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Inverness.
Cortile nel castello di Macbeth.
Entrano
BANQUO e FLEANTE, che ha in mano una torcia
BANQUO
- Figlio, a che ora siamo della notte?
FLEANTE
- Non ho sentito l'ora, ma la luna
è
già calata.
BANQUO
- Cala a mezzanotte.
FLEANTE
- Direi ch'è un po' più tardi, padre mio.
BANQUO
- Toh, prendi la mia spada.
Stanotte
in cielo si fa economia:
hanno
smorzato tutte le candele.
Toh,
prenditi anche questo.
(Gli
dà il mantello)
Mi
sento addosso uno strano torpore,
pesante
come piombo;
eppure
non vorrei addormentarmi.
O
voi, potenze misericordiose,
frenate
in me i pensieri maledetti
che
la natura disfrena nel sonno!
Entra
MACBETH, con un servo che gli tiene una torcia
Dammi
la spada!...Chi va là?
MACBETH
- Un amico.
BANQUO
- Com'è, signore, non ancora a letto?
Il
re dorme; ha trascorso un lieto giorno,
insolito
per lui; e ai tuoi famigli
ha
voluto donare riccamente.
Questo
diamante, poi,
lo
manda per omaggio alla tua sposa,
sua
ospite squisita,
com'egli
la chiamata, a conclusione
d'una
piacevolissima giornata.
MACBETH
- Se non ci avesse còlti impreparati
e
se la nostra buona volontà
non
avesse dovuto soggiacere
alla
scarsezza dei rifornimenti,
sarebbe
stata ben più liberale.
BANQUO
- È andato tutto bene.
La
scorsa notte ho rivisto, nel sogno,
quelle
tre magiche sorelle: a te
dissero
cosa risultata vera.
MACBETH
- Bah, non ci penso più.
Comunque
quando avremo l'occasione
di
riempire ancora un'ora insieme,
potremo,
sempre che tu lo gradisca,
utilizzarla
a parlare di questo.
BANQUO
- A tuo buon gradimento.
MACBETH
- Se poi, quando sarà giunto il momento,
vorrai
prendere parte ai miei progetti,
potrà
venirne onore anche per te.
BANQUO
- A patto che, per cercare di accrescerlo,
non
abbia a perdere quello che ho,
e
ch'io mantenga libera coscienza
e
leal sudditanza al mio sovrano,
mi
lascerò guidar dai tuoi consigli.
(Escono
Banquo e Fleante)
MACBETH
- (Al servo)
Va'
dalla tua padrona,
e
dille di suonare la campana
quando
la mia pozione sarà pronta.
Poi
vattene a dormire.
(Esce
il servo)
È
un pugnale ch'io vedo innanzi a me
col
manico rivolto alla mia mano?...
Qua,
ch'io t'afferri!...No, non t'ho afferrato...
Eppure
tu sei qui, mi stai davanti...
O
non sei percettibile alla presa
come
alla vista, immagine fatale?
O
sei solo un pugnale immaginario,
un'allucinazione
della mente,
d'un
cervello sconvolto dalla febbre?
Ma
io ti vedo, ed in forma palpabile,
quanto
questo ch'ho in pugno, sguainato.
E
tu mi guidi lungo quella strada
che
avevo già imboccato da me stesso,
pronto
ad usare un analogo arnese...
O
gli occhi miei si son fatti zimbello
di
tutti gli altri sensi,
o
la lor percezione è così intensa
che
a questo punto li soverchia tutti:
perch'io
t'ho qui, dinnanzi alla mia vista,
e
sulla lama e sull'impugnatura
vedo
del sangue che prima non c'era....
Ma
no, che una tal cosa non esiste!
È
solo la mia impresa sanguinaria
che
prende una tal forma agli occhi miei.
A
quest'ora, su una metà del mondo
la
natura par quasi che sia morta,
ed
empi sogni vanno ad ingannare
il
sonno chiuso dietro le cortine(30).
