I 17-22: economia reale ed ultraeconomia

I 21: la svalutazione determina modifiche sociali
I 21: la svalutazione determinata da confini statali

I 21-22: Stati non organismi, ma cellule

 

 

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[...] in fisica [il grassetto è mio - ndc] si parla di spettro e [...] attraverso il prisma si genera questa gamma di colori: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto. Dal rosso al violetto lo spettro appare luminoso. Ma è notorio che al di là del rosso e del violetto vi sono i cosiddetti raggi infrarossi e ultravioletti, cioè fenomeni non luminosi. Quindi chi parla solamente di "luce" non abbraccia la totalità del fenomeno, quindi va detto che la luce viene trasformata polarmente

 

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in due direzioni: al di là del rosso si immerge nel calore, e al di là del violetto si immerge negli effetti chimici, ma come luce propriamente scompare. Chi dunque da' una semplice teoria della luce, ne da' solo un frammento; e per di più da' una teoria falsa. Nello stesso periodo in cui si sarebbe dovuto cominciare a pensare sull'economia politica, la fisica, il pensiero della scienza fisica, era in tali condizioni che ne scaturì una falsa teoria della luce.


Ho citato tutto ciò perché abbiamo qui una valida analogia. Ed ora osserviamo, non la nostra economia politica, ma l'economia dei passeri o delle rondini! Anch'essa è una specie di economia, ma questa economia del regno animale non arriva molto avanti rispetto all'economia umana. Per il criceto possiamo perfino parlare di capitalismo animale. L'essenziale dell'economia animale sta nel fatto che la natura offre i prodotti, e il singolo animale se ne appropria. L'uomo, è vero, è ancora impigliato in questo tipo di economia, ma deve uscirne.


L'economia che comincia ad essere veramente umana, può confrontarsi con la parte visibile dello spettro, mentre vi è una parte, ancora radicata nella natura, che andrebbe confrontata con la parte infrarossa dello spettro. In questo campo l'economia interferisce con l'agricoltura, con la geografia economica, ecc. Non è possibile delimitare esattamente la scienza economica in questa direzione. Essa entra qui in un campo che deve essere considerato in modo del tutto diverso. Questo da un lato.


Ma d'altra parte, proprio la complessità delle nostre relazioni economiche ha fatto gradatamente perdere agli uomini la capacità di pensare economicamente. Come la luce cessa di essere luminosa verso l'ultravioletto, così l'azione umana nella vita economica cessa d'essere puramente economica. Ho spesso caratterizzato come tutto ciò sia avvenuto. Questo fenomeno comincia veramente soltanto nel secolo diciannovesimo; fino ad allora la vita economica era ancora abbastanza dipendente dalle singole capacità umane.

 

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Una banca prosperava se era diretta da un individuo capace. Il singolo significava ancora qualcosa. Ho spesso raccontato un episodio buffo, quando una volta andò da Rothschildt un inviato del re di Francia. Intendeva chiedere un prestito. Rothschildt era in quel momento occupato con un commerciante di cuoio, e quando gli annunziarono l'inviato del re di Francia, disse che doveva aspettare un po'. Quando l'inserviente riferì all'inviato che doveva attendere perché dentro vi era un commerciante di cuoio, l'inviato non voleva credergli e gli disse di riferire al sig. Rothschildt che ad attendere vi era l'inviato del re di Francia. L'inserviente portò la risposta: "Va bene, ma deve attendere". L'inviato allora entrò da Rothschildt e gli ripeté: "Io sono l'inviato del re di Francia". Rothschildt rispose: "La prego, prenda una sedia e si accomodi". "Ma io sono l'inviato del re di Francia!". "Beh! allora ne prenda due". Così allora avveniva nella vita economica, ben radicata coscientemente nelle personalità umane.

