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Una
tetra spelonca; nel mezzo, un calderone che bolle. Tuoni.
Entrano
le TRE SORELLE
1ª STREGA Tre volte il
gatto-tigre ha miagolato.
2ª STREGA Tre e una il
porcospino ha grufolato.
3ª STREGA E l'arpietto ha
gridato: "È l'ora, è l'ora!"
1ª STREGA Intorno al calderon
ridda facciamo,
il velenoso suo ventre
riempiamo.
Tu, rospo, che veleno hai
trasudato
sotto il riparo d'un sasso
gelato
per trentun giorni e trentuno
nottate,
bolli per primo nell'acque
stragate.
TUTTE E TRE - Su,
raddoppiatevi, fatica e doglia,
ardi tu, fuoco, calderon
gorgoglia.
2ª STREGA - Filetto d'un
acquatico pitone,
bolli e lessati dentro il
calderone;
dito di rana, occhio di
lucertola,
lingua di cane, vellame di
nottola,
forca di vipera, aculeo d'orbetto,
piè di ramarro, scella di
guffetto,
bollite nell'infuso più
infernale
a distillare un filtro
micidiale.
TUTTE E TRE - Su,
raddoppiatevi, fatica e doglia,
ardi, tu, fuoco, calderon
gorgoglia.
2ª STREGA - Scaglia di drago,
dente di lupetto,
mummia di strega, stomaco e
gorgetto
di famelico squalo; una
margotte
di cicuta diventa nella notte;
fegato di giudeo bestemmiatore,
fiele di capra, scheggette di
tassi
tagliate mentre la luna è in
eclissi;
naso di turco, due labbra di
tartaro,
dito di bimbo strangolato in
culla
nato in un fosso da mala
fanciulla:
fate venire un bordo denso e
viscido;
e d'una tigre s'aggiunga il
crudone
agli ingredienti già nel
calderone.
TUTTE E TRE - Su,
raddoppiatevi, fatica e doglia,
ardi tu, fuoco, calderon
gorgoglia.
Entra ECATE
ECATE - "Ben faceste,
v'applaudo per tutto,
"e vuo' darne a ciascuna
un bel frutto.
"ora in cerchio la ridda
menate
"come fanno i folletti e
le fate;
"ed al suon della vostra
canzone
"sia stregato il fatal
calderone.
(Musica e canto: "Neri
spiriti...ecc.")
(Esce ECATE)
1ª STREGA - Dal prurito dei
pollici sento
che s'avvicina qualche tristo
evento.
(Bussano alla porta della spelonca)
Apriti, catenaccio, a chiunque
venga.
Entra MACBETH
MACBETH - Ebbene, arcane, nere
fattucchiere
di mezzanotte, a qual opra
attendete?
TUTTE - a un' opra senza nome.
MACBETH - Vi scongiuro per ciò
che professate,
a quanto sto per chieder
rispondete
comunque vi sia dato di
saperlo.
Doveste scatenare tutti i venti
e scagliarli all'assalto delle
chiese;
ed i flutti schiumosi
dell'oceano
dovessero stravolgere e
inghiottire
tutto quel che galleggia su di
loro;
dovesse tutto il grano della
terra
andar distrutto mentre è
ancora in erba
e tutte le foreste esser
tagliate;
dovessero i castelli rovinare
sulla testa dei loro
sorveglianti;
fossero pur piramidi e palazzi
costretti a reclinar le loro
fronti
verso le loro stesse
fondamenta;
dovesse riaffondar nel primo
caos
il tesoro dei germi di natura
sì che possa la stessa
Distruzione
sentirsene schifata:rispondete
a quanto sto per chiedervi!
1ª STREGA - Parla.
2ª STREGA - Domanda.
3ª STREGA - Ti risponderemo.
1ª STREGA - Ma dicci prima se
queste risposte
le vuoi sentire dalle nostre
bocche
o dalle bocche dei nostri
padroni.
MACBETH - Evocateli, ch'io veda
chi sono.
1ª STREGA - "Si versi in
pentola
"sangue di scrofa
"della figliata
"di nove piccoli
"testè cibata.
"Gettate al fuoco
"grasso colato
"giù dalla corda
"d'un impiccato."
TUTTE E TRE - "Alti e
bassi apparite,
"e ciascuno la parte
"che gli spetta esguite".
Tuono. PRIMA APPARIZIONE, una
testa armata
MACBETH - Parla, potenza
arcana...
1ª STREGA - I tuoi pensieri
egli conosce già.
Non parlare. Sta zitto ad
ascoltare.
1ª APPARIZIONE - Macbeth!
Macbeth! Macbeth!
Guàrdati da Macduff, Thane di
Fife!(62)
Ora mandami via. Basta così.
(Sprofonda)
MACBETH - Qualunque cosa tu
sia, ti ringrazio,
per questo avvertimento.