Le
streghe celebran le loro ridde
ad
Ecate la pallida;(31)
svegliato
dall'allarme
della sua sentinella
l'ululato
del lupo - l'assassinio
s'avvia
furtivamente alla sua impresa,
come
un fantasma, a passo lungo e lieve,
come
il lascivo andare di Tarquinio.(32)
Tu,
però, solida e sicura terra,
non
seguire i miei con l'ascolto,
che
le tue stesse pietre
non
denuncino il luogo ov'io m'aggiro
e
tolgano al silenzio di quest'ora
l'orrore
che sì bene gli si addice.
Ma
io minaccio, e lui continua a vivere.
Le
parole, sul fuoco dell'azione
soffiano
un'aria troppo raggelante.
(S'ode
una campana)
Vado,
ed è fatto. La campana chiama.
Duncano,
non udirla: il suo rintocco
ti
chiama al paradiso od all'inferno.
(Esce)
Inverness.
Il Castello di Macbeth.
LADY
MACBETH - Quello che ha reso ubriachi quei due
ha
fatto ardita me;
quello
che ha spento la lor vigilanza
ha
dato fuoco a me. Silenzio! Ascolta!
(S'ode
il verso d'una civetta)
Quella
era la civetta,
la
campanara sinistra il cui strido
porge
la più crudele "buona notte".
In
questo istante egli s'accinge all'atto;
le
porte sono aperte; i servitori
abbuffati
di vino e di vivande
russano,
a beffa delle lor consegne.
Ho
mescolato ai loro beveraggi
alcune
droghe d'una tal potenza,
che
morte e vita adesso si contendono
se
i loro corpi sono vivi o morti.
MACBETH
- (Da dentro)
Chi
è la?..Che cosa?...Oh!...
LADY
MACBETH - Maledizione!
Sta
a veder che si sono ridestati
senza
che nulla qui sia stato fatto.
Il
tentare ci perde, non l'agire!
Ho
messo a loro accanto i lor pugnali:
non
ha potuto non averli visti.
Io
stessa l'avrei fatto,
se
nel sonno non somigliasse tanto
a
mio padre...Ma ecco mio marito...
Entra
MACBETH
Fatto?
MACBETH
- Fatto! Hai udito dei rumori?
LADY
MACBETH - Una civetta ed il cantar dei grilli.
Eri
tu che parlavi?
MACBETH
- Quando?
LADY
MACBETH - Adesso.
MACBETH
- Mentre scendevo?
LADY
MACBETH - Sì. Odi anche tu?
MACBETH
- Chi è che dorme nella stanza accanto?
LADY
MACBETH - Donalbano.
MACBETH
- (Guardandosi le mani insanguinate)
Oh,
miseranda vista!
LADY
MACBETH - Che stolta idea ti fa dire così?
MACBETH
- Uno è scoppiato a ridere nel sonno,
l'altro
gridò sì forte: "All'assassino!",
che
si sono svegliati l'un con l'altro.
Io
stavo lì, immobile, in ascolto,
ma
quelli han biascicato una preghiera
e
si son subito riaddormentati.
LADY
MACBETH - Eh, già, dormono insieme in quella stanza.
MACBETH
- Uno ha gridato: "Dio ci benedica",
e
l'altro gli ha risposto con un'"Amen",
come
si fossero visti a fronte me,
me
e queste mie mani di carnefice.
Ed
io, assorto nelle lor paure,
non
son riuscito a biascicare un "Amen!"
quando
hanno detto "Dio ci benedica!".
LADY
MACBETH - Beh, non star lì ad almanaccarci sopra.
MACBETH
- Ma perché non fui buono a dire un "Amen"?
Ne
avevo, in quel momento, un gran bisogno;
ma
quell'"Amen" mi s'è strozzato in gola.
LADY
MACBETH - Non sono cose da prender così,
altrimenti
s'arriva alla pazzia.
MACBETH
- M'è parso inoltre d'udire una voce
che
mi gridava: "Più non dormirai!"
Macbeth
ha ucciso il sonno;
è
l'assassino del sonno innocente,
il
sonno che ravvia, sbroglia, dipana
l'arruffata
matassa degli affanni,
ch'è
morte della vita d'ogni giorno,
è
lavacro d'ogni affannosa cura,
balsamo
d'ogni ferita dell'animo,
secondo
piatto nella grande mensa
della
Natura, nutrimento principe
al
banchetto dell'esistenza umana.
