Roberto Monti (1986)
La cintura di sicurezza (terza puntata)
ovvero
La mega figuraccia di Mauro Francaviglia,
sedicente chairman della sedicente
Comunità Scientifica Italiana
Vedi anche "Un tapiro postumo per M. Francaviglia, detrattore di R. Monti"
Fonte: R. Monti "Scritti di critica alla Teoria della
Relatività (1984-1987)", Ed. Andromeda, Roma 2018
A cura di Nereo Villa
Presentazione del curatore
Il fisico e matematico Roberto Monti in "Scritti di critica alla Teoria della Relatività (1984-1987)", partendo da differenti osservazioni, afferma ciò che circa vent'anni dopo è stato scoperto anche da un altro scienziato, l'astrofisico Halton Arp, e cioè che l'universo non si espande. Ho inserito in "La cintura di sicurezza (terza puntata)" il sottotitolo "La mega figuraccia di Mauro Francaviglia..." già Chairman della Comunità Scientifica Italiana (cfr. a questo proposito il video "Sulla comunità scientifica o nuovo sinedrio col botto") per sottolineare che le istituzioni culturali (scuole dell'obbligo di Stato, Università, mezzi di comunicazione, ecc.) omettono regolarmente di confutare gli orrori scientifici che da più di un secolo sono continuamente insegnati come verità sotto il nome di relatività einsteiniana. Tali istituzioni si comportano di fatto come moderne, sottili, inquisizioni, svolgendo, "talvolta anche inconsapevolmente" - scrive il matematico Umberto Bartocci - "il ruolo di cani da guardia di un sistema che sfavorisce ogni forma di reale pensiero alternativo, e cerca di eliminare, screditandole a priori, tutte le ricerche che rischiano di metterne in crisi l'autorevolezza" (U. Bartocci, "Albert Einstein e Olinto De Pretto. La vera storia della formula più famosa del mondo"). Oggi pertanto, grazie al precursore Roberto Monti, ad Arp, e ad altri veri scienziati come Bartocci, si può affermare che le fondamenta einsteiniane dell'espansione dell'universo, e con ciò di tutta la cosmologia contemporanea, sono indubbiamente confutate. Purtroppo invece, grazie all'oscurantismo moderno, i fisici teorici risultano essere i primi della "hit parade della menzogna". E mentire serve per ottenere potere, incarichi, carriere, premi Nobel, e finanziamenti per mega appalti per impianti assurdi. Valgano per tutti l'enorme congegno del Gran Sasso denominato "Opera", o il famoso "Large Hadron Collider" o LHC, "Grande Collisore di Adroni", cioè la macchina più grande del mondo, lunga ben 27 chilometri e costata già 6 miliardi di euro, il cui mantenimento continua a costare al nostro Paese 100 milioni di euro ogni anno. Spese che i fisici teorici già menzionati fanno giustificare dai loro "padroni", ovvero i creatori di imposte. Essi hanno bisogno di scopi creati ad arte per le loro inutili invenzioni, da far passare per "scoperte" sempre nuove, e per continuare a confermare la giustezza della "scoperta delle scoperte", che è la "matrix" di tutte: la teoria della relatività del re dei truffatori Albert Einstein.Nereo Villa, Castell'Arquato, 28 giugno 2018
Fatemi ricordare…, all'inizio d'autunno, o giù di lì, dopo aver spedito al Cianci una copia pronta per la stampa di "The electric conductivity of backwound space" e mentre aspettavo la risposta di Ruffini circa la pubblicazione di "The speed of light" nel Nuovo Cimento, mi occupai del terzo numero di Seagreen.