Hai còlto in pieno quello che
temevo.
Una parola ancora...
1ª STREGA - Egli non è
sensibile a comandi.
Eccone un'altro, di lui più
potente.
Tuono. SECONDA APPARIZIONE, un
bambino
insanguinato
2ª APPARIZIONE - Macbeth!
Macbeth! Macbeth!
MACBETH - Vorrei aver tre
orecchi per udirti.
2ª APPARIZIONE - Sii
sanguinario, audace, risoluto,
e fatti scherno dell'altrui
possanza,
ché nessuno, che sia nato da
donna,
di far male a Macbeth sarà
capace.
(Sprofonda)
MACBETH - Vivi, Macduff,
allora! Vivi e vegeta!
Ché qual paura potrò aver di
te?
Farò comunque di rendermi
doppia
tal sicurezza, e strapperò al
destino
un pegno a mio favore: non
vivrai!
Potrò così rinfacciar la
menzogna
alla paura dal cuor senza
sangue,
e dormir sodo a dispetto del
tuono.
Tuono. Entra la TERZA
APPARIZIONE: un bambino incoronato, con un ramo d'albero in mano
MACBETH - Che cos'è questo,
che mi sorge innanzi
nell'apparenza del figlio d'un
re,
recinta la sua fronte di
fanciullo
dell'emblema della sovranità?
TUTTE E TRE - Ascoltalo
soltanto. Non parlargli.
3ª
APPARIZIONE - Come un leone sii superbo e fiero,
e non curarti di chi morde il
freno,
né di chi s'agita, di chi
congiura.
Macbeth non sarà vinto
fino a quando di Birnam la
foresta
non moverà verso il colle di Dùnsinane
contro di lui.
MACBETH - Ciò mai potrà
succedere!
Chi
può mobilitare una foresta,
comandare
ad un'albero si svellersi
dalle
radici abbarbicate a terra?
O
soavi presagi! Ottimamente!
Morti
ribelli, più la vostra testa
non
sollevate, finchè non si muova
anche
di Birnam l'intera foresta!
E
dal suo alto seggio allor Macbeth
vivrà
l'intero spazio da Natura
a
lui concesso ed al suo giusto tempo
renderà
il suo ultimo respiro...
Però
il mio cuore anela di conoscere
un'altra
cosa: dite (se di tanto
riesce
a illuminarvi l'arte vostra)
se
dovrà mai regnar su questo regno
la
progenie di Banquo.
TUTTE E TRE - Più non
chiedere.
MACBETH - Voglio assolutamente
una risposta!
La dannazione eterna su di voi,
se mi negate questo! Ch'io lo
sappia!
Perché sprofonda adesso il
calderone?...
(Suoni d'oboe all'interno)
E che son questi suoni?
1ª STREGA - Mostratevi!
2ª STREGA - Mostratevi!
3ª STREGA - Mostratevi!
TUTTE E TRE - Mostratevi ai
suoi occhi, ombre, venite,
attristategli il cuore, e poi
sparite.
Appare una processione di otto
re, Banquo
per ultimo con in mano uno specchio
MACBETH - (Al primo spettro)
Tu somigli troppo
allo spettro di Banquo. Giù,
sprofonda!
(Al secondo spettro)
Tu, altra fronte coronata
d'oro,
la tua corona m'arde le
pupille...
e i tuoi capelli...tu sei come
il primo.
(Al terzo spettro)
Ed anche il terzo è sempre
uguale al primo...
Schifose fattucchiere!
Perché volete impormi questa
vista?
(Al quarto spettro)
Un quarto...Occhi, schizzatemi
via!
(Al quinto spettro)
E che! Si protrarrà questa
sfilata
fino al rimbombo del final
giudizio?
(Al sesto spettro)
Un'altro ancora? Un sesto...
(Al settimo spettro)
Eppoi un settimo?...Ma basta,
basta!
Non voglio più vederne!
(All'ottavo spettro)
Ma ne appare un'ottavo...ed uno
specchio
che me ne mostra ancora assai
di più,
e vedo che qualcuno reca in
mano
un doppio mappamondo con tre
scettri.(63)
Orribil vista! Ed è realtà,
lo vedo:
perché vedo l'immagine di
Banquo,
coi capelli ingommati del suo
sangue,
che col sorriso in bocca punta
il dito
verso di loro, quasi ad
indicare
che son sua discendenza....
(Alle streghe)
È
così, vero?
1ª STREGA - Sì, signore, così,
come l'hai visto.
Ma perché mai Macbeth
si mostra sì colpito?
Su, venite, sorelle,
a rallegrarlo, diamogli
spettacolo
delle migliori nostre
bagattelle.