LADY
MACBETH -Che intendi dire?
MACBETH
- "Più non dormirai!"
gridava
quella voce, in tutta casa;
e
ancora:"Glamis ha scannato il Sonno,
E
perciò Cawdor più non dormirà,
non
dormirà più Macbeth!"
LADY
MACBETH - Ma chi era, a gridare in questo modo
Animo,
animo, nobile Thane!
Tu,
facendo così,
disfibri
la tua tempra generosa
con
questi dissennati pensieracci.
Va',
procurati subito dell'acqua
e
lava questo sporco testimone
dalla
tua mano... Ma questi pugnali
perché
portarli via dal loro posto?
Và,
riportali là, e con del sangue
imbratta
quei due servi addormentati.
MACBETH
- No, no, là dentro non ci torno più.
ll
solo ripensarci, a quel che ho fatto
mi
mette addosso un'immensa paura
Non
oso più veder quello spettacolo.
LADY
MACBETH - Uomo senza fermezza
Dammi
qua quei pugnali;
un
uomo morto e un uomo addormentato
son
fantasie. E il diavolo dipinto
spaventa
solo l'occhio dell'infanzia.
Se
ancora sanguina, io con quel sangue
imbratterò
le facce dei due servi,
e
saran loro due e nessun altro
ad
apparir gli autori del delitto.
(Escono)
(Bussano
dall'interno)
MACBETH
- Che colpi sono questi?....Da chi vengono?...
Ma
che diavolo mi sta succedendo,
che
il minimo rumore mi raggela?
Che
sono queste mani?...
Ah,
ch'esse quasi mi strappano gli occhi!
Potrà
mai il gran mare di Nettuno
lavar
dalle mie mani questo sangue?
No,
ché sarà piuttosto questa mano
a
tinger del suo rosso
le
variegate acque degli oceani(33)
e
far del loro azzurro tutto un rosso.
Rientra
LADY MACBETH
LADY
MACBETH - Eccole, vedi, adesso le mie mani
han
lo stesso colore delle tue;
ma
mi vergognerei d'avere in petto
un
cuore così bianco.
(Bussano
ancora)
Sento
che bussano all'entrata a sud...
Ritiriamoci
nelle nostre stanze.
Ci
basterà un po' d'acqua
a
mondarci di questa nostra azione:
lo
vedi com'è semplice!
La
tua fermezza ti ha abbandonato.
(Bussano
ancora)
Senti!
Altri colpi. Indossa la vestaglia,
che
non si creda che fossimo svegli,
se
mai qualcuno dovesse venire.
Non
perderti così meschinamente
nei
tuoi pensieri!
MACBETH
- Saper quel che ho fatto!
(Altri
colpi alla porta)
Sveglia
Duncano, con questo bussare!
Ahimè,
magari lo potessi fare!
(Escono)
Entra
un PORTIERE, mentre si bussa sempre dall'interno.
PORTIERE - Eh, questo sì che
si chiama bussare
Un cristiano che fosse,
putacaso,
a custodir la porta
dell'inferno,
starebbe bene a girare la
chiave!
(Bussano ancora)
Bussa, bussa! Chi è là, per
Belzebù?
Forse sarà un fattore di
campagna
che s'è impiccato nella vana
attesa
d'un raccolto
abbondante...Avanti, avanti!
Caschi al momento buono;
porta con te abbastanza
fazzoletti:
qua ci sarà da sudare un bel
po'.
(Bussano ancora)
E toc, e toc! Chi è per
l'altro diavolo?
Parola mia, costui è un
lestofante
di quelli che ti giurano su un
piatto,
della bilancia contro l'altro
piatto
e viceversa; che in nome di Dio
cometton ruberie a non finire
ma che alla fine ad imbrogliare
Iddio
non ce l'han fatta! Oh, vieni,
lestofante!
(Bussano ancora)
Toc, toc! E bussa, bussa! Chi
va là?
Scommetto che stavolta è un
sarto inglese
arrivato quaggiù perché ha
rubato
su qualche paio di braghe
francesi.
Accòmodati, sarto: qui avrai
modo
di ben scaldar il tuo ferro da
stiro.
