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ATTO QUARTO

SCENA I

Una tetra spelonca; nel mezzo, un calderone che bolle. Tuoni.

 

Entrano le TRE SORELLE

 

1ª STREGA Tre volte il gatto-tigre ha miagolato.

 

2ª STREGA Tre e una il porcospino ha grufolato.

 

3ª STREGA E l'arpietto ha gridato: "È l'ora, è l'ora!"

 

1ª STREGA Intorno al calderon ridda facciamo,

il velenoso suo ventre riempiamo.

Tu, rospo, che veleno hai trasudato

sotto il riparo d'un sasso gelato

per trentun giorni e trentuno nottate,

bolli per primo nell'acque stragate.

 

TUTTE E TRE - Su, raddoppiatevi, fatica e doglia,

ardi tu, fuoco, calderon gorgoglia.

 

2ª STREGA - Filetto d'un acquatico pitone,

bolli e lessati dentro il calderone;

dito di rana, occhio di lucertola,

lingua di cane, vellame di nottola,

forca di vipera, aculeo d'orbetto,

piè di ramarro, scella di guffetto,

bollite nell'infuso più infernale

a distillare un filtro micidiale.

 

TUTTE E TRE - Su, raddoppiatevi, fatica e doglia,

ardi, tu, fuoco, calderon gorgoglia.

 

2ª STREGA - Scaglia di drago, dente di lupetto,

mummia di strega, stomaco e gorgetto

di famelico squalo; una margotte

di cicuta diventa nella notte;

fegato di giudeo bestemmiatore,

fiele di capra, scheggette di tassi

tagliate mentre la luna è in eclissi;

naso di turco, due labbra di tartaro,

dito di bimbo strangolato in culla

nato in un fosso da mala fanciulla:

fate venire un bordo denso e viscido;

e d'una tigre s'aggiunga il crudone

agli ingredienti già nel calderone.

 

TUTTE E TRE - Su, raddoppiatevi, fatica e doglia,

ardi tu, fuoco, calderon gorgoglia.

 

Entra ECATE

 

ECATE - "Ben faceste, v'applaudo per tutto,

"e vuo' darne a ciascuna un bel frutto.

"ora in cerchio la ridda menate

"come fanno i folletti e le fate;

"ed al suon della vostra canzone

"sia stregato il fatal calderone.

 

(Musica e canto: "Neri spiriti...ecc.")

 

(Esce ECATE)

 

1ª STREGA - Dal prurito dei pollici sento

che s'avvicina qualche tristo evento.

(Bussano alla porta della spelonca)

 

Apriti, catenaccio, a chiunque venga.

 

Entra MACBETH

 

MACBETH - Ebbene, arcane, nere fattucchiere

di mezzanotte, a qual opra attendete?

 

TUTTE - a un' opra senza nome.

 

MACBETH - Vi scongiuro per ciò che professate,

a quanto sto per chieder rispondete

comunque vi sia dato di saperlo.

Doveste scatenare tutti i venti

e scagliarli all'assalto delle chiese;

ed i flutti schiumosi dell'oceano

dovessero stravolgere e inghiottire

tutto quel che galleggia su di loro;

dovesse tutto il grano della terra

andar distrutto mentre è ancora in erba

e tutte le foreste esser tagliate;

dovessero i castelli rovinare

sulla testa dei loro sorveglianti;

fossero pur piramidi e palazzi

costretti a reclinar le loro fronti

verso le loro stesse fondamenta;

dovesse riaffondar nel primo caos

il tesoro dei germi di natura

sì che possa la stessa Distruzione

sentirsene schifata:rispondete

a quanto sto per chiedervi!

 

1ª STREGA - Parla.

 

2ª STREGA - Domanda.

 

3ª STREGA - Ti risponderemo.

 

1ª STREGA - Ma dicci prima se queste risposte

le vuoi sentire dalle nostre bocche

o dalle bocche dei nostri padroni.

 

MACBETH - Evocateli, ch'io veda chi sono.

 

1ª STREGA - "Si versi in pentola

"sangue di scrofa

"della figliata

"di nove piccoli

"testè cibata.

"Gettate al fuoco

"grasso colato

"giù dalla corda

"d'un impiccato."

 

TUTTE E TRE - "Alti e bassi apparite,

"e ciascuno la parte

"che gli spetta esguite".

 

Tuono. PRIMA APPARIZIONE, una testa armata

 

MACBETH - Parla, potenza arcana...

 

1ª STREGA - I tuoi pensieri egli conosce già.

Non parlare. Sta zitto ad ascoltare.

 

1ª APPARIZIONE - Macbeth! Macbeth! Macbeth!

Guàrdati da Macduff, Thane di Fife!(62)

Ora mandami via. Basta così.