Io dall'aria trarrò suoni
d'incanto,
mentre voi altre mi darete
attorno
ad eseguir la vostra antica
ridda,
sì che questo magnifico
sovrano
s'indica a riconoscer, bontà
sua,
come il nostro dovere abbiam
compiuto
a lui rendendo il nostro
benvenuto.
Musica di oboi. Le streghe
s'allontanano danzando e svaniscono.
MACBETH - Dove son più...Sparite?...
Ah, rimanga per sempre
maledetta
sul calendario quest'ora
dannata!
(Chiamando)
Voi, là di fuori, entrate.
Entra LENNOX
LENNOX - Che cosa mi comanda
vostra grazia?
MACBETH - Vedesti le fatidiche
sorelle?
LENNOX - No, Sire.
MACBETH - Non ti son passate
accanto?
LENNOX - Signor mio, no
davvero.
MACBETH - Che sia ammorbata
l'aria ove cavalcano,
e sia dannato chi di lor si
fida!
Ho sentito un galoppo, chi è
arrivato?
LENNOX - Son due o tre,
signore, or ora giunti
a recarvi l'annuncio che
Macduff
è andato a rifugiarsi in
Inghilterra.
MACBETH - In Inghilterra?
LENNOX - Sì, mio buon signore,
MACBETH - (Tra sé, a parte)
O tempo, tu previeni i miei
disegni!
L'idea che fugge non si
realizza
quando non s'accompagni con
l'azione.
Da qui innanzi gli impulsi
pripigeni
del mio pensiero siano i
primigeni
anche della mia mano. Ed anche
adesso
a coronare i pensieri con gli
atti,
che sia pensato e fatto:
assalirò
di sorpresa il castello di
Macduff;
metterò le mie mani sopra Fife
truciderò sua moglie e i suoi
bambini
e tutte l'anime malcapitate
che lo seguono in linea
discendente.
Niente stolte minacce; agire
subito:
devo portare a termine
l'impresa
prima si raffreddi
l'intenzione.
Basta con le visioni
ultraterrene!
Dove son questi messi?
Avanti, su, accompagnami da
loro.
(Escono)
Fife, il castello di Macduff
Entrano LADY MACDUFF, suo
figlio e ROSS
LADY MACDUFF - Che aveva mai
commesso,
per scappare così dal suo
paese?
ROSS - Pazienza, cara, ci vuole
pazienza.
LADY MACDUFF - Lui non ne ha
avuta. È stata una follia
fuggir così; a farci traditori
quando non son le azioni, è la
paura.
ROSS - Se sia stata paura oppur
saggezza
non puoi saperlo.
LADY MACDUFF - Quale saggezza
abbandonar
sua moglie, i suoi bambini,
il
palazzo, gli averi, e lasciar tutto
nel
luogo stesso dal quale egli fugge?
Vuol
dire che non ci ama, che gli manca
l'elementare
istinto di natura:
ché
perfino lo scricciolo,
il
più minuto di tutti gli uccelli,
se
ha piccoli nel nido, affronta il gufo.
In
lui, tutta paura e niente amore:
così
come anche poca è la saggezza,
quando
la fuga è contro ogni ragione.
ROSS - Cugina cara, calmati, ti
prego:
ma quanto a tuo marito,
egli è nobile, saggio ed
avvenuto,
e sa meglio di noi l'aria che
tira.
Non farmi dir di più: son
brutti tempi,
quando ci ritroviamo traditori
senza saperlo; quando udiamo
voci
in giro che ci dicon di temere,
e non sappiamo che cosa temere,
sì che dobbiamo viver
galleggiando
sopra un mare violento e
burrascoso,
esposti a tutti i venti...Ora
ti lascio.
Ma sarò di ritorno fra non
molto.
Le cose quando sono giunte al
fondo,
o cessano del tutto, o
riemergono
com'eran prima.
(Al piccolo)
Mio
bel nipotino,
che
Dio ti benedica!
LADY
MACDUFF - Ha un padre, lui.
ma
è come se di padre fosse orfano.
ROSS - Non posso star più a
lungo;
trattenermi sarebbe
un'imprudenza,
e ne verrebbe una disgrazia a
me,
e a te una pena. Devo
congedarmi.
(Esce)
LADY MACDUFF - Signorino, tuo
padre non c'è più,
è morto: che farai? Come
vivrai?
FIGLIO - Come gli uccelli,
mamma.
LADY MACDUFF - Che! Vuoi viver
di mosche e di vermetti?
FIGLIO - Di quel che trovo,
intendo; come loro.
LADY MACDUFF - Eh, povero
uccellino!
Tu non sapresti davvero
guardarti
da reti, panie, trappole, lacciòli...
FIGLIO - E perché dovrei,
mamma?
Chi vuoi che pensi a tender
certe insidie
a un povero uccellino? Eppoi
mio padre
non è vero che è morto, come
dici.
LADY MACDUFF - È morto,
invece. E adesso, senza padre,
come farai?
