Il segno del Cancro,

la tribù di Levi ed il senso del Tatto

 

 

 

L'uomo del Cancro è in grado di sperimentare la materia delle cose attraverso la tattilità e tutta l'emotività che gli procura il "SENSO DEL TATTO". Il senso del tatto appartiene infatti all'uomo-Cancro nel senso materialistico del corpo umano inteso come "tempio". Gli ebrei dicono a Cristo: "Quarantasei anni è durata la costruzione di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?". Ma il Cristo intendeva il tempio come corpo umano (Giovanni 2,20-21). Per il Cristo i tre giorni della ricostruzione sono: 1) il giorno della dipartita, 2) quello della vita dalla morte a una nuova nascita, e 3) quello del ritorno in un corpo nuovo. Al segno del Cancro è assegnata - fra le 12 tribù d'Israele - la tribù di Levi in quanto la parola Levi, לוי, che si scrive con le lettere LAMED, VAV e IOD, in numeri 30, 6, 10 = 46, esattamente come gli anni di costruzione del tempio.  

 

Il materialismo del corpo-tempio dell'uomo del Cancro è dunque connesso all'antica tribù di Levi.

 

Va detto che il materialismo, di per sé, non è un male e che gli argomenti che i materialisti sollevano a sostegno ed a dimostrazione del materialismo sono interessanti, dato che per essere detti vanno pensati e per essere pensati vanno sentiti, percepiti, cioè toccati con mano, empiricamente. In questo campo si è scritto moltissimo e con grandissimo acume e ciò che è stato scritto vale specialmente per il campo materiale della vita, per il mondo della materialità e delle sue leggi.

 

Il materialista in verità non è uomo negativo, né un problema sociale.

 

Il problema è casomai il mondo a parte che quel grandissimo acume genera quando il materialista non considera se stesso come parte di quel mondo e ciò è anche il problema della scienza contemporanea in cui si impiega acume per descrivere un mondo SEPARATO dall'acume.

Certo, ci sono uomini per i quali è impossibile trovare la via dello spirito o di ciò che è immateriale o sovrasensibile. Ed è difficile dimostrare a queste persone la spiritualità, dato che si fermano a ciò che sanno, cioè a ciò che per la loro disposizione possono sapere. Queste persone si fermano a quanto fa su di loro l'impressione più grossolanamente solida, vale a dire al MATERIALISMO e quando si separano dalle loro possibilità di sperimentare altre impressioni, come quelle provenienti dal TATTO MORALE, per esempio, si ritrovano come recintati in se stessi, divisi dagli altri. Non solo come bruti ma anche come zelanti esecutori di leggi o come sacerdoti.  

La tribù di Levi è infatti quella che SI SEPARA dalle altre tribù affinché i suoi membri possano adempiere la funzione di zelanti sacerdoti e servi di Ihvh,
יהוה. Per questo motivo, a differenza di Giacobbe, Mosè benedice la tribù di Levi (Deuteronomio 33,8-11). Ovviamente si può anche essere solo esecutori della volontà di un Dio, anche se il suo nome è "IO SONO" (Esodo 3,14). Questo però sarebbe anacronistico oggi dato che non si potrebbe pretendere che un sacerdote rigorosamente zelante facesse scaturire il contenuto del proprio agire soltanto dall'osservazione delle leggi bibliche, e neppure che  rinunciasse completamente ad amare, dato che per sua natura l'amore va sempre al di là di ogni legge osservabile. E ciò vale anche e soprattutto in campo scientifico: se si pretende che uno scienziato rigorosamente oggettivo faccia scaturire il contenuto scientifico soltanto dall'osservazione, si deve pure pretendere che egli rinunci completamente al pensare, dato che per sua natura il pensare va sempre al di là dell'osservato.


Dunque se facciamo scienza escludendo l'intuire e il soggetto dell'intuire, cioè l'io, e con l'io, l'essere umano che lo porta, ci separiamo dal mondo reale, come alate teste d'angelo o come CASTA tanto scientifica quanto irresponsabile o, per dirla tutta, come MAFIA, dato che la mafia contemporanea conosce bene questa situazione in ogni ramo che manipola.

Questa SEPARAZIONE è qualcosa di straordinariamente interessante se rapportata non solo alle restanti tribù, ma anche ai restanti sensi della percezione umana!

La SEPARAZIONE interessa proprio il SENSO DEL TATTO, dato che questo è il senso grazie al quale entriamo in rapporto con l'aspetto materiale del mondo esterno e che può essere esteso alle percezioni superiori degli altri sensi.