(Sprofonda)

 

MACBETH - Qualunque cosa tu sia, ti ringrazio,

per questo avvertimento.

Hai còlto in pieno quello che temevo.

Una parola ancora...

 

1ª STREGA - Egli non è sensibile a comandi.

Eccone un'altro, di lui più potente.

 

 

Tuono. SECONDA APPARIZIONE, un bambino

insanguinato

 

2ª APPARIZIONE - Macbeth! Macbeth! Macbeth!

 

MACBETH - Vorrei aver tre orecchi per udirti.

 

2ª APPARIZIONE - Sii sanguinario, audace, risoluto,

e fatti scherno dell'altrui possanza,

ché nessuno, che sia nato da donna,

di far male a Macbeth sarà capace.

 

(Sprofonda)

 

MACBETH - Vivi, Macduff, allora! Vivi e vegeta!

Ché qual paura potrò aver di te?

Farò comunque di rendermi doppia

tal sicurezza, e strapperò al destino

un pegno a mio favore: non vivrai!

Potrò così rinfacciar la menzogna

alla paura dal cuor senza sangue,

e dormir sodo a dispetto del tuono.

 

Tuono. Entra la TERZA APPARIZIONE: un bambino incoronato, con un ramo d'albero in mano

 

MACBETH - Che cos'è questo, che mi sorge innanzi

nell'apparenza del figlio d'un re,

recinta la sua fronte di fanciullo

dell'emblema della sovranità?

 

TUTTE E TRE - Ascoltalo soltanto. Non parlargli.

 

3ª APPARIZIONE - Come un leone sii superbo e fiero,

e non curarti di chi morde il freno,

né di chi s'agita, di chi congiura.

Macbeth non sarà vinto

fino a quando di Birnam la foresta

non moverà verso il colle di Dùnsinane

contro di lui.

 

MACBETH - Ciò mai potrà succedere!

Chi può mobilitare una foresta,

comandare ad un'albero si svellersi

dalle radici abbarbicate a terra?

O soavi presagi! Ottimamente!

Morti ribelli, più la vostra testa

non sollevate, finchè non si muova

anche di Birnam l'intera foresta!

E dal suo alto seggio allor Macbeth

vivrà l'intero spazio da Natura

a lui concesso ed al suo giusto tempo

renderà il suo ultimo respiro...

Però il mio cuore anela di conoscere

un'altra cosa: dite (se di tanto

riesce a illuminarvi l'arte vostra)

se dovrà mai regnar su questo regno

la progenie di Banquo.

 

TUTTE E TRE - Più non chiedere.

 

MACBETH - Voglio assolutamente una risposta!

La dannazione eterna su di voi,

se mi negate questo! Ch'io lo sappia!

Perché sprofonda adesso il calderone?...

 

(Suoni d'oboe all'interno)

 

E che son questi suoni?

 

1ª STREGA - Mostratevi!

 

2ª STREGA - Mostratevi!

 

3ª STREGA - Mostratevi!

 

TUTTE E TRE - Mostratevi ai suoi occhi, ombre, venite,

attristategli il cuore, e poi sparite.

 

Appare una processione di otto re, Banquo

per ultimo con in mano uno specchio

 

MACBETH - (Al primo spettro)

Tu somigli troppo

allo spettro di Banquo. Giù, sprofonda!

 

(Al secondo spettro)

Tu, altra fronte coronata d'oro,

la tua corona m'arde le pupille...

e i tuoi capelli...tu sei come il primo.

 

(Al terzo spettro)

Ed anche il terzo è sempre uguale al primo...

Schifose fattucchiere!

Perché volete impormi questa vista?

(Al quarto spettro)

Un quarto...Occhi, schizzatemi via!

 

(Al quinto spettro)

E che! Si protrarrà questa sfilata

fino al rimbombo del final giudizio?

 

(Al sesto spettro)

Un'altro ancora? Un sesto...

 

(Al settimo spettro)

Eppoi un settimo?...Ma basta, basta!

Non voglio più vederne!

 

(All'ottavo spettro)

Ma ne appare un'ottavo...ed uno specchio

che me ne mostra ancora assai di più,

e vedo che qualcuno reca in mano

un doppio mappamondo con tre scettri.(63)

Orribil vista! Ed è realtà, lo vedo:

perché vedo l'immagine di Banquo,

coi capelli ingommati del suo sangue,

che col sorriso in bocca punta il dito

verso di loro, quasi ad indicare

che son sua discendenza....

(Alle streghe)

È così, vero?

 

1ª STREGA - Sì, signore, così, come l'hai visto.

Ma perché mai Macbeth

si mostra sì colpito?

Su, venite, sorelle,

a rallegrarlo, diamogli spettacolo

delle migliori nostre bagattelle.

