Sull'energia nucleare

 

Che cosa è l'energia nucleare? In genere lo scienziato contemporaneo identifica un dato tipo di energia nella sua misurabilità. Ma la luce non è la bolletta della luce, né la misurazione dell'energia che consumiamo. Empiricamente e perfino teoricamente fin da bambini siamo abituati a parlare per induzione di una determinata energia, come se la percepissimo davvero, mentre - a ben osservare - ne percepiamo le sue diverse manifestazioni materiali. Per esempio: qualcuno ha mai visto l'energia elettrica? No, l'esistenza dell'energia elettrica la concepiamo e basta. E la concepiamo in base all'intervento di pensieri fisico-matematici che ne codifichino l'esistenza. Quei pensieri sono però dei "pensati", e quel codificare il fenomeno energia è però un atto pensante a cui risponde un ente in effetti NON percepibile. In sostanza non percepiamo le energie, ma le loro manifestazioni fisiche, cioè le loro azioni nello spazio e nel tempo. Di una astratta formula o di un'equazione non possiamo mai dire che racchiuda energia, ma solo che esprime il modo di manifestarsi spaziale e temporale di quella data energia. Certo se tocchiamo i fili scoperti di un cavo elettrico sentiamo la scossa (1) proprio perché anche nel sangue umano, veicolo dell'io, c'è elettricità, anche se come energia opposta, cioè non sub-sensibile ma sovrasensibile. Lo sapeva già l'antico mondo "quantico" della Bibbia (2).


Tutto questo discorso vale anche e soprattutto per l'energia nucleare, dato che agli sperimentatori di questa energia risulta di avere a che fare fin dalla sua base con enti non fisici, identificabili solo mediante astrazioni. In realtà è di continuo chiamata in ballo una dinamica che non dipende dallo spazio tridimensionale. Per accorgersene, basterebbe osservare, per esempio, il piombo ma compiutamente, cioè non solo secondo la scienza contemporanea, bensì anche secondo la scienza "quantica" dell'uomo antico (3).


Nell'antica ricerca nucleare si presero le mosse da concezioni dell'atomo che, strada facendo, furono progressivamente superate da altre esperienze: il punto di partenza dell'atomo indivisibile risalente ai presocratici fu abbandonato, e ci si scontrò sempre di più contro gruppi di forze in realtà non percepibili. Constatando la base energetica della materia, divenne possibile trasformare la massa in radiazioni e viceversa ma al problema di fondo riguardante la costituzione dell'energia nucleare, vale a dire ciò che essa è in sé, fuori della fenomenologia di cui sempre più gli specialisti si impossessarono, risposero ben pochi scienziati. Tra questi pochi si può ricordare Günther Wachsmuth, Helmut Knauer, F. W. Libby e Vadim Nikolaevich Tsytovich. Secondo questi studiosi le diverse forme di energia (elettrica, termica, nucleare) cioè quelle forze che danno luogo alle tipiche manifestazioni in base alle quali sono riconoscibili nella loro particolarità, appartengono a un unico ordine. Tale ordine fu chiamato ordine delle forze eteriche, in cui l'Etere era ed è, appunto, quello della fisica classica. Era ed è detta eterica quella forza coesiva che plasma sostanzialmente la forma del vivente. Però non si può dire che quella forza si veda: posso "vederla" sovrasensibilmente in quanto eterea, o eterica appunto. Altri scienziati come Maria Goeppert Mayer, Jensen, e Wigner, volendo misurarla come forza coesiva del nucleo atomico, la chiamarono "magica" individuando "numeri magici" in riferimento alla forza di coesione del nucleo (cfr. "Sulla fisica magica e oscura"). Vadim Nikolaevich Tsytovich invece si distinse chiamando il corpo eterico, cioè questa vitalità, "corpo bioplasmatico", cioè il corpo di forze che plasmano il vivente.

