“Uomo macchina” a quanto pare.
Il simpatico appellativo che i miei amici mi hanno affibbiato per ironizzare sulla mia condizione di vita visto che, alla fin fine, vivo quasi in simbiosi con il mio veicolo. Un veicolo anomalo: non inquina né consuma benzina e addirittura non viene pubblicizzato alla tv ma che, per muovermi, praticamente uso sempre.
Ad esser sincero non so come farei senza di esso.
Molto del mio vivere quotidiano sarebbe differente.
Dopotutto, molto del mio vivere quotidiano è differente rispetto alle mie aspettative o alla vita che conducevo fino a qualche anno fa.
Devo ammetterlo, molte cose sono cambiate …
E, a dirla tutta, dal giorno dell'incidente il mondo non è più stato alla mia altezza. In fondo, tutto assume un'altra prospettiva tenendo gli occhi a circa un metro e trenta da terra.
Le mie gambe, ormai, non mi sorreggono più né si muovono come invece era un tempo.
E il calcio, che tanto mi piaceva giocare con gli amici al campetto dietro la chiesa nelle fresche serate di primavera, ora lo posso solo vedere alla tv.
Ve lo dicevo, molte cose per me sono cambiate.
Ed io con loro.
Mi sono adeguato, trasformato per sopravvivere.
Ricevo una piccola pensione e in compenso, nell'auto, non trovano più posto i pedali.
Ho anche dovuto cambiare l'appartamento perché non adatto alla vita di un “disabile”. Diversamente abile…certo è questo che dovrei dire ma credo mi scuserete se non utilizzo nei miei confronti una simile, tanto insulsa, affermazione discriminatoria.
Dopotutto, converrete con me che un cieco non è di certo diversamente vedente per cui…tra l'altro non ho mai compreso che senso ha discriminare certi individui e altri no. Cioè, io non sarò ariano ma nemmeno i miopi o gli ipermetropi lo sono…
Ad ogni modo…dov'ero rimaso…Ah, sì, spesso prendo il treno per andare al lavoro…
Tutto sommato è comodo: per farmici salire devono utilizzare un macchinario adatto e poi ci sono solo tre treni al giorno che mi possono “andar bene” poiché etichettati come tali. Sugli altri, anche se invisibile, rimane appeso un cartellino con la scritta “io non posso salire”.
Comunque…ho pure il posto riservato a ridosso delle porte d'entrata e di uscita dove non c'è riscaldamento né aria condizionata…
Quando mi muovo in auto poi, non ho problemi per il parcheggio…
Di solito…
I problemi, quelli veri, me li creano i marciapiedi.
Le donne poi mi piacciono ancor più di prima: dalla mia fanciullesca altezza posso osservarle in tutta la loro bellezza, fantastiche curve e morbide forme.
E sono per loro poco più di uno sgorbio, uno per cui provare al massimo compassione…
Solo i bimbi mi trattano alla pari forse peccano di qualche filtro che da grandi, certamente, acquisiranno.
O forse no, chi lo sa? Le nuove generazioni sembrano diverse da quelle precedenti per cui spero bene.
Che altro dire?
Beh, da quel giorno ho preso a frequentare la palestra e la birra ed io siamo amici come non mai. Ma grazie a Dio, i miei amici non mi hanno abbandonato e un po' si sacrificano per farmi divertire.
E devo dire che non è poi così male: al cinema pago meno, perché il posto me lo porto da casa!
I veri problemi rimangono le cose semplici e banali.
Come le scale, ad esempio, quando non c'è nessuno ad aiutarmi. Oppure quelle dannate buche che si creano sulle strade. O ancora i bagni chiusi a chiave nei locali o, quando va male, non adatti ad uno nelle mie condizioni.
Come vi dicevo, i veri problemi, col tempo me ne sono reso conto, sono spesso le piccole cose, quelle che anch'io un tempo ero abituato a considerare ovvie, banali addirittura.
Diciamo che quando ti ritrovi al posto di uno come me inizia a capire quanto poca attenzione il mondo presti a te e a quelli della tua specie.
Ma le cose stanno cambiando: ci stiamo battendo per un trattamento da eguali
e in futuro, chissà, ci sarà un disabile sul manifesto di Terminator 5!
E come sempre perché le cose cambino noi per primi dobbiamo cambiare. Fermarsi e arrendersi non serve a nulla.
Mai.
Interrogarsi e piangere, rabbiosi, per l'atroce destino che ti ruba ciò che sei porta solo al vuoto e ad una fiera consapevolezza.
Voglio andare avanti: solo questo pensiero mi ha tenuto in vita.
E quindi ho imparato a nuotare, mi son sforzato in ciò che prima nemmeno mi riusciva di affrontare, per paura o per pigrizia non saprei...
Ora, finalmente, apprezzo l'acqua che non si cura del mio corpo e della sua forma: mi accoglie e mi avvolge.
Completamente.
Come l'amore dei miei che non mi hanno abbandonato mai.
Li ringrazio…ringrazio tutti coloro che mi son stati vicini nei momenti del mio deserto, del mio vagare alla deriva in me stesso.
Mi han salvato da una solitaria malattia depressiva.
E come vi dicevo alla fine sono sopravvissuto, cambiato dentro. Ora faccio anche quel che prima non facevo…
Come pregare.
Oppure leggere e studiare…
E' passato qualche anno ma, se anche il mio corpo ha cambiato postura,i miei occhi non hanno cambiato colore ed il mio viso è rimasto lo stesso di un tempo.
Il mio cuore, quello sì, s'è fatto più sincero.
Piano piano, un passo alla volta direi, ho riconquistato molte delle cose che quell'incidente mi aveva strappato.
La mia vita è stata un costante sforzo a recuperar punti…
Un po' come quando, nel finale di una partita di basket, ci incitiamo a vicenda.
“Dobbiamo recuperare, non possiamo mollare!”
“Abbiamo ancora tempo per far vedere chi siamo!”
“Recupereremo subito il distacco e tra poco più di cinque minuti saremo al bar a riscuotere il pagamento del tributo che spetta ai vincitori!”
Forse non lo sapete, ma io e i miei compagni disabili, siamo ormai una squadra di serie B2.
Nessuno giornale ne parla, ma a noi non importa nulla.
Giochiamo alla grande e questo basta a farci sentire più normali.
Incollati su queste sedie con le ruote abbiamo scoperto la fratellanza.
Ah, dimenticavo: finalmente, ho trovato pure una ragazza!
La vita, l'ho imparato a mie spese, ci raggiunge sempre.
Comprenderla, forse, non ci è possibile.
Accettarla e lottare è tutto quel che ci rimane.
Di certo, ironico a dirsi dalla posizione in cui mi trovo, non ci lascia mai a piedi!
Non per molto, almeno ^_^
Leonardo Colombi