E avevo appena terminato la seconda puntata della Cintura di sicurezza quando mi
arriva la lettera di Remo:
Caro Prof. Monti, Sulla base del rapporto del Revisore, che accludo, noi giudichiamo che il lavoro non è pubblicabile nella sua attuale forma. Cordialmente Remo Ruffini Vice-Direttore |
Rapporto del revisore sul lavoro 8295 NCBR
1) Non desidero entrare in una futile disputa con l'autore sulle ragioni per le quali una nuova misura di è desiderabile. Basti dire che sono d'accordo che lo è. 2) Neppure desidero entrare in una disputa semantica su cosa sia o no una nuova forma di Relatività. Chiaramente la proposta dell'autore differisce sia dalla Fisica di Newton che da quella di Einstein. 3) Per ciò che riguarda la derivazione dell'equazione dell'impulso: il lavoro di Lewis nel Phil. Mag. 16,705, (1908) rende le cose un po' più chiare di quanto faccia l'Appendice 2 dell'autore, ma questa non è una derivazione sufficiente - Non stabilisce l'invarianza relativistica della legge di conservazione dell'impulso. Questa è presumibilmente una delle ragioni per le quali Lewis "abbandonò questo punto di vista del 1908 in favore della Relatività Speciale di Einstein". Posso solo ripetere il mio suggerimento che l'autore consulti il testo di French e l'articolo di Lewis e Tolman nel P. Hil. Mag. 18, 510, (1909), per vedere in quale modo la conservazione della quantità di moto è legata alla legge di addizione della velocità. 4) Ho fatto riferimento all'esperimento di Alvager ed altri perché avevo l'impressione che la legge Newtoniana di addizione delle velocità (eq. 5) proposta dall'autore si dovesse applicare alla velocità dei segnali luminosi. Dalla replica dell'autore, sembra che egli intenda usare la legge di addizione Newtoniana per tutte le velocità eccetto che per la velocità dei segnali luminosi. Con questo artificio l'autore evita effettivamente il conflitto con l'esperimento di Alvager, ma non riesco a vedere che senso abbia postulare una legge di combinazione per i segnali luminosi che è matematicamente inconsistente con la legge di combinazione per le altre velocità. L'autore deve assumersi l'onere di spiegare ciò. |
Così il nostro GEEM non aveva saputo desistere dal perseverare! Io replicai come segue:
Caro Remo, ti allego la replica al nuovo Referee Report di GEEM. Ma non voglio limitarmi solo a questo. Come ricorderai ti avevo pregato di controllare di persona le "argomentazioni" di GEEM prima di spedirmene altre. Desidero chiederti se l'hai fatto; o, se non l'hai fatto, perché non l'hai fatto. Questo per aver un'idea più chiara (mi pare lecito) di quali tu ritieni siano i compiti del Vice Direttore di una rivista scientifica: prima di aggiungere altro. Ti prego inoltre di prendere visione personalmente di questa nuova replica. Nella mia prima lettera riconoscevo implicitamente di non essere in grado di affermare se mi trovassi di fronte al giudizio di una persona "colta alla sprovvista", o a quello di uno sprovveduto. Questa mia esplicita richiesta è intesa a eliminare uno dei due corni del dilemma. Dopo questo "preavviso" non potrò infatti ritenere che, nell'emettere il tuo prossimo giudizio, tu sia stato "colto alla sprovvista". Passiamo ora a GEEM (volta pagina). Cordiali saluti
***
ISTITUTO T.E.S..R.E. Replica alla relazione sul lavoro n° 8295 NCBR di Roberto Monti
Caro xxxxx, ho letto, ancora una volta, la tua relazione, e questo il mio giudizio in proposito. 1) Il tuo desiderio di "non entrare nella futile disputa sulle ragioni della misura di c0" dimostra unicamente il fatto che sei a corto di argomenti. Libero, naturalmente, di fornire prova contraria. Sono d'accordo sul fatto che tu sia d'accordo sul fatto che una nuova misura è desiderabile. Ribadisco tuttavia la conclusione al punto (f) della mia prima replica: "la motivazione di tale misura è la seguente: test cruciale per stabilire sperimentalmente la validità dell'ipotesi c0 = cM implicita nel secondo postulato della Teoria della Relatività einsteiniana". Prego fornire prova contraria. 2) Il mio proposito è occuparmi di fisica sperimentale, non "della fisica di Caio o di Sempronio". Non ho intenzione, in altri termini, di occuparmi di quali aspetti della "mia" fisica siano in contrasto con "la fisica di Caio e di Sempronio", ma di verificare sperimentalmente se l'esperimento che ho suggerito fornisca, o no, il risultato da me previsto; se cioè sia: c0=cM o c0≠cM (c0>cM). Sul fatto che la mia previsione sia in contrasto con quella prevista "dalla fisica di Einstein" non c'è alcun dubbio. Non mi è chiaro, invece, in cosa consista la differenza con la "fisica di Newton". L'unica che riesco a vedere è quella con la "teoria balistica" implicita nell'Ottica Newtoniana. Ma la "teoria balistica" dell'emissione è stata negata dal momento in cui Maxwell ha avanzato la propria "teoria elettromagnetica" della luce e questa teoria si è dimostrata sperimentalmente fondata. L'esperimento di Alvager prova, appunto, che (entro i limiti indicati) la teoria balistica non può ritenersi sperimentalmente fondata. 3) La mia deduzione dell'espressione delle quantità di moto non è giudicata soddisfacente "perché non stabilisce l'invarianza relativistica della conservazione della quantità di moto".
