Nasiriya

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-=Introduzione=-

 

Data di creazione : 11 novembre 2004

Ultima modifica : 12 agosto 2006

 

 

-= Nasiriya =-

 

L'anno scorso morivano, in questo periodo (NdA: ovvero quando avevo iniziato a scrivere questo pezzo), una decina di nostri militari italiani.

Morti, in un attentato a Nasiriya, in Iraq.

In questi giorni ricorre l'anniversario della loro morte.

Vengono ricordati come eroi di guerra.

Tra di loro, c'erano padri di famiglia, veterani e giovani ragazzi.

Mi spiace per loro.

Mi spiace per le loro famiglie.

 

Mi spiace, ma non sono eroi di guerra.

 

L'anniversario della loro morte e il modo in cui la celebriamo e glorifichiamo i morti di Nasiriya rischiano di distorcere la realtà.

Non voglio essere offensivo e irrispettoso ma, ditemi, perché dovrei considerarli degli eroi?

Perché sono morti in guerra? E' questo il motivo?

No, mi spiace, non può essere questo.

Se fossimo in guerra vi darei ragione.

Ma noi non siamo in guerra: non vedo popoli invasori su suolo italiano.

Lo scopo dell'esercito italiano è difendere la pace sul suolo italiano. Difenderci, non attaccare.

L'ONU, può intervenire negli altri Stati al fine di garantire la pace.

Negli altri casi assistiamo ad un'invasione: non lo sapevate?.

E se si chiama guerra quella combattuta in Iraq, allora i nostri soldati dovrebbero essere considerati dei criminali internazionali, dei terroristi.

La guerra contro l'Iraq non è legittima.

Non lo è stata mai.

La nostra presenza in quella zona è dettata da sole esigenze economiche e politiche.

Saddam Hussein non era una minaccia alla pace nel mondo: paradossalmente nemmeno sapevamo che esistesse fino al 2002. Non ci importava nulla dell'Iraq.

Nemmeno sapevamo che l'Iraq è stato costantemente bombardato dagli USA, dal 2001 ad oggi.

Ma questo è un segreto.

Inoltre non sappiamo nulla di quello che i nostri militari hanno compiuto in quella regione. Dopotutto, quello di Nasiriya è stato l'unico attentato contro i militari italiani. Non è strano? Solo uno? Se c'è stata la volontà di attaccare il nostro esercito, allora un motivo ci sarà stato (coprire qualche manovra del governo?).

Allora, ditemi, perché dovrei considerarli eroi?

Non sono morti difendendo la patria: l'Italia non è minacciata né ha subito attentati.

Sono eroi perché semplicemente erano lì? Che senso ha? Allora tutti i militari impegnati ovunque nel mondo sono eroi.

Inoltre erano pagati per essere lì, è stata una scelta (onesta, se si tralascia lo scandalo delle tangenti versate dai militari italiani per partecipare alle “tanto remunerate” missioni all'estero), una loro scelta.

E poi è da ipocriti esaltare questi militari morti per la patria e nascondere quelli che invece stanno morendo di tumore e di cancro per aver utilizzato armi all'uranio nelle guerre dei Balcani.

Senza considerare le migliaia di vittime innocenti che la guerra in Iraq ha prodotto.

In ogni caso, ancora non comprendo perché dovrei considerarli eroi?

Perché se così non fosse, sarebbe troppo umiliante e palese la verità?

La nostra presenza militare, in Iraq, è sbagliata.

Abbiamo contribuito a crimini contro l'umanità.

Abbiamo contribuito ad alimentare l'odio e il razzismo.

Abbiamo contribuito al terrorismo e alla violenza.

Abbiamo inviato militari solo per poter legittimare l'attività economica di ricostruzione e sfruttamento della nazione sconfitta.

Abbiamo deliberatamente scelto di considerarli eroi per metterci al riparo dalla nostra coscienza. Abbiamo avuto le nostre vittime di guerra: la guerra dunque era giusta?

Dobbiamo insegnare la pace portando la guerra?

Non è strano che dopo quell'attentato non ve ne sia stato un secondo e un terzo e via dicendo? E guarda caso è capitato mentre il governo era alle prese con importanti manovre finanziarie.

Mi spiace, ma non posso considerarli eroi, solo perché morti in terra straniera.

Solo perché morti compiendo il loro dovere.

Allora, anche un tassista morto durante il proprio turno di lavoro è un eroe? E un negoziante vittima di un rapinatore? Oppure è il rapinatore a dover essere considerato un eroe?

Attenzione a quest'ultimo esempio: noi abbiamo chiamato eroe il rapinatore.

Pensateci.

Chiamando eroi i nostri militari, i nostri terroristi di pace, abbiamo premiato chi usa la guerra e la violenza per i propri fini.