Quando Heisenberg - aspirando all'indipendenza dalle manifestazioni sensibili e dalle correlative misurazioni, con l'intenzione di afferrare i principi che governano la fenomenologia delle particelle elementari - cercava una via alla conoscenza delle forze eteriche, aveva, sì, una giusta esigenza, alla quale però dimostrò di non saper rispondere - per incoerenza o per insufficiente consapevolezza del proprio assunto - quando dichiarò che il problema dell'energia si sarebbe risolto il giorno in cui si fosse trovata un'equazione matematica in grado di dare la chiave della dinamica della materia e della sua struttura nucleare.

 

Un errore del genere è paragonabile a quello dell'economista odierno sempre alla ricerca della formula esatta per "rimettere in moto" l'economia... (anzi l'econòmia! Cfr. l'"Etimologia di economia").

 

In genere la maggior parte dei fisici odierni ragiona così, cioè in questa incoerenza o deficiente consapevolezza del proprio argomentare.

Pertanto, il giorno in cui si trovasse, ad esempio, un'espressione matematica che interpretasse l'energia o la forza del colore rosso, si rischierebbe di smarrire la realtà stessa del colore, quella più concreta e percepibile, a causa della confusione sopra accennata tra energia e sua manifestazione sensibile.

 

Nella formula possiamo solo fissare il modo di esprimersi di un'energia, non l'energia, che è un ente rappresentabile soltanto in termini concettuali, e che può sempre mostrare sue tipiche configurazioni eteriche, dato che si possono seguire alcune sue particolari manifestazioni nella natura organica (si veda per esempio nell'uomo la forza del saldarsi di un braccio rotto, o la crescita delle unghie o dei capelli, del duplicarsi nel regno animale della vita del verme d'acqua se sezionato, del rifiorire di un albero nel regno vegetale, ecc.).

Riguardo all'energia nucleare gli esperimenti hanno dimostrato finora quale importanza abbia nella generazione dei vari tipi di particelle, il processo della generazione stessa, che non è chimico né spaziale, pur manifestandosi sul piano chimico e spaziale.

Questo processo, che si può cogliere ad esempio nella generazione di calore dalla trasmutazione dei minerali di uranio (tre milioni di volte superiore a quello sviluppabile da un'equivalente quantità di carbone) secondo gli studiosi citati, si manifesta spazialmente, ma esprime un moto eterico, in sé non appartenente alla sfera tridimensionale. Vi operano, oltre all'etere elettrico, le altre specie di etere: l'etere della vita, l'etere chimico, l'etere della luce, e l'etere del calore. Attraverso la generazione di radiazioni elettriche, sono percorsi i vari stadi che segnano le fasi di formazione della materia.

Il concetto di energia nucleare si afferra solo se si tiene conto che ogni fenomeno non è causa ma effetto di un movimento nell'etere. La fenomenologia nucleare non è sufficiente a se stessa: è solo una serie di dati che si lascia leggere secondo un pensare capace di seguire in essi la relazione energetica, la quale risulta appartenente all'ordine eterico del mondo.

Se per energia nucleare si intendesse ciò che si dovrebbe intendere, e cioè la forza che   t i e n e    i n s i e m e    il nucleo - non dunque quella opposta disgregatrice - le forze eteriche e l'energia nucleare sarebbero in accordo con ciò che l'antroposofia ha sempre spiegato come corpo eterico, dato che si tratta, appunto, di un corpo invisibile, etereo. Invece la fede odierna nel nucleare o nella fisica nucleare evoca attraverso l'idea di energia nucleare proprio il suo contrario: la forza distruttrice della bomba atomica!

 

L'energia nucleare è perciò compresa dai sedicenti scienziati non come il livello di manifestazione delle forze eteriche ma come quello della sua polarità opposta, in cui si crede di sperimentarla come deflagrazione. Perciò si può parlare di una zona di dinamismi di aggregazione in merito alle correnti eteriche in contrapposizione alla stessa zona di dinamismi creduta però di disgregazione e detta energia nucleare. Lo scienziato odierno del CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) da questo punto di vista si comporta davvero come un bambino o un primitivo di fronte alle cose: per capire come sono fatte, le spacca sistematicamente fino all'esplosione dell'idrogeno per esempio; ed anche allora non intuisce di stare sbagliando, anzi: crede che la creazione delle bombe sia utile per creare la pace!