Infine non c'è bisogno di "presumere" le ragioni per le quali Lewis ha "abbandonato" il proprio punto di vista "a favore" di quello einsteiniano: basta leggere il lavoro di Lewis e Tolman. In questo lavoro essi affermano, appunto, che le cosiddette "prove indirette" a favore della Relatività li hanno convinti ad "accettare" il Principio di Relatività, insieme alle sue conseguenze, "per quanto straordinarie esse siano", ecc... (vedi per confronto "The speed of light" P. 2). In altri termini: Lewis è stato incapace non già di cogliere le contraddizioni della Relatività (i suoi "aspetti straordinari") ma di spiegarle nell'ambito di una teoria alternativa. E alla fine, a malincuore, si è arreso. Perciò ha cercato un modo "puramente relativistico" di riottenere il risultato che aveva già ottenuto nel 1908. Ma Lewis non mette in alcun modo in dubbio la validità della sua prima deduzione. Infatti egli ribadisce che essa è perfettamente "coerente alle leggi di conservazione della massa, dell'energia e della quantità di moto" (Lewis e Tolman 1909 F. 512). In altri termini, il fatto che nella "nuova" versione "puramente relativistica" del 1909 "la conservazione della quantità di moto sia connessa alla legge di addizione delle velocità non significa che la prima deduzione non resti perfettamente valida e coerente ai "principi di conservazione" indicati. Ove tu sia di diversa opinione prego specificare: a) In quale punto del lavoro di Lewis e Tolman (1909) si afferma che la deduzione del 1908 è incoerente. b) In quale punto del lavoro del 1908 è riscontrabile tale eventuale incoerenza. 4) Affermi di esserti riferito all'esperimento di Alvager perché avevi l'impressione che la legge Newtoniana di composizione delle velocità (eq. 5) dovesse applicarsi anche alla velocità dei segnali luminosi. Mentre dalla mia replica sembra che io intenda usare la legge Newtoniana di composizione delle velocità per tutte le velocità tranne la velocità dei segnali luminosi; e mi inviti ad affrontare l'onere di spiegare questo fatto. Ora io ti faccio presente che non mi risulta di essere tenuto a fornire spiegazioni di fisica elementare a Referee sprovveduti. Ma per amor di pace voglio venirti incontro. Vedi, se io voglio lanciare un sasso più forte e più in fretta, prendo la rincorsa. Ma non mi sogno più di prendere la rincorsa per far andare la mia voce più in fretta. Perché ho imparato che la velocità del suono, che è che è un'onda, dipende unicamente dalle particolari proprietà dell'aria, che è il suo mezzo. E con quest'onda, nel suo mezzo, io posso colpire più lontano e più forte, ma non più velocemente. Allo stesso modo, dopo Maxwell, non mi sognerei più di far prendere la rincorsa a dei pioni per vedere se riesco a fare andare più veloce la "luce γ" che emettono. Perché la velocità delle onde elettromagnetiche emesse dai pioni dipernde unicamente dalle particolari proprietà ε0 o μ0 del loro mezzo, che è l'etere. Facendo "prendere la rincorsa" alla sorgente, con queste onde io posso colpire con più energia (blueshift) ma non più velocemente. Non mi sogno, in altri termini, di affermare che la velocità risultante dopo la rincorsa è la "composizione" della velocità della sorgente e della velocità della luce. Tantomeno mi sogno di postulare una legge di combinazione (delle velocità) dei segnali luminosi analoga alla legge di combinazione valida per la velocità di altri "oggetti"... proprio perché ho imparato che è "sperimentalmente inconsistente" con la legge di combinazione della velocità dei sassi. Veniamo ora all'eq. 5 (scriviamola: u = u' + v). Tu la definisci "legge Newtoniana di composizione delle