I 75-78: morale
I 75-78: punti essenziali della questione sociale
Prendiamo un contadino; economicamente egli deve di certo consumare il prodotto dei suoi campi; bisogna però che ne conservi una parte come semente per l'anno successivo. La semente deve essere trattenuta, conservata. Questa immagine si può benissimo applicare al processo indicato nel disegno. Il capitale va consumato fino al punto in cui ne avanzi solo quel tanto che, come una specie di semente, prendendo di nuovo le mosse dalla natura, serva a riaccendere il processo economico. Bisogna dunque che ne rimanga solo quel tanto che ad esempio occorre per promuovere in modo più razionale la provvista di materie prime, o per migliorare il suolo con l'apporto di fertilizzanti migliori. Ma per questo occorre applicare lavoro. Al consumo del capitale va dunque sottratto ciò che può attivare ulteriormente il lavoro; per contro deve essere precedentemente consumata la parte che, continuando a sussistere, si collegherebbe qui (il solito punto nel disegno) con la natura in modo inorganico e malsano.
Ora si potrà chiedere: ma come si fa per fare arrivare a questo punto proprio solo quel tanto di capitale che serva in certo modo da semente per il lavoro ulteriore?
Parlando di scienza economica, non possiamo metterci solo sul piano della
logica, ma dobbiamo metterci sul piano della realtà. Qui non si possono dare
risposte, quali in certe circostanze si hanno nell'etica teorica. Si può
benissimo nell'etica teorica ammonire un delinquente e fare tante altre cose.
Per l'etica potrà anche bastare [il grassetto è mio -
ndc]. Ma nel campo dell'economia
bisogna fare ; qualcosa deve compiersi. Si deve
parlare di realtà. Quando si parla del processo di produzione e si mostra fino a
qual punto esso generi valori, si parla di realtà; quanto al consumo, tutti
sanno che si tratta di realtà. Nell'economia bisogna dunque parlare di realtà. Le sole idee non determinano nulla nel mondo reale.
Il fattore che regola nel
modo giusto il processo economico si esprime nelle "associazioni", come le ho
caratterizzate nel mio libro "I punti essenziali della questione sociale"
(del libro citato si veda soprattutto la "Prefazione e introduzione").
Poggiando la vita economica su se stessa e riunendo in modo adeguato in associazioni gli uomini che partecipano alla vita economica, sia da produttori, sia da commercianti, sia da consumatori, essi avranno la possibilità, attraverso tutto il processo economico, di ostacolare una formazione eccessiva di capitale, o di alimentare una formazione troppo debole.
Allo scopo occorre naturalmente un'osservazione giusta del processo economico. Se dunque in qualche luogo il prezzo di una merce, diciamo, ribassa eccessivamente, oppure rincara troppo, bisogna saperlo osservare in modo adeguato. Il semplice ribasso o rialzo dei prezzi non ha ancora un significato; solo se, partendo dalle esperienze che possono sorgere unicamente dalle deliberazioni collettive delle associazioni, si sia in grado di dire: cinque unità di denaro, per una certa quantità di sale, sono troppe o troppo poche, cioè il prezzo è troppo alto o troppo basso, solo allora si potranno prendere i necessari provvedimenti.
Se il prezzo di qualche merce o prodotto si contrae eccessivamente, fino al
punto che i produttori non possono più ricavare la loro adeguata rimunerazione
per le loro prestazioni e per i loro prodotti troppo ribassati, bisognerà
impiegare in quel ramo un numero minore di operai, e cioè far defluire i
lavoratori verso altre occupazioni ["in quel ramo"
significa che le altre occupazioni dovranno rientrare "in quel ramo" di lavoro,
non che un carpentiere, ad esempio, venga impiegato in un'attività di
panificazione, solo per tenerlo occupato come avviene oggi con le pianificazioni
di Stato (lo Stato accentratore di oggi 2012) non solo nell'ambito economico ma
anche in quello giuridico e culturale; si veda a questo proposito l'art. di C.
