Il pubblico sugli spalti smaniava e urlava in attesa dello show, l'evento sportivo che da sempre si ripeteva al sabato pomeriggio.
Però quel giorno qualcosa andò storto. Un equivoco forse, un errore imprevisto oppure una strana trovata commerciale. Addirittura qualcuno pensò ad una macabra scommessa con il buon senso ed il guadagno sui piatti di una medesima bilancia.
Accadde così che il toro entrò da destra, le corna aguzze e il fisico poderoso e fiero. In perfetta forma, combattivo: totalmente nero scalciava e soffiava in attesa del proprio avversario.
Il torero invece entrò da sinistra, vistosamente barcollante, percosso, sanguinante. Quasi certamente drogato e intontito. Allo stremo delle forze avanzava a fatica incapace di essere se stesso.
Le urla della folla, la vista annebbiata e confusione mentale non lo aiutavano di certo. A stento vedeva un essere di colore scuro poco più avanti. Lo sentiva fissarlo con odio ad una decina di metri da sé ma non gliene importava granchè. Non capiva. Voleva solo raccapezzarsi un poco e ritrovare il dritto ed il rovescio del mondo. Desiderava andare a casa, chiudere gli occhi e risvegliarsi per davvero.
Nel frattempo il pubblico sugli spalti applaudiva osservando stupito ma curioso quell'insolito evento. Allora il toro cominciò a giocare con l'uomo che, drogato e goffo, nell'arena si muoveva incerto e lento. Una vittima già condannata.
Per un poco lo spinse soltanto, trotterellando e sfiorandolo di tanto in tanto con le corna affilate, poi sempre con maggior foga seguendo gli incitamenti della folla. Infine lo incalzò, incornandolo con veemenza finché dell'altro non rimase che un cadavere insanguinato riverso sulla polvere dell'arena.
Sugli spalti il pubblico in visibilio applaudiva ed esultava alla vista di quel toro trionfante. Entusiasta dimostrava il lato da cui pendeva la bilancia. Il buonsenso in volo accarezzava le nuvole a momenti.
Leonardo Colombi