FIGLIO - E tu senza marito?
LADY MACDUFF - Eh, io posso
comprarne una ventina
in qualunque mercato.
FIGLIO - Per rivenderli.
È
per questo che li vorrai comprare.
LADY MACDUFF - Parli con molta
arguzia;
e, per l'età, davvero ne hai
da vendere.
FIGLIO - Mamma, mio padre era
un traditore?
LADY MACDUFF - Eh, sì, lo era.
FIGLIO - Cos'è un traditore?
LADY MACDUFF - Uno che giura e
che poi non mantiene.
FIGLIO - E tutti quelli che
fanno così
son traditori?
LADY MACDUFF - Chiunque fa così
è
un traditore, e va perciò impiccato.
FIGLIO - E van tutti impiccati
quelli che giurano e non
mantengono?
LADY MACDUFF - Sì, tutti.
FIGLIO - Ed a chi spetta
di'impiccarli?
LADY MACDUFF - A chi! Agli
onesti.
FIGLIO - Allora sono sciocchi
quelli
che fanno falsi giuramenti,
perché
di loro ce n'è tanti al mondo
quanti
ne avanza a battere gli onesti,
ed
impiccare loro, non ti pare?
LADY MACDUFF - Ah, Dio t'aiuti,
povero scimmiotto!
Come farai adesso, senza padre?
FIGLIO - Se fosse morto tu lo
piangeresti.
Se non lo fai, a me pare buon
segno:
vuol dire che avrò presto
un'altro padre.
LADY MACDUFF - Povero
chiaccherino, quanto parli!
Entra un MESSO
MESSO - Dio vi protegga,
graziosa signora!
Voi non mi conoscete,
ma io conosco voi e il vostro
rango.
Ho paura, signora,
che vi minacci da presso un
pericolo:
se volete degnarvi di seguire
il consiglio d'un uomo umile e
schietto,
non fatevi trovare qui; fuggite
coi vostri piccoli quanto più
in fretta.
Son troppo brusco, forse,
a spaventarvi così; farvi
peggio
sarebbe far abbattere su di voi
l'atroce crudeltà che già
s'appressa
alla vostra persona. Dio vi
guardi!
Io non oso indugiare qui più a
lungo.
LADY MACDUFF - Dovrei fuggire,
e dove?
Io non ho fatto mai male a
nessuno.
Anche se, a ripensarci,
vivo in un mondo dove far del
male
spesso procura lode; e far del
bene
è tenuto follia pericolosa.
E allora, ahimè, che val
mettere innanzi,
a femminil difesa,
che non ho fatto mai male a
nessuno?
Entrano i SICARI
Oh, Dio! Che voglion questi
brutti ceffi?
SICARI - Tuo marito dov'è?
LADY MACDUFF - In un luogo,
spero,
non tanto sconsacrato e
maledetto
dove uno come te possa
raggiungerlo.
SICARIO - È un traditore.
FIGLIO - Bugiardo! tu menti,
villoso mascalzone!
SICARIO - (Vibrandogli un
coltello)
Tieni, uovo!
Pulcino apertosi col
tradimento!
FIGLIO - M'ha ucciso, mamma!
Fuggi via, ti prego!
(Muore)
Lady Macduff fugge urlando
"Assassinio"! i sicari la inseguono
Inghilterra. Davanti al palazzo di re Edoardo
Entrano MALCOLM e MACDUFF
MALCOLM - Cerchiamoci un
cantuccio solitario
all'ombra, e là svuotiamo
nelle lacrime
la mestizia che opprime i
nostri petti.
MACDUFF - Meglio impugnare
subito la spada
che dà morte, e difendere da
eroi
l'oppressa terra che ci diè i
natali.
Ad ogni nuovo giorno, nuove
vedove
urlano il lor dolore, nuovi
orfani
piangono i loro padri; nuovi
lutti
gridan vendetta alla faccia del
cielo,
sì ch'essa ne risuona,
quasi soffrisse anch'essa con
la Scozia
urlando eguali note di dolore.
MALCOLM - Quel che credo, son
pronto a deplorare,
e pronto a creder quel che so
per certo;
e quei torti che posso
raddrizzare,
a raddrizzare, avendo amico il
tempo.
Forse è vero quel che dicevi
prima:
questo tiranno che al sol
nominarlo
ci s'infetta la lingua, è
stato un tempo
da tutti ritenuto un uomo
onesto.
Tu l'hai amato di sincero
affetto;
e lui non t'ha toccato fino ad
oggi.
Io sono giovane; ma per mio
tramite
tu potresti acquistare un
qualche merito
presso
di lui; e fu sempre saggezza
sacrificare
un povero agnellino
debole ed innocente qual son
io,
per placare un'irata deità.
MACDUFF - Non sono un falso.
MALCOLM - Ma Macbeth lo è.