Per comprendere cosa sono le dinamiche d'aggregazione, occorre guardare le forme in cui si manifestano direttamente le forze eteriche della natura. Si guardi la pianta: nella sua forma e nella sua struttura, le forze eteriche esprimono senza contrasto la loro legge interna, come forze formatrici e/o organizzatrici, secondo modelli archetipici della sua natura. Qualunque forma di vita organica, dalla più elementare alla più evoluta, e perciò dal regno vegetale all'animale e all'umano, è, dal punto di vista strutturale, espressione di forze eteriche. L'uomo ha in comune con la pianta il sistema delle forze vitali formatrici.

A ben vedere, la sfera delle energie nucleari è quella dei dinamismi del mondo minerale. Invece la sfera delle forze eteriche è riconoscibile dalle sue manifestazioni vitali fuori della sfera minerale. Ma va pure detto che dalla pianta all'uomo non c'è manifestazione vitale che non implichi l'azione delle forze eteriche mediante sostanze minerali. Il minerale è quindi il materiale mediante cui le forze eteriche operano nello spazio. Tali forze non potrebbero edificare la pianta senza sostanze minerali, come il carbonio, il silicio, il ferro, ecc. Occorre dire però che il silicio contenuto in una pianta, in quanto afferrato dalle forze eteriche, essendo funzionale alla sua struttura è portato ad un valore diverso da quello risultante al chimico che lo esamina come semplice minerale. Lo scienziato che possa seguire l'azione delle forze eteriche nella pianta scorge la forma e il ritmo della crescita della pianta come il risultato di una continua lotta tra forze eteriche formatrici e sostanze terrestri tendenti a sottrarsi a tale azione, ma in effetto dominate da questa. Ciò è ben visibile nel cadavere umano che in senso scientifico è il reale corpo fisico, in cui il corpo eterico o vitale ha terminato di attivarsi contro la continua tendenza disgregatrice o antinucleare dell'elemento, appunto, bio-plasmatico (secondo la caratterizzazione di Tsytovich sopracitata).

Si può dire che il mondo minerale è un mondo abbandonato dalle forze eteriche.

Altre ricerche portarono a interpretare il mondo minerale, e in genere l'inorganico, come un antico mondo eterico precipitato e solidificato.

Esiste una relazione tra il mondo delle sostanze minerali e il mondo eterico? Indubbiamente. Si può dire che il potere chimico di ogni sostanza è un potere eterico latente, che si manifesta con una direzione inversa rispetto a quella in atto nell'organismo vivente. La forza eterica che nella pianta si esprime come potere di aggregazione o potenza formatrice, nel fenomeno chimico effettivo, o esteriore, si manifesta in due momenti: immediatamente, come potere di disgregazione e, subito dopo, di sintesi aggregatrice e di combinazione, o di restituzione della sostanzialità. Nel momento della sintesi aggregatrice si manifestano però le forze eteriche latenti del minerale.

Quando si opera in modo che la manifestazione si arresti al primo momento, si sperimenta la disgregazione: mediante le collisioni delle particelle ad alta e bassa energia si ha produzione dei fenomeni cosiddetti nucleari. In questi fenomeni si può riconoscere la condizione in cui la forza eterica è in stato di alterazione, o di alienazione. Voglio dire che l'elettricità e il magnetismo terrestre sono forme di deterioramento delle forze eteriche. Queste forme, dal magnetismo terrestre alle reazioni nucleari, di cui l'uomo si giova per organizzare il proprio ambito di vita e di ricerca, sono possibili in quanto dominati dalla presenza delle forze eteriche positive: quelle che si sono indicate ravvisabili, come in una loro tipica manifestazione, nella vita del mondo vegetale.

