equazione dell'imprenditore (produttore): I 110 seg.

le tre equazioni dei prezzi: I 110 seg.

equazione del commerciante: I 110 seg.

equazione del consumatore: I 110 seg.

 

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[...] se guardiamo ai fatti, alle realtà del mercato, o anche alle realtà dello scambio di merci e di denaro extramercato, è fuori dubbio che il prezzo si sviluppa proprio tra la domanda e l'offerta; però da ambo i lati. Se si guarda puramente ai fatti non si può negare che sia così.

 

Soltanto che offerta [il grassetto è mio - ndc], domanda e prezzo sono tutti e tre

 

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fattori primari. Non possiamo quindi scrivere matematicamente: p = f (od) - prezzo in funzione di offerta e domanda - con offerta e domanda come grandezze variabili e p (prezzo), come una grandezza risultante da quelle due variabili. Dobbiamo invece considerare alla stessa stregua offerta, domanda e prezzo tutte e tre come variabili, indipendenti l'una dall'altra; e dobbiamo avvicinarci a una grandezza x. Abbiamo a che fare con tre quantità indipendenti l'una dall'altra che entrano in reciprocità d'azione, e danno appunto qualcosa di nuovo. Il prezzo sta in effetti tra l'offerta e la domanda, ma in modo molto peculiare:
 

x = f (odp)


Il fenomeno va proprio osservato prendendo le mosse da tutt'altra angolatura. Se in qualche luogo del mercato vediamo che l'offerta e la domanda, appunto in questo campo, sono nella connessione già osservata per esempio da Adam Smith, questo è press'a poco (non però del tutto) il caso che vale per la circolazione delle merci dal punto di vista del negoziante. Ma non è affatto il caso che vale dal punto di vista del consumatore; o per quello del produttore. Infatti per il consumatore vale tutt'altro. La posizione del consumatore è determinata da ciò che egli ha; e fra ciò che ha e ciò che da' si sviluppa un rapporto analogo a quello che per il negoziante si sviluppa tra offerta e domanda: il consumatore è inserito nella reciproca azione tra prezzo e domanda. La sua domanda sarà minore quando per la sua borsa il prezzo sarà troppo caro, e sarà maggiore quando per la sua borsa il prezzo sarà abbastanza basso. Come consumatore, egli guarda solo a prezzo e domanda.


Diciamo dunque: per il consumatore dobbiamo guardare soprattutto alla reciproca azione tra prezzo e domanda. Per il negoziante dobbiamo guardare specialmente alla reciproca azione tra offerta e domanda. E infine per il produttore conta la reciproca azione tra offerta e prezzo. Infatti il produttore, riguardo all'offerta, si regola secondo i prezzi che sono possibili nell'insieme del processo economico.

 

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Possiamo dunque chiamare la prima equazione: p = f (od) equazione del negoziante. Adam Smith l'ha fatta valere per la totalità del processo economico, ma per tutto il processo essa è errata. Possiamo infatti anche formare l'equazione seguente, considerando l'offerta come funzione di prezzo e domanda, e la domanda come funzione di offerta e prezzo. Allora nell'equazione: d = f (op) domanda = funzione di offerta e prezzo, si ha l'equazione del produttore. E nella terza equazione: offerta in funzione di prezzo e domanda, o = f (pd), si ha l'equazione del consumatore. Queste equazioni sono sempre qualitativamente diverse per il fatto che l'offerta è per il consumatore un'offerta in denaro; per il produttore è una offerta di merci, e per i1 negoziante abbiamo a che fare con qualcosa che sta propriamente in mezzo fra il denaro e la merce.

p = f (od) equazione del negoziante
d = f (op) equazione del produttore
o = f (pd) equazione del consumatore
(*)

Vediamo così quanto più complicato del solito è il modo in cui si deve osservare il processo economico. Appunto perché i concetti si vogliono fissare troppo alla svelta non esiste oggi in fondo una giusta dottrina economica. Se però vogliamo penetrare nella vera realtà, dobbiamo chiederci: quale somma di fatti, quali e quante cose vivono in sostanza in tutto il processo economico?


Si può dire: quel che mi procaccio per i miei bisogni, nelle circostanze in cui viviamo, passa nella mia sfera (parlerò più tardi di possesso, di proprietà; ora voglio esprimermi in un modo indeterminato, nondimeno rispondente al fenomeno) ed io in cambio do' del denaro o qualcos'altro (così si svolgono in genere i fatti). Ma con ciò abbiamo forse esaurito tutta la realtà dello svolgimento economico? Non potrei forse procacciarmi denaro e merce anche in altra maniera, che non dando merce contro denaro oppure denaro contro merce? Supponiamo che io rubi. Anche rubando mi sarei procacciato qualcosa; e se potessi esercitare il furto

 

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all'ingrosso, come talora l'esercitarono per decenni gli antichi capi banditi [grazie alla corruzione imperante nei nostri capi di Stato, governanti, governatori, finanzieri, banchieri, ecc., i quali hanno dimostrato di essere quell'identica mafia di quei capi banditi ma legalizzata, ciò avviene anche e soprattutto oggi! - ndc], bisognerebbe istituire per tali condizioni una scienza economica del tutto diversa da quella che si deve fondare in genere secondo la nostra dottrina morale. Potrà forse sembrare grottesco che io dica "Rubo", ma che cosa significa precisamente "rubare"? (continua).

 

Nota

(*) «A sostegno di quanto detto nel testo, da un quaderno di appunti di Steiner, scritto tre giorni dopo questa conferenza, è annotato: “il produttore offre merce, il consumatore offre denaro, il negoziante offre merce denaro”» (R. Steiner, "I capisaldi dell'economia", p. 111).