Libera scuola e triarticolazione
Presentazione di Nereo Villa - Già nel 2004 ho rilevato nella mia “Critica a Steiner” il grave tradimento della sedicente società antroposofica italiana rispetto all’idea della triarticolazione sociale proposta da Rudolf Steiner. Oggi le cose sono molto peggiorate e detta società è diventata un putrescente e paradossale covo di businessmen incalliti e assatanati dal dio quattrino... Negli anni ’80 Elisabetta Pederiva, fondatrice della scuola, e Iberto Bavastro, che dirigeva l’Edizione Antroposofica, mi chiesero di diventare docente nella loro scuola elementare. Accettai. Ma fui di lì a poco estromesso dal gruppo insegnanti, capeggiato dall’allora amministratore della scuola dr. Franzini, al quale avevo espresso il fatto che le idee della triarticolazione non potevano convivere col benché minimo compromesso con lo Stato, ed anche in riunione col gruppo sostenni che se detta scuola avesse accettato (come poi accettò) la parificazione con le scuole di Stato, avrebbe perso la sua prerogativa, cioè la sua caratteristica essenziale di essere pioniera per l’attuazione della triarticolazione dell’organismo sociale, auspicata dal suo fondatore Rudolf Steiner. La raggelante risposta di Franzini fu: “Per me quelle sono tutte stronzate”. Eppure Steiner era solito ripetere più e più volte che le esigenze sociali dei tempi nuovi non potevano supportare compromessi con gli Stati in quanto “tutto ciò che tende a compromessi conduce solo a vie sbagliate” (R. Steiner, “Risposte della scienza dello spirito a problemi sociali e pedagogici”, Milano, 1964, p. 287, §4, Opera Omnia n. 192, 13ª conf., Stoccarda, 8 settembre 1919). Nel seguente articolo vi sono i motivi della mia opposizione di allora alla “parificazione” di detta scuola con le scuole di Stato.
Rudolf Steiner
“Libera scuola e triarticolazione”
(“I punti essenziali della questione sociale”,
Ed. Antroposofica, Milano 1980, cap. 4° de
“In margine alla triarticolazione dell’organismo sociale”, p. 140)
Traduzione Schwarz-Bavastro a cura di Nereo Villa
Ogni capoverso (§) è qui numerato in base alla 4ª ed. italiana del 1980
1. La cultura pubblica della vita spirituale nell’educazione e nella scuola è diventata sempre più, nei tempi moderni, cosa di pertinenza dello Stato. “Lo Stato deve provvedere alla scuola” è ormai un giudizio talmente radicato nella coscienza degli uomini che chi crede di doverlo ribattere è considerato un “ideologo” alieno dal mondo. Eppure, appunto in questo campo della vita c’è qualcosa che va considerato molto ma molto seriamente, perché chi giudica nel modo accennato non ha idea di quanto sia “aliena dal mondo” la causa che sostiene. In modo tutto particolare la nostra scuola porta in sé i contrassegni specifici delle correnti di decadenza nella vita culturale dell’umanità contemporanea. Con la sua struttura sociale, lo Stato moderno non ha tenuto dietro alle esigenze della vita. Mostra, per es., una struttura inadeguata alle esigenze economiche dell’umanità moderna. Non è all’altezza dei tempi nemmeno rispetto alla scuola; dopo averla sottratta alle comunità religiose, l’ha messa totalmente alle proprie dipendenze. La scuola, a tutti i suoi gradi, forma gli uomini nel modo occorrente allo Stato per le prestazioni che lo Stato ritiene necessarie. Nell’istituzione delle scuole si rispecchiano i bisogni dello Stato. Sebbene si parli molto di cultura umana generale e di cose simili che si vorrebbero attuare, l’uomo moderno pur sentendo molto, ma inconsciamente, di far parte dell’ordinamento statale, non vede per nulla come sia in realtà da intendere, parlando di cultura umana generale, il suo divenire un utile servitore dello Stato [il grassetto è mio - ndc].