(Bussano ancora)
Bussa, bussa!...Mai pace!...E
tu chi sei?
In verità, per essere
l'inferno,
questo posto mi pare troppo
freddo.
Basta di fare il
diavolo-portiere!
Me l'aspettavo che avrei fatto
entrare
uomini e donne d'ogni
professione
che su un sentiero fiorito di
primule
se ne van tutti all'eterno falò.
(Bussano ancora)
Un momento, un momento, vengo
subito!
(Apre la porta)
Entrano MACDUFF e LENNOX
Non vi dimenticate del
portiere!(34)
MACDUFF - Sei dunque andato a
letto così tardi,
compare, da restare
addormentato?
PORTIERE - S'è brindato,
signore, in verità,
sino al secondo cantare del
gallo;
ed il bere si sa, causa tre
cose.
MACDUFF - E quali?
PORTIERE - Beh, signore: naso
rosso,
gran
voglia di dormire e pisciarella.
La
lussuria la provoca e la sprovoca;
perché
ne provoca, bensì, la voglia,
ma
ne impedisce poi l'esecuzione.
Si
può dire perciò che il troppo vino
si
diverta a imbrogliarla, la lussuria;
la
fa e disfà, la tira su e l'abbatte,
l'eccita
e la diseccita; la drizza,
e
poi non sa più mantenerla su.
In
conclusione a forza di imbrogliarla,
e,
dopo averla bene sbugiardata,
la
pianta in asso.
MACDUFF
- Ho idea che questa notte
abbia
dato anche a te la sbugiardata.
PORTIERE - L'ha fatto eccome,
signore; ma io
ho risposto alla sua
sbugiardatura
come si meritava; e perché ero
troppo di lui più forte, come
credo,
qualche volta m'è pure
riuscito
di metterlo d'un colpo spalle a terra!(35)
MACDUFF - È in piedi il tuo
padrone?
PORTIERE - L'hanno svegliato i
vostri bussa-bussa.
Eccolo infatti.
Entra MACBETH
LENNOX - Buongiorno, signore.
MACBETH
- Buongiorno a entrambi.
MACDUFF
- Il re s'è gia levato.
nobilissimo
Thane?
MACBETH - Non ancora.
MACDUFF - M'aveva incaricato,
ieri sera,
di venirlo a chiamare di
buon'ora:
sono alquanto in ritardo.
MACBETH - Vi ci porto.
MACDUFF - So di darvi un
piacevole disturbo,
ma pur sempre un disturbo.
MACBETH - La fatica ch'è fatta
con piacere
è ad essa farmaco. Questa è
la porta.
MACDUFF - Mi farò tanto ardito
di svegliarlo
perché così mi fu da lui
ordinato.
(Esce, entrando nella porta
indicatagli da Macbeth)
LENNOX - Parte oggi il re?
MACBETH - Così almeno ha
deciso.
LENNOX - È stata una nottata
scatenata:
là dove noi stavamo, il forte
vento
ha abbattuto i comignoli sui
tetti,
e s'udivano gemiti nell'aria
strane
urla di morte, come dicono,
e
voci che, con paurosi accenti
pronosticavano
atroci conflitti
e
l'avvento di eventi tempestosi
a
render gramo questo nostro tempo.
L'uccello
della tenebra ha gridato
tutta
la notte; e c'è pure chi dice
che
la terra tremasse dalla febbre.
MACBETH - Brutta nottata, sì.
LENNOX - La mia memoria,
pur
giovane, non ne conosce eguale.
MACDUFF - Orrore! Orrore!
Orrore! Oh quale lingua,
quale cuore saprebbe
concepirti,
o solo nominarti!
MACBETH e LENNOX - Che è
successo?
MACDUFF - Lo scempio ha fatto
il suo capolavoro!
Il più empio assassinio ha
profanato
il sacrario dell'Unto del
Signore
e ne ha rubato la vita!
MACBETH - La vita!
Che
dici? Intendi forse Sua Maestà?
MACDUFF
- Avvicinatevi a quella stanza
e
struggetevi gli occhi
alla vista di una novella Gòrgone!(36)
Non chiedetemi di parlare.
Entrate,
e parlate voi stessi.