Ed anche una natura onesta e
proba
può trasgredire per sovrano
impegno.
Ma che ti vado
dicendo!...Perdonami!
Quel che tu sei non possono
mutarlo
davvero i miei pensieri.
Gli angeli sono sempre
rilucenti
anche se il più rilucente fra
loro
è caduto; se le più turpi
cose
assumessero il volto della
grazia,
la grazia resterebbe sempre
grazia.
MACDUFF - Io, per me, ho
perduto ogni speranza.
MALCOLM - Ed è in questo ch'io
ho trovato forse
i miei timori... Perché tanta
fretta
nel lasciare tua moglie, i tuoi
bambini,
questi fortissimi nodi d'amore,
questi preziosi motivi di vita,
senza far loro un cenno di
saluto?
Ti, prego, non veder nei miei
sospetti
qualcosa che t'offenda;
sono soltanto un mezzo di
cautela:
tu puoi esser nel giusto,
checchè io possa pensare di
te.
MACDUFF - Povera patria mia,
sanguina, sanguina!
E tu, gran tirannia,
vieppiù rinsalda le tue
fondamenta,
poi che virtù non osa
contrastarti!
Ammàntati di quello che hai
frodato,(64)
tanto non c'è chi te ne neghi
il titolo!
Io vado, principe. Non vorrei
essere
l'ignobile persona che tu pensi
nemmeno per l'intero territorio
che sta sotto le grinfie del
tiranno
con l'aggiunta di tutto il
ricco Oriente.
MALCOLM - Non devi offenderti:
ti sto parlando
non come ad uno in cui non ho
fiducia.
Penso al nostro paese,
che sta affondando contro il
giogo, e piange,
e sanguina, sul cui corpo ogni
giorno
s'aggiunge una ferita
a tutte quelle ch'esso ha già
sofferte:
penso pure che son molte le
braccia
che in Scozia s'alzerebbero a
difesa
dei miei diritti ereditari al
trono
e qui, da questa ospitale
Inghilterra,
ne ho ricevuto offerte, per
migliaia.
Eppur, con tutto ciò, dovessi
un giorno
caplestare la testa del tiranno
e mostrarla infilzata alla mia
spada,
sotto colui che gli succederà
la mia patria conoscerà più
mali
di quanti n'abbia conosciuti
prima,
quant'altri mai numerosi e
crudeli.
MACDUFF - E chi sarebbe,
questi?
MALCOLM - Io stesso, intendo:
nel quale son così bene
innestati,
com'io so bene, i germi d'ogni
vizio,
che quando siano venuti alla
luce,
al suo confronto anche il nero
Macbeth
sembrerà
candido come la neve
e al nostro Stato come un mite
agnello
se confrontato all'infinita
serie
delle mie nefandezze.
MADUFF - Tra le legioni
dell'orrido inferno
non
c'è demonio che più di Macbeth
sia
più dannato per la cattiveria.
MALCOLM - D'accordo, si, lo
ammetto:
è sanguinario, ipocrita,
lascivo,
impostore, impetuoso,
scellerato,
e insomma, pieno di vizi ed
infamie
per quante se ne possan
nominare;
ma non c'è alle mie lascive
voglie
nessun fondo, nessuno:
non basterebbero le vostre
mogli,
le vostre figlie, le vostre
matrone,
le vostre verginelle giovinette
a riempirne il pozzo; la mia
foja
travolgerebbe qualsiasi
barriera
di continenza che avesse a
frapporsi:
meglio Macbeth che uno come me,
a regnar sulla Scozia.
MACDUFF
- Certo, che la sfrenata intemperanza
di
naturali voglie è gran tiranna,
causa di prematuro svuotamento
di troni che pur furono felici
e di caduta di molti sovrani.
Ma non per questo ti devi far
scrupolo
di riaver per te quello ch'è
tuo:
potrai dirigere i tuoi desideri
su uno spazio abbondante, e
tuttavia
apparir schivo...Non sarà
difficile
tener bendati gli occhi della
gente.
Dame condiscendenti non ne
mancano,
e l'avvoltoio ch'è dentro di
te
non credo possa divorarne tante
quante se n'offriranno alla tua
presa
nel ritrovarla così ben
disposta.
MALCOLM - Aggiunta a questa
maledetta tara
c'è, nella malformata mia
natura,
una tale insaziabile avarizia,
che fossi re, sopprimerei i
miei nobili
per avere per me le loro terre;
di questo vorrei gli ori che
possiede,
di quest'altro il palazzo,
e l'ottener di più, sempre di
più
non sarebbe nient'altro che una
salsa
fino a farmi inventare ingiuste
liti
contro sudditi miei leali e
probi,
per arricchirmi della lor
rovina.
MACDUFF - Questa ingordigia ha
certamente in noi
radici più profonde e più
malsane
della lussuria dal volto
estivale:(65)
ed è stata la spada
per cui perirono dei nostri re.