velocità". Suppongo che tu stia semplicemente equivocando con Galileo (che tu non abbia in mente, cioè, la "teoria balistica" implicita nell'Ottica Newtoniana), e suppongo poi che tu voglia contrapporla alla legge einsteiniana di composizione delle velocità: u = (u' + v)/(1 + vu'/c²0) Voglio ricordarti che questa "addizione relativistica delle velocità" nasce dalla anisotropia della dilatazione temporale (carattere "locale" del tempo) nelle trasformazioni di Lorenz-Einstein. Ovviamente, questo carattere "locale" del tempo (da non confondersi con la "dilatazione temporale" degli orologi elettromagnetici in moto o con l'effetto Doppler trasversale) non è mai stato verificato sperimentalmente. Inoltre ti prego di notare che le relazioni (10) di "The speed of light", P. 4, differiscono da quelle di Lorentz-Einstein non solo per l'isotropia delle contrazioni spaziali dei corpi in movimento, ma anche per l'isotropia della dilatazione temporale degli orologi elettromagnetici in movimento:
Monti Einstein t = ατ t = α [τ = (v/ c0²) x]
E con la scomparsa del termine (v/c0²) x nella dilatazione temporale scompare anche il termine u' v/c0² al denominatore della "legge" einsteiniana. Vedi, ad esempio, Resnik Introduzione alla Relatività ristretta, P. 78-79.
Punto.
Ancora una volta, caro Referee, sono costretto a rigettare il tuo Report. E spero che, a questo punto, tu abbia il buon gusto di dimetterti da un incarico del quale, francamente, non mi sembri all'altezza. Cordiali saluti Roberto Monti |
Dopo un paio di settimane telefonai a Remo. Mi propose un compromesso: io avrei
dovuto indicargli tre Referee e, tra questi, lui ne avrebbe scelto uno.
Cominciai a cercare, e nel frattempo mi occupai dei lavori che Volkmar mi aveva
spedito (Seagreen N°3, P. 103). La discrepanza di cui parlava non era in alcun
modo attribuibile, dato il suo ordine di grandezza (10-1), alla differenza tra
c0 e: cM (10-5 - 10-6). Poteva invece dipendere dalla variazione della forza con
la velocità, della quale avevo appena scritto (Seagreen N° 3, P. 90).
Studiata la questione decisi di partire per Braunschweig, perché un conto é
guardar la teoria di una misura e un altro il corrispondente apparato
sperimentale.
Il buon Gianfranco (Spada) mi disse che lui non aveva niente in contrario, solo
che non c'erano soldi. Ma sarebbero arrivati. Gli feci firmare la missione e
partii a mie spese. Quando mi trovai davanti al marchingegno e ne parlai con chi
ci lavorava, convenimmo che c'erano almeno tre o quattro questioni tecniche, ben
lungi dall'essere risolte, che giustificavano l'imprecisione dei dati.
Decidemmo perciò di risentirci dopo qualche mese.
Al mio ritorno, passando per le segreterie, notai un'insolita animazione, e
facce nuove in giro per gli uffici...
"Come! Non lo sai?"
"No"
"Ma dov'eri?"
"In Germania. E allora?"
"Hanno destituito Spada. Peculato, falso e giù di lì..." "Porca vacca. I miei
soldi!".
"Per adesso niente da fare. Più avanti il CNR li rimborserà".
Tornai nel mio pezzo d'ufficio (lo dividiamo in tre) e constatato, sbirciando
nel suo bunker, che l'Eremita c'era, chiesi: "Chi é il nuovo?", e poi attesi...
"Chi?"
"Direttore"
Vagai con lo sguardo sopra i tetti, di là dalla finestra...
"Umf... pare sia
un sindacalista della CGIL"
"Per cambiare. Competenze scientifiche?"
Sempre caro mi fu quest' ermo colle, e questa siepe che da tanta parte...
"Mah!... dicon che, a Roma, sia bastato il nome".
"Il nome?!"...
"Rubi?No!"
Ero allibito. La più lunga conversazione, e la prima battuta, in 12 anni! Tutto
in un colpo solo!
Me la son segnata.
Poi, divagando, mi venne in mente mio padre, che ammoniva: "... perché piangi,
vecchia?"