Se infatti non si considera superficialmente il SENSO DEL TATTO, si può avvertire come il SENSO DEL TATTO ci separa in realtà dagli altri sensi, ponendoci col mondo esterno in un rapporto di fede. Come avviene ciò? Di solito, affermando di tastare, per es., la ruvidità di un muro, crediamo di percepire col tatto il mondo esterno; ma le cose non stanno esattamente così. Certamente quando si tasta, si stabilisce un chiarimento fra la nostra azione e l'ambiente esterno; però ci sfugge che col toccare un oggetto, noi percepiamo in realtà solo noi stessi, vale a dire la nostra corporeità. In altre parole tramite l'oggetto percepiamo propriamente solo la modificazione provocata in noi nelle estremità delle nostre dita, e nient'altro. Il toccare riguarda quindi processi che si svolgono in realtà non all'esterno, ma sotto la nostra pelle e che, solo per questo motivo, possiamo "percepire" qualcosa tangibilmente: ciò che così percepiamo, grazie all'organo del tatto, lo proiettiamo poi sul mondo esterno tramite la coscienza, e formuliamo il giudizio che ciò che stiamo toccando è, appunto, quel muro ruvido.

Col SENSO DEL TATTO, l'uomo in realtà SI SEPARA dal mondo esterno, al quale poi si ricollega tramite fede, affettività, fiducia, TATTO MORALE: in ciò consistendo l'esatto parallelismo con la tribù sacerdotale di Levi che SI SEPARA dalle altre tribù affinché i suoi membri diventino servitori del cielo, percependone il CELATO all'interno di sé!

L'esperienza del tastare non è dunque altro che REAZIONE dell'interiorità umana ad un processo esterno. Da questo punto di vista è tastare anche l'azione dell'occhio, cioè del SENSO DELLA VISTA, e le persone particolarmente sensibili si sentono TOCCARE dallo sguardo altrui (molto spesso anche guardando una persona di schiena mentre cammina, si sperimenta che essa si gira come se qualcuno l'avesse davvero toccata; l'uomo insomma non tasta solo quando tocca materialmente un oggetto, tasta pure quando cerca qualcosa con gli occhi, quando gusta qualcosa con la lingua e quando annusa qualcosa col naso).

Il tastare è dunque una qualità comune ad altri sensi, i quali sono tutti SENSI DEL TATTO!

Cos'altro dice la Bibbia di Levi? A causa del suo zelo Levi - l'antico uomo del Cancro - scatenò grande terrore (Genesi 49, 5-7). Ma così era tutto il genere umano prima dell'avvento dell'"io sono". E in questa stessa realtà dell'"occhio per occhio", esattamente come Levi, rimaniamo ancora oggi, indipendentemente dai nostri segni di nascita, nella misura in cui non ne vogliamo sapere di accogliere l'io come modello del pensare logico di tipo intuitivo. Basti pensare che la dottrina cattolica  all'art. 2267 del Catechismo contempla ancora la guerra e la pena di morte come cose buone e giuste.

 

Cosa si pensava anticamente del Cancro? Secondo gli antichi, l'Uomo-Cancro era colui che, in nome di santi fini, si allontanava dagli altri, vivendo come simbolo originario delle offerte del resto delle tribù. Era discretamente violento: la violenza dell'Uomo-Cancro era di tipo emotivo. Per esempio l'Uomo-Cancro era ritenuto capace di accumulare sulle vittime della sua collera, colpa su colpa, fino a distruggerne completamente l'egoità!

L'Uomo-Cancro di oggi è invece capace di separare in se stesso il sentire dal pensare. Questa è la sua massima prerogativa rispetto agli uomini degli altri segni dello Zodiaco.

 

Ora passiamo all'ebraico.
 

La lettera zodiacale del Cancro è l'ottava lettera dell'alfabeto ebraico, la CHET: ח.

Questa lettera assomiglia alla HE,
ה, con la differenza che la finestra in alto a sinistra è chiusa. Il significato della parola CHET, indica infatti qualcosa come "recinzione, ovile, cancello, delimitazione". Come la HE è una finestra aperta, la CHET è una chiusura. Nella tradizione ebraica è noto il fatto della "piccola" differenza fra queste due lettere e ciò implica una connotazione morale: dentro di noi, c'è o non c'è questa apertura? Abbiamo ancora immaginativa per l'altro mondo oppure siamo chiusi o morti nei suoi confronti? Se la risposta è positiva, allora possiamo ben dire con gioia: "HalleluYa": הללויה (HE-LAMED-LAMED-VAV-IOD-HE). Questa famosa parola significa lodare Dio, magnificarlo, e viene scritta con una HE iniziale. Se invece la si scrive con una CHET iniziale si ha "challel", חלל, che vuol dire dissacrare, quindi l'esatto contrario.