2. A questo riguardo, anche il pensiero dei socialisti d’oggi nulla promette di buono. Costoro mirano a trasformare l’antico Stato in una grande organizzazione economica in cui dovrebbe continuarsi la scuola di Stato. Ma questa continuazione ingrandirà pericolosamente tutti gli errori della scuola attuale. In essa sussistevano finora molti elementi derivanti da tempi nei quali lo Stato non imperava ancora sull’educazione e sull’istruzione. Naturalmente non si può desiderare la sopravvivenza dello spirito di quegli antichi tempi, ma si dovrebbe fare ogni sforzo per introdurre nella scuola lo spirito nuovo dell’umanità progredita. Questo spirito non ci sarà, se si trasforma lo Stato in un’organizzazione economica e si riplasma la scuola in modo che da essa procedano persone atte ad essere le più efficaci macchine di lavoro di tale organizzazione economica. Oggi si parla molto di “scuola unitaria”. Teoreticamente non conta nulla che sotto questo nome ci si immagini qualcosa di molto bello, dato che se si fa della scuola un membro di un’organizzazione economica, non potrà essere davvero qualcosa di bello!
3. Quel che importa al momento attuale è che si radichi completamente la scuola in una vita spirituale-culturale libera. Il contenuto dell’insegnamento e dell’educazione dovrebbe essere attinto unicamente dalla conoscenza dell’uomo in via di divenire e delle sue disposizioni individuali. Educazione ed istruzione dovrebbero avere per base un’antropologia conforme al vero. La domanda che va posta non è “che cosa occorre che l’uomo sappia, e sappia fare, per l’ordinamento sociale esistente” ma l’altra: “quali disposizioni porta l’uomo in sé e che cosa può essere sviluppato in lui? In tal modo diverrà possibile che la generazione che cresce apporti forze sempre nuove all’ordinamento sociale. In esso vivrà allora ciò che continuamente possano farne individui umani completi che vi entrano, anziché costringere la nuova generazione a diventare ciò che l’ordinamento ora esistente vuole che essa sia.
4. Un rapporto sano tra la scuola e l’organismo sociale si ha soltanto quando a questo siano apportate di continuo nuove disposizioni umane individuali non ostacolate nel loro sviluppo. Ciò può ottenersi solo se nell’organismo sociale sia dato modo alla scuola e all’educazione di amministrarsi da sé in piena autonomia. Stato ed economia devono accogliere gli individui umani educati da una vita spirituale autonoma, non già prescriverne la formazione secondo i loro bisogni. Le direttive su ciò che un uomo, ad una data età, deve sapere e potere, vanno attinte dalla natura umana. Stato ed economia dovranno organizzarsi in modo da corrispondere alle esigenze della natura umana. Non sono loro che devono dire: abbiamo bisogno che l’uomo sia così e cosi per servire a un dato ufficio, perciò esaminateci gli uomini che ci occorrono e provvedete affinché essi sappiano e possano fare quello che va bene per noi; è l’organo spirituale dell’assetto sociale che in piena autonomia deve portare fino a un certo grado di sviluppo gli uomini adeguatamente dotati, mentre lo Stato e l’economia devono adattarsi ai risultati del lavoro nella sfera spirituale.