Io dall'aria trarrò suoni d'incanto,

mentre voi altre mi darete attorno

ad eseguir la vostra antica ridda,

sì che questo magnifico sovrano

s'indica a riconoscer, bontà sua,

come il nostro dovere abbiam compiuto

a lui rendendo il nostro benvenuto.

 

Musica di oboi. Le streghe s'allontanano danzando e svaniscono.

 

MACBETH - Dove son più...Sparite?...

Ah, rimanga per sempre maledetta

sul calendario quest'ora dannata!

(Chiamando)

Voi, là di fuori, entrate.

 

Entra LENNOX

 

LENNOX - Che cosa mi comanda vostra grazia?

 

MACBETH - Vedesti le fatidiche sorelle?

 

LENNOX - No, Sire.

 

MACBETH - Non ti son passate accanto?

 

LENNOX - Signor mio, no davvero.

 

MACBETH - Che sia ammorbata l'aria ove cavalcano,

e sia dannato chi di lor si fida!

Ho sentito un galoppo, chi è arrivato?

 

LENNOX - Son due o tre, signore, or ora giunti

a recarvi l'annuncio che Macduff

è andato a rifugiarsi in Inghilterra.

 

MACBETH - In Inghilterra?

 

LENNOX - Sì, mio buon signore,

 

MACBETH - (Tra sé, a parte)

O tempo, tu previeni i miei disegni!

L'idea che fugge non si realizza

quando non s'accompagni con l'azione.

Da qui innanzi gli impulsi pripigeni

del mio pensiero siano i primigeni

anche della mia mano. Ed anche adesso

a coronare i pensieri con gli atti,

che sia pensato e fatto: assalirò

di sorpresa il castello di Macduff;

metterò le mie mani sopra Fife

truciderò sua moglie e i suoi bambini

e tutte l'anime malcapitate

che lo seguono in linea discendente.

Niente stolte minacce; agire subito:

devo portare a termine l'impresa

prima si raffreddi l'intenzione.

Basta con le visioni ultraterrene!

Dove son questi messi?

Avanti, su, accompagnami da loro.

(Escono)

SCENA II

Fife, il castello di Macduff

 

Entrano LADY MACDUFF, suo figlio e ROSS

 

LADY MACDUFF - Che aveva mai commesso,

per scappare così dal suo paese?

 

ROSS - Pazienza, cara, ci vuole pazienza.

 

LADY MACDUFF - Lui non ne ha avuta. È stata una follia

fuggir così; a farci traditori

quando non son le azioni, è la paura.

 

ROSS - Se sia stata paura oppur saggezza

non puoi saperlo.

 

LADY MACDUFF - Quale saggezza

abbandonar sua moglie, i suoi bambini,

il palazzo, gli averi, e lasciar tutto

nel luogo stesso dal quale egli fugge?

Vuol dire che non ci ama, che gli manca

l'elementare istinto di natura:

ché perfino lo scricciolo,

il più minuto di tutti gli uccelli,

se ha piccoli nel nido, affronta il gufo.

In lui, tutta paura e niente amore:

così come anche poca è la saggezza,

quando la fuga è contro ogni ragione.

 

ROSS - Cugina cara, calmati, ti prego:

ma quanto a tuo marito,

egli è nobile, saggio ed avvenuto,

e sa meglio di noi l'aria che tira.

Non farmi dir di più: son brutti tempi,

quando ci ritroviamo traditori

senza saperlo; quando udiamo voci

in giro che ci dicon di temere,

e non sappiamo che cosa temere,

sì che dobbiamo viver galleggiando

sopra un mare violento e burrascoso,

esposti a tutti i venti...Ora ti lascio.

Ma sarò di ritorno fra non molto.

Le cose quando sono giunte al fondo,

o cessano del tutto, o riemergono

com'eran prima.

(Al piccolo)

Mio bel nipotino,

che Dio ti benedica!

 

LADY MACDUFF - Ha un padre, lui.

ma è come se di padre fosse orfano.

 

ROSS - Non posso star più a lungo;

trattenermi sarebbe un'imprudenza,

e ne verrebbe una disgrazia a me,

e a te una pena. Devo congedarmi.

 

(Esce)

 

LADY MACDUFF - Signorino, tuo padre non c'è più,

è morto: che farai? Come vivrai?

 

FIGLIO - Come gli uccelli, mamma.

 

LADY MACDUFF - Che! Vuoi viver di mosche e di vermetti?

 

FIGLIO - Di quel che trovo, intendo; come loro.

 

LADY MACDUFF - Eh, povero uccellino!

Tu non sapresti davvero guardarti

da reti, panie, trappole, lacciòli...

 

FIGLIO - E perché dovrei, mamma?

Chi vuoi che pensi a tender certe insidie

a un povero uccellino? Eppoi mio padre

non è vero che è morto, come dici.