 

L'autorecinzione del Cancro, rappresentata anche dalla scorza coriacea del granchio o del gambero, corrisponde, nel corpo umano, alla gabbia toracica. Il camminare all'indietro del gambero rappresenta la tendenza dell'uomo-Cancro a ricordare il passato, l'infanzia, il rapporto con la madre. Il concetto di "memoria" è celebrato dalla chiesa cattolica soprattutto nella festa del Corpus Domini, quando il sole, appunto, è in Cancro. Anche il corpo riguarda il Cancro e l'8.

 

In ebraico il corpo si dice "guf" e questo termine indica il posto in cui siamo anche quando non siamo ancora nati. Il numero dei nascituri non è infinito ma finito. Continuiamo a nascere attendendo nel "guf", cioè nel luogo celeste denominato il corpo.

La parola "guf", "corpo", è scritta in ebraico con le lettere GHIMEL, VAV e PHE, גוף, in numeri, 3, 6 e 80, totale 89, che può essere sintetizzato in 8+9=17, e ancora 1+7=8.

 

L'8 è il simbolo dell'infinito. Continuiamo a nascere per sperimentare la croce che c'è al centro dell'8 perché questo ci fa evolvere ed emanciparci rispetto alle varie specie, perché ogni essere umano è una specie a sé, diversa da ogni altra specie.

 

Nella rito l'importanza del corpo e della sua purezza è espressa mediante la circoncisione, operazione che veniva fatta a OTTO giorni dalla nascita (Luca 2,21).

 

L'uomo del Cancro è, sì, un materialista, nel senso che sa sperimentare la materia, ma non è che di per sé egli sia chiuso nella materia, proprio perché, se vuole, sa pensare lo spirito. E lo pensa concretamente. Perciò le cose nascoste, occulte, non disturbano l'uomo del Cancro. Anzi le cerca.

Vi è per esempio una relazione occulta fra il nome Ihvh,
יהוה, e la prassi della circoncisione, che ritroviamo occultata perfino in un passo del Deuteronomio in cui è insegnato un nuovo modo di intendere questa prassi. Si tratta della domanda: "chi salirà per noi in cielo?" (Deuteronomio 30,12) il cui contesto è: chi salirà per noi in cielo per farci comprendere il celeste, il celato, l'occulto? E la cui risposta è: la comprensione è già in te, è nella tua bocca e nel tuo cuore. Il cuore è l'organo del sentire. La bocca dell'esprimere il sentimento, il sentito, il percepito.

 

Ebbene, le parole "chi salirà per noi in cielo?" suonano in ebraico "Mì Iaalè Lanu Ashamaima" o "mi iaulah leno ha-shamaymah", in lettere: MEM-IOD, IOD-HAIN-LAMED-HE, LAMED-NUN-VAV, HE-SCIN-MEM-IOD-MEM-HE.

 

"milah" = מילה

         ↓   ↓      ↓  ↓

מי יעלה-לנו השמימה

↑          ↑   ↑     ↑

"Ihvh" = יהוה

 

Se si osserva bene la struttura di queste parole, ci si può accorgere che le lettere iniziali di ognuna di esse formano un'altra parola di quattro lettere: "milah", מילה, che significa "circoncisione" formata da MEM, IOD, LAMED, HE. Se si prendono invece le finali si forma il Tetragramma IOD-HE-VAV-HE del nome di Dio:

Nella frase sono così formati il nomi "Ihvh",
יהוה,  e "milah", מילה, il cui rapporto è spiegato nei versetti che la precedono: YHWH opererà una circoncisione del cuore, come via di conversione a lui (Deuteronomio 30,6-12). Questa circoncisione del cuore, organo del "sentire", esprime, appunto, le caratteristiche del sentire tipiche dell'uomo che nasce quando il sole è nel segno del Cancro. Costui, più degli altri, "sente", a un certo punto della sua vita, la conversione del proprio moto di pensiero. La milah infatti viene a dirci che l’opera celeste è inconclusa fintanto che l’uomo non viene a riparare quanto c'è ancora da fare.

 

Ecco perché la frase-chiave del Cancro è: "Io sento". L'uomo del Cancro è dunque, come rappresentazione di tutta l'umanità concreta, colui che impara a cambiare se stesso per cambiare il mondo. Perciò lavora nel suo corpo, che è la sua terra, per cambiare il corpo del mondo, appunto la Terra.

 

Il Corpus Domini e la festa di S. Giovanni d'Estate caratterizzano invece rispettivamente la terra e le sue acque come "focolare domestico" dell'Io. Il quarto settore astrologico è il settore dell'ambito su cui poggiano i piedi, astronomicamente detto Nadir. Si tratta infatti della Terra come corpo di Cristo, sul quale ogni calcagno si alza, rendendo verificabili le parole di Giovanni 13,18 e del Salmo 40,10: "Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno".

