I 86-89: pagare, prestare, donare

I 88 seg.: eredità

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[...] Riprendiamo il circolo che abbiamo disegnato or ora: esso può riuscirci assai istruttivo, poiché possiamo segnarvi tutte le qualità possibili, e sarà sempre questione di come introdurre i singoli fatti e avvenimenti economici in questa figura che per noi rappresenta appunto la circolazione [il grassetto è mio - ndc] nel processo economico. C'è un fatto che si svolge immediatamente sul mercato, all'atto di una vendita e di un acquisto, quando io pago subito quello che ricevo. Non importa nemmeno che io paghi subito con del denaro; posso anche pagare, se si tratta di commercio di scambio, con la merce adeguata che il mio contraente è disposto ad accettare. Quel che importa per ora è che io paghi subito, che in genere io paghi. Occorre ora passare a un modo di considerare le cose che sia veramente "economico". In economia i
singoli concetti agiscono incessantemente l'uno nell'altro e il fenomeno totale risulta dal gioco d'insieme dei più disparati fattori. Si potrà obiettare che sarebbe pure pensabile che, in seguito a qualche disposizione speciale, nessuno pagasse più subito, che il pagamento immediato non esistesse e si pagasse sempre, mettiamo, solo dopo un mese o dopo un tempo qualsiasi. Ma qui si tratta appunto di correggere questo modo di pensare, perché è una falsa formazione di concetti se si dice: oggi un tale mi consegna un vestito, e io lo pago fra un mese. Il fatto è che un mese dopo io non pago più solo quel vestito, ma pago anche qualcos'altro; pago ciò che in date circostanze, a causa dell'aumento o della contrazione dei prezzi, ha subito una modificazione; pago dunque un quid astratto ideale in più o in meno. Dunque il concetto del pagare alla consegna deve assolutamente essere presente, e lo è infatti nel semplice acquisto. Una cosa diventa merce di scambio per il fatto che io la pago subito. Così è in sostanza per le merci che sono "natura lavorata". Qui io pago,

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qui il pagare ha la parte essenziale. Il pagare deve assolutamente esserci nel processo economico; e pagare vuol dire aprire la borsa e sborsare il denaro; nel momento in cui si sborsa il denaro o si consegna la propria merce in cambio di un'altra, viene stabilito il valore. Questo è pagare; ed è uno dei casi che si verificano nel processo economico.
 

Come secondo caso avviene quello su cui ho richiamato ieri l'attenzione e che ha pure la sua parte. Si tratta del prestare. Il prestare è tutt'altra cosa del pagare e, a sua volta, è un fatto economico del tutto diverso che pure esiste. Se ricevo in prestito del denaro, al capitale prestato posso applicare il mio spirito; divento debitore, ma divento anche produttore. Qui il prestare è un fattore veramente "economico". Deve esistere la possibilità che, quando uno abbia l'idoneità spirituale a intraprendere qualcosa, egli ottenga del capitale a prestito, non importa da chi o da dove, ma deve ottenerlo. In genere, è una necessità che esista il prestito di capitale. Al pagare, deve dunque aggiungersi il prestare.

 

In seno al processo economico abbiamo così due fattori importantissimi: il pagare e il prestare.


Ed ora possiamo proprio, mediante una semplice deduzione, trovare il terzo caso da mettere nel posto vacante del nostro disegno. Non dovrebbe esservi dubbio che cosa sia questo terzo caso: pagare, prestare, e come terzo donare. Ecco in effetti una triade di concetti che deve far parte intrinseca di qualsiasi sana economia politica. Si rifugge in genere dall'annoverare tra i fattori del processo economico il donare; eppure, se in qualche modo non si donasse, il processo economico non potrebbe svolgersi. Si pensi soltanto che cosa avverrebbe dei bambini! Noi doniamo di continuo ai bambini; e se osserviamo il processo economico integralmente e in continuo movimento, vi troviamo il fattore del donare. Sicché molto a torto il trapasso di valori che costituiscono una donazione viene considerato non facente parte del processo economico. Invece nel mio "I punti essenziali della questione sociale" si troverà, con grande scandalo

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di taluni, trattata appunto questa categoria, nella quale i valori (ad esempio i mezzi di produzione) attraverso un processo che in fondo è identico a quello del donare, passano nelle mani di persona idonea alla loro ulteriore amministrazione. Certo va curato con le dovute cautele che la donazione sia fatta saggiamente; ma in senso economico si tratta di donazioni, e tali donazioni sono assolutamente necessarie.
 

