I 17 seg.: le banche sono diventate impersonali (l'economia bancaria del criceto va superata)

I 18: masse di capitale indipendenti dall'uomo

 

[...] in fisica [il grassetto è mio - ndc] si parla di spettro e [...] attraverso il prisma si genera questa gamma di colori: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto. Dal rosso al violetto lo spettro appare luminoso. Ma è notorio che al di là del rosso e del violetto vi sono i cosiddetti raggi infrarossi e ultravioletti, cioè fenomeni non luminosi. Quindi chi parla solamente di "luce" non abbraccia la totalità del fenomeno, quindi va detto che la luce viene trasformata polarmente in due direzioni: al di là del rosso si immerge nel calore , e al di là del violetto si immerge negli effetti chimici, ma come luce propriamente scompare. Chi dunque da' una semplice teoria della luce, ne da' solo un frammento; e per di più da' una teoria falsa. Nello stesso periodo in cui si sarebbe dovuto cominciare a pensare sull'economia politica, la fisica, il pensiero della scienza fisica, era in tali condizioni che ne scaturì una falsa teoria della luce.


Ho citato tutto ciò perché abbiamo qui una valida analogia. Ed ora osserviamo, non la nostra economia politica, ma l'economia dei passeri o delle rondini! Anch'essa è una specie di economia, ma questa economia del regno animale non arriva molto avanti rispetto all'economia umana. Per il criceto possiamo perfino parlare di capitalismo animale. L'essenziale dell'economia animale sta nel fatto che la natura offre i prodotti, e il singolo animale se ne appropria. L'uomo, è vero, è ancora impigliato in questo tipo di economia, ma deve uscirne.


L'economia che comincia ad essere veramente umana, può confrontarsi con la parte visibile dello spettro, mentre vi è una parte, ancora radicata nella natura, che andrebbe confrontata con la parte infrarossa dello spettro. In questo campo l'economia interferisce con l'agricoltura, con la geografia economica, ecc. Non è possibile delimitare esattamente la scienza economica in questa direzione. Essa entra qui in un campo che deve essere considerato in modo del tutto diverso. Questo da un lato.


Ma d'altra parte, proprio la complessità delle nostre relazioni economiche ha fatto gradatamente perdere agli uomini la capacità di pensare economicamente. Come la luce cessa di essere luminosa verso l'ultravioletto, così l'azione umana nella vita economica cessa d'essere puramente economica. Ho spesso caratterizzato come tutto ciò sia avvenuto. Questo fenomeno comincia veramente soltanto nel secolo diciannovesimo; fino ad allora la vita economica era ancora abbastanza dipendente dalle singole capacità umane. Una banca prosperava se era diretta da un individuo capace. Il singolo significava ancora qualcosa. Ho spesso raccontato un episodio buffo, quando una volta andò da Rothschildt un inviato del re di Francia. Intendeva chiedere un prestito. Rothschildt era in quel momento occupato con un commerciante di cuoio, e quando gli annunziarono l'inviato del re di Francia, disse che doveva aspettare un po'. Quando l'inserviente riferì all'inviato che doveva attendere perché dentro vi era un commerciante di cuoio, l'inviato non voleva credergli e gli disse di riferire al sig. Rothschildt che ad attendere vi era l'inviato del re di Francia. L'inserviente portò la risposta: "Va bene, ma deve attendere". L'inviato allora entrò da Rothschildt e gli ripeté: "Io sono l'inviato del re di Francia". Rothschildt rispose: "La prego, prenda una sedia e si accomodi". "Ma io sono l'inviato del re di Francia!". "Beh! allora ne prenda due". Così allora avveniva nella vita economica, ben radicata coscientemente nelle personalità umane.

 

Ma le cose sono cambiate, sono diventate tali che oggi, nel complesso della vita economica, ben poco dipende più dalla singola persona. L'attività economica umana si è già notevolmente spinta sul terreno che confronterei con la zona ultravioletta. Accenno qui al capitale che opera come una massa autonoma. Alla vita economica sovrasta una vita ultraeconomica che è sostanzialmente in funzione della forza propria del capitale. Se quindi vogliamo renderci conto veramente della vita economica odierna, dobbiamo vederla inserita fra due zone, di cui la prima declina verso la natura, e l'altra ascende verso il capitale. Nel mezzo sta la vita economica vera e propria che è nostro compito comprendere.
 

Da tutto ciò appare che non c'erano nemmeno i concetti adatti per delimitare giustamente la scienza economica e assegnarle il suo giusto posto nel campo del sapere in generale. Infatti vedremo che, strano a dirsi, questo campo confrontabile con l'infrarosso, che ancora non penetra propriamente nell'economia, è il solo che si possa afferrare con l'intelletto umano. Come possiamo pensare intorno ad altri fatti naturali, così possiamo pensare sul modo di coltivare l'avena, l'orzo, sul modo migliore di estrarre dalle miniere il materiale greggio, ecc. In fondo, soltanto su questo ordine di fatti si può rettamente pensate col raziocinio che siamo abituati a usare nella scienza moderna.


Ciò ha un'immensa importanza. Torniamo infatti col pensiero al concetto, usato dalla scienza, che ho già citato. Noi ci alimentiamo di sostanze pesanti: che possano servirci si basa sul fatto che in noi esse perdono incessantemente del loro peso, quindi si trasformano completamente; fino al punto che in ogni organo esse subiscono una diversa trasformazione. Nel fegato avviene una trasformazione diversa che nel cervello e nei polmoni. L'organismo è differenziato, e le condizioni variano per ogni sostanza in ogni organo. Abbiamo un incessante mutamento della qualità a seconda degli organi. Press'a poco è lo stesso quando, in un complesso economico, parliamo del valore di una merce. Come è assurdo definire una sostanza, diciamo il carbonio, e domandare poi come si comporti nel corpo umano (qui il carbonio cambia totalmente, perfino nella sua ponderabilità, e assume caratteri del tutto diversi da quelli che ha nel mondo esterno), altrettanto poco si può chiedere che valore abbia una merce. Il valore è diverso se la merce giace in un negozio o se viene trasportata da un posto all'altro.
 

In economia le idee devono essere assolutamente mobili: dobbiamo perdere l'abitudine di fare costruzioni concettuali che si prestino a definizioni. Dobbiamo capire che abbiamo a che fare con un processo vivente e che dobbiamo riplasmare e trasformare i concetti nel processo vivente. Invece si è tentato di comprendere valore, prezzo, produzione, consumo, con le idee che si avevano; ma quelle idee erano inservibili. Perciò in fondo non si è potuto elaborare una dottrina economica.