NEREO VILLA
Il cielo di tutti
Capisaldi di economia
celeste e di liturgia cosmica per il terzo millennio
Indice:
1ª parte: Aspetti del malinteso "Cristo"
nel cattolicesimo - La distruzione astratta del micro e del
macrocosmo - L'eresia dei rapporti fra terra, cieli e
divinità - Il mandato ecclesiale per l'ordine
celeste e terrestre - L'immagine dell'ordine celeste - Burocrazia divina - L'umanità del futuro - Oscurantismo scientifico del cielo - Il salto evolutivo fra vecchio e nuovo
2ª parte: Il salto generazionale fra vecchio e
nuovo - Il corpus domini è la terra - Osanna come parola d'ordine cosmico - Liturgia cosmica - Elementi biblici di rivoluzione solare - L'iracheno Abram da Roma alla Cina - Cana in Galilea ed il vero israelita - La bestemmia di Gesù - Nuova eucarestia
3ª parte: La
Terra di Israele - Esempio di logica immaginativa - Assimilazione occidentale dell'idea di
predominio
4ª parte: ARIETE - TORO - GEMELLI - CANCRO - LEONE - VERGINE - BILANCIA - SCORPIONE - SAGITTARIO - CAPRICORNO - ACQUARIO - PESCI
5ª parte: Appendice
politico-astrologica in merito a plutocrazia e a Plutone
La sacralità della Terra di Israele consiste nel suo essere parte del Corpus Domini reale della Terra, non nel costrutto legale che vorrebbe fare dell'uomo un fratello a condizione che abbia in sé del sangue ebreo certificabile burocraticamente.
Gli israeliti dovranno prima o poi riconoscere lo spirito del linguaggio che da sempre forma le parole "Israele" ed "ebreo", anche se attualmente tale riconoscimento sembra essere pieno di difficoltà.
, Israel, è infatti un nome il cui significato può variare a seconda degli interessi: il medio oriente giuridico filoebraico lo studierà, per es., come "Iashar-Kel" col significato di "giusto per Dio", e per fare "guerre giuste" o "sante" lo farà consistere in "Sciarah-El", cioè nel nome di "chi combatte per il Signore"; l'orientale o lo studioso dei Veda gli attribuirà la parentela col dio nepalese "Ishwara-El", espressione dell'Atma consistente nel principio di relazione fra il Creatore e la creatura e riferibile alla manifestazione di ogni forma di ricchezza, di abbondanza e di prosperità; il cattolico o l'antisemita tradurrà "Israele" con "contendere con Dio", e così via.
Proverò pertanto ad esaminare la parola secondo percezione e concettualizzazione delle sue parti.
La parola "Israel" è formata da cinque lettere, iod, shin, resh, alef e lamed, che secondo le corrispondenze ideografiche indicate da Fabre d'Olivet(1), esprimono l'idea di un potere, la cui espansione risulta dal muoversi di un soggetto nel tempo.
iod |
potenza primordiale |
|
shin |
durata relativa |
|
resh |
movimento |
|
alef |
potenza |
|
lamed |
diffusione |
Al centro della parola, il moto è dato dalla lettera "erre" o resh.
Nel mio libro "Numerologia biblica" ho mostrato come la lettera zodiacale dei Pesci sia razionalmente attribuibile alla lettera resh, e non alla lettera qof, come è invece indicato dal Sefer Yezirah assieme ad altri errori di corrispondenze alfabetico-astrali pedissequamente ripetute senza ragione dai testi tradizionali di astrologia ebraica. Tali conoscenze dell'alfabeto ebraico andarono infatti perdute all'epoca della cattività di Babilonia, e quando Esdra volle ricostituire il testo della Torah servendosi dell'alfabeto caldaico - che è la scrittura ebraica oggi impiegata - il nuovo alfabeto ebbe, sì, 22 lettere come l'antico, ma le corrispondenze furono modificate e divennero quelle che si ritrovano nel Sefer Yetzira. Il risultato del mio lavoro di razionalizzazione portò a corrispondenze alfabetico astrali coincidenti col sistema archeometrico originale che precedette le modifiche di Esdra, ed identiche a quelle dell'alfabeto watan pre-diluviano, alfabeto primitivo degli atlantidi, conservato in India e giunto fino a noi mediante i bramana indiani. E poiché nel mio lavoro le corrispondenze trovano sostegno e giustificazione proprio in se stesse, rimangono in sintonia proprio con il Sefer Yetzira stesso, là dove dice: "...e fai stare in piedi la cosa in maniera esauriente..."(2).