"Perché il nuovo sarà peggiore di quello che lo ha preceduto"... E adesso state
a sentire: è tutto vero.
Verso Natale mi arrivò questa lettera del Cianci:
Caro Monti, durante l'Assemblea dei partecipanti al Convegno di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione di Rapallo si decise che, prima di essere pubblicati negli atti del convegno, i testi delle comunicazioni presentate presso i Workshops dovessero essere sottoposti a una procedura di referaggio. Il tuo contributo è stato sottoposto ai membri del Comitato Scientifico e inoltre a un referee che ci ha dato un parere scritto, che puoi trovare qui allegato. Ci rincresce comunicarti che, in seguito ai pareri emersi da tale procedura, non siamo stati in grado di inserire il tuo contributo negli atti del Convegno. Cordiali saluti Per il Comitato Editoriale Roberto Cianci
Allegati: Parere del Referee Originali della comunicazione |
Il lavoro è molto povero di contenuti: l'unico (dubbio) supporto alla tesi dell'Autore viene dal red-shift galattico. Tuttavia, la pretesa di ricondurre la variazione in frequenza della radiazione emessa dalle galassie lontane ad una perdita di energia dovuta ad un effetto resistivo appare motivata in maniera troppo debole, in quanto, a livello classico, l'effetto dello smorzamento non è quello di ridurre la frequenza, ma piuttosto quello di dar luogo a termini immaginari nella fase dell'onda, matematicamente equivalenti ad una riduzione dell'ampiezza. Ciò non implica necessariamente l'erroneità della tesi proposta dall'Autore, ma indica la necessità di un'indagine più approfondita di quanto non sia il puro e semplice ricorso alla formula di Planck. La parte successiva del lavoro è quasi esclusivamemte discorsiva, e non aggiunge alcun elemento atto a chiarire quanto la tesi sostenuta sia preferibile all'impostazione corrente basata sull'ipotesi di espansione dell'universo. Alla luce di quanto sopra detto, suggerisco di non procedere alla pubblicazione dell'elaborato. |
[NB: il parere di questo referee era evidentemente ideologico o fideistico, cioè poggiante su pregiudizi, dato che l'ipotesi einsteiniana di espansione dell'universo è oggi confutata da Halton Arp e da altri scienziati, di cui Roberto Monti fu primigenio precursore. Lo studio di Halton Arp raccoglie infatti un'impressionante mole di evidenze osservative che lo inducono a rigettare l'ipotesi dell'espansione dell'universo e a concludere che i redshift degli oggetti cosmici (galassie e quasar) riflettono essenzialmente la loro età. La ricerca empirica di Arp trova poi un potente alleato nella teoria gravitazionale elaborata da Fred Hoyle negli anni Sessanta e poi perfezionata da Jayant Narlikar nel 1977 e più nota come "teoria della massa variabile e della gravità conforme" basata sul principio di Mach. La teoria machiana della "massa variabile" prevede infatti che gli oggetti cosmici più giovani abbiano un redshift più alto ed è una conferma su base teorica della validità della ricerca di Arp. Nel volume di H. Arp "Seeing Red. L'Universo non si espande - Redshift, Cosmologia e Scienza accademica", Ed. Jaka Book, Milano 2009" sono esposti i risultati della ricerca europea condotta al Max-Planck-Institut für Astrophysik di Monaco di Baviera mediante telescopi orbitanti che operano nei raggi X e nei raggi gamma. Il lavoro di Arp, esattamente come quello del precursore Roberto Monti, confuta pertanto le fondamenta dell'interpretazione canonica del redshift che reggerebbe l'espansione dell'universo, e con ciò tutta la cosmologia contemporanea- ndc].
Ma per fornirvi, a questo punto, i necessari lumi, bisogna fare un passo
indietro...
Come avrete senz' altro immaginato, non era mia intenzione lasciar impunito l'affronto che, a suo tempo, Organizzatori e Chairmen del VI Convegno azionale di Relatività Generale avevano tatto al mio lavoro (Seagreen N°3, P. 100).
