Impossibile scrivere in autobus

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Data di creazione: 11 aprile 2006

Ultima modifica: 07 febbraio 2007

 

Riflessioni scritte durante il tragitto verso casa. In autobus, ovviamente, nella tratta Padova - Noale al termine di una giornata intensa che mi ha visto recarmi fino a Bologna presso una casa editrice per un incontro conoscitivo e per valutare la pubblicazione di una mia raccolta di racconti.

Il titolo non si riferisce a nulla di quanto espresso nel teso ma è un esplicito riferimento alla mia impossibilità di scrivere in autobus a causa dei vari scossoni.

Buona lettura

 

 

-= Impossibile scrivere in autobus =-

 

Come avrà fatto Dante quella volta senza pc, senza salvataggi impazziti e crash improvvisi, senza copia – incolla e correttori ortografici, a non impazzire nel costruire quell'opera divina alla base della nostra lingua?

Cosa farebbe invece quel pazzo burlone del mio omonimo se si trovasse a vivere in questi tempi folli?

Creerebbe cosa?

Inventerebbe chissà che cosa?

Oppure finirebbe vittima del proprio intelletto, della propria assurda fantasia? Schiavizzato dalla propria sensibilità magari spaventato dalla realtà potrebbe finire nel baratro della droga, nella disperazione senza fine di chi non può vivere come se stesso.

Ma sono più che certo che contribuirebbe a cambiarlo almeno un po'. Il mondo intendo.

Un mondo assai diverso da quel che conosciamo poiché il suo posto rimarrebbe vuoto e non altrimenti occupato.

Tutto a tempo debito insomma, tutto secondo ciò ch'è concesso.

Macchiavelli oggi sarebbe giustiziato per le sue idee.

Leopardi uno dei tanti squattrinati impossibilitati a pubblicare uno soltanto dei suoi sonetti. Oppure vittima del pessimismo che si cucirebbe addosso come uno scudo per negare ogni sforzo al cambiamento.

Senza offesa per nessuno, sia chiaro.

Quel che voglio dire è che non puoi togliere alla storia.

Non puoi spostare nessuno dal ruolo che gli compete, sia esso marginale oppure rilevante.

Per ognuno un tempo ed un ruolo che un disegno assai strano ha deciso di fissare.

Tutto a tempo debito.

Vale per il grande.

E vale per il piccolo.

Le comparse dopotutto sono anonime macchie di colore sulla tela della storia.

Però tutto sarebbe assai vuoto senza la presenza della gente comune.

La stessa, chi può dirlo, che ha ispirato le grandi menti.

La stessa ad aumentare il numero degli eserciti, delle vittime o dei beneficiari di una grande invenzione.

La rivoluzione francese, per esempio, sarebbe stata assai poco divertente se l'avessero organizzata e vissuta solo in tre. Magari famosi, certo, ma pur sempre in pochi. Una rivoluzione vip avrebbe avuto un ben misero epilogo, non trovate?

Oppure pensate alle grandi piramidi egiziane, alla muraglia cinese o alla Tour Eiffel. Di lei si ricorda il nome del creatore, di chi l'ha voluta e progettata ma poco si sa di coloro che han faticato per crearla.

E' come per la medicina e i milioni di casi umani, umili, anonimi, dimenticati, che sono state cavie di esperimenti e tentativi di cure universali. Come siamo noi oggigiorno immersi in un mare di onde invisibili, contaminati da coloranti e pesticidi.

Ma ora sto divagando.

Quel che voglio dire è che siamo uomini e donne dopotutto, piccoli o grandi non importa. Ognuno ha un posto nella storia. Una goccia oppure un sassolino, magari un fiore o un arcobaleno eppure parte di un paesaggio che ancora stanno dipingendo.

E poi, ditemi se sbaglio, non si sa tuttora il nome di chi ha inventato la ruota o che per primo ha domato il fuoco.

Questo per dire che la gente semplice, quelli di cui non riportano i nomi nei testi di scuola, alle volte occupa un posto di importanza assoluta ma nemmeno ce ne si accorge..

Tutto qui.

Passo e chiudo il mio pensiero: mi volgo ad altro e, con un inchino virtuale, vi saluto.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

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