(Escono Lennox e Macbeth)
Sveglia,
sveglia!
Si
suoni la campana dell'allarme!
Assassinio!
Assassinio e tradimento!
Malcolm,
Banquo, Donalbano, sveglia!
Scuotetevi
dal vostro molle sonno,
ch'è morte finta, e guardatela
in faccia
la morte vera! Svegliatevi
tutti
a contemplare il Giudizio
Finale!
Malcolm, Banquo, alzatevi,
come sorgeste dalle vostre
tombe,
e andate camminando come
spettri
per conformarvi a quest'orrida
scena.
(Campana d'allarme)
Entra LADY MACBETH
LADY
MACBETH - Che succede? Perché questa campana
che
quale lugubre squilla di morte
chiama
a raccolta l'assonnata gente
di
questa casa? Dite, su, parlate!
MACDUFF - Oh, mia signora, quel
che posso dire
non è cosa che voi possiate
udire:
ripeterlo all'orecchio d'una
donna
sarebbe ucciderla...
Rientra BANQUO
Oh,
Banquo, Banquo!
Il
regal nostro sire è assassinato!
LADY
MACBETH - Oh, sventura! E come! In casa nostra?
BANQUO - Troppo atroce
dovunque.
Smentisciti all'istante, caro
Duff,
e dì che non è vero, te ne
prego!
Rientrano MACBETH e LENNOX
MACBETH - Fossi morto soltanto
un'ora prima
che questo succedesse, avresti
vissuto
un'esistenza lieta; ormai per
me
la vita non ha più nulla che
valga
perché in essa c'è solo vanità:
onori, fama, sono cose morte.
Il vino della vita
per noi ormai è stato tutto
spanto
e sol possiam sperare di trar
vanto
della feccia rimastaci in
cantina.
Rientrano MALCOM e DONALBANO
DONALBANO - Che cos'è che va
male qui?
MACBETH - Va male,
per
te, e tu ancora non lo sai:
la
sorgente, la polla, la fontana
del
tuo sangue s'è spenta, disseccata,
s'è
disseccata la sua stessa vena.
MACDUFF - Il tuo regale
genitore è ucciso.
MALCOM - Oh! E da chi?
LENNOX - Da quelli ch'eran lì
a
guardar la sua camera, si pensa;
le
loro mani, come i loro volti
erano
tutti imbrattati di sangue
e
così i lor pugnali, ancor non tersi,
che
abbiam trovato sui loro cuscini;
e
fissi e stralunati i loro sguardi.
Nessuna
vita d'uomo
si
doveva affidare a quella gente
MACBETH - Ah! Ch'io mi pento
adesso della fretta
che, nella furia, m'ha spinto a
ucciderli!
MACDUFF - Perché l'hai fatto?
MACBETH - E chi può stare a un
tempo
savio
e sconvolto, calmo e furibondo,
fedele
ed impassibile? Nessuno!
L'irruente
mio affetto
ha
rotto il freno di quella ragione
che
suggerisce all'uomo d' indugiare.
Qui
giaceva Duncano,
la
sua pelle d'argento ricamata
d'un
merletto del suo prezioso sangue
e
le ferite simili a una brecccia
che
fosse stata aperta alla natura
per
far entrar rovina e distruzione;
là
stavan gli assassini,
i
loro corpi intrisi della tinta
del
lor mestiere, intrisi i lor pugnali
oscenamente
di sangue aggrumato.
E
chi, che avesse un cuore per amare,
ed
il coraggio di mostrarne il palpito,
si
sarebbe potuto trattenere?
LADY
MACBETH -Aiuto! Fatemi andar via di qui...
MACDUFF - Qualcuno s'occupi
della signora.
MALCOM - (A parte, a
Donalbano)
E noi, stiamo in silenzio?
Noi che il diritto avremmo, più
degli altri,
d'interloquire in questa
circostanza?
DONALBANO - (A parte, a
Malcolm)
E che potremmo dire, proprio
qui,
dove il nostro destino sta in
agguato
nascosto dentro un foro di
trivella
pronto a sbucare da un momento
all'altro
e ghermirci d'un balzo? Andiamo
via,
piuttosto; non è ancor tempo di piangere.(37)
MALCOM - (c.s.)