Tutto ciò che nella natura e nel cosmo si presenta come movimento, implica la presenza di una forza movente. Non c'è reazione chimica che non sia movimento, così come non c'è vita organica che non sia movimento. Dovunque c'è movimento occorre riconoscere la presenza di forze motrici, che per il loro dominio dell'elemento fisico sono ravvisabili come forze eteriche. Di queste perciò occorre dire che sono incorporee, immateriali dunque, e ciò permette di rilevare che il moto è sempre un fatto extrasensibile, o sovrasensibile. Infatti l'uomo mai percepisce il movimento bensì sempre il mosso. L'uomo non vede la forza eterica della pianta, bensì la pianta mossa dall'interna forza formatrice. Allo stesso modo non vede il potere chimico delle sostanze ma i suoi effetti misurabili. E non vede nemmeno la forza impressa nel sasso lanciato nell'aria. Vede invece la sua traiettoria.

Scienziato vero è colui che giunge a essere consapevole che non c'è percezione sensoria o equazione matematica che afferri il movimento, dato che sul piano fisico sono identificabili solamente gli effetti sensibili del movimento. Solo questi effetti del movimento sono traducibili in valori matematici, non il movimento.

 

Purtroppo soprattutto oggi sono molto rare le persone che riescono a distinguere l'effetto di una cosa dalla cosa. Occorre imparare a pensare scientificamente, dunque. Cosa assai rara. Infatti chi, per esempio, dice di non credere se non a ciò che vede o che tocca, non riesce nemmeno ad accorgersi di credere anzitutto nel pensare che compenetra ciò che vede o che tocca. Dunque come può dire di vedere o toccare il pensare? Se le percezioni sensibili non fossero collegate dal pensare, risulterebbero l'una estranea all'altra. L'indagine scientifica è una continua correlazione di pensiero tra dato e dato, e una legge non è che una sintesi di correlazioni. Persino la relazione tra due punti dello spazio, A e B, anche se vista come semplice distanza, è una relazione di pensiero.

In ogni esperienza umana, la funzione del pensare è impattante come elemento di penetrazione del processo delle forze eteriche, nonché ovviamente del loro rapporto con l'esperienza nucleare.

Tale funzione - da Kant in poi - fu sempre più disconosciuta, ed Einstein, "copiaincollando", cioè facendo convergere verso un'unica direzione le ricerche di altri pseudo-scienziati o quasi-scienziati come Lorentz, Riemann, Ricci, Minkowski, ecc., giunse a riferire le categorie dello spazio e del tempo, NON al soggetto umano, ma ancora una volta alla materia fisica: il tempo, diceva per l'appunto Einstein "è ciò che viene misurato dall'orologio" (Cfr. W. Heisenberg, "Fisica e oltre", Ed. Bollati Boringhieri, Torino 2000, p.39).

La comprensione dell'uomo come soggetto meramente fisico, o materiale o minerale, dunque senza corpo eterico, fu però un'illusione generatrice di altre illusioni, la quale non fu meno erronea dell'antica credenza della Terra immobile rispetto al Sole in movimento. Oggi sappiamo della precessione ma questo è un altro discorso ancora.

Voglio dire che solo l'io pensante dell'uomo vivente, cioè eterico, può essere in grado di penetrare, appunto, mediante il pensare, il rapporto tra i vari sistemi di riferimento ed il "continuum" unidirezionale dello spazio e del tempo. Riconoscendo la realtà di tale continuum si avvertirebbe pure che l'ipotesi di una macchina del tempo è una bestialità, in quanto parte dell'alienazione materialistico-dialettica, che non vuole riconoscere, né intendere il vivente. Tale "continuum" è in stretta relazione col percepire umano secondo implicazioni che Einstein nemmeno riuscì a supporre e che riguardano il rapporto tra le forze eteriche attive nell'uomo e quelle attive nella natura.

In futuro, tutti i principi della meccanica quantistica che edificano la nuova fisica risulteranno progressivamente non solo insensati, ma una peste culturale, a meno che il senso sia ritrovato nel condurre alla consapevolezza della reale presenza delle forze vitali o eteriche. Solo nella capacità di distinzione tra forza movente incorporea ed elemento fisico mosso, tanto nel senso strutturale delle forze della vita vegetativa, quanto nel senso dinamico della fisica e della chimica, vi è infatti la possibilità di riconoscimento delle leggi delle forze eteriche nell'uomo, nella natura e nel cosmo.