Ancora inesperto, tuttavia, partii all'assalto con eccessiva irruenza e, soprattutto, senza aver prima ispezionato bene il campo:
rispondo alla tua lettera del 27/8/1984. Sono sorpreso dall'imperdonabile leggerezza tenuta dal Comitato Organizzatore del Convegno. Preventivando reazioni viscerali del tipo di quelle espresse dal Chairman dello Workshop A, ti avevo anticipatamente inviato una copia dei lavori "The speed of light" e "The electric conductivity of background space", nei quali ci sono, appunto, quelle "ben più costruttive e approfondite critiche alla relatività ristretta" invocate dal suddetto chairman. Essi dovevano, evidentemente, essere sottoposti, all'attenzione del Chairman insieme ai "Fondamenti ecc.". Rimedio alla vostra distrazione sottolineando questo fatto e allegando a questa lettera due fotocopie di un testo in italiano dal titolo "Fondamenti teorici e sperimentali della relatività ristretta". Ti suggerisco di sottoporlo, unitamente, al Chairman dello Workshop A e, a questo punto, anche al Chairman dello Workshop sperimentale. Preavvertendoli che questa volta li riterrò direttamente responsabili, di fronte alla comunità scientifica, delle sciocchezze che, eventualmente, continuassero ad obiettare. È sottinteso che, comunque, presenterò una comunicazione alla Poster Session. Saluti Roberto Monti |
Di ispezionare, appunto, il campo, ebbi lo scrupolo solo dopo aver imbucato la
lettera di cui sopra, telefonando al Fabbri.
Scoprii cosi che il C.O., che io avevo senz'altro posto sotto accusa, era
relativamente innocente; mentre avevo clamorosamente sopravvalutato
l'intelligenza del Chairman del Workshop A.
Così, ricevuta la replica del Fabbri:
ho ricevuto la tua del 19/8, preceduta dal nostro colloquio telefonico del 30/8 il quale aveva già chiarito, io spero, l'infondatezza del rimprovero da te mosso al C. O. A questo proposito resta solo da osservare che, conoscendo tu in anticipo il contenuto della lettera che stavo per ricevere, forse più che il suo invito verbale a "trascurare il rimprovero", sarebbero state appropriate delle scuse per un'accusa avanzata con tanta sicurezza e nessun fondamento. Il C. O. desidera inoltre confermare la sua piena fiducia nell'operato dei chairmen a suo tempo scelti per la loro nota autorevolezza, ed esprime la sua convinzione che le considerazioni da te incluse nell'ultima parte della tua lettera siano inappropriate e non consone alla serenità che tradizionalmente accompagna i Convegni Nazionali. Ti comunico infine che sto inviando l'ulteriore materiale da te presentato ai chairmen in questione, fermo restando che non seguiranno altri reports da parte loro. Cordiali saluti. p. il Comitato Organizzatore R. Fabbri |
... cercai di rimediare facendo appello a tutta la mia buona volontà per ritrovare il tatto e la misura che le circostanze richiedevano:
Bologna 10 settembre 1984
Al Comitato Organizzatore del VI° Convegno Nazionale di Relatività Generale e fisica della gravitazione.
c/o Istituto di Fisica Superiore Via S. Marta 3 Firenze.
In relazione alla vostra lettera del 3 settembre 1984 - Prot. P. 146 - desidero precisare quanto segue: Riconosco che l'accusa da me fatta al C. O. non aveva, e non ha, fondamento, ed è effettivamente "appropriato" da parte mia porgere le conseguenti scuse. A mia giustificazione posso portare unicamente il fatto di avere sottovalutato la stupidità del Chairman al quale si deve il report che allego in fotocopia. In esso, come potete facilmente riscontrare, si afferma quanto segue: "... Più precisamente mi sembra che la teoria della Relatività Ristretta... non necessiti di speculazioni pseudoscientifiche del tipo qui esposto, ma semmai di ben più approfondite e costruttive critiche... meglio sarebbe se l'autore... suggerisse un insieme alternativo di esperimenti seriamente fattibili; o, meglio ancora... provvedesse a suggerire un miglior schema teorico, mostrandone chiaramente le qualità e i pregi in confronto a quello universalmente... accettato". È da queste affermazioni che io ho tratto l'erronea conclusione che al referee in