In quanto zodiacale dei Pesci, la lettera centrale di Israel esprime dunque il movimento anche attraverso la parte del corpo umano corrispondente astrologicamente a tale segno zodiacale: i piedi.
La lettera "erre" esprime comunque in ogni linguaggio terrestre, antico e moderno l'idea di movimento, che per gli antichi era innanzitutto connesso alla ruota ed alla moto apparente del sole.
L'esempio seguente mostra la lettera "erre" nella scrittura geroglifica del nome Chefren, così come appariva nell'antico Egitto.
KHAEFRA' = Chefren
R |
A |
KHA |
F |
= KHA F RA |
R |
A |
sorga |
egli |
= Che sorga Ra |
Come si vede, in questa antica scrittura egiziana del nome "Chefren", il dio Ra, scritto davanti in forma di rispetto, esprime il segno astrologico del Sole.
In base a queste considerazioni, la parola "IS-RA-EL" sembrerebbe derivare dall'unione di tre parole, due di origine egizia "Is" e "Ra" e l'altra "El", che sta per "dio", di origine probabilmente semita.
Ra, nella lingua dell'antico Egitto, identificava il dio sole.
L'espressione "is" la si trova invece come esortazione a muoversi e si scrive con un geroglifico raffigurante un chiavistello trasportato su gambe. Con tale geroglifico si può dare un ordine:
"Andiamo!"
Per cui la traduzione del nome "Israel" - qui comunque posta semplicemente come ipotesi - dovrebbe suonare letteralmente: "Andiamo verso il Sole, Dio", e come espressione di luogo geografico: "luogo del potere solare che si espande attraverso il moto temporale".
Credo che questa ipotesi di lettura del nome "Israele" possa essere accettata tanto dagli ebrei quanto dai non ebrei.
In ogni caso, gli israeliti dovranno prima o poi riconoscersi anche nello spirito del linguaggio che forma la parola "ebreo", la quale mi sembra in armonia con tale mia ipotesi di lettura.
La parola ebreo si dice in ebraico "ivrì" o "ibrì" (le lettere "b" e "v" sono nell'alfabeto ebraico espresse entrambe dalla lettera "bet") ed è formato dalle lettere (da destra a sinistra) "ayn", "bet", "resch" e "iod":
Anche il significato di questa parola è stato dichiarato da molti incerto o oscuro. Nel "Dizionario dei concetti biblici del nuovo testamento" esso è studiato nel modo seguente:
"ibri, in greco hebràios, è un antico vocabolo di significato incerto. Gli ebrei appartengono linguisticamente ed effettivamente alle popolazioni "Habiru" che, attorno alla metà del secondo millennio, vengono spesso ricordate in testi babilonesi, ugaritici ed egiziani. Come l'accadico Habiru e l'egiziano 'pr, il vocabolo biblico iwri (b = w) è un concetto giuridico: indica persone della stessa posizione sociale, senza riferimenti alla provenienza etnica (i loro nomi personali derivano da diversi circoli linguistici), che non avendo una fissa dimora e possedimenti, si mettevano a servizio pattuito, con le popolazioni sedentarie ("servi" in Egitto; 1 Sam 14, 21). A gruppi, anticipazioni delle tribù, e aiutandosi, questi nomadi penetrarono col loro bestiame nel paese della cultura e forse vennero chiamati ewer, immigrati, dai cananei del posto (per es. Gn 14, 13), perché venivano da Ewer, dal (paese) dell'aldilà della steppa dell'est e del sud. Così il termine ebrei venne usato in antichi racconti da parte di altri popoli, talvolta in senso sfavorevole, altre volte da Israele stesso nei contatti con forestieri, con significato dispregiativo (a proposito Gn 40,15; 43,32; Es 1, 15-19; 2,11-13; 3,18 ecc.: "Dio degli ebrei"; 1 Sam 4,6.9; 13, 3.19; 29, 3). Durante il periodo della monarchia, gli ebrei erano persone non libere, economicamente deboli; costituivano un gruppo distinto dalle persone libere in Israele (a proposito Es 21, 2; Dt 15, 12; Ger 34, 9.14)"(3).