Né al nostro acerbo duolo
è tempo ancora di
manifestarsi.
BANQUO - Badate alla signora...
(Lady Macbeth è portata fuori)
E quando avrem coperto il
nostro corpo
la cui fral nudità(38)
soffre ad
esporsi
così all'aperto, troviamoci
subito
per indagare intorno a questa
impresa
quant'altra mai scellerata e
cruenta,
per veder di conoscerne di più.
Ora ci scuotono timori e
scrupoli.
Io m'affido alla gran mano di
Dio,
e sotto la sua ala(39)
lotterò
contro qualsiasi oscuro
infingimento
della doppiezza traditrice.(40)
MACDUFF - Anch'io.
TUTTI - E così tutti.
MACBETH - Ciascuno di noi
vada
ora a rivestirsi dei suoi panni
e
di virile determinazione,
e
ritroviamoci nella sala grande.
TUTTI - Va bene. Siamo intesi.
(Escono tutti, tranne Malcom e
Donalbano)
MALCOM - Che intendi fare
adesso?
Associarsi con loro, non è il
caso.
Far mostra d'un dolore non
sentito
è una parte che san bene
recitare
gli ipocriti. Io vado in
Inghilterra.
DONALBANO - Io in Irlanda:
sorti separate
ci renderanno entrambi più
sicuri.
Perché qui dove siamo
luccicano pugnali nei sorrisi:
più vicini per sangue,(41)
più vicini a finire
sanguinanti.
MALCOM - Questa freccia mortale
ora scoccata
ancora non s'è scaricata a
terra,
e la via più sicura per noi
due
è di scansarci dalla sua
gittata.
Perciò a cavallo! E senza
preoccuparci
dei soliti congedi.Via,
furtivi:
non c'è furto nell'involar se
stessi
quando non c'è garanzia di
pietà.
(Escono)
Inverness, Nel castello di
Macbeth.
Entrano ROSS e UN VECCHIO(42)
VECCHIO - I miei trascorsi
settanta e dieci anni
li ho ben presenti; e in tutto
questo tempo
ho visto ore tremende e strani
eventi;
ma questa orrenda notte
me le fa diventar cose da
nulla.
ROSS - Ah, buon padre(43),
tu vedi come il cielo
quasi sdegnato dell'agir
dell'uomo
distenda tutto un velo
minaccioso
sopra questo spettacolo di
sangue.
Per l'ora è giorno, eppur
l'oscura notte
soffoca la pellegrinante lampada.(44)
È la notte che ha preso il
predominio,
o è la terra che si copre il
volto
per vergogna nel tempo che
baciato
dovrebb' essere dalla viva
luce?
VECCHIO - È un fenomeno fuor
della natura
come l'atto che qui s'è
consumato.
Martedì scorso, un falco
che volteggiava in cielo a
grande altezza
toccato ch'ebbe l'apice del
volo
fu raggiunto da un gufo
cacciatore
e assalito ed ucciso.
ROSS - E similmente - strano ma
pur certo
e provato - i cavalli di
Duncano,
rari esemplari della loro razza
quanto a bellezza ed a velocità,
son ritornati allo stato
selvaggio,
hanno rotto gli stalli e son
fuggiti
all'aperto, ribelli a ogni
comando,
quasi volessero scendere in
guerra
contro l'umanità.
VECCHIO - E si sono sbranati
l'un con l'altro,
come ho sentito dire.
ROSS - È vero, infatti:
l'ho
visto, sbalordito, coi miei occhi.
Entra
MACDUFF
Ecco
Macduff. Ebbene, buon signore,
come
vanno le cose?
MACDUFF - E non lo vedi?
ROSS - S'è poi saputo chi è
stato l'autore
di questo gesto più che
sanguinario?
MACDUFF - I due che poi Macbeth
ha trucidato.
ROSS - Accidenti! E che cosa
s'aspettavano
di tanto vantaggioso?
MACDUFF - Sicuramente furon
subornati.
Malcolm e Donalbano,
i due figli del re, sono
fuggiti,
e ciò fa ricadere ogni
sospetto
sopra di loro.