Il numero 4 in ebraico si scrive con la lettera DALET. Questa lettera significa "porta", e simboleggia le due porte del ciclo annuale, vale a dire le "januae" dei due solstizi, che sono aperte da Giano. Giano è sostanzialmente un diminutivo di Giovanni che ci rimanda anche ad Oannes di cui narra Berosso, sacerdote di Bel nelle sue Storie babilonesi, il quale non è altro che Ea, Saturno, pianeta del Cancro ed espressione dell'"io superiore". Da questo punto di vista, l'attesissimo 'Redentore' può essere identificato con Saturno, pianeta della conoscenza e del massimo raggiungimento possibile del conoscere umano: il Sé spirituale (Cfr. Santillana-Dechend, "Il mulino di Amleto", Ed. Adelphi, p. 472).

Siamo nel 2018. 2018 anni fa, all'inizio della nostra era si riteneva che la venuta del Messia dovesse essere preceduta dal ritorno del profeta Elia e che Giovanni il Battista stesso fosse la reincarnazione di Elia. La cosa era accettata da tutti come un evento miracoloso. Invece il sapiente la riteneva uno fra i tanti esempi di reincarnazione, secondo la Torah, secondo la Legge. Se volete accettarlo - dice infatti il Cristo riferendosi a Giovanni Battista - è lui quell'Elia che deve venire (Giovanni 1,21-25; vedi anche Matteo 11,14).

 

E proprio sotto il segno del Cancro cade la festa di San Giovanni Battista e del Corpus Domini, prima accennato.

 

Il numero dell'infinito e del movimento infinito () ci fanno attivi nella visuale del nuovo giorno, quello del Fratello Risorto: l'8° giorno, la domenica, giorno del Signore. Del Signore in latino è un genitivo che si dice "Domini", da cui il termine DOMENICA.

Inoltre il Cancro ha come simbolismo grafico la doppia spirale formata dal 66 orizzontale, le cui cifre inversamente speculari mostrano il procedere evolutivo, in cui la fine di un'incarnazione sperimenta il "trapasso" nella nuova attraverso un piccolo distacco, un salto, dopo il quale continua il ciclo vitale del CORPO ETERICO.

Questo segno, simbolo fondamentale del ciclo di vita germinativa, nonché della fecondità del granchio e del gambero (i crostacei sono molto prolifici) è composto da due elementi-germi di polarità opposta, che girano l'uno attorno all'altro, che si attirano e finiscono per assorbirsi generando gli organi via via più differenziati degli esseri. Simile al simbolo yin-yang, ci rimanda dunque al numero di volte in cui compare "sheol", tomba, nella Bibbia. Il termine tecnico "ghilgal", che indicava attraverso il suo significato di "ruota" o "cerchio di 12 pietre", il ciclo delle ripetute vite terrene, nonché la cosiddetta carta del cielo zodiacale con i suoi 12 segni, cioè 6 segni, polari ad altri 6 segni, come assi cosmici, 6 + 6 = 12.

 

E ghilgal, גלגל, si scrive con le quattro lettere "ghimel"-"lamed"-"ghimel"-"lamed", valori numerici 3-30-3-30, somma totale 66.

Il glifo del Cancro rappresenta il salto evolutivo fra vecchio e nuovo.

 

 


Nel procedere dell'evoluzione, ciò che è antico si involve, quasi a spirale, mentre l'evoluzione nuova si svolge dall'antica come una seconda spirale, procedendo dall'interno all'esterno. Se non che questa nuova evoluzione non si allaccia direttamente all'antica: fra la fine dell'antica e l'inizio della nuova vi è un piccolo distacco, un salto, e solo dopo questo salto il progredire continua. Questo salto che non si vuol capire in nome della tradizione o del tradizionalismo non è altro che la croce dell'8, che è l'esperienza dell'uomo del Cancro o della materia rispetto all'esperienza dell'uomo del Capricorno o dello spirito.

Perciò le due spirali s'intrecciano, con un piccolo distacco al centro.

 

Perciò il segno del Cancro è anche espressione simbolica dell'ascesa al macrocosmo e rappresentazione della formazione di ogni nuovo germoglio in ogni tipo di evoluzione.

 

Sostanzialmente l'uomo del Cancro sa cambiare mentalità, cioè il suo rapporto con le idee imperanti in un
mondo corrotto. Sa, più degli altri uomini dello Zodiaco, accettare l'idea che si deve saper guardare al mondo con occhi diversi. 

E tutto ciò era ed è in connessione con la realtà delle ripetute vite terrene di ogni essere umano.

 

La milah, che è in chi salirà per noi in cielo, ci viene a dire che noi possiamo farcela proprio perché la milah non è in cielo ma nel rapporto fra terra e cielo. E con l'aiuto di noi stessi, saliremo... e salendo la prenderemo in possesso, poiché possiamo farcela...