessuno che pensi che non rappresenta affatto un progresso aggiungere a tutte le possibili tasse indirette o agli altri introiti dello Stato la cosiddetta imposta sul reddito, in particolare l'imposta sul reddito crescente.

Oggi tutti pensano che sia giusto tassare il reddito [...]. L'idea che si possa raggiungere una tassazione equa tassando il reddito deriva dall'inganno prodotto dall'economia monetaria. [...] Un'epoca che è fissata sul modo in cui il denaro diventa oggetto autonomo dell'economia deve necessariamente considerare le entrate monetarie come la cosa da tassare in prima linea. Ma […] in questo modo, gravando di imposte, ci si rende corresponsabili dell'economia monetaria: si tassa quello che in effetti non è un bene reale, ma solo un segno che indica un bene. Si ha a che fare con qualcosa di economicamente astratto.

Il denaro diventa reale solo quando viene speso. In quel momento entra nel processo economico, e non importa se lo spendo per divertirmi o per soddisfare i miei bisogni fisici e intellettuali o se lo investo in banca così che possa essere usato per il processo economico. Anche quando lo investo in una banca faccio una specie di spesa, questa è naturalmente una cosa da tener presente. Nel processo economico il denaro diventa qualcosa di reale nel momento in cui smette di essere di mia proprietà per immettersi nel processo economico stesso. Agli uomini basta ricordarsi di una sola cosa: non serve a nulla incassare molto. Se uno mette il suo grande incasso sotto il materasso, se lo tenga pure, ma quel denaro non sarà di nessuna utilità per il processo economico. Un vantaggio lo si ha solo con la possibilità di spendere molto. E per la vita pubblica, per la vita realmente produttiva, i molti incassi sono il segno della possibilità che si ha di spendere altrettanto. Se nel sistema tributario si vuole creare qualcosa di non parassitario per il processo economico, ma qualcosa che sia una vera dedizione del processo economico alla collettività, allora il capitale va tassato nel momento in cui viene IMMESSO [il maiuscolo è mio - ndc] nel processo economico.
 

E allora, cari ascoltatori, emerge il fatto sorprendente che L'IMPOSTA SULLE ENTRATE DEV'ESSERE TRASFORMATA IN UN'IMPOSTA SULLE USCITE, che vi prego di non confondere con l'imposta indiretta.

Spesso al giorno d'oggi le imposte indirette emergono come brame di certi governanti solo per il fatto che di solito le tasse dirette, quelle sugli introiti, non bastano. QUANDO PARLO DI IMPOSTA SULLE USCITE, NON INTENDO DIRE IMPOSTE INDIRETTE E NEANCHE DIRETTE. Si tratta del fatto che nel momento in cui ciò che ho acquistato viene immesso nel processo economico, nel momento in cui diventa produttivo, viene anche sottoposto a tassa [ecco qui il senso del tassare la moneta all’atto della sua emissione, eliminando ogni altra tassa: considerando che questa "unitax" genererebbe subito una controparte consistente in una quota di minimo vitale incondizionato per tutti dalla nascita alla morte, essa non sarebbe nemmeno avvertita come tassa - ndc].

[...] Dall'esempio delle tasse si vede come sia necessario CAMBIARE MODO DI PENSARE [...]. Se si mette la vita economica sulla sua base giusta, allora a fornire gli strumenti per produrre ciò che è necessario per la collettività sarà ciò che realmente partecipa all'economia: ciò che si inserisce nel processo produttivo. Allora CIÒ CHE CI VUOLE È UN'IMPOSTA SULLE USCITE, NON SULLE ENTRATE (Rudolf Steiner, "Cultura Politica Economia. Per una triarticolazione della vita sociale", 2ª conf. di Zurigo del 25/10/1919).