 

LADY MACDUFF - È morto, invece. E adesso, senza padre,

come farai?

 

FIGLIO - E tu senza marito?

 

LADY MACDUFF - Eh, io posso comprarne una ventina

in qualunque mercato.

 

FIGLIO - Per rivenderli.

È per questo che li vorrai comprare.

 

LADY MACDUFF - Parli con molta arguzia;

e, per l'età, davvero ne hai da vendere.

 

FIGLIO - Mamma, mio padre era un traditore?

 

LADY MACDUFF - Eh, sì, lo era.

 

FIGLIO - Cos'è un traditore?

 

LADY MACDUFF - Uno che giura e che poi non mantiene.

 

FIGLIO - E tutti quelli che fanno così

son traditori?

 

LADY MACDUFF - Chiunque fa così

è un traditore, e va perciò impiccato.

 

FIGLIO - E van tutti impiccati

quelli che giurano e non mantengono?

 

LADY MACDUFF - Sì, tutti.

 

FIGLIO - Ed a chi spetta di'impiccarli?

 

LADY MACDUFF - A chi! Agli onesti.

 

FIGLIO - Allora sono sciocchi

quelli che fanno falsi giuramenti,

perché di loro ce n'è tanti al mondo

quanti ne avanza a battere gli onesti,

ed impiccare loro, non ti pare?

 

LADY MACDUFF - Ah, Dio t'aiuti, povero scimmiotto!

Come farai adesso, senza padre?

 

FIGLIO - Se fosse morto tu lo piangeresti.

Se non lo fai, a me pare buon segno:

vuol dire che avrò presto un'altro padre.

 

LADY MACDUFF - Povero chiaccherino, quanto parli!

 

Entra un MESSO

 

MESSO - Dio vi protegga, graziosa signora!

Voi non mi conoscete,

ma io conosco voi e il vostro rango.

Ho paura, signora,

che vi minacci da presso un pericolo:

se volete degnarvi di seguire

il consiglio d'un uomo umile e schietto,

non fatevi trovare qui; fuggite

coi vostri piccoli quanto più in fretta.

Son troppo brusco, forse,

a spaventarvi così; farvi peggio

sarebbe far abbattere su di voi

l'atroce crudeltà che già s'appressa

alla vostra persona. Dio vi guardi!

Io non oso indugiare qui più a lungo.

 

LADY MACDUFF - Dovrei fuggire, e dove?

Io non ho fatto mai male a nessuno.

Anche se, a ripensarci,

vivo in un mondo dove far del male

spesso procura lode; e far del bene

è tenuto follia pericolosa.

E allora, ahimè, che val mettere innanzi,

a femminil difesa,

che non ho fatto mai male a nessuno?

 

Entrano i SICARI

 

Oh, Dio! Che voglion questi brutti ceffi?

 

SICARI - Tuo marito dov'è?

 

LADY MACDUFF - In un luogo, spero,

non tanto sconsacrato e maledetto

dove uno come te possa raggiungerlo.

 

SICARIO - È un traditore.

 

FIGLIO - Bugiardo! tu menti,

villoso mascalzone!

 

SICARIO - (Vibrandogli un coltello)

Tieni, uovo!

Pulcino apertosi col tradimento!

 

FIGLIO - M'ha ucciso, mamma! Fuggi via, ti prego!

 

(Muore)

 

Lady Macduff fugge urlando "Assassinio"! i sicari la inseguono

SCENA III

Inghilterra. Davanti al palazzo di re Edoardo

 

Entrano MALCOLM e MACDUFF

 

MALCOLM - Cerchiamoci un cantuccio solitario

all'ombra, e là svuotiamo nelle lacrime

la mestizia che opprime i nostri petti.

 

MACDUFF - Meglio impugnare subito la spada

che dà morte, e difendere da eroi

l'oppressa terra che ci diè i natali.

 

Ad ogni nuovo giorno, nuove vedove

urlano il lor dolore, nuovi orfani

piangono i loro padri; nuovi lutti

gridan vendetta alla faccia del cielo,

sì ch'essa ne risuona,

quasi soffrisse anch'essa con la Scozia

urlando eguali note di dolore.

 

MALCOLM - Quel che credo, son pronto a deplorare,

e pronto a creder quel che so per certo;

e quei torti che posso raddrizzare,

a raddrizzare, avendo amico il tempo.

Forse è vero quel che dicevi prima:

questo tiranno che al sol nominarlo

ci s'infetta la lingua, è stato un tempo

da tutti ritenuto un uomo onesto.

Tu l'hai amato di sincero affetto;

e lui non t'ha toccato fino ad oggi.

Io sono giovane; ma per mio tramite

tu potresti acquistare un qualche merito

presso di lui; e fu sempre saggezza

sacrificare un povero agnellino

debole ed innocente qual son io,

per placare un'irata deità.