Romiti "Stipendiati
dallo Stato perché non idonei ad insegnare" -
ndc]. Se invece una merce rincara troppo,
bisognerà attirare più operai verso quel determinato ramo. È compito delle
associazioni [non dello Stato -
ndc] occupare un numero adeguato di individui nei singoli rami
dell'economia. Si deve essere persuasi che un effettivo rialzo dei prezzi di un
prodotto deve provocare un aumento di operai nella sua fabbricazione, mentre una
contrazione eccessiva di prezzo porterà la necessità di sviare dei lavoratori da
quel campo di lavoro e di dirigerli verso un altro. Possiamo parlare dei prezzi
soltanto riguardo alla distribuzione degli uomini in dati campi di lavoro
dell'organismo sociale.
Quali opinioni dominino a volte oggi, data l'attuale preferenza di lavorare coi concetti piuttosto che con le realtà, lo mostrano certi fautori del cosiddetto "denaro libero". Costoro vedono il problema molto semplice: quando, mettiamo, in qualche luogo i prezzi sono troppo alti, quando dunque bisogna spendere troppo denaro per un articolo qualsiasi, essi dicono: si faccia in modo che il denaro scarseggi e allora le merci ribasseranno di prezzo, e viceversa. Ma se si riflettesse a fondo, si vedrebbe che in realtà, nel processo economico, ciò non ha un significato diverso da quello che avrebbe il provocare nel termometro, con astuta manovra, la salita del mercurio quando ci accorgiamo che fa troppo freddo. Così non si fa che curare i sintomi esterni. Non si produce niente di reale col dare semplicemente al denaro un valore diverso.
Si produce invece qualcosa di reale, regolando il lavoro, cioè la quantità degli
individui addetti al lavoro, poiché i prezzi dipendono appunto dalla quantità
dei lavoratori addetti a un determinato campo. Voler far regolare tutto dallo
Stato porta [nella versione letterale: "porterebbe"; ho
preferito sostituirla con "porta", perché di fatto oggi le cose stanno proprio
così, e finché non si cambierà passando ad un sistema triarticolato dei poteri,
ci si continuerà a trastullare all'infinito con polveroni "democratici" o con
"polverini" - ndc]
alla peggiore tirannia. Si deve invece tendere a che queste
disposizioni siano prese da libere associazioni, nate nell'ambito dei diversi
settori sociali, nelle quali ognuno possa partecipare, o perché vi siede di
persona, o perché vi è rappresentato, o perché gli viene comunicato che cosa vi
avviene, o perché vede direttamente che cosa vada deciso.
Questo è naturalmente collegato alla necessità di curare a che il lavoratore
sappia fare con le sue mani qualcosa di più che non lo stesso gesto per tutta la
vita, ma si metta in grado di cambiare, se occorre, la propria attività.
Questa è una necessità, proprio perché altrimenti affluirebbe nel solito punto indicato
nel disegno troppo capitale. Il capitale che qui sovrabbonda potrà essere
impiegato per istruire gli operai, per instradarli verso altri rami di attività.
Si vede dunque che, pensando razionalmente, il processo economico si corregge;
ed è importantissimo che il processo economico possa venir corretto. Ma non si
correggerebbe mai, se si dicesse soltanto: mediante questa o quella misura,
mediante l'inflazione o l'emanazione di tale o tal altro provvedimento, le cose miglioreranno. No, così non miglioreranno mai. Miglioreranno solo se
si farà in modo che gli uomini osservino il processo punto per punto e possano
poi trarre le relative conseguenze.
Fino a qui volevo oggi arrivare, affinché si veda che quanto è inteso con la
triarticolazione non si riferisce a qualcosa di agitatorio; si vuole invece
offrire al mondo qualcosa che deriva dalla reale osservazione del processo
economico.