Tale possibilità di riconoscimento del valore delle forze eteriche nell'uomo, e soprattutto nello scienziato moderno, può però incominciare solo dal contrario di quando predicava Einstein a proposito del valore umano, dicendo "buddisticamente" che bisognava liberarsi dell'io per valere come uomini: "Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dall'io" (A. Einstein, "Come io vedo il mondo", Newton Compton, Roma 1999, p.28).

In nessun modo l'uomo dovrebbe liberarsi dell'io se vuole DAVVERO conoscere l'energia nucleare, non per deduzione in base a formule o equazioni o schemi, ma per percezione diretta in base al rapporto fra l'io e il tu. L'energia nucleare del mondo vitale diventa allora percepibile, non perché risieda astrattamente nell'io ma perché risiede nel concreto rapporto fra l'io ed il tu. Tale rapporto non è però possibile se manca nell'uomo il "senso dell'io". Si è qui di fronte alla percezione di un senso non materiale. Ciò non toglie che abbiamo a che fare con un vero e proprio senso umano. È comunque un dato di fatto certo che esista in noi un senso profondo che ci permette di percepire l'io degli altri: tutti percepiamo la presenza dell'egoità, e la percepiamo esattamente come percepiamo i colori col senso della vista: come con l'occhio percepiamo i colori, il chiaro, lo scuro, ecc., allo stesso modo siamo in grado di percepire immediatamente le multiformi diversità e i contrasti dei vari "io". E proprio come il colore di un oggetto agisce su di me attraverso il senso della vista, così, attraverso il senso dell'io, agisce su di me l'io del mio simile, e viceversa. La funzione di questo senso è diretta, immediata, e indipendente dal fatto che vedo il mio prossimo, ne sento i suoi toni vocali, il suo linguaggio, o che vedo il suo incarnato, o che lascio agire su di me i suoi gesti, e così via. Così, se da un lato l'esperienza del mio io è per me qualcosa di meramente interiore, la mia percezione del tuo io o dell'io altrui è sempre reciproco scambio fra te e me, o fra me e il mio prossimo, da me percepito come "mondo esterno" (o come un io a me estraneo). Questa percezione è pertanto l'indicazione che per le percezioni che non si manifestano materialmente abbiamo a che fare con un organo immateriale, la percezione del quale è una premessa. Questo organo immateriale non è altro che la coscienza. E con quest'organo, che si sviluppa a partire dalla nostra particolare esperienza dell'io, il senso dell'io ci permette di percepire l'io dei nostri simili e rapportarci a loro percependo quel rapporto, coesivo o disgregante che sia.

Oggi i rapporti tra gli uomini sono per lo più disgreganti e dissociativi perché siamo stati educati dalla scienza di Stato a credere che l'energia nucleare sia quella della deflagrazione della bomba atomica. Ma così non è. La disgregazione è il contrario delle forze plasmatrici eteriche che tengono insieme il mondo a partire dal nucleo di ogni sua sostanza. La disgregazione è dunque la manifestazione del contrario dell'energia nucleare, causata da reazione dell'universalità del corpo eterico al regresso oscurantista dell'uomo, preso per scienza: la vitalità, o corpo eterico, è infatti un potere incorporeo di natura cosmica, capace di dare forma alle cose.

La reazione nucleare è il risultato dello scontrarsi e dell'immediato conciliarsi delle opposizioni basali delle sostanze. Questo risultato afferma e riafferma in ogni caso (in ogni esperimento) il momento di un ordine aggregativo su un momento di disgregazione, a prezzo di un mutamento, o di un trapasso di sostanza, con simultaneo sprigionamento di energia. Il corpo eterico è il tessuto stesso del tempo, oggi negato dalla scienza, nonostante compenetri il mondo fino all'io, anch'esso negato come ogni ente immateriale. Per una rimozione della stabilità fisica della sostanza, nell'attimo, potenze del tempo sono portate a esplodere nello spazio: ma l'esplosione fisica ne è l'effetto secondario o visibile. L'esplosione non appartiene a quelle forze, che comunque permangono fuori dello spazio. Appartiene al loro potere di organizzazione fisica, e quindi al loro rapporto col regno minerale.