 

MACDUFF - Non sono un falso.

 

MALCOLM - Ma Macbeth lo è.

Ed anche una natura onesta e proba

può trasgredire per sovrano impegno.

Ma che ti vado dicendo!...Perdonami!

Quel che tu sei non possono mutarlo

davvero i miei pensieri.

Gli angeli sono sempre rilucenti

anche se il più rilucente fra loro

è caduto; se le più turpi cose

assumessero il volto della grazia,

la grazia resterebbe sempre grazia.

 

MACDUFF - Io, per me, ho perduto ogni speranza.

 

MALCOLM - Ed è in questo ch'io ho trovato forse

i miei timori... Perché tanta fretta

nel lasciare tua moglie, i tuoi bambini,

questi fortissimi nodi d'amore,

questi preziosi motivi di vita,

senza far loro un cenno di saluto?

Ti, prego, non veder nei miei sospetti

qualcosa che t'offenda;

sono soltanto un mezzo di cautela:

tu puoi esser nel giusto,

checchè io possa pensare di te.

 

MACDUFF - Povera patria mia, sanguina, sanguina!

E tu, gran tirannia,

vieppiù rinsalda le tue fondamenta,

poi che virtù non osa contrastarti!

Ammàntati di quello che hai frodato,(64)

tanto non c'è chi te ne neghi il titolo!

Io vado, principe. Non vorrei essere

l'ignobile persona che tu pensi

nemmeno per l'intero territorio

che sta sotto le grinfie del tiranno

con l'aggiunta di tutto il ricco Oriente.

 

MALCOLM - Non devi offenderti: ti sto parlando

non come ad uno in cui non ho fiducia.

Penso al nostro paese,

che sta affondando contro il giogo, e piange,

e sanguina, sul cui corpo ogni giorno

s'aggiunge una ferita

a tutte quelle ch'esso ha già sofferte:

penso pure che son molte le braccia

che in Scozia s'alzerebbero a difesa

dei miei diritti ereditari al trono

e qui, da questa ospitale Inghilterra,

ne ho ricevuto offerte, per migliaia.

Eppur, con tutto ciò, dovessi un giorno

caplestare la testa del tiranno

e mostrarla infilzata alla mia spada,

sotto colui che gli succederà

la mia patria conoscerà più mali

di quanti n'abbia conosciuti prima,

quant'altri mai numerosi e crudeli.

 

MACDUFF - E chi sarebbe, questi?

 

MALCOLM - Io stesso, intendo:

nel quale son così bene innestati,

com'io so bene, i germi d'ogni vizio,

che quando siano venuti alla luce,

al suo confronto anche il nero Macbeth

sembrerà candido come la neve

e al nostro Stato come un mite agnello

se confrontato all'infinita serie

delle mie nefandezze.

 

MADUFF - Tra le legioni dell'orrido inferno

non c'è demonio che più di Macbeth

sia più dannato per la cattiveria.

 

MALCOLM - D'accordo, si, lo ammetto:

è sanguinario, ipocrita, lascivo,

impostore, impetuoso, scellerato,

e insomma, pieno di vizi ed infamie

per quante se ne possan nominare;

ma non c'è alle mie lascive voglie

nessun fondo, nessuno:

non basterebbero le vostre mogli,

le vostre figlie, le vostre matrone,

le vostre verginelle giovinette

a riempirne il pozzo; la mia foja

travolgerebbe qualsiasi barriera

di continenza che avesse a frapporsi:

meglio Macbeth che uno come me,

a regnar sulla Scozia.

 

MACDUFF - Certo, che la sfrenata intemperanza

di naturali voglie è gran tiranna,

causa di prematuro svuotamento

di troni che pur furono felici

e di caduta di molti sovrani.

Ma non per questo ti devi far scrupolo

di riaver per te quello ch'è tuo:

potrai dirigere i tuoi desideri

su uno spazio abbondante, e tuttavia

apparir schivo...Non sarà difficile

tener bendati gli occhi della gente.

Dame condiscendenti non ne mancano,

e l'avvoltoio ch'è dentro di te

non credo possa divorarne tante

quante se n'offriranno alla tua presa

nel ritrovarla così ben disposta.

 

MALCOLM - Aggiunta a questa maledetta tara

c'è, nella malformata mia natura,

una tale insaziabile avarizia,

che fossi re, sopprimerei i miei nobili

per avere per me le loro terre;

di questo vorrei gli ori che possiede,

di quest'altro il palazzo,

e l'ottener di più, sempre di più

non sarebbe nient'altro che una salsa

fino a farmi inventare ingiuste liti

contro sudditi miei leali e probi,

per arricchirmi della lor rovina.