Ma non aver timore:
la Scozia è terra d'abbondanti
messi
e può saziare tutte le tue
voglie
già con la proprietà che
t'appartiene.
Questi son tutti vizi
tollerabili,
se compensati con altre virtù.
MALCOLM - Virtù io non ne ho.
Di quelle che s'addicon ad un
re,
come: giustizia, liberalità,
perseveraza, religiosità,
pietà, umiltà, coraggio,
forza d'animo,
in me non c'è alcun segno;
c'è, al contrario, la massima
abbondanza
di toni e modi del manifestarsi
di ciascuno di tutti questi
vizi;
al punto che, se mi fosse
possibile,
rovescerei nel fondo
dell'inferno
il dolce balsamo della
concordia,
scardinerei la pace universale,
distruggerei l'unità della
terra.
MACDUFF - O Scozia, Scozia!
MALCOLM - Se un tal uomo sia
degno di regnare,
dillo tu: io son quello che
t'ho detto.
MACDUFF - Non di regnare, ma
nemmen di vivere!
O misero paese! Angarïato
sotto lo scettro lordato di
sangue
d'un feroce tiranno usurpatore,
quando potrai di nuovo salutare
i giorni d'una sana integrità,
se l'erede diretto del suo
regno
s'interdice da sé,
autoaccusandosi,
e bestemmia la sua stessa
semenza?
Il tuo regal genitore era un
santo,
e la regina, che t'ha
partorito,
un'esistenza vissuta in
ginocchio
più che in piedi, morendo
lentamente
un giorno dopo l'altro di sua
vita...
Addio! Le tare di cui tu
t'accusi
m'han bandito per sempre dalla
Scozia!
Rassegnati, o mio cuore,
qui muoiono le tue grandi
speranze!
MALCOLM - No, Macduff, questo
nobil tuo furore
è il segno della tua integrità,
e cancella di colpo dal mio
animo
ogni nero sospetto su di te,
riconciliando tutti i miei
pensieri
con la tua lealtà d'uomo
d'onore.
Questo Macbeth d'inferno
ha messo in atto tanti trucchi
e trappole
con il fine d'attrarmi in suo
potere,
che una saggia cautela mi
raffrena
da ogni credula fretta. Ma lassù
presieda Iddio su quanto ha da
succedere
fra me e te! Perché da questo
istante,
Macduff, mi metto sotto la tua
guida
e ti smentisco tutto quel che
ho detto
contro me stesso, rinnego ogni
colpa,
ogni difetto che m'ero
addossato,
tutti fuor della mia vera
natura.
Nessuna donna m'hai mai
conosciuto;
non ho mancato mai ha un
giuramento;
bramato ho appena quello che
era mio;
mai venni meno alla parola
data;
tradire non saprei nemmeno il
diavolo
con un'altro; la verità m'è
cara
non meno della vita; è stata
questa
la prima volta che una falsità
è uscita di mia bocca,
ora, parlando di me stesso a
te.
Ma quell'uomo ch'io sono
veramente
è tuo, pronto ai tuoi ordini
e a quelli del mio povero
paese;
alla cui volta, invero, il
vecchio Siward,
prima che tu arrivassi,
era in procinto di mettersi in
marcia
con diecimila armati in pieno
assetto.
Noi muoveremo adesso insieme a
lui,
e sia pari la nostra buona
sorte
alla giustezza della nostra
causa.
Ma tu taci. Perché non dici
niente?
MACDUFF - Cose gradevoli ed
ingrate insieme
non è facile conciliarle
subito.
MALCOLM - Va bene. Ne
riparleremo dopo.
Entra un medico
(Al medico)
Dite di grazia, sta venendo il
re?
MEDICO - Sì, signore. C'è già
di là una folla
che attende d'essere da lui
curata;
povera gente, la cui malattia
è ribelle alle massime risorse
dell'arte medica; ma ad un suo
tocco
essi guariscono
istantaneamente,
tale è la santità
delegata dal cielo alla sua
mano.
MALCOLM - Vi ringrazio,
dottore.
(Esce il medico)
MACDUFF - Qual'è la malttia di
cui parlava?
MALCOLM - La chiamano "la
malattia del re":(66)
un miracolosissimo intervento
di
questo buon sovrano,
cui
sono stato spesso testimone.
Come faccia a sollecitare il
cielo
a intervenire, lo sa solo lui;
ma gente affetta da uno strano
male,
col corpo enfiato e coperto di
pustole
(una pietà a vederli!) che la
scienza
è impotente a guarire, lui la
cura
appendendo soltanto al loro
collo
una medaglia d'oro,
e recitando insieme pie
preghiere.
E questo suo potere
traumaturgico
si dice ch'egli voglia
tramandare
a chi dovrà succedergli sul
trono.
