Le armi aliene

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-=Introduzione=-

 

Data di creazione : 11 febbraio 2007

Ultima modifica : 22 maggio 2007

 

 

-=Le armi aliene=-

 

 

“Ci annienteranno…si si…ci uccideranno tutti…hihii…uhuh…”

E poi silenzio improvviso, occhi sbarrati, mani strette sulle braccia in un disperato tentativo di abbracciarsi e trattenere il tremito che continuava a scuoterlo.

“Sssht…calmati Phil, è tutto finito. E' tutto finito…”

Il sussurrare dolce del medico da campo che cercava di tranquillizzarlo.

Era tutto inutile.

Non dopo quello a cui era scampato.

Sbuuumm!

 

Nuovamente quel rumore, di nuovo quei colpi a rammentare al povero Phil l'inferno dal quale, per miracolo, era riuscito a sopravvivere.

“Non c'è scampo, non c'è scampo, non c'è scampo…”

Continuava a ripetere senza sosta dondolando avanti e indietro. Gli occhi fissi nel vuoto, totalmente sopraffatto da quanto vissuto sul campo.

L'intero suo battaglione spazzato via in un istante.

Un colpo, un singolo colpo da parte di quelle potentissime armi aliene e in un attimo si era trovato da solo, pallido e tremante, incapace di fare alcunché.

I suoi compagni attorno erano stati massacrati e giacevano a terra privi di vita. Inerti.

Poi un nuovo colpo, potente quanto il primo ma meno preciso: Phil non se n'era nemmeno accorto ma la morte l'aveva solo sfiorato.

E infine la salvezza mentre veniva recuperato dai nostri che urlavano concitatamente mentre lo riportavano al sicuro nella base.

Chi poteva sapere se si sarebbe mai ripreso…

 

“Aaaa-ttenti!”

 

Il sergente Hauc era arrivato.

Sarebbe stata una questione di attimi e poi il successivo plotone, il nostro, sarebbe sceso sul campo sotto la sua guida.

Sperava di avere maggior fortuna.

Nessuno di noi parlava, ciascuno impegnato a prepararsi per la battaglia, solo con i propri ricordi e con le proprie paure.

Incubi preventivi ad amplificare il timore di quel che ci aspettava là fuori contro quegli alieni giganti.

Lo sapevamo fin troppo bene: la situazione era disperata.

Poche le possibilità di sopravvivenza.

Dovevamo resistere, e sacrificarci per guadagnare tempo fino all'arrivo dei rinforzi.

“Bastardi alieni giganti!”, imprecò Hauc sputando per terra.

 

Il montacarichi si posizionò di fronte a noi.

Seguendo gli ordini del sergente ci disponemmo in formazione.

Io ero nelle retrovie mentre ad altri il privilegio di stare nelle prime linee dello schieramento a triangolo.

Privilegio, tsk, un biglietto di prima classe per l'aldilà vinto alla lotteria della sfiga…

Erano i primi a fronteggiare l'inferno.

Lo sapevano.

Ma non potevano farci niente: quegli gli ordini, quello il loro destino.

 

Il montacarichi entrò in funzione portandoci sempre più vicini all'uscita della nostra base.

La tensione nell'aria era palpabile.

Nessuno di noi parlava più.

Jim estrasse un simbolo sacro che teneva sotto la sua uniforme bianca, lo baciò chiudendo gli occhi e stringendolo forte tra le mani confidando nel suo credo.

Qualcun altro invece tremava oppure c'era chi se la faceva addosso.

Jurgen non riuscì a trattenere lo stomaco e vomitò di fuori la propria tensione. Qualche spruzzo di vomito biancastro che cadde a terra e sulla spalla di Arun, di fronte a lui. Anche Arun quindi, per la tensione e quell'odore rancido, vomitò quel poco che aveva in stomaco sulla pensilina traballante.

Avevamo paura.

Anche Hauc, il nostro sergente.

Tutti.

 

Sbuuumm!

 

Nuovamente quel rumore, quei colpi.

Ma era più vicino questa volta.

Alla fine il montacarichi si fermò.

Era ora.

La sbarra di fronte a noi iniziò a sollevarsi lentamente lasciando filtrare la luce dandoci il benvenuto sul campo di battaglia.

“Coraggio ragazzi”, incitò Hauc nell'oscurità che lentamente schiariva.

Di fronte a noi, a qualche iarda di distanza, i nostri nemici vociavano, urlavano, saltavano.

Non avevano perso tempo quei maledetti giganti bastardi!

Uno dei loro proiettili già rotolava verso di noi attraversando a tutta velocità il campo liscio e privo di ostacoli che ci separava da loro.

“Rimanete compatti!”, lo stupido ordine impartito dal sergente pochi istanti prima dell'impatto.

