SULLA FISICA MAGICA E OSCURA

 

 

Dal 1413 d.C. in poi cominciava col canone scientifico galileiano e newtoniano l’evoluzione dell’umana attività interiore, detta anima, verso la consapevolezza e l’emancipazione rispetto alle antiche credenze, il dogma religioso, e la magia. Nasceva la scienza.

 

Dopo avere indagato le cose del mondo al fine di liberarsi dalle superstizioni (tarocchi, numerologia, magia) o dei vari oscurantismi medioevali, oggi la scienza fisica approda di nuovo all’idea di “MATERIA OSCURA” stavolta intesa però come “cosa scientifica”, nella quale sembra scendere dall’alto della scalinata culturale una specie di Wanda Osiris della magia scientifica elargitrice dell’ultimo grido di moda: quello dei “NUMERI MAGICI NUCLEARI”, anch’essi intesi come “cosa scientifica”.

 

A fare questo - con tanto di premi Nobel - è proprio la fisica nucleare contemporanea: nel 1963 veniva assegnato il Nobel per la fisica a Maria Goeppert Mayer per il modello a guscio del nucleo atomico, e ad altri due scienziati: Jensen e Wigner. Da quella rappresentazione (o modello) di nucleo atomico non si sono avuti sviluppi perché lo sviluppo di qualcosa non può verificarsi in astratto. Un seme di un fiore non può svilupparsi se lo si tiene in un cassetto. Ci vuole terra in cui seminarlo, e poi luce ed aria. Allora cresce la pianta e poi il fiore. Lo stesso vale per i vari “modelli” atomici o nucleari, il cui sviluppo in idea e concetto può avvenire solo grazie al pensare dell’uomo. Eliminando il pensare, eliminando l’io umano, ed eliminando l’uomo, la scienza odierna si è tagliata le gambe da sola. Perciò sta morendo come scienza e sta rinascendo come “scienziaggine”.

 

Dal 1990 al 1994 mi interessai di quei numeri considerati “magici” e devo dire che mi interessano ancora: dal modello studiato da Maria Goeppert Mayer, Jensen e Wigner risulta infatti che i nuclei degli atomi contenenti 2, oppure 8, o 20, o 50, o 82, o 126 neutroni, sono particolarmente stabili, cioè “tengono insieme” la materia; altri nuclei, con 28 o 40 neutroni, sono meno stabili; tutti gli altri nuclei, contenenti un numero di neutroni diverso da questi, sono instabili.

 
La fisica nucleare chiama dunque i numeri della stabilità “numeri magici”. Come mai? Nessuno lo sa.


Se però la scienza non lo spiegherà, è chiaro, anzi oscuro, che la scienza fisica, inciampando su questa “svista”, decreterà la sua “scienziaggine”, cioè la sua morte come scienza. Oppure dovrà pentirsi di avere condannato la numerologia, la gematria, l’astrologia, la mistica, l’io umano, ecc.


Se è vero che il cosmo sta insieme grazie alla stabilità nucleare, cioè grazie alla coesione atomica della sua sostanza, bisognerebbe prendere almeno atto di tre cose cose. La prima è che la somma dei numeri cosiddetti magici della fisica nucleare, esprimenti stabilità è 288. Infatti 2+8+20+50+82+126=288. La seconda è che il maggiore di questi numeri della coesione del mondo è 126. La terza è che il concetto di coesione, fermezza, saldezza, stabilità, ecc., espresso in ebraico dal termine “nakòn”, presente anche nella Bibbia (cfr. ad es.: II Samuele 7,26 e I Cronache 17,24), si scrive con le lettere NUN, CHET, VAV, NUN, in numeri, 50, 20, 6, 50, somma totale 126.

 

Lo “scienziato” Leo-Georges Barry si esprime come segue a proposito del “numero magico” 126: “Sappiamo che il piombo è il più stabile degli elementi, spesso sottoprodotto di trasformazioni, data la sua stabilità; inoltre è l’ultimo elemento stabile prima della serie degli elementi radioattivi. L’esempio del piombo è significativo perché il 126, che è il numero dei suoi neutroni, è il più grande dei numeri magici conosciuti [...]. Il numero 126 può essere considerato come il numero simbolico della STABILITÀ NUCLEARE, o numero archetipo della costituzione del nucleo (L. G. Barry, “I numeri magici nucleari”, Ed. Atanor, pag. 29).


Faccio notare che la somma dei valori segreti (o VS) dei numeri magici è abbastanza emblematica, dato che conduce anch’essa al 288 (come la somma dei “numeri magici nucleari”: 2+8+20+50+82+126=288) mediante la moltiplicazione delle proprie cifre.

La formula del VS di un numero (n) è la seguente:

  n(n+1)
VS n = ------
  2

In pratica il VS di un numero (n) è la somma della sua progressione aritmetica. Per esempio il VS di 4 è 10 perché la somma dall’1 al 4 da’ 10. Usando la formula si ha infatti:

  4(4+1)
VS 4 = ------
  2

cioè “4 moltiplicato 5 e diviso per 2” = 10


I VS dei “numeri magici” 2, 8, 20, 50, 82, 126 saranno pertanto:

 

VS 2 = 3
VS 8 = 36
VS 20 = 210
VS 50 = 1275
VS 82 = 3403
VS 126 = 8001
Totale     12928

 

Ora si moltiplichino le cifre che formano il totale 12928, e si avrà: 1x2x9x2x8=288, cioè la stessa somma dei “numeri magici nucleari” ricavata dall’addizione: 2+8+20+50+82+126=288.