Oltre a questa virtù
straordinaria,
egli possiede il dono
celestiale
della divinazione; ed altri
doni
sembra che aleggino intorno al
suo trono,
molteplici divine ispirazioni
che lo proclamano pieno di
grazia.
Entra ROSS
MACDUFF - Oh, guardate chi
arriva!
MALCOLM - Un mio connazionale;
ma chi sia,
non lo ravviso.
MACDUFF - Mio caro cugino,(67)
benvenuto da queste parti.
MALCOLM - Ah, si,
ora lo riconosco!...Dio
benigno,
provvedi tu a rimuover al più
presto
le cause che ci rendon
stranieri
l'uno all'altro!
ROSS - Amen, mio
signore.
MACDUFF - In Scozia come va?
Sempre lo stesso?
ROSS - Ah, povero paese!
Timoroso
quasi di riconoscere sé
stesso!
Più non si può chiamarla
nostra madre,
ma nosTra sépoltura; ove
nessuno,
che non sia proprio d'ogni cosa
ignaro,
sa più sorridere; dove sospiri
e gemiti e lamenti foran l'aria
inascoltati; dove pene atroci
sembrano ormai un male
quotidiano;
dove se la campana suona a
morto
nessuno più si domanda per
chi;
e la vita delle persone oneste
dura ancor meno di quella dei
fiori
ch'esse portano in cima ai lor
capelli,
perché muoiono prima
d'ammalarsi.
MACDUFF - Che scenario! Fin
troppo colorito,
e tuttavia talmente veritiero!(68)
MALCOLM - E qual è la sciagura
più recente?
ROSS - Quella successa soltanto
da un'ora
fa già coprir di fischi chi ne
parla,
perché ne viene una ogni
minuto.
MACDUFF - Mia moglie come sta?
ROSS - Ah, bene...
MACDUFF - E i piccoli?
ROSS - Bene anche loro.
MACDUFF - Il tiranno non ha
dato di testa
contro la loro pace?
ROSS - No, eran bene in pace
tutti quanti,
quand'io li ho lasciati.(69)
MACDUFF - Non essere troppo
avaro di parole.
Come stanno le cose?
ROSS - Quando sono partito
per venirvi a recar queste
notizie
il cui peso con pena ho
sopportato,
correva voce di molti notabili
in fermento;(70)
del che mi fu conferma
l'aver
visto io lo stesso,coi miei occhi,
movimenti di truppe del
tiranno.
È il momento d'andare in loro
aiuto.
(A Malcolm)
La vostra sola apparizione in
Scozia
basterebbe a creare dei soldati
e a far combattere le nostre
donne
per scrollarsi di dosso
quest'angoscia.
MALCOLM - Sia loro di sollievo
la notizia
che ci accingiamo ad andare da
loro.
Il grazioso sovrano
d'Inghilterra
ci ha prestato il buon Siward
e
diecimila uomini;
soldato
più esperto e valoroso
non
c'è in tutta la Cristianità.
ROSS
- Vorrei potervi anch'io recare in cambio
ugual
sollievo! Ma, ohimè, ho parole
da
urlarsi solo all'aria, in un deserto,
dove
nessun orecchio udir potesse
il
loro risuonare.
MACDUFF
- Che parole?
Riguardano
la causa generale,
o
sono l'appannaggio di dolore
ch'è
riservato ad un singolo petto?
ROSS
- È cosa di cui non c'è cuore onesto
che
non ne condivida in parte il duolo,
ma
la sua grossa parte è sol per te.
MACDUFF
- Se è mia, non trattenertela con te
ancor
più a lungo, dammela senz'altro.
ROSS
- Non voglian le tue orecchie
serbare
eterno odio alla mia lingua
che
sta per riempirle
del
più tremendo suono mai udito.
MACDUFF
- Ah, comincio a capire...
ROSS
- Il tuo castello, còlto di sorpresa,
occupato,
tua moglie ed i tuoi figli,
tutti
selvaggiamente trucidati;
e
descriverti come, nei dettagli,
sarebbe
aggiunger anche la tua morte
a
quel mucchio di miseri cerbiatti
assassinati.
MALCOLM
- Dio, misericordia!...
(A
Macduff)
Su,
uomo, animo!
non
calcarti il capello sulla fronte!
Sfoga
il dolore tuo con la parola.
Dolore
che non parla
bisbiglia
al cuore sovraedulcorato
l'ordine
di spezzarsi.
MACDUFF
- (A Ross)
Anche
i bambini?
ROSS
- Moglie, bambini, servitori, tutti
che
si son trovati li sul posto.
MACDUFF
- Ed io lontano!...Uccisa anche mia moglie?
ROSS
- Te l'ho detto.
MALCOLM
- (A Macduff)
Ti
devi far coraggio;
e
sia la nostra mortale vendetta
la
medicina al tuo mortal dolore.