Che il termine "ibri" venne usato in senso sfavorevole o dispregiativo risulta anche dalla comparazione fonetica con la parola italiana "ibrido" e con altri idiomi (per es., dal greco "ybris", dall'inglese "hibrid", dal francese "hibride", dal tedesco "hibrid", ecc.). Spesso il linguaggio umano, per quanto diversificato, appare ugualmente sponda o soglia del mondo spirituale universale.
Anche in base anche a questa consonanza fonetica, la parola "ebreo" comporta il significato essenziale di "migrante non conforme ad una provenienza etnica definita".
Letimologia della parola "ebreo" appare allora in tutto il suo significato: ebreo significa "nomade", "colui che passa". E ciò ben si accorda col concetto di movimento concentrato nel termine "Israele".
Secondo questa etimologia, che nella radice di "ibrì" ha in sé l'idea di passare oltre di portarsi "al di là di", si spiega anche come mai l'ebreo abbia tutto il mondo da una parte mentre lui è dall'altra, e come mai a questo popolo, che sfidò tutta l'umanità denunciando nella solitudine della sua diversità gli errori delle genti, sia stata concessa con la lingua sacra, anche una promessa divina di dominio del mondo.
Da questo punto di vista, il sionismo appare inserito in una dicotomia che non può passare inosservata: da una parte vi è l'accesso alla modernità nella domanda sionista "Perché non dovremmo avere anche noi un nostro stato?"; dall'altra vi è la fedeltà alla tradizione ebraica nella risposta: "Se pretendiamo "avere" Israele come Stato, togliamo ''essere" all'Israele come realtà spirituale universale".
Si tratta di una contraddizione per alcuni aspetti simile a quella fra "romano" e "cattolico": se sei romano non sei cattolico, e viceversa, in quanto cattolico significa universale.
Lo "Stato" sionista, cioè lo "Stato d'Israele" limita dunque esso stesso il suo proprio potere nella misura in cui limita l'essenza stessa del significato di "ebreo": il "passante" che anziché passare diasporicamente attraverso i popoli del mondo si ferma in modo statico o statalistico, magari continuando l'opera di chi emette moneta in modo truffaldino, è come il sale che non ha più sapore, e non può passare per sale di sapienza, in quanto lo Spirito risorge e non si lascia ingannare.
Il massimo ideale di Sion, di Roma o di qualsiasi altra confessione religiosa non può non essere il raggiungimento della pace mondiale sotto un unico governo, che sopprima le frontiere tra i paesi affinché esista un sol popolo: quello terrestre.
Ai primordi dell'evoluzione umana sulla terra, i matrimoni avvenivano esclusivamente entro cerchie ristrettissime di famiglie consaguinee. In seguito tali cerchie di consanguinei andarono sempre più allargandosi e ci si incominciò a sposare tra persone di tribù differenti, ma non ancora tra un popolo e l'altro. Il popolo dell'antico testamento si attenne e si attiene ancora al principio della consanguineità.
Questa arretratezza culturale dovrà prima o poi rispondere alla domanda che il mondo cattolico dovrà fare ad Israele per non continuare a offrire traduzioni acefale della Bibbia: "Come mai nel Vecchio Testamento si parla solo di "Cana"(4) mentre solo nel Nuovo si parla di "Cana di Galilea"?
Credo che tale domanda e relativa risposta siano necessarie espressioni di coerenza culturale e di pace mondiale reale.
Sono comunque ben lontano dal pensare che gli ebrei non dovrebbero avere un loro proprio stato o che il popolo giudaico debba "sempre sussistere disperso e vagabondo" come vorrebbe il mondo "cattolico" in base alla sua interpretazione del Cristo(5).
Credo semplicemente che lo Stato d'Israele sia il solo vero soggetto capace di valutare la questione e che il contributo occidentale non possa prescindere dalla sua capacità di recuperare un po' di logica immaginativa per incominciare a riflettere organicamente sul problema.
Esempio di logica immaginativa
Quanto segue è un esempio logico-immaginativo di un risultato a cui si può giungere tramite la sola considerazione pensante, senza conoscere niente della lingua ebraica, né di matematica sacra.