Si può dire allora che l'energia eterica è opposta all'energia nucleare, che ne è la negazione, in quanto manifestazione inversa. La forza eterica è causante, fisicamente non percepibile; l'energia nucleare, come prodotto della sua alienazione, è causata, e perciò percepibile attraverso fenomeni a cui fisicamente dà luogo.

Malgrado la sostanza minerale appaia alla percezione sensoria fondata su se stessa, un simile fondamento è un errore di pensiero, perché non esiste fondamento dell'essere fisico, che non sia anche percezione interiore e, in tal senso, metafisico. Ogni volta che noi diciamo "Quello è un albero" sperimentiamo, nella concettualizzazione dell'aggregato sconnesso di ciò che ci circonda, tale "metafisica" come rappresentazione di quell'albero e poi concetto dell'albero. Il fondamento è appunto il concetto (o l'idea come insieme di concetti) che sorge rispondendo alla sua realtà sovrasensibile, e come concetto o idea rinvia al proprio essere eterico, veicolo della sua identità essenziale con l'oggetto. Un'immagine della presenza spaziale della forza eterica si può avere nella pianta, la cui forma esprime il moto strutturale eterico secondo un determinato archetipo.

Ciò può far intendere il livello della deficienza della coscienza formale, propria all'attuale sapere scientifico, per il quale è normale che la ricerca nucleare si svolga mediante una fenomenologia a sé sufficiente, non esigente l'intuizione della struttura archetipica delle entità fisiche!

A causa di tale limite noetico imposto dalla scienza di oggi, è inevitabile che per la ricerca nucleare valga l'esperienza dei fenomeni di disgregazione della materia, piuttosto che quella delle sue forze aggregatrici, anche se la reale impresa del pensare scientifico, e quindi della scienza, dovrebbe invece essere quella di rendersi conto di quale organo di conoscenza sia richiesto dall'esperienza delle forze eteriche di aggregazione, la cui azione nella materia si svolge, come ho mostrato, a un livello in cui il nodo di procedere ordinario non è del tutto sveglio. Quel che l'uomo vede da sveglio come materia non è la realtà ma la sua immagine, correlata alla coscienza riflessa, che si estrania al proprio veicolo eterico, per conseguire la consapevolezza di sé.

Tuttavia, la percezione del reale in sé sarà possibile un giorno allo scienziato come percezione del vivente, cioè della struttura eterica degli enti, nella misura in cui egli prenda coscienza del proprio essere libero. Potrà però procedere a una simile esperienza, se la realizzerà nel proprio processo pensante.

Si può dire che il potere chimico delle sostanze è un potere eterico latente, che nel fenomeno chimico si manifesta con una direzione inversa a quella con cui è in atto in un organismo vivente. L'energia eterica che nella pianta si esprime come potere di aggregazione, o potenza formatrice, nel minerale è presente come potere statico della sostanza, dominante il caos latente della materia. Nel fenomeno chimico, tale energia è portata a manifestarsi, grazie allo stesso impulso, come istantaneo potere di opposizione alle forze disgregatrici della materia. Ecco perché domina il processo di disgregazione e simultaneamente, data la sua natura essenzialmente temporale e/o extra-spaziale, opera come sintesi aggregatrice, o potere di combinazione, o di restituzione strutturale del1a sostanza. Nel momento di sintesi aggregatrice, le latenti energia atomiche e/o eteriche del minerale immediatamente restaurano il dominio statico della sostanza. Quando si opera in modo che la manifestazione si arresti sia pure istantaneamente al primo momento, si sperimenta la disgregazione e mediante le collisioni delle particelle ad alta e bassa energia, si ha produzione di fenomeni cosiddetti nucleari. Cosiddetti perché in questi fenomeni si può riconoscere la condizione in cui la forza eterica e/o energia atomica è in stato di alterazione, o di alienazione essenziale.