MACDUFF
- Lui non ha figli(71)...Tutti
miei piccini?
Hai
detto tutti?...Infernale sparviero!
Tutti!...Ma
come! Tutti i miei pulcini
con
la lor chioccia, in una sola presa?(72)
MALCOLM
- Reagisci da uomo.
MACDUFF
- Lo farò,
ma
da uomo dovrò pure sentirlo:
come
faccio a bandir dalla memoria
che
quelle cose erano,
ed
erano per me le più preziose?...
E
il cielo se n'è stato li a guardare,
senza
soccorrerli? Macduff dannato!
Per
colpa tua sono stati colpiti,
sciagurato
che sono!
Per
le mie non già per le loro
s'è
abbattuto su loro l'assassino!...
Conceda
Dio la pace alle loro anime!
MALCOLM
- E sia questa per te, Macduff, la silice
sulla
quale affilare la tua lama.
Fa'
che il dolore in te si muti in rabbia,
non
spegner l'impeto del cuore: infiammalo!
MACDUFF
- Oh, potrei pur far la donna cogli occhi(73)
e
lo smargiasso con la lingua: Tu,
benigno
cielo, taglia tu gli indugi
e
fa che questo demonio di Scozia
io
me lo possa trovar faccia a faccia,
alla
portata di questa mia spada;
e
se ne uscisse salvo,
voglia
Dio perdonare pure lui!
MALCOLM
- Questo è parlar da uomo.
Vieni,
andiamo dal re. Le nostre forze
son
pronte, non ci resta che raggiungerle
dopo
aver preso congedo da lui.
Macbeth
è ormai maturo
per
essere scrollato dal suo albero;
e
i celesti Poteri
ne
stanno già apprestando gli strumenti.
Cerca
di farti cuore come puoi.
Non
c'è notte sì lunga
che
non abbia speranza di mattino.
(Escono)
(62) Regione della Scozia centro-orientale, tra le baie di Forth e Tay, sede, tra l'altro, di un castello medioevale detto "Macduff's Castle".
(63) "That two-fold balls and trebles sceptres carry": "ball" è la sfera rappresentante l'orbe terraqueo che, insieme con lo scettro, è il simbolo della sovranità regale.
(64) Traduce "thy wrongs" ("Wear thou thy wrongs"), "i tuoi torti", che in italiano sarebbe quanto meno ambiguo.
(65) "...than summer-seeing lust": la lussuria è impulso effimero, per quanto caldo, come l'estate; e, finita l'estate della virta, so attenua. Ben più grave, per Macduff è l'ingordigia dell'ora, che invece cresce cogli anni.
(66) "Tis called the evil": "King's-evil" è il nome inglese della scorofola, la malattia di natura tubercolare che si manifesta con l'ingrossamento e la suppurazione delle ghiandole linfatiche, determinanto la formazione di fistole deturpanti.
Tutta questa "tirata" di Malcolm - ritenuta un interpolazione successiva - è riferità ben si a Edoardo il Confessore; ma la critica ci ha vista una indiretta allusione al re Giacomo I, anch'egli in sentore di santità, per la sua concezione religiosa dell vita pubblica e privata.
(67) "My ever-gentle cousin":"cousin" è termine generico che può stare per "cugino", "nipote" "parente" in genere. Qui sta sicuramente per "cugino", perchè Ross ha chiamato "cara cugina" Lady Macduff nella seconda scena di questo atto.
(68) Il testo ha però:"O relation..." "O, resoconto (troppo ben fatto e pur troppo vero)".
(69) "They were well at peace": Ross intende per pace, la pace eterna, perchè sa che sono morti; il senso della sua allusione è sottolineato, nell'inglese, da quel "Well", che riecheggia il biblico:"He is well since he is in haven" ("Sta bene, perchè sta in cielo"); allusione che Macduff coglie tuttavia, se lo invita a spiegarsi meglio.
(70) "...of many worthy fellows that were out": "Were out" sta qui per "borke out", "burst out", dove l'avverbio "out" indica il moto da uno stato di quiescenza come nella frase "The stars come out".
(71) "He has no children": è incerto, tra i critici, se con questa frase Macduff voglia riferirsi a Macbeth ("Non ha figli che io possa ucciderli"), o a Malcolm ("non ha figli, perciò crede che la vendetta basti a lenirmi il dolore"). Propendiamo per la seconda. La prima sarebbe in contrasto con l'invocazione di Lady Macbeth alle potenze infernali:"...accostatevi ai miei seni di donna" ("...come to my woman's breast").
(72) "At one fell swoop" prosegue il traslato dell'avvoltoio, con l'immagine del rapace che scende rapito dall'ito ("swoop") ad artigiare la preda.
(73) Cioè mettermi a piangere, come una donnetta.