5. Poiché la vita dello Stato e la vita dell’economia non sono qualcosa di separato dalla natura umana, ma un suo risultato, non ci sarà da temere che una vita spirituale veramente libera e poggiante su se stessa possa educare uomini, alieni dalla realtà. Tali alieni sorgono invece quando le istituzioni statali ed economiche esistenti vogliono regolare esse stesse l’educazione e la scuola. Infatti nello Stato e nell’economia si deve agire nella prospettiva di quanto c’è, che è già divenuto, mentre per l’educazione dell’uomo in via di sviluppo occorrono tutt’altre direttive di pensiero e di sentimento. Una giusta posizione come educatori e insegnanti si ha solo se si può stare di fronte all’educando in modo libero e individuale, sapendosi dipendenti nella propria azione unicamente da conoscenze sulla natura umana, sulla natura dell’ordinamento sociale e simili, ma non da leggi o prescrizioni provenienti da fuori. Se sul serio si vuol condurre l’ordine attuale della società ad un altro, retto da punti di vista sociali, non si deve temere di affidare la vita spirituale con l’educazione e la scuola a se stessa, mediante un’autonoma amministrazione. Da questa proverranno uomini pieni di zelo e di gioia di cooperare all’organismo sociale; mentre da una scuola regolata dallo Stato e dall’economia non possono provenire che uomini privi di questo zelo e di questa gioia, perché soffocati dagli effetti di un dominio che non avrebbero dovuto subire, prima di essere divenuti cittadini e collaboratori pienamente coscienti dello Stato e dell’economia. Il giovane deve crescere attraverso le forze di un educatore e maestro indipendente dallo Stato e dall’economia, il quale possa coltivare liberamente le facoltà individuali altrui, perché alle proprie è lecito esercitarsi in libertà.
6. Nel mio libro “I punti essenziali della questione sociale” ho cercato di mostrare come, nella concezione della vita dei socialisti che sono a capo del partito, continui a vivere, nella sua essenza, soltanto il pensiero della borghesia degli ultimi tre o quattro secoli spinto fino ad un certo estremo. È un’illusione dei socialisti che le loro idee rappresentino una completa rottura con quel mondo di pensiero. Non è una concezione nuova ma solo una colorazione speciale della concezione borghese della vita, data dal modo di sentire del proletariato. Ciò si mostra in modo particolare nell’atteggiamento di questi capi socialisti di fronte alla vita spirituale e al suo inserirsi nell’organismo della società. L’importanza preminente conseguita dall’organizzazione della società borghese degli ultimi secoli a partire dalla vita economica ha fatto sì che la vita spirituale ne diventasse fortemente dipendente. È andata perduta la coscienza di una vita spirituale fondata in se stessa a cui l’attività interiore umana prende parte. Cooperarono a questa perdita la concezione naturalistica e l’industrialismo. Vi si riallacciò il modo in cui nei tempi moderni s’inserì nell’organismo sociale la scuola. Divenne importante il rendere l’uomo abile per la vita esteriore nello Stato e nell’economia. Sempre meno lo si pensò come un essere animico che, in prima linea, dovesse essere cosciente della sua appartenenza a un ordine spirituale di cose e, grazie a questa coscienza, conferire un senso allo Stato e all’economia nei quali vive. Sempre meno le menti presero la loro direzione dall’ordine spirituale del mondo e sempre più dalle condizioni della produzione economica. Nella borghesia ciò divenne una direttiva dell’anima e del sentimento; i capi del proletariato ne fecero una concezione teoretica della vita, un dogma.
7. Questo dogma sarà disastroso se dovrà servire di fondamento alla scuola del futuro. Poiché però in realtà da una struttura economica, per quanto eccellente, dell’organismo sociale, non può provenire il modo di occuparsi di una vera vita spirituale e tanto meno un ordinamento scolastico produttivo, questo dovrà intanto fondarsi sul proseguimento del precedente mondo di pensiero. I partiti che vogliono essere i sostenitori di una nuova configurazione della vita dovranno perciò lasciare che la cultura spirituale nelle scuole sia continuata dai rappresentanti delle vecchie concezioni del mondo. Ma poiché in tali condizioni non potrà stabilirsi alcun legame interiore tra la generazione nuova e gli elementi antichi tuttora coltivati, la vita spirituale dovrà sempre più impantanarsi. Questa falsa [e/o paradossale - ndc] posizione in una concezione della vita che non potrà essere per loro fonte di forza interiore, farà inaridire le anime di questa generazione, produrrà in esse il vuoto, così che, nell’ordine sociale prodotto dall’industrialismo, gli uomini si ridurranno a [diventare androidi - ndc] esseri senz’anima [esseri senza attività interiore - ndc].