Nel mio libro "Numerologia Biblica" ho messo in luce da vari punti di vista la ciclicità intrinseca al numero undici, e recentemente un acuto lettore mi ha fatto un bellissimo regalo facendomi notare che la prima lettera ebraica che, per la sua forma geroglifica, risalta rispetto alla forma delle altre nel primo versetto della Bibbia è la lettera "lamed". Inoltre - ha osservato - "essa è proprio l'undicesima lettera che compare nella Bibbia". Devo dire che dal 1995, anno della pubblicazione di quel libro, ho ricevuto per la prima volta, dopo quasi un decennio, un'osservazione simile a quelle che mi permisero di scriverlo, raccogliendo qua e là appunti in lunghi anni di ricerca. A quell'osservazione ne sono poi scaturite altre altrettanto importanti in merito all'ultima lettera del versetto, sempre poggianti sulla medesima logica immaginativa. Qui farò solo pochi accenni, soprattutto in merito all'osservazione della lettera "lamed".
Osservando il primo versetto biblico, ciò che salta subito all'occhio è infatti
il segno lamed,
che si innalza uscendo dalle righe ideali che guidano la malferma scrittura dei nostri primi anni di vita.
Nell'ultima lettera del versetto si nota invece l'"andare sotto" del
segno tzade.
Tenendo presente che questo è un esempio di logica immaginativa, dunque di consapevolezza dell'Io della sua facoltà creatrice di immagini, si consideri ora quanto segue. La lettera "lamed", dodicesima dell'alfabeto ebraico, si manifesta per la prima volta in Genesi come undicesima lettera, indicando così che la sua ciclicità è lì manifestata nella relazione fra 11 e 12. In quel luogo della Bibbia compare un valore che si manifesta attraverso un altro valore: lamed si manifesta tramite l'11° posto delle prime lettere bibliche. La ciclicità, evidente nel 12 (dodici i mesi dell'anno, dodici le costellazioni, dodici i semitoni della scala musicale, ecc.) si manifesta tramite la ciclicità dell'11, evidente solo attraverso logica intuitiva, e questo infatti può essere ricavato dalla lettura di quel mio libro.
Ma credo si possa anche ipotizzare che il prodotto di quei due valori possa consistere in un valore altrettanto importante per il concetto di ciclicità.
Se il prodotto di 11 x 12 è 132 e questo nuovo valore lo si immagina con caratteristiche umane, 132 appare risultante di due fattori, uno dei quali si manifesta tramite l'altro. L'ipotesi che tale prodotto appartenga equamente ad ambedue porta allora a dividere in due parti uguali il 132. In tal modo si ottiene 66, valore attribuibile sia al primo che al secondo fattore.
132 : 2 = 66
Ma così facendo non ho fatto che un'operazione basata sulla formula della Tetraktis pitagorica o formula del valore segreto di un numero "n":
n(n+1) |
|
VSn = |
---------- |
2 |
In altre parole, anche senza conoscere la formula, ho applicato, secondo un ragionamento immaginativo di tipo estetico e perequativo la formula al valore del luogo in cui compare per la prima volta nella Bibbia la lettera "lamed".
A questo punto si può perfino rapportare tale luogo alla località geografica, che anticamente rappresentava attraverso un cerchio di 12 grosse pietre il prototipo delle carte astrali astrologiche, e l'idea delle ripetute vite terrene dell'essere umano: Galgala, in ebraico "ghilgal".
La parola "ciclo" si dice in ebraico "ghilgal" e si scrive con le lettere ghimel-lamed-ghimel-lamed, valori numerici, 3-30-3-30, totale 66. Se si prende il numero ordinale 11 e si sommano tutte le lettere che dall'uno portano all'undici, si ha sessantasei. Il risultato di questo tipo di operazione è il cosiddetto "Valore Segreto" di un numero e si scrive VS. Nel caso dell'11, si dice:
VS 11 = 66
Infatti:
1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11=66
La formula del VS di un numero (n) è quella sopracitata, e che, applicata all'11 da' come risultato il 66:
11 x (11+1) |
||
VS11= |
------------- |
= 66 |
2 |
Poiché il VS di 11 è 66, si può dire che tanto la collocazione della lettera kaf all'undicesimo posto dell'alfabeto ebraico, quanto la collocazione della lettera lamed nel primo versetto della Bibbia, esprimono il concetto di ciclo. E ciò dimostra che il concetto di ciclicità è essenzialmente matematico, e più che confessionale, è conoscenza universale.
Il termine "Ghilgal" è infatti riconosciuto come termine tecnico del "passaggio" da un'incarnazione all'altra:"Non si tratta di un luogo materiale, e neppure la Bibbia intende con tale parola un luogo. Ghilgal significa 'passaggio da un luogo all'altro'. E' un termine tecnico: il rotare, il passare e vivere dell'anima entro un corpo fisico, il suo passare da un corpo fisico all'altro. Questo veniva chiamato Ghilgal"(6). Undici è inoltre la terza parte degli anni di Cristo.