Non è stata l'ONU a richiedere l'intervento dell'esercito italiano. E' stato Bush. E il nostro presidente del Consiglio a seguito, mentre Ciampi dormiva sognando le guerre di gioventù.

La guerra compiuta in nome della pace è giusta? Anche se sterminiamo gli innocenti?

Vi svelo un segreto platealmente a conoscenza di tutti: i nostri militari erano lì per soldi, non per la pace. Le missioni all'estero sono ben pagate. Tutti i discorsi relativi alla pace, alla democrazia, alla liberazione: tutte balle!

Il popolo italiano si era espresso in merito alla guerra: No!

Alla guerra avevamo detto NO!

Avevamo esposto bandiere, fatto marce e manifestazioni.

Eppure eravamo lì, a fianco degli Americani pronti a “sacrificarci” (sacrificare qualcuno sarebbe più giusto) in nome dell'Eni e dei nostri interessi.

E' questa la democrazia che vogliamo insegnare?

E allora i nostri soldati, per cosa sono morti? Sono morti per la grande causa suprema: in nome del dio denaro.

Ma non il loro, non perché persone avide e materialiste.

Sono morte per il denaro e il guadagno che potremo ricavare a guerra… che brutto termine… ad abominio concluso.

Ma questo è duro da accettare, poco nobile e poco dignitoso.

Meglio chiamarli eroi. Allora siamo tutti eroi perché abbiamo partecipato alla guerra contro il male.

Il male: donne e bambini, civili indifesi bombardati da lontano. Loro sono il male.

Chiamando eroi i morti di Nasiriya, tutto appare diverso.

La verità, soprattutto, si colora d'ipocrisia.

La guerra allora la si può chiamare pace.

La giustizia diviene relativa.

Spero siate giunti a leggere fin qui. Di solito insultare i morti di guerra provoca accese polemiche. Ma io non li ho insultati. Ho rispetto per la loro morte. Per questo voglio che vengano ricordati, ma che sia dato il giusto peso alle cose.

Carlo Urbani, il medico italiano affiliato all'associazione Medici senza Frontiere, morto mentre studiava la S.A .R.S. , impegnato in più parti del mondo per curare le vittime delle guerra, quello sì, quello era un eroe.

Invece noi abbiamo chiamato eroi coloro che hanno contribuito alla violenza e all'odio.

Mi dispiace per loro e per la loro morte. Mi auguro che siano in paradiso ora. Ma non potrò mai considerarli eroi.

E se siete rimasti scioccati da ciò che ho detto, perché discorda con ciò che ci hanno detto, allora provate a immaginarvi irakeni.

Provateci un secondo. Avete perso tutto a causa dei bombardamenti: la casa.. la famiglia… il lavoro...

La nazione è in subbuglio.

Attentati ogni giorno.

Ovunque la presenza di popoli stranieri.

Di eserciti stranieri.

Vi hanno bombardato e costretto in miseria.

Vi hanno ignorato per anni e poi attaccato per portarvi la pace.

E in patria loro, i vostri assassini, morti per mano vostra, sono considerati eroi.

Mentre voi siete davanti al plotone d'esecuzione.

Beh, non ditemi che credete i nostri militari non abbiano reagito con violenza? In tempo di guerra, vige la legge marziale.

Oppure credete che la guerra sia giusta solo perché vi prendiamo parte? Che i nostri connazionali siano eroi solo per questo?

Mi dispiace, ma chiamare eroi i nostri caduti serve solo a distorcere la realtà.

Dovremmo invece riflettere seriamente su cosa davvero significano le loro morti.

Dovremmo imparare che la violenza genera solo violenza.

Che la verità non ci è stata detta soprattutto quando a riferirla è l'esercito (è come se i politici facessero i telegiornali…).

Dovremmo capire invece perché ancora ci sono guerre.

Perché abbiamo bisogno di eserciti.

Perché c'è la globalizzazione delle armi e non delle lingue.

Dobbiamo imparare la pace ed il dialogo.

Dobbiamo cancellare le armi.

Dobbiamo imparare a capire cosa sia bene e cosa sia male.

Dobbiamo imparare che niente è mai semplice.

E che dietro ogni guerra vi è solo una grande menzogna.

La guerra, si nutre di vittime umane e di denaro.

Infine, dovremmo capire cos'è la pace.

Non possiamo portare la pace se noi per primi non sappiamo cosa sia.

E' inutile combattere la dittatura in uno stato straniero quando noi per primi non siamo liberi di pensare e di capire, quando conviviamo con mafia e camorra, quando per primi cerchiamo di prevalere sul prossimo sia in guerra sia in coda in autostrada.

In questi giorni pregherò per le vittime della strage di Nasiriya, ma non li chiamerò eroi.

Mi dispiace.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

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