Purtroppo nessuno oggi ancora sa - eccetto ovviamente i rari uomini che hanno il senso della vita (e che si accorgono che i sensi umani non sono solo cinque come insegna lo Stato ma dodici come insegna Steiner) - che cosa sono l'elettricità e il magnetismo terrestre. L'elettricità e il magnetismo terrestre sorgono da un deterioramento delle forze eteriche. E questo deterioramento consiste in una loro caduta nella sfera fisica: dalla loro dimensione temporale cadono in quella spaziale, che rende percepibile e utilizzabile fisicamente la loro condizione energetica. Si tratta di una condizione di "caduta", o di degradazione, relativa alla materializzazione terrestre in funzione dell'uomo, o della necessità della sua esperienza sensibile.

Le varie energie, dal magnetismo terrestre alle reazioni nucleari, di cui l'uomo si giova per organizzare il proprio ambito di vita e di ricerca, sono il prodotto di un deterioramento eterico, che comunque si verificano sotto il dominio delle forze eteriche originarie: quelle ravvisabili, come nella loro tipica manifestazione sensibile, nella vita del mondo vegetale. Il deterioramento delle forze eteriche, trapassante nella condizione energetica fisica, è possibile grazie al potere permanente della loro presenza in ogni fenomeno sensibile, e alla loro assoluta indipendenza da simile fenomenologia. È un guasto che non tocca l'inesauribilità del cosmo eterico, ma di cui l'uomo È RESPONSABILE. E in relazione all'uso che egli fa di tali energie atomiche, risultanti dal mondo eterico, dovrebbe assumersi tale responsabilità.

 

 

NOTE

 

(1) La "corrente elettrica" è in realtà un "vuoto". è quanto rispose Rudolf Steiner nella conferenza di Dornach dell'8/8/1921, interrogato su problemi riguardanti volontà, sistema nervoso ed elettricità: «Con la corrente elettrica che passa in un filo [...] si ha a che fare non con una sostanza che circola, ma [...] con un vuoto [l'evidenziazione in grassetto è mia - ndc]. Quando designo una certa realtà, per esempio (+a), devo designare la realtà all'interno del filo con (-a). Abbiamo dunque un'"aspirazione" di ciò che è trattato come un "afflusso". Essenzialmente, un conduttore elettrico non costituisce riempimento [...]. E questo ci conduce alla natura della volontà [...] che riposa ugualmente sui nervi, i quali non sono pieni, ma che andrebbero piuttosto considerati come tubi cavi attraverso i quali lo spirituale [leggi: l'immateriale - ndc] è aspirato, e attraverso i quali, passa lo spirituale [ibid. - ndc]» (R. Steiner, "Impulsi scientifico-spirituali per lo Sviluppo della Fisica. Primo Corso di Scienze Naturali", Allocuzione, 1ª conf., Ed. Antroposofica, Milano 2013).   

 