questione non fosse stata inviata copia dei lavori "The speed of light" e "The electric conductivity of background space" (vedi lettera del 29/8/1984). Una breve scorsa a questi ultimi - dei quali, a questo punto, vi invito esplicitamente ad effettuare una lettura della versione italiana, qui allegata - rende tanto evidentemente infondate le affermazioni sopra riportate da consentire ampio spazio ad erronee conclusioni, quali quella da me avanzata. Era ben più difficile, mi consentirete, indovinare al primo colpo che mi trovavo di fronte non già ad un comune imbecille (cosa normale di questi tempi, e che avevo già realizzato facilmente dal: "... in ogni caso, non mi sentirò mai di concordare ecc."), ma ad un imbecille di così eccezionale caratura. A questo proposito mi permetto di consigliarvi di riflettere attentamente prima di adottare ancora come termine di riferimento aprioristico in materia di giudizi scientifici la "nota autorevolezza" del tale o del talaltro personaggio. Come potete facilmente constatare, infatti, l'unica obiezione "scientifica" ai miei lavori, da parte del sopracitato Chairman, risulta essere la "nota autorevolezza" di Albert Einstein (vedi: G. Galilei Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Einaudi 1970 P. 137). Infine, proprio in quanto "errare è umano ma... ecc.", vi suggerisco di dar fondo alle "vie straordinarie" per rimediare dignitosamente e in tempo utile alla spiacevole situazione che si è venuta a creare. Sono ancora disposto, in altri termini, a considerare tutto ciò come un "involontario" incidente di percorso del Chairman del Workshop A, che - ove sia convenientemente "chiuso" - non merita di turbare "la serenità che tradizionalmente accompagna i Convegni Nazionali". I miei migliori saluti. Roberto Monti |
E in questo, fortunatamente, mi sovvenne l'inesausta stupidità del Chairman del Workshop A:
Dott. R. Monti TESRE Via Castagnoli 1 80126 BOLOGNA
Egr. Dottor Monti, ho ricevuto dal Segretario del Comitato Organizzatore del prossimo VI° Convegno Nazionale di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione, Dott. Fabbri, copia della Sua lettera in data 29/8. Mi permetto di risponderLe, perché ritengo che i Suoi commenti (tralasciandone la ben scarsa correttezza personale) siano assolutamente infondati, se non addirittura capziosi. Le consiglio vivamente di non utilizzare termini del tipo "reazioni viscerali" (o simili altre baggianate): d'altronde, le suggerisco di evitare pesanti critiche o commenti nei confronti di un Comitato Organizzatore, e di un Suo segretario, che ritengo abbiano assolto precisamente il loro dovere! Mi fu inviato a suo tempo tutto il materiale da Lei trasmesso, che, mio malgrado, ho dovuto leggere con non poca difficoltà e ricacciando indietro i moti di ilarità che alcune Sue affermazioni mi hanno (ben fondatamente) provocato. Non era proprio il caso che Lei ritrasmettesse una copia in Italiano, anche perché conosco talmente bene la lingua inglese da poter leggere i Suoi lavori in detta lingua (errori di stile compresi!). Sappia comunque, egregio Dottore, che ritenendomi appunto responsabile di fronte alla comunità scientifica di cui faccio parte, ho ben ritenuto che fosse il caso di evitare che siffatte chiacchiere pseudoscientifiche fossero presentate in forma ufficiale, riservandogli (per amor di democrazia) la possibilità di comparire in una Poster Session. Non si crucci troppo, però! Anche Einstein non fu compreso agli inizi del suo lavoro (così come Galileo e altri grandi scienziati). Se proprio Lei avrà ragione, ... il tempo Le darà ragione! Mi permetta comunque di rifarLe un caldo consiglio: se ha qualche idea da difendere, d'ora in poi lo faccia con più stile, più chiarezza e più educazione (che non guasta mai!). Distinti saluti. Mauro Francaviglia
|
Miserabile! E faceva anche dello spirito!
Il sangue dei miei antenati Predatori, Attila in testa, mi ribolliva nelle vene:
per molto meno, in altri tempi, io gli avrei tagliato la gola da un orecchio
all'altro, indegno com'era, chiaramente, d'esser decapitato da un fendente!