 

Ma le cose sono cambiate, sono diventate tali che oggi, nel complesso della vita economica, ben poco dipende più dalla singola persona. L'attività economica umana si è già notevolmente spinta sul terreno che confronterei con la zona ultravioletta. Accenno qui al capitale che opera come una massa autonoma. Alla vita economica sovrasta una vita ultraeconomica che è sostanzialmente in funzione della forza propria del capitale. Se quindi vogliamo renderci conto veramente della vita economica odierna, dobbiamo vederla inserita fra due zone, di cui la prima declina verso la natura, e l'altra ascende verso il capitale. Nel mezzo sta la vita economica vera e propria che è nostro compito comprendere.
 

Da tutto ciò appare che non c'erano nemmeno i concetti adatti per delimitare giustamente la scienza economica e assegnarle il suo giusto posto nel campo del sapere in generale. Infatti vedremo che, strano a dirsi, questo campo confrontabile con l'infrarosso, che ancora non penetra propriamente nell'economia, è il solo che si possa afferrare con

 

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l'intelletto umano. Come possiamo pensare intorno ad altri fatti naturali, così possiamo pensare sul modo di coltivare l'avena, l'orzo, sul modo migliore di estrarre dalle miniere il materiale greggio, ecc. In fondo, soltanto su questo ordine di fatti si può rettamente pensate col raziocinio che siamo abituati a usare nella scienza moderna.


Ciò ha un'immensa importanza. Torniamo infatti col pensiero al concetto, usato dalla scienza, che ho già citato. Noi ci alimentiamo di sostanze pesanti: che possano servirci si basa sul fatto che in noi esse perdono incessantemente del loro peso, quindi si trasformano completamente; fino al punto che in ogni organo esse subiscono una diversa trasformazione. Nel fegato avviene una trasformazione diversa che nel cervello e nei polmoni. L'organismo è differenziato, e le condizioni variano per ogni sostanza in ogni organo. Abbiamo un incessante mutamento della qualità a seconda degli organi. Press'a poco è lo stesso quando, in un complesso economico, parliamo del valore di una merce. Come è assurdo definire una sostanza, diciamo il carbonio, e domandare poi come si comporti nel corpo umano (qui il carbonio cambia totalmente, perfino nella sua ponderabilità, e assume caratteri del tutto diversi da quelli che ha nel mondo esterno), altrettanto poco si può chiedere che valore abbia una merce. Il valore è diverso se la merce giace in un negozio o se viene trasportata da un posto all'altro.
 

In economia le idee devono essere assolutamente mobili: dobbiamo perdere l'abitudine di fare costruzioni concettuali che si prestino a definizioni. Dobbiamo capire che abbiamo a che fare con un processo vivente e che dobbiamo riplasmare e trasformare i concetti nel processo vivente. Invece si è tentato di comprendere valore, prezzo, produzione, consumo, con le idee che si avevano; ma quelle idee erano inservibili. Perciò in fondo non si è potuto elaborare una dottrina economica.

 

Nell'economia le idee devono essere assolutamente mobili: dobbiamo perdere l'abitudine di fare delle costruzioni concettuali che si prestino a una definizione. Dobbiamo capire che abbiamo a che fare con un processo vivente e che dobbiamo riplasmare e trasformare i concetti nel processo vivente. Invece si è tentato di comprendere valore, prezzo, produzione, consumo, con le idee che si avevano; ma quelle idee erano inservibili. Perciò in fondo non si è potuto elaborare una dottrina economica. Coi concetti che ci sono divenuti abituali, non possiamo rispondere per esempio alle

 

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domande: che cosa è valore? che cosa è prezzo? perché ciò che ha un valore lo dobbiamo considerare in circolazione incessante, e così dobbiamo osservare in incessante circolazione il prezzo che corrisponde a un valore. Se si cerca la semplice proprietà fisica del carbonio, non si saprà ancora nulla di quanto avviene di esso, per esempio nel polmone, sebbene esso sia presente anche nel polmone; appunto perché qui la sua configurazione diventa tutt'altra. Così il ferro, quando lo si trova nella miniera, è tutt'altra cosa che non nel processo economico. L'economia guarda a tutt'altro che non al fatto che "è" ferro. E di questi labili fattori va tenuto conto.