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Assimilazione occidentale dell'idea di predominio
L'uomo del futuro non potrà esimersi dall'osservare che la Terra è geopoliticamente divisa in tre grandi aree, in un contrasto sempre più accentuato tra un ovest avido, materialista e calcolatore (l'accusa islamica che l'occidente rappresenti Satana, sotto quest'ottica, non è poi tanto sbagliata), un est che, perduto il giogo ateo comunista con il crollo dell'URSS, esplode in violente e fanatiche ribellioni in difesa di valori che sono agli antipodi, e un centro, dove vengono a concentrarsi tutte le anime che arrivarono ed arrivano fin lì dall'occidente, dall'oriente, da nord e da sud.
Da un lato, la "democrazia" dei mass-media e della borsa valori e, dall'altro, la teocrazia oscurantista e medievale di tipo islamico si combattono ormai da troppo tempo in un duello crudele fra chi sbaglia perché sarebbe "troppo avanti" e chi perde perché sarebbe "rimasto indietro". Si tratta in verità una lotta fra diavoli, vale a dire fra le forze luciferiche dell'est e quelle altrettanto demoniache, ma differenti, dell'ovest. Queste ultime, a differenza delle prime caratterizzate dal massimo principio generale di ribellione, consistono maggiormente nel principio di potere sul denaro e della relativa strumentalizzare e degradazione degli uomini basate sul bisogno.
Nel mezzo fra oriente ed occidente sta, accanto al Medio oriente, anche l'Europa, anch'essa osservabile come particolare luogo alchemico di etnie diversificate.
I popoli europei, differentemente da quelli medio orientali, riconobbero il Cristo secondo tre differenti intendimenti e logiche:
i popoli latini, ispirati dalla Chiesa latina, riconobbero il Cristo prevalentemente come Re ed in tale logica nacquero i concetti di Stato e di Legge;
quelli anglo-tedeschi delle Logge - le cosiddette logge di re Artù - riconobbere il Cristo prevalentemente come Maestro ed in essi poterono svilupparsi l'Illuminismo e l'attuale sistema politico-finanziario;
i popoli dell'Europa orientale - corrente del Graal - riconobbero il Cristo prevalentemente come Spirito. Il massimo esponente di questa corrente fu il teologo russo Solov'ev, significativa espressione di tutta la corrente scientifico-spirituale proveniente da Goethe e sviluppata poi da Rudolf Steiner.
Alla fine del primo versetto biblico, come è stato notato, la lettera tzade si inoltra verso il basso, e sembra quasi che in quel primo versetto vi sia tutta la conoscenza del passato e del futuro di tutta l'umanità nel suo processo di incarnazione terrestre.
Infatti, mentre all'undicesima lettera il nostro karma è rappresentato graficamente dalla lettera lamed, che provenendo dall'alto, esce fuori dalle "righe" della nostra condizione materiale, alla alla fine del primo versetto biblico vi è già un segnale della possibilità di superamento del karma attraverso il Cristo. Si tratta della "tzade", 28ª lettera della Bibbia. La parola "tzade" significa "amo", e "tzedek", "giustizia". La ventottesima lettera della Bibbia, con la sua forma inoltrantesi fino al basso, esprime la capacità di pescare dal basso gli esseri umani per portarli verso ciò che è giusto, attraverso un altro elemento ciclico: la durata del mese lunare (la luna esprime la luce riflessa del Sole) è infatti di 28 giorni. L'iniziato del Sole-Cristo, che attraversò il deserto per portare ad Abramo il culto del pane e del vino, fu infatti Melchitzedek, che significa "re di giustizia".
Anche attraverso la 28ª lettera è possibile dunque, attraverso logica immaginativa, il collegamento con ciò che il Cristo ha mostrato attraverso le parabole del chicco di grano, cioè che occorre andare "sotto terra" come il segno sacro tzade, per essere poi ripescati.
Il dramma dell'umanità che nuota sott'acqua o che mette la sua testa sotto la sabbia come gli struzzi è la mancanza di conoscenza e l'ignoranza, e ciò permette l'instaurarsi dello schiavismo nelle coscienze come norma e normalità.