 
La fisica nucleare è probabilmente soddisfatta nel definire “magici” quei numeri.
 

Se fosse una scienza un po’ più seria potrebbe partire da essi e chiedersi qualcosa in più, osservando non solo tale extrasensibile stabilità del nucleo atomico, ma quanto di tale stabilità vive anche nella parte minerale dell’essere umano, cioè nel suo scheletro, che ogni 7 anni trasforma tutta la sua conformazione atomico-molecolare.
 

La fisica nucleare si evolverebbe così dall’extrasensibile-incosciente al soprasensibile-cosciente, divenendo una branca dell’antroposofia, cioè scienza reale. Se infatti la novella scienza quantica, cioè fatta di mere quantità astratte, non escludesse l’io umano e/o l’essere umano stesso da sé, come fa oggi, sarebbe in grado di sperimentare concretamente il concetto di entropia, per esempio attraverso il numero 7 della durata temporale degli anni necessari alla metamorfosi scheletrica della parte più minerale del corpo umano.

 

Ciò confermerebbe, per esempio, la sapienza di Ermete: “tanto in alto come in basso” relativa al concetto di spazio, in correlazione al concetto di tempo. Il periodo di 7 anni ed i 7 strati dell’atomo troverebbero collocazione nell’idea stessa della Tavola periodica degli elementi, cioè nella “Classificazione periodica degli elementi”, operata da Mendeleev: la periodicità osservata nella Tavola di Mendeleev ha infatti una struttura basata su “ottave” come nella musica. Da tale struttura deriva la regola degli “ottetti” (saturazione elettronica degli strati atomici esterni) ed il “grande” periodo del 7 (numero dei periodi chimici o elettronici). Un fatto particolare colpisce l’osservatore: il settimo periodo “si apre con una serie di elementi per la maggior parte radioattivi instabili (che hanno cioè una vita molto breve prima di subire una trasformazione), e inoltre creati artificialmente in laboratorio” (L. G. Barry, op. cit., p. 20).
 

Ciò che sembra confermato è che: “sapendo che il principio costitutivo dell’atomo, per quanto riguarda la sua struttura periferica, è una progressione aritmetica di un certo numero di elettroni acquisiti successivamente, unità per unità, e secondo strati e sotto-strati, possiamo scrivere: numero degli strati = 7” (ibid. p. 21).
 

Ebbene tutto ciò non serve a nulla se ci si ferma qui senza accorgerci della temporalità del 7 anche in ordine alla manifestazione cosmica.

 

Il 7 porta infatti a compimento tutta l’evoluzione di questo manifestarsi fenomenologico del cosmo. Si può però arrivare a questa intuizione solo in un modo: riflettendo. Ovviamente non in modo dogmatico ma vivente… umano… 

 

Quando rilevavo l’importanza di queste correlazioni nel cap. 5° di “Numerologia Biblica. Considerazioni sulla Matematica Sacra” (SeaR Edizioni, Reggio Emilia 1995; http://digilander.libero.it/VNereo/laltrosi.htm) speravo che esse fossero notate dai fisici. Se però non si riflette, è impossibile che la scienza naturale si svincoli dalla dogmatica in cui oggi è caduta, come in una peste culturale, che fa precipitare tutti in una specie di pianeta delle scimmie nel quale i più intelligenti sono gli irresponsabili.

 

Se è vero, com’è vero, che non c’è libertà senza responsabilità (come non c’è responsabilità senza libertà), chi è allora libero? Forse l’“animale” o il “collettivo” di Boncinelli o l’individuo inteso alla Einstein come “congegno meccanico”? Eppure non manca qualche voce fuori dal coro scimmiesco. Benjamin Libet (1916-2007), non afferma forse che nel suo “Mind Time” (2004) che “nel corpo c’è qualcosa di non materiale che decide”? Cos’altro è allora quella cosa di non materiale che decide se non l’io?

 

Invece gli odierni scienziati hanno in avversione l’io e si comportano come criminali dell’io, esattamente come gli antichi uomini del Sinedrio, che si strappavano le vesti di fronte a chi osava dire: “prima che Abramo fosse, io sono” (Gv 8,58). Costoro erano come gli scienziati d’oggi, per i quali l’idea che nel corpo umano ci sia qualcosa di non materiale è come una bestemmia da imputare a quella “grande imbrogliona” della corteccia cerebrale: “perché qualunque sia il MECCANISMO della nostra decisione”, si tratta per costoro della “grande illusione” della libertà, o in generale “dell’esistenza di un io che percepisce e decide” (Boncinelli-Giorello, “Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà”, Ed. Rizzoli, Milano 2009 p. 87).

 

Con questi “scimmioni intelligenti” il procedere della scienza si ferma al sub-materiale ed all’extrasensibile, piuttosto che osservare il sovrasensibile presente perfino nelle lumache.
 
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