 

Circa 45 anni or sono capitai una volta in una famiglia e mi venne mostrato un quadro; esso giaceva abbandonato in solaio da circa 30 anni. Finché restava lì, e non c'era nessuno che ne sapesse qualcosa di più se non che era stato buttato in un angolo del solaio, quel quadro non aveva alcun valore nel processo economico; non appena si riconobbe che era pregevole, acquistò un valore di ben 30.000 fiorini, e trentamila fiorini, allora, erano molti. Da che cosa dipese allora questo valore? Semplicemente dall'opinione che si era formata intorno al quadro. Esso non era stato rimosso dal suo posto; solo gli uomini avevano mutato le loro idee in proposito. Così per nessuna cosa importa direttamente che essa "è".
 

Appunto i concetti economici non si possono mai svolgere partendo dalla realtà esteriore, ma sempre partendo dal processo economico; e in seno a un processo una cosa varia incessantemente. Bisogna quindi parlare della circolazione economica prima di pervenire ai concetti di valore, prezzo, e così via. Nelle odierne dottrine economiche si comincia invece dalle definizioni di valore e di prezzo. Occorre rifarsi alla descrizione del processo economico, e solo in seguito ne risulterà ciò da cui si suole iniziare la trattazione.


Nel 1919, dato che in fondo tutto era distrutto, si poteva pensare che la gente avrebbe riconosciuto di dover cominciare

 

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con qualcosa di veramente nuovo. Ma non fu così. Il numero limitato di persone che credettero allora di dover cominciare ex novo, ripiombarono prestissimo anch'esse nell'indolenza, affermando che non c'era nulla da fare. Nel frattempo subentrò la grave calamità della svalutazione del denaro nei paesi orientali e centrali d'Europa e con essa un completo rivolgimento degli strati sociali; con ogni successiva svalutazione, devono infatti naturalmente impoverirsi coloro che vivono di ciò che abbiamo confrontato con l'ultravioletto. Ciò avviene forse anche più di quanto non si osservi oggi; e avverrà totalmente. Di conseguenza si viene portati anzitutto a cercare il concetto di organismo sociale, poiché risulta chiaro che la svalutazione del denaro è determinata dall'antica delimitazione statale; essa influisce sul processo economico. Per comprendere il processo economico bisogna prima capire l'organismo sociale. Ma tutti gli economisti, cominciando da Adam Smith (1723-1790, filosofo ed economista inglese. Lo si considera l’iniziatore dell’economia classica. Espose per la prima volta le teorie economiche individualistiche e liberali del secolo diciottesimo. La sua opera principale: “An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations” è del 1776), giù giù fino ai più recenti, quando parlano di organismo sociale si riferiscono in realtà a territori ristretti. Essi non tengono conto che, volendosi servire di una mera analogia, questa debba essere appropriata. Ora, si è mai visto nella realtà un organismo completo fatto come nel disegno, con qui un uomo, qui un altro uomo, qui un terzo e così via? Sarebbero graziosi degli organismi umani appiccicati l'uno all'altro in

 

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questo modo! Ciò non può essere per degli organismi completi; per gli Stati invece si fa proprio così; gli organismi hanno bisogno di un vuoto tutt'intorno, fra sé e l'organismo vicino. Tutt'al più sono le cellule dell'organismo quelle con cui si possono confrontare i singoli Stati; e si potrà paragonare con un organismo soltanto la Terra intera quale corpo economico. Su questo si dovrebbe riflettere; ed è da toccarsi con mano che, da quando abbiamo un'economia mondiale, i singoli Stati si possono confrontare soltanto con delle cellule. La Terra intera, concepita quale organismo economico, è l'organismo sociale.
 

Ma ciò non viene considerato da nessuno; l'insieme della teoria economica, appunto perché vuol porre dei principi che possono valere per una singola cellula, è diventata tale da non corrispondere alla realtà. Perciò studiando la teoria economica francese si trova una costituzione diversa da quella che si trova studiando quella tedesca, o quella inglese, o qualsiasi altra. Ma come economisti abbiamo pur bisogno di comprendere l'organismo sociale nella sua totalità.
Questo volevo oggi dire come introduzione.