Altri tempi, dicevo, così rinfoderai la spada, civilmente. E consultai (con grande preveggenza, devo constatare, in relazione al mio stato presente) lo Zingarelli:
La mia lettera del 10/9/1984 indirizzata al C. O. del Convegno contiene alcuni termini il cui significato desidero precisare: a) "stupidità", riferito al Chairman del Workshop A, è usato nella seguente accezione: "qualità di chi è stupido - Stupido: preso da stupore, sbalordito, attonito" (Fonte: Il nuovo Zingarelli gigante P. 1927). b) "imbecille", sempre riferito Chairman, è usato nella seguente accezione: "persona che si comporta scioccamente o commette stupidaggini" (Fonte: Il nuovo Zingarelli gigante P. 879). Come evidenza sperimentale della corretta individuazione terminologica, nonché filologica, adottata, allego infine la seguente lettera inviatami da tal "Prof. Mauro Francaviglia" che si riconosce e afferma "Chairman del Workshop A". (All'1, P. 2). Saluti. |
Queste ultime vicende epistolari consentirono al Fabbri di dichiarare "questione privata" la diatriba tra il Monti e il Francaviglia: ci saremmo incontrati a Firenze. E seguendo il noto adagio: "mens sana ecc." io non trascurai, in attesa di questa circostanza, una ripassatina al muscoli in Palestra.
Ma il Convegno, come ho già detto (Seagreen N°1 , P. 64), si svolse pacificamente.
Due anni dopo, quindi, quando mi arrivò la prima circolare del VII Convegno, onde
evitare ulteriori incomprensioni e spiacevoli equivoci, ebbi cura di contattare preventivamente, di persona, il Chairman del Workshop
B, tal
Treves di Milano, alla cui giurisdizione il mio lavoro era destinato.
Il colloquio risultò, come suol dirsi, franco e costruttivo. "The electric conductivity" fu accettata (Seagreen N°3, P. 101), ed io tenni la mia relazione pubblicamente, a Rapallo, confortato dal genuino interesse che essa suscitò tra i miei uditori.
Di nulla dunque sospettavo, fino a quel 17 dicembre '86.
Ma questa volta mi soffermai a riflettere.
Il colpo era indubbiamente ben assestato: se le "obiezioni" di quel Referee raffazzonato mi fossero state inviate un mese prima, io avrei potuto combatterle adeguatamente. Ma poiché "bisognava rispettare le scadenze che la World Scientific", editrice degli Atti, "aveva imposto", di tempo, a questo punto, non ce n'era più: inutile sprecarne altro replicando, poiché appunto avrebbero potuto persino dichiarar le mie obiezioni accolte...
"Sfortunatamente tutto è già stato inviato per la stampa a Singapore", Svizzera
d'Oriente, dove un despota illuminato, all'insegna del motto: "Noi pisceremo
diritto!", strappava prestazioni inusitate al popol bruto e, ovviamente, prezzi
eccezionali per i suoi colti clienti d'Occidente.
Potevo solo cercar di individuare chi l'aveva assestato.
Partii dal Chairman. Ma il Treves di Milano cadde dalle nuvole. Si dichiarò del
tutto estraneo alla faccenda, ed anzi indignato di non esser stato neppure
consultato.
Passai al Bruzzo, segretario: "Non c'ero. Se c'ero dormivo e se dormivo nulla
vidi, nulla udii e nulla so".
Infine al Cianci. E il Cianci confessò: il "Comitato Scientifico" era il
"Comitato Scientifico Nazionale" così composto: Massa (Presidente), Anile,
Bertotti, Cianci, De Felice, Fabbri, Francaviglia, Modugno, Pizzella.
Il subdolo Bertotti, Francaviglia... questi i pusillanimi che pur avendo
ampiamente occasione di contestarmi in pubblico, a Rapallo, avevano preferito
invece farlo furtivamente, dal chiuso del loro "Comitato"!
Bene.
Io stavo cercando, come ricorderete, i miei tre Referee. E alfine li trovai:
Caro Remo, come d'accordo ti invio i nomi dei tre Referee che mi hai chiesto. Il primo è il Prof. Leschiutta, del Politecnico di Torino. Un esperto nel campo della metrologia "relativistica" che non ha bisogno di presentazioni. Il secondo è Erasmo Recami, dell'Università di Catania. Lo conosci bene. Il terzo è Silvio Bergia,che da alcuni anni tiene il corso di Relatività all'Università di Bologna. Auspicando una rapida e felice conclusione della faccenda, cari saluti
Roberto Monti |
Sistemata così quest'ultima incombenza tornai ad occuparmi delle mie ricerche. Ma, il seguito, alla prossima puntata...