Il denaro di acquisto

 

Oggi la gente crede di avere in banca i soldi che risparmia, senza avere la minima consapevolezza che tale categoria di denaro si chiama, in senso scientifico-spirituale "denaro di prestito", categoria diversa da quella del "denaro d'acquisto" e dall'altra denominata "denaro di donazione". Proprio per questa credenza, che dai tempi dei tempi (e soprattutto oggi) imperversa per assenza di giudizio critico (pensiero debole) nelle persone, le persone sono turlupinate.

 

Col denaro d'acquisto io acquisto qualcosa.

 

Cos'è un acquisto? Comprare, cioè soddisfare una necessità materiale o immateriale, significa ricevere beni o servizi, in cambio di soldi (la moneta usata in questo modo è un mezzo di scambio che permette  allo stesso tempo di valutare la convenienza reale delle merci acquistate, dato che gli acquirenti diminuiscono se manca la convenienza).

 

Con acquisti e vendite il denaro si muove da una mano all'altra in cambio di beni. È in questa fase che si percepisce nettamente la sua caratteristica di fluidità. I pagamenti vengono di solito gestiti attraverso un conto "corrente" bancario. Nel bilancio familiare o aziendale vengono segnate le entrate e le spese, e da queste si calcola quanto rimane disponibile nel nostro conto.

 

Il denaro di acquisto è dunque quello speso per comprare merci.

 

Il denaro destinato agli acquisti ci permette di fare scelte che avranno effetti diretti ed indiretti (ogni scelta influenza il modo in cui vengono trattati animali, piante, risorse naturali, e lo stesso pianeta).

 

Di solito è difficile accorgersi della catena di eventi che si genera comprando un prodotto.

 

Se per esempio vado dal droghiere ad acquistare un chilo di zucchero di canna, condiziono i seguenti processi di produzione: 1) la coltivazione, la raccolta, la raffinazione, il trasporto, la confezione, e la distribuzione della canna da zucchero; 2) il taglio ed il trasporto del legname, la sua trasformazione in carta, e la distribuzione della carta; 3) la produzione di colla per la confezione dei pacchetti; 4) l'estrazione di metallo per la chiusura dei pacchetti; 5) la produzione di tutte le macchine e i mezzi di trasporto necessari; 6) l'integrazione di vari fattori organizzativi connessi alla cooperazione umana; 7) il flusso continuo di idee e invenzioni che accompagnano il sempre crescente desiderio di soddisfacimento dei bisogni.

 

Esercitando un po' di facoltà immaginativa si può in tal senso evocare una catena di fatti vitali, collegati tra loro in modo organico, che rivelano processi in continua interazione, e messi in moto col semplice acquisto del pacchetto di zucchero dell'esempio.

 

Il nostro gesto mette in azione una sorta di pompa aspirante, che fa sì che lo spazio rimasto vuoto sullo scaffale venga nuovamente riempito per essere poi vuotato dal prossimo cliente, e così via.

 

In passato, quando l'orizzonte del consumatore difficilmente oltrepassava i confini del villaggio, della città o della regione, questo tipo di processo generava una rappresentazione chiara e spontanea, e chiunque poteva ancora avere la visione e la conoscenza diretta di queste dinamiche. Oggi questo non è più possibile, e dal Cinquecento in avanti, con l'espandersi del commercio a livello mondiale, è divenuto impossibile per l'acquirente seguire tutti i processi che accompagnano l'acquisto di un singolo prodotto. Con l'avvento dell'industrializzazione poi, cioè dalla fine del Settecento, si è verificato un ulteriore "estraneamento", e si è stabilito un sistema mondiale di produzione agricola e industriale, basato sulla divisione del lavoro.

 

In definitiva si può dire che difficilmente siamo coscienti di ciò che causiamo soddisfacendo i nostri bisogni. Solo occasionalmente veniamo bruscamente risvegliati dal verificarsi di una crisi energetica, o ambientale, che provoca la scarsità di certi beni, o il cambiamento delle condizioni del mercato del lavoro. Fin troppo in fretta però ci abituiamo alle nuove situazioni, e le crisi sembrano passare come sono venute. In effetti, nel soddisfare le nostre necessità, ci comportiamo come dei sonnambuli.