ROSS - Ancor contro natura!
Scialacquatrice
ambizione degli uomini,
che
ti divori per avidità,
gli
stessi mezzi che ti danno vita!
Così
stando le cose, è assai probabile
che
la corona cada su Macbeth.
MACDUFF - Egli è già stato
designato re;
è andato a Scone per l'investitura.(45)
ROSS - E il corpo di Duncano
dove sta?
MACDUFF - È stato trasportato
a Colum-cille(46)
nel sacrario dei suoi
predecessori,
dove son custodite le loro
ossa.
ROSS - Vai a Scone anche tu?
MACDUFF - Io no, cugino;
io
vado a Fife.(47)
ROSS
- Io ci vado invece.
MACDUFF - Possa tu assistere a
cose ben fatte,
laggiù...purchè le nostre
vecchie vesti
non si scopran migliori delle
nuove....
Ti saluto.
ROSS - (Al vecchio)
Buon
padre, statti bene.
VECCHIO - Che la benedizione
del Signore
vi sia compagna, come a tutti
gli altri
che vogliono mutare il male in
bene,
e convertire i nemici in amici.
(Escono)
(30)
Le palpebre degli occhi.
(31) Ecate, l'altro
nome di Diana, è la divinità lunare dei Greci, notturna dea dei trivi e
dei sortilegi delle streghe.
(32) Secondo la
leggenda, Sesto Tarquinio, figlio di Taquinio il Superbo, settimo re di
Roma, s'introdusse di notte nella camera della matrona Lucrezia,
stuprandola. Per il dispiacere, la donna si uccise, e questo fu il pretesto
per la rivolta che abbatté la monarchia a Roma (510 a. c.)
(33) "The
multitudinous seas":"multitudinous",
detto del mare, è qui nel senso di "full of innumerable ripples",
"pieni di innumerevoli striature" ("ripple",
secondo l'"Oxford Dictionary" è definito:"slight
ruffing of the surfare waters, such as is caused by a slight breeze").
(34) Èla formula
della richiesta della mancia.
(35) Tutto il
discorso del portiere, come ben si capisce, ha un sottointeso di significati
lubrici.
(36) Cioè:
rimanete di sasso, come quelli che guardavano la Gorgone (uno dei tre mostri
della mitologia greca - steno, Eurialo e Medusa - che avevano serpi per
capelli, artigli di leone e mani e piedi, zanne di cinghiale, ali d'oro e
impietravano chiunque le guardasse).
(37) "Uor
tears are not yet brewed":letteralm.:"Le
nostre lacrime non sono ancora state distillate": l'immagine è quella
della distillazione ("brewing") che avviene nel processo di
fabbrica della birra.
(38) Tutti si
trovano svestiti, sono accorsi in veste da camera.
(39) Traduce "and
hence", "e di là" che in italiano a poco senso.
(40) Banquo
sospetta già di Macbeth. S'è accorto che egli finge.
(41) "The
near in blood, the nearer bloody":
più vicini nel sangue al re ucciso, si capisce.
(42) Questo
personaggio, che non comparirà più del dramma, e il suo dialogo con Ross,
sono introdotti in funzione di coro.
(43) "Good Father": "Father" è l'appellativo che gli inglesi danno ai vecchi. In Shakespare è frequente
(44) Cioè il sole.
(45) Scone era la
capitale del regno di Scozia. In essa sono stati incoronati la maggior parte
dei re Scozzesi, e lo stesso Carlo II, re d'Inghilterra e di Scozia, nel
1651.
(46) "Colum-cill"
(non "Colmetkill", come vedo scritto in tutti i testi, e che è
nome geografico inesistente) è il nome celtico dell'attuale isola di Jona,
la più famosa delle Ebridi, perchè sede del monastero che ospitò nel VI
sec. Santa Colomba, ivi rifugiatasi dall'Irlanda con 12 sui discepoli. "Colum-cill"
significa appunto, in celtico, "l'isola della colomba della
chiesa" (v. "Enciclopedia Britannica" alla voce). Nel
monastero venivano sepolti i re scozzesi.
(47) Fife è la
regione tra le baie di Forth e Tay dove Macduff ha il proprio castello.