 

MACDUFF - Questa ingordigia ha certamente in noi

radici più profonde e più malsane

della lussuria dal volto estivale:(65)

ed è stata la spada

per cui perirono dei nostri re.

Ma non aver timore:

la Scozia è terra d'abbondanti messi

e può saziare tutte le tue voglie

già con la proprietà che t'appartiene.

Questi son tutti vizi tollerabili,

se compensati con altre virtù.

 

MALCOLM - Virtù io non ne ho.

Di quelle che s'addicon ad un re,

come: giustizia, liberalità,

perseveraza, religiosità,

pietà, umiltà, coraggio, forza d'animo,

in me non c'è alcun segno;

c'è, al contrario, la massima abbondanza

di toni e modi del manifestarsi

di ciascuno di tutti questi vizi;

al punto che, se mi fosse possibile,

rovescerei nel fondo dell'inferno

il dolce balsamo della concordia,

scardinerei la pace universale,

distruggerei l'unità della terra.

 

MACDUFF - O Scozia, Scozia!

 

MALCOLM - Se un tal uomo sia degno di regnare,

dillo tu: io son quello che t'ho detto.

 

MACDUFF - Non di regnare, ma nemmen di vivere!

O misero paese! Angarïato

sotto lo scettro lordato di sangue

d'un feroce tiranno usurpatore,

quando potrai di nuovo salutare

i giorni d'una sana integrità,

se l'erede diretto del suo regno

s'interdice da sé, autoaccusandosi,

e bestemmia la sua stessa semenza?

Il tuo regal genitore era un santo,

e la regina, che t'ha partorito,

un'esistenza vissuta in ginocchio

più che in piedi, morendo lentamente

un giorno dopo l'altro di sua vita...

Addio! Le tare di cui tu t'accusi

m'han bandito per sempre dalla Scozia!

Rassegnati, o mio cuore,

qui muoiono le tue grandi speranze!

 

MALCOLM - No, Macduff, questo nobil tuo furore

è il segno della tua integrità,

e cancella di colpo dal mio animo

ogni nero sospetto su di te,

riconciliando tutti i miei pensieri

con la tua lealtà d'uomo d'onore.

Questo Macbeth d'inferno

ha messo in atto tanti trucchi e trappole

con il fine d'attrarmi in suo potere,

che una saggia cautela mi raffrena

da ogni credula fretta. Ma lassù

presieda Iddio su quanto ha da succedere

fra me e te! Perché da questo istante,

Macduff, mi metto sotto la tua guida

e ti smentisco tutto quel che ho detto

contro me stesso, rinnego ogni colpa,

ogni difetto che m'ero addossato,

tutti fuor della mia vera natura.

Nessuna donna m'hai mai conosciuto;

non ho mancato mai ha un giuramento;

bramato ho appena quello che era mio;

mai venni meno alla parola data;

tradire non saprei nemmeno il diavolo

con un'altro; la verità m'è cara

non meno della vita; è stata questa

la prima volta che una falsità

è uscita di mia bocca,

ora, parlando di me stesso a te.

Ma quell'uomo ch'io sono veramente

è tuo, pronto ai tuoi ordini

e a quelli del mio povero paese;

alla cui volta, invero, il vecchio Siward,

prima che tu arrivassi,

era in procinto di mettersi in marcia

con diecimila armati in pieno assetto.

Noi muoveremo adesso insieme a lui,

e sia pari la nostra buona sorte

alla giustezza della nostra causa.

Ma tu taci. Perché non dici niente?

 

MACDUFF - Cose gradevoli ed ingrate insieme

non è facile conciliarle subito.

 

MALCOLM - Va bene. Ne riparleremo dopo.

 

Entra un medico

 

(Al medico)

Dite di grazia, sta venendo il re?

 

MEDICO - Sì, signore. C'è già di là una folla

che attende d'essere da lui curata;

povera gente, la cui malattia

è ribelle alle massime risorse

dell'arte medica; ma ad un suo tocco

essi guariscono istantaneamente,

tale è la santità

delegata dal cielo alla sua mano.

 

MALCOLM - Vi ringrazio, dottore.

 

(Esce il medico)

 

MACDUFF - Qual'è la malttia di cui parlava?

 

MALCOLM - La chiamano "la malattia del re":(66)

un miracolosissimo intervento

di questo buon sovrano,

cui sono stato spesso testimone.

Come faccia a sollecitare il cielo

a intervenire, lo sa solo lui;

ma gente affetta da uno strano male,

col corpo enfiato e coperto di pustole

(una pietà a vederli!) che la scienza

è impotente a guarire, lui la cura

appendendo soltanto al loro collo

una medaglia d'oro,

e recitando insieme pie preghiere.

E questo suo potere traumaturgico

si dice ch'egli voglia tramandare

a chi dovrà succedergli sul trono.