Più si riflette su questo fatto e più si potrà constatare che questa triade di pagare, prestare e donare è inerente al processo economico, e deve in esso esservi; altrimenti si cade ovunque nell'assurdo.


Si possono temporaneamente combattere questi concetti; oggi comunque le conoscenze economiche non sono molto grandi, e proprio coloro che intendono insegnare l'economia politica dovrebbero sapere bene che le conoscenze economiche non sono molto vaste, e che -soprattutto non si è disposti ad addentrarsi nei reali nessi economici. Vorrei quasi dire che lo si può toccare con mano, tanto che per esempio oggi sul giornale di Basilea si trova curiosamente un articolo nel quale si dice quanto poco nei governi e nei privati vi sia la disposizione a sviluppare il pensiero economico. E proprio da toccare con mano l'argomento trattato dal giornale, ed è comunque interessante che si parli in quel modo, che si cominci a gettare una luce violenta sull'assoluta impotenza della scienza economica, e anche che si dica: deve intervenire qualcosa d'altro; i governi e i privati devono cominciare a pensare in modo diverso. L'articolo termina con questa asserzione. Di come si debba pensare in modo diverso, naturalmente non si fa parola in quel giornale. E anche questo è altrettanto interessante.


Se ora quei tre fattori vengono messi nel giusto vicendevole rapporto, si può turbare assai l'ordine del processo economico. Molti oggi si adoperano con tutto l'ardore affinché ad esempio le eredità (che sono anch'esse donazioni), siano soggette a imposte rilevanti.

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Questo però non indica qualcosa di economicamente rilevante, perché in sostanza non diminuisce il valore dell'eredità se, diciamo, il suo valore complessivo = V viene diviso in due parti: e , rimettendo ad altri il e lasciando al primo solo il . Vuol dire che così facendo, saranno in due ad amministrare il valore V; si tratterà di vedere se chi possiede il   lo amministrerà altrettanto proficuamente di chi avrebbe ricevuto totalmente il V. Certo, chiunque può decidere secondo la propria sensibilità se sia migliore amministratore un singolo abile individuo che riceva l'eredità completa, oppure uno a cui ne pervenga solo una parte (mentre l'altra parte va allo Stato), e che debba quindi amministrare l'eredità totale insieme con lo Stato.


Sono cose che allontanano del tutto da una prospettiva puramente economica, perché è un modo di pensare che nasce dal sentimento e dal risentimento. Si invidiano appunto i ricchi eredi; potrà anche essere giustificato, ma non si può parlare solo di queste cose, se si vuol pensare in senso economico. Ed è importante imparare a pensare in senso economico poiché da questo devono poi venir configurate le azioni. Così si può naturalmente immaginare un organismo sociale che si ammala perché il pagare vi coopera inorganicamente col prestare e col donare, sia perché ci si oppone all'uno e all'altro, sia perché si favorisce l'uno a scapito dell'altro. Ma in un modo o nell'altro essi cooperano lo stesso, perché eliminando solo da un lato il donare, non si farà che trasporlo. La questione decisiva non è se il donare debba o no venir trasposto, ma se la trasposizione sia sempre benefica o non lo sia. Se un singolo erede individuale debba entrare in possesso dell'eredità da solo o unitamente allo Stato, è un problema che deve prima venir risolto dal punto di vista economico; quello che conta è se sia più vantaggiosa la prima soluzione oppure la seconda.

 

Ora è però importante il fatto che, con una certa necessità, dall'entrata dello spirito nella vita economica scaturisce [... continua].