Se infatti dalla logica immaginativa del primo versetto biblico si passa alla lingua sacra di tutta la Bibbia, osservando il suo racconto nel suo complesso sia per quanto riguarda il passato che in merito al futuro, pare normale che il mondo debba essere una grande teocrazia sotto la guida di Dio, cioè del Dio d'Israele o Dio dell'Alleanza.
In merito a quest'idea di predominio però gli ebrei non sono soli. Anche i seguaci di Maometto si attendono una grandiosa autorità mondiale teocratica sotto la guida del loro profeta. Ed anche in Occidente ugualmente esistono analoghe aspirazioni, provenienti dal cattolicesimo romano. Le ambizioni di Roma su questo punto sono note. Una gran parte dei cattolici è perfino d'accordo con l'idea ebraica, che promuove con la sua propaganda apportando "solo" qualche correzione al modo di vedere degli ebrei, ed esprimendola così: "Noi cattolici non aspettiamo più il Messia perché per noi il Cristo è già venuto duemila anni fa. Il Cristo dunque non deve più venire; deve casomai ritornare e ritornerà rimettendo al suo posto l'antico popolo dell'Alleanza, la nazione ebraica, la quale però accetterà allora il nostro Cristo e lo confesserà; così Dio istituirà la sua teocrazia con gli ebrei e ci riunirà, in quanto nel Nuovo Testamento ebrei e cristiani sono riuniti in una stessa comunità".
Ovviamente, tutti coloro che non accettano questa testimonianza sono pagani.
In ogni caso gli ebrei con la loro attesa del Messia e i cristiani con l'attesa del suo ritorno volgono il loro sguardo, con una tensione piena di speranza, verso il paese di Cana, sapendo che là, sulle rive orientali del Mediterraneo, accadrà - come sta accadendo - qualcosa di straordinario e di straordinariamente sanguinoso, un grande combattimento, dopo il quale Dio è atteso come condottiero del suo popolo. Molti infatti sono i movimenti confessionali della grande propaganda che dice "La fine del mondo è vicina, preparatevi!" dai testimoni di Geova agli evangelici luterani americani di Billy Graham, al British-Israel, e così via.
Se però si riflette sulle origini del popolo ebraico ci si accorge che questo popolo è solo una frazione dell'antico popolo semitico, anticamente diviso in dodici tribù che si separarono poi in due regni: il Regno d'Israele, comprendente dieci tribù, e il Regno di Giuda, comprendente due tribù. Ambedue questi regni, Israele e Giuda, subirono sempre infatti nel corso di millenni, grandi calamità e tribolazioni, tant'è vero che le loro popolazioni furono spesso deportate, così come è descritto nella Bibbia.
A un certo momento della storia, il Regno d'Israele però scompare improvvisamente e non si sa più che fine abbia fatto la sua popolazione. Si sa soltanto che le uniche tribù che rioccupano il loro paese nei suoi confini originari sono quelle del Regno di Giuda e che verso il principio della nostra era il regno di Giuda esso cade sotto il giogo dei Romani, dopo di che anche questi giudei si disperdono in tutto il mondo.
Ciò che appare completamente inosservato dai credenti di ogni confessione religiosa è che i loro discendenti sono proprio gli ebrei di oggi, che sembrano avere conservato maggiormente le antiche caratteristiche semitiche, ma nessuno si chiede dove siano sparite le altre dieci tribù.
Rispetto a queste dieci tribù si assiste come ad un vuoto della logica, che viene sostituito da mera fede acritica. Anche tali tribù infatti appartenevano all'antica razza semitica e anch'esse avevano la stessa vocazione dei giudei del Regno di Giuda.
Alcune ricerche fatte per determinare il luogo in cui si sarebbero fissate queste dieci tribù scomparse, portano all'ipotesi che migrando attraverso la Siria in direzione nord-ovest si siano stabilite nei paesi dell'Europa occidentale(7).
Se tali ricerche sono giuste si è indotti a concludere che noi stessi e molti altri popoli dell'Europa occidentale costituiamo i discendenti di quelle dieci tribù scomparse. Nel nome "Danimarca" si può rilevare per esempio il nome della tribù di Dan (Dan-Marca). Estendendo tale logica si può pertanto supporre la possibilità che anche nel nome di altri paesi sia rinvenibile quello della relativa antica tribù.