(2) L'io è lo spirituale che vive nell'uomo come pienezza spirituale o pleroma, fuori dal quale c'è solo pusillaminità, che è il contrario dell'avere fegato. Di solito il termine ebraico biblico "kavòd" è tradotto con "gloria", e con ogni altra qualità onorifica. Per osservare l'antico mondo "quantico" della lingua ebraica bisognerebbe studiare un po' il termine "kavòd". La "v" e la "b" in ebraico si scrivono con la stessa lettera "bet" (per esempio "mekhabbèd" è in ebraico l'onorante, colui che onora). La radice kaf+bet+dàlet di "kavòd" rende l'idea fondamentale di aver peso, essere pesante. Infatti "pesante" si dice "kavéd". "Kavèd" come sostantivo maschile significa "fegato" e si scrive nello stesso modo. Il valore numerico di "kavèd", parola formata dalle lettere kaf+bet+dàlet (20+2+4) è 26. Ne accennai nel mio saggio "Un futuro di consapevolezza dall'antica visione del cielo" (Ed. Ricerca '90, n° 45, Gennaio 2001; http://www.cirodiscepolo.it) ed anche precedentemente, a proposito della forza interiore: «La durata temporale del ciclo della precessione solare è di 2160 x 12 = 25.920 anni e l'astronomia arriva vicino a questo numero arrotondando a 26.000 anni… "La storia è sacra per l'estrinsecarsi del 26 nel tempo" (Nereo Villa, "Numerologia biblica. Considerazioni sulla matematica sacra", Ed. SeaR, Reggio Emilia, 1995, p. 52). Che tutto ciò sia collegato all'uomo è evidente anche nella fisiologia del corpo umano. L'io, lo spirito nell'umano, ha per veicolo il sangue. I fenomeni del pallore e del rossore, caratterizzano infatti rispettivamente lo spavento e la vergogna. Nel primo, il sangue si dirige a difendere il nostro centro interiore, il cuore, che batte più forte mentre impallidiamo. Nella seconda, vorremmo uscire, scappare via da noi stessi, da tale centro, verso il cosmo esteriore, così che arrossiamo. Nel nostro corpo vi sono circa 26 bilioni di globuli rossi. Forse potrà anche essere un caso, ma il ferro, 26° elemento, è presente nell'emoglobina "e il suo nucleo atomico è circondato da 26 elettroni" (Peter Plichta, "La formula segreta dell'universo", Ed. Piemme, Alessandria 1998, p. 108). E vi è dell'altro in merito a questo numero. In ebraico kavèd significa "fegato" e il valore numerico di questa parola è 26, lo stesso del Tetragramma (Nome di Dio). Proprio per la grande quantità di sangue che contiene, il metabolismo del fegato può svolgere due funzioni opposte: la principale è quella di spingere l'uomo verso l'impulsività, oppure in direzione diametralmente opposta, la pusillanimità». "Compito dell'io - scriveva saggiamente Luciano Orsini, amico e medico antroposofico - è quello di procedere di vita in vita alla progressiva trasformazione della volontà egoica in volontà spirituale. Senza una perdita energetica ma per mezzo di un pleroma di forza spirituale la brama tende alla realizzazione dell'anelito, l'inclinazione tende alla realizzazione del proposito e l'istinto tende alla realizzazione della risoluzione. Finché questo processo non giunge a compimento, il movimento umano è costretto ad agire essenzialmente secondo le necessità volitive indotte dalla brama, dall'inclinazione e dall'istinto, ovvero dal karma individuale" (L. Orsini, "Movimento muscolare e libertà" in "Metamorfosi morale della bioetica", Ed. L'Opera, Roma 1996). Come verbo, nella costruzione semplice (kal), "kavéd" significa dunque "essere pesante, grave". Quando i Filistei si impadronirono dell'Arca di YHWH e la trasportarono in Ashdòd, molti malanni caddero su di loro e il testo dice: "kavedà meòd yad ha-Elohim = fu pesante molto (su di loro) la mano di Elohim (1 Samuele 5,11: «Fatti perciò radunare tutti i capi dei Filistei, dissero: "Mandate via l'arca del Dio d'Israele!". Infatti si era diffuso un terrore mortale in tutta la città, perché la mano di Dio era molto PESANTE») (cfr. C. A. Viterbo, "Una via verso l'ebraico", pp. 117-118, Ed. Carucci, Roma 1988). A proposito del termine "kavòd", il sedicente traduttore letterale Mauro Biglino sospetta che YHWH, più che un dio, fosse stato un terrorista... A me pare invece che il terrorismo più "pesante" ("kavéd") di tutti risieda nei costruttori di atomiche...

 

(3) La fisica nucleare moderna individua nel numero 126 il più alto numero della stabilità nucleare. è straordinario che in ebraico "nakòn" significhi, "fermo", "saldo", "stabile". Questa parola è presente nella Bibbia (per es., in 2° Samuele 7,26 e in 1° Cronache 17,24) e si scrive con le lettere "nun", "chet", "vav", "nun", in numeri, 50, 20, 6, 50, somma totale 126. Oggi sappiamo che "il piombo è il più stabile degli elementi, spesso sottoprodotto di trasformazioni, data la sua stabilità; inoltre è l'ultimo elemento stabile prima della serie degli elementi radioattivi. L'esempio del piombo è significativo, perché il 126 che è il numero dei suoi neutroni [...] può essere considerato come il numero simbolico della STABILITà NUCLEARE, o numero archetipo della costituzione del nucleo" (L. G. Barry, "I numeri magici nucleari", Ed. Atanor, pag. 29).