Oltre a questa virtù straordinaria,

egli possiede il dono celestiale

della divinazione; ed altri doni

sembra che aleggino intorno al suo trono,

molteplici divine ispirazioni

che lo proclamano pieno di grazia.

 

Entra ROSS

 

MACDUFF - Oh, guardate chi arriva!

 

MALCOLM - Un mio connazionale; ma chi sia,

non lo ravviso.

 

MACDUFF - Mio caro cugino,(67)

benvenuto da queste parti.

 

MALCOLM - Ah, si,

ora lo riconosco!...Dio benigno,

provvedi tu a rimuover al più presto

le cause che ci rendon stranieri

l'uno all'altro!

 

ROSS - Amen, mio signore.

 

MACDUFF - In Scozia come va? Sempre lo stesso?

 

ROSS - Ah, povero paese! Timoroso

quasi di riconoscere sé stesso!

Più non si può chiamarla nostra madre,

ma nosTra sépoltura; ove nessuno,

che non sia proprio d'ogni cosa ignaro,

sa più sorridere; dove sospiri

e gemiti e lamenti foran l'aria

inascoltati; dove pene atroci

sembrano ormai un male quotidiano;

dove se la campana suona a morto

nessuno più si domanda per chi;

e la vita delle persone oneste

dura ancor meno di quella dei fiori

ch'esse portano in cima ai lor capelli,

perché muoiono prima d'ammalarsi.

 

MACDUFF - Che scenario! Fin troppo colorito,

e tuttavia talmente veritiero!(68)

 

MALCOLM - E qual è la sciagura più recente?

 

ROSS - Quella successa soltanto da un'ora

fa già coprir di fischi chi ne parla,

perché ne viene una ogni minuto.

 

MACDUFF - Mia moglie come sta?

 

ROSS - Ah, bene...

 

MACDUFF - E i piccoli?

 

ROSS - Bene anche loro.

 

MACDUFF - Il tiranno non ha dato di testa

contro la loro pace?

 

ROSS - No, eran bene in pace tutti quanti,

quand'io li ho lasciati.(69)

 

MACDUFF - Non essere troppo avaro di parole.

Come stanno le cose?

 

ROSS - Quando sono partito

per venirvi a recar queste notizie

il cui peso con pena ho sopportato,

correva voce di molti notabili

in fermento;(70) del che mi fu conferma

l'aver visto io lo stesso,coi miei occhi,

movimenti di truppe del tiranno.

È il momento d'andare in loro aiuto.

(A Malcolm)

La vostra sola apparizione in Scozia

basterebbe a creare dei soldati

e a far combattere le nostre donne

per scrollarsi di dosso quest'angoscia.

 

MALCOLM - Sia loro di sollievo la notizia

che ci accingiamo ad andare da loro.

Il grazioso sovrano d'Inghilterra

ci ha prestato il buon Siward

e diecimila uomini;

soldato più esperto e valoroso

non c'è in tutta la Cristianità.

 

ROSS - Vorrei potervi anch'io recare in cambio

ugual sollievo! Ma, ohimè, ho parole

da urlarsi solo all'aria, in un deserto,

dove nessun orecchio udir potesse

il loro risuonare.

 

MACDUFF - Che parole?

Riguardano la causa generale,

o sono l'appannaggio di dolore

ch'è riservato ad un singolo petto?

 

ROSS - È cosa di cui non c'è cuore onesto

che non ne condivida in parte il duolo,

ma la sua grossa parte è sol per te.

 

MACDUFF - Se è mia, non trattenertela con te

ancor più a lungo, dammela senz'altro.

 

ROSS - Non voglian le tue orecchie

serbare eterno odio alla mia lingua

che sta per riempirle

del più tremendo suono mai udito.

 

MACDUFF - Ah, comincio a capire...

 

ROSS - Il tuo castello, còlto di sorpresa,

occupato, tua moglie ed i tuoi figli,

tutti selvaggiamente trucidati;

e descriverti come, nei dettagli,

sarebbe aggiunger anche la tua morte

a quel mucchio di miseri cerbiatti

assassinati.

 

MALCOLM - Dio, misericordia!...

(A Macduff)

Su, uomo, animo!

non calcarti il capello sulla fronte!

Sfoga il dolore tuo con la parola.

Dolore che non parla

bisbiglia al cuore sovraedulcorato

l'ordine di spezzarsi.

 

MACDUFF - (A Ross)

Anche i bambini?

 

ROSS - Moglie, bambini, servitori, tutti

che si son trovati li sul posto.

 

MACDUFF - Ed io lontano!...Uccisa anche mia moglie?

 

ROSS - Te l'ho detto.