Questa è comunque solo un'ipotesi ed un'indicazione di studio. Si può però dire con verosimiglianza che non solo i danesi ma anche gli olandesi, i tedeschi, i fiamminghi, i norvegesi, gli svedesi, gli inglesi, ecc. sono in generale tutti discendenti delle dieci tribù scomparse d'Israele.
Il futuro nuovo ordine mondiale teocratico rimane comunque un'idea che Israele, sia esso inteso come "sionismo" o come "Verus Israel cattolico romano", dovrà assimilare al Corpus domini, cioè a tutti i popoli del pianeta a partire da "Cana di Galilea"...
NOTE
(1) Fabre d'Olivet, "La lingua ebraica restituita", Ed. Quaderni dell'Officina, Paris, 1815.
(2) "Sefer Yezirah", traduzione di E. Shadmi, cap. I, sez. 3, Ed. Atanor.
(3) L. Coenen - E. Beyreuther - H. Bietenhard, "Dizionario dei concetti biblici del nuovo testamento, Ed. EDB.
(4) Vedi: Giosuè 16,8; 17, 9; 19, 28.
(5) Quando nel 1897 nacque l'Organizzazione Mondiale Sionistica che, nel primo Congresso a Basilea, decise di "creare per il popolo ebraico una patria pubblicamente e legalmente garantita in Terra d'Israele", la rivista "Civilta' Cattolica" scrisse "Secondo le sacre pagine, il popolo giudaico deve sempre sussistere disperso e vagabondo. Ricostruire una Gerusalemme che sia centro di un risorto regno ebraico e' contrario alla predizione del medesimo
(6) R. Steiner "I profeti dell'io", Ed. Tilopa, pag. 49. L'etimologia di "ghilgal" è comunque storica e si trova nella Bibbia: "Allora Yahwe disse a Giosuè: "Oggi io ho rimosso da voi l'obbrobrio d'Egitto". Di qui il nome di Ghilgal dato a quel luogo fino al presente". "Ho rimosso" proviene dal verbo "gall", che significa "rotolare", "il rotolar via", "togliere", "allontanare", "rimuovere", ecc..., oppure anche il "volgersi" riferito alle acque, connessione possibile con il memoriale della divisione delle acque del Giordano (Giosuè 4,7). "Gal", come parola, come radice di "ghilgal" e come verbo, racchiudono assieme, oltre ai significati di "esilio" e di "allontanamento", anche tutta la storia della divisione delle acque e quella delle 12 pietre erette a testimonianza del patto fra Dio e Israele. Per questo motivo "ghilgal", significa oltre a "ciclo", "ruota, anche "cerchio di pietre". (cfr. Bibbia di Gerusalemme, Ed. EDB, pag. 413, nota di Giosuè 4,19). Anche il numero 12 delle pietre è rintracciabile nella sequenza ghimel-lamed-ghimel-lamed: ghimel e lamed sono infatti, rispettivamente, la terza e la dodicesima lettera dell'alfabeto ebraico; sommando le posizioni delle quattro lettere si ha il valore numerico della lettera numero 12, cioè 30 = 3+12+3+12. Il "cerchio delle 12 pietre" con l'idea di ciclo che esprime, può essere ravvisato anche nel significato simbolico dei cosiddetti "nodi lunari", entro le 12 costellazioni dello zodiaco, secondo un mito babilonese: "Marduk creò il grande dragone: alla testa vi pose il Nodo lunare ascendente e alla coda il Nodo discendente, facendogli portare 6 costellazioni sul dorso e 6 sul ventre." (F. Capone, "I nodi lunari", Ed. Capone, pag. 20). Questo dragone, chiamato Apopi nella mitologia egizia, viene chiamato Rahu o Kethu, nella mitologia indiana: Rahu, quando si considera la testa del Drago, (astrologicamente il nodo lunare nord), Kethu quando si considera la sua coda (il nodo lunare sud). Il significato del nodo lunare nord (Rahu), è nell'astrologia, quello della strada che l'individualità deve seguire in questa vita, per progredire, cioè per la propria evoluzione individuale. Il nodo sud rappresenta invece, la vita passata, cioè la precedente vita terrena, da cui l'individualità deve svincolarsi se vuol procedere in senso evolutivo.(L. Mariangeli, "Astrologia tibetana", Ed. Mediterranee, pag. 68; D. Koechlin de Bizemont, "Astrologia karmica", Ed. Armenia, pag. 213).
(7) J. Van Rijckenborgh, "Démasqué", Rosenkruis-Pers, Haarlem, 1983.