8. Affinché ciò non avvenga, il movimento per la triarticolazione dell’organismo sociale promuove il distacco totale dell’insegnamento dalla vita statale e dalla vita economica. Le persone addette all’insegnamento non devono dipendere socialmente da nessun altro potere all’infuori di quello di altre persone che all’insegnamento collaborano. All’amministrazione di istituti scolastici, di corsi d’insegnamento e simili, dev’essere provveduto soltanto da persone che al tempo stesso insegnino o siano comunque produttivamente attive nella sfera culturale. Ognuna di queste persone dividerebbe il suo tempo tra l’insegnamento, l’amministrazione delle istituzioni culturali ed altre attività spirituali. Chi, senza preconcetti sia in grado di esercitare giudizio critico sulla vita spirituale, può riconoscere che la forza viva occorrente per organizzare ed amministrare tutto quanto concerne l’educazione e l’insegnamento può svilupparsi nell’attività interiore soltanto di chi sia attivo nell’insegnamento,
o in altri rami affini.
9. Certo consentirà pienamente con ciò solo chi spassionatamente riconosca necessario l’aprirsi di una nuova sorgente di vita spirituale per la ricostruzione del nostro ordinamento sociale in sfacelo. Nell’articolo “Marxismo e triarticolazione” ho accennato all’idea giusta ma unilaterale di Engels che: “Al posto del governo sulle persone subentra l’amministrazione di cose e la direzione di processi di produzione”. Quanto è giusto ciò, altrettanto è vero che negli ordinamenti sociali del passato la vita degli uomini era possibile solamente perché, dirigendo i processi della produzione economica si dirigevano insieme anche gli uomini. Quando questa direzione cumulativa venga a cessare, bisogna che gli uomini ricevano dalla sfera spirituale liberamente basata su se stessa, quegli impulsi per la vita che agivano in loro attraverso la direzione precedente.
10. A ciò si aggiunga un altro fatto. La vita spirituale prospera solo quando può svolgersi come un’unità. Dal medesimo sviluppo delle forze dell’attività interiore generatrici di una concezione del mondo che appaghi e sostenga l’uomo, deve provenire anche la forza produttiva che fa dell’uomo un capace collaboratore nella vita economica. Ovviamente uomini pratici per la vita esteriore potranno provenire solo da una scuola che sia idonea a sviluppare in modo sano anche impulsi superiori verso una concezione del mondo. Un ordine sociale che amministri solo cose e diriga unicamente processi produttivi, deve a poco a poco traviarsi se non possono essergli addotti uomini anima sanamente sviluppata.
11. Perciò una ricostruzione della nostra vita sociale deve conquistarsi la forza d’istituire l’autonomia dell’insegnamento. Se non si vuole che uomini continuino a “governare” uomini alla maniera antica, bisogna creare la possibilità che in ogni attività interiore umana lo spirito libero, con tutta la forza via via possibile nelle individualità umane, divenga guida della vita. Questo spirito non si lascia opprimere; e sarebbe un tentativo di oppressione il voler regolare la scuola [come ancora oggi, terzo millennio, avviene, a causa del tradimento della società antroposofica (cfr. sopra la mia Presentazione) - ndc] da parte di istituzioni che muovano da prospettive di un ordinamento puramente economico. In tal caso lo spirito libero sarebbe portato, dai fondamenti della sua propria natura, a continue ribellioni. Continue scosse dell’edificio sociale sarebbero la necessaria conseguenza di un ordine che, partendo dalla direzione dei processi di produzione, volesse al tempo stesso organizzare la scuola.
12. Per chi abbracci con lo sguardo queste cose, una delle più impellenti rivendicazioni del tempo diventa la fondazione di una comunità umana che lavori energicamente a stabilire la libertà e l’amministrazione autonoma dell’educazione e della scuola. Nessun’altra necessità dell’epoca potrà trovare appagamento, finché in questo campo non si sia riconosciuto il giusto. E per riconoscerlo basta in sostanza gettare spregiudicatamente lo sguardo sull’aspetto della nostra odierna vita spirituale, così lacerata e menomata in fatto di forze sostenitrici per le anime umane.