 

MALCOLM - (A Macduff)

Ti devi far coraggio;

e sia la nostra mortale vendetta

la medicina al tuo mortal dolore.

 

MACDUFF - Lui non ha figli(71)...Tutti miei piccini?

Hai detto tutti?...Infernale sparviero!

Tutti!...Ma come! Tutti i miei pulcini

con la lor chioccia, in una sola presa?(72)

 

MALCOLM - Reagisci da uomo.

 

MACDUFF - Lo farò,

ma da uomo dovrò pure sentirlo:

come faccio a bandir dalla memoria

che quelle cose erano,

ed erano per me le più preziose?...

E il cielo se n'è stato li a guardare,

senza soccorrerli? Macduff dannato!

Per colpa tua sono stati colpiti,

sciagurato che sono!

Per le mie non già per le loro

s'è abbattuto su loro l'assassino!...

Conceda Dio la pace alle loro anime!

 

MALCOLM - E sia questa per te, Macduff, la silice

sulla quale affilare la tua lama.

Fa' che il dolore in te si muti in rabbia,

non spegner l'impeto del cuore: infiammalo!

 

MACDUFF - Oh, potrei pur far la donna cogli occhi(73)

e lo smargiasso con la lingua: Tu,

benigno cielo, taglia tu gli indugi

e fa che questo demonio di Scozia

io me lo possa trovar faccia a faccia,

alla portata di questa mia spada;

e se ne uscisse salvo,

voglia Dio perdonare pure lui!

 

MALCOLM - Questo è parlar da uomo.

Vieni, andiamo dal re. Le nostre forze

son pronte, non ci resta che raggiungerle

dopo aver preso congedo da lui.

Macbeth è ormai maturo

per essere scrollato dal suo albero;

e i celesti Poteri

ne stanno già apprestando gli strumenti.

Cerca di farti cuore come puoi.

Non c'è notte sì lunga

che non abbia speranza di mattino.

 

(Escono)



(62) Regione della Scozia centro-orientale, tra le baie di Forth e Tay, sede, tra l'altro, di un castello medioevale detto "Macduff's Castle".

(63) "That two-fold balls and trebles sceptres carry": "ball" è la sfera rappresentante l'orbe terraqueo che, insieme con lo scettro, è il simbolo della sovranità regale.

(64) Traduce "thy wrongs" ("Wear thou thy wrongs"), "i tuoi torti", che in italiano sarebbe quanto meno ambiguo.

(65) "...than summer-seeing lust": la lussuria è impulso effimero, per quanto caldo, come l'estate; e, finita l'estate della virta, so attenua. Ben più grave, per Macduff è l'ingordigia dell'ora, che invece cresce cogli anni.

(66) "Tis called the evil": "King's-evil" è il nome inglese della scorofola, la malattia di natura tubercolare che si manifesta con l'ingrossamento e la suppurazione delle ghiandole linfatiche, determinanto la formazione di fistole deturpanti.

Tutta questa "tirata" di Malcolm - ritenuta un interpolazione successiva - è riferità ben si a Edoardo il Confessore; ma la critica ci ha vista una indiretta allusione al re Giacomo I, anch'egli in sentore di santità, per la sua concezione religiosa dell vita pubblica e privata.

(67) "My ever-gentle cousin":"cousin" è termine generico che può stare per "cugino", "nipote" "parente" in genere. Qui sta sicuramente per "cugino", perchè Ross ha chiamato "cara cugina" Lady Macduff nella seconda scena di questo atto.

(68) Il testo ha però:"O relation..." "O, resoconto (troppo ben fatto e pur troppo vero)".

(69) "They were well at peace": Ross intende per pace, la pace eterna, perchè sa che sono morti; il senso della sua allusione è sottolineato, nell'inglese, da quel "Well", che riecheggia il biblico:"He is well since he is in haven" ("Sta bene, perchè sta in cielo"); allusione che Macduff coglie tuttavia, se lo invita a spiegarsi meglio.

(70) "...of many worthy fellows that were out": "Were out" sta qui per "borke out", "burst out", dove l'avverbio "out" indica il moto da uno stato di quiescenza come nella frase "The stars come out".

(71) "He has no children": è incerto, tra i critici, se con questa frase Macduff voglia riferirsi a Macbeth ("Non ha figli che io possa ucciderli"), o a Malcolm ("non ha figli, perciò crede che la vendetta basti a lenirmi il dolore"). Propendiamo per la seconda. La prima sarebbe in contrasto con l'invocazione di Lady Macbeth alle potenze infernali:"...accostatevi ai miei seni di donna" ("...come to my woman's breast").

(72) "At one fell swoop" prosegue il traslato dell'avvoltoio, con l'immagine del rapace che scende rapito dall'ito ("swoop") ad artigiare la preda.

(73) Cioè mettermi a piangere, come una donnetta.