Non c'era tempo di evacuare, nemmeno di schivare quel colpo micidiale: in quell'antro da poco venuto alla luce eravamo in trappola!

Il proiettile era su di noi ormai, minaccioso, un'enorme sfera striata di colore antracite e verde.

La morte ci veniva incontro rotolando.

E noi eravamo lì, tremanti e impauriti nelle nostre divise bianche, gli occhi che andavano ora al sergente ora a quell'immenso proiettile che ci stava piombando addosso in quegli attimi di puro terrore. Eterni.

 

Sbuuumm!

 

Il colpo li investì in pieno, spietato, violento.

Alcuni di loro volarono all'indietro, altri furono sbalzati di lato.

Nessuno rimase integro, nessuno sopravvisse per raccontare agli altri cosa fosse successo.

Fu un massacro, una lotta impari contro le armi di quei giganti alieni.

E mentre le ultime forze lo abbandonavano, mentre la vita gli passava dinnanzi da quando, verde, mise le prime foglie, per un attimo lui li osservò esultare.

“Strike”, fu l'unica cosa che li sentii mormorare nel loro insulso linguaggio.

Poi una sbarra scese a trascinarlo nell'oblio, a trasportarlo via da quel liscio campo di morte su cui molti erano caduti invano.

“Un altro strike!?”, nuovamente le loro voci, “Ormai sarai già oltre i 100 punti eh Bob? Sembri proprio fatto per il bowling tu!”

 

 

Leonardo Colombi

 

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti via form mail:

da Alyb (09 marzo 2007) :

Ho appena finito di leggere il testo e devo dire che subito non capivo molto... (tanto per dire, mi sembrava che parlassi da due punti di vista, uno opposto all'altro) però, alla fine, leggendo le ultime righe il "mistero" si è risolto. Originale, in un certo senso: intendo un'idea molto buona quella di mettersi dalla parte del perdente per raccontare quegli attimi prima della fine (se ci pensi, è già stato fatto con gli indiani che raccontano il loro massacro, invece dei cowboy come paladini). Devo ammettere che mi ha spiazzato il fatto di far comportare le vittime (non mi piace chiamarli birilli) come degli umani, o comunque come persone vive. Questo rende il lettore capace di immedesimarsi su un campo di battaglia del tutto diverso da quello che in realtà è presente nel racconto. Secondo me, almeno, è un pregio di questo testo. Bella idea, anche se secondo me il titolo porta un po' troppo fuoristrada (nel senso che a priori uno pensa tutt'altra cosa, ma forse volevi fare proprio così) Spero di vedere altri lavori... mi raccomando!

( ByLeo: grazie per avermi letto: mi fa piacere che ti sia piaciuto ^_^ PS: la prossima volta lascia la mail, ok? )

 

Commenti ricevuti su Poetika:

da nikita (22 maggio 2007) :

forte , veramente forte , ci ho messo un po' a capire che non era un racconto di fantascienza. pause ben calibrate, ritmo giusto , bravo

da cormac (23 maggio 2007) :

finale divertente. ciao.

da obbi59 (23 maggio 2007) :

Magico, finale a sorpresa veramente sorprendente!

 

 

Commenti ricevuti su OzBlogOz :

link alla pubblicazione

da nevermore (21 luglio 2007) :

Allora... sono sincero, non mi è piaciuto molto.
Sicuramente lo trovo scritto bene e con alcuni particolari degni di nota.
Ma... a metà racconto comincio a chiedermi "dove vuol parare" insomma... è chiaro che ci sarà un "finale ad effetto" e ci si chiede secondo me troppo presto quale sarà, tanto che a volte si mangiano le righe per arrivarci (e farla finita?). Magari è un pregio, non so.
Poi il finale arriva. Io ho capito molto prima la situazione e mi ha lasciato un po' "così".
Dico... umanizzare dei birilli ...sinceramente non è facile da digerire.
Ho scritto anch'io un racconto simile (come "effetto") ...magari ho fatto gli stessi errori, un giorno lo posterò...
Scusa la franchezza :) ciao

da saretta88 (26 luglio 2007) :

mah...che dire...non sembra tanto un "umanizzare i birilli"...i birilli non vomitano!!!il metodo di scrittura è buono,tipico romanzo di guerra...per questo consiglio qualche revisione sulla parte del vomito..una descrizione diversa.la logica del racconto tiene e non tiene la fine è un po' sciocca...cmq la definizione di alieni giganti è molto molto bella.

da Shoen (29 luglio 2007) :

Guarda, l'idea è molto carina e il finale mi ha divertito molto.
Un consiglio che ti darei, però, è di rivedere sia la narrazione (correggendo e limando qua e là), sia di fare attenzione al modo in cui descrivi i birilli prima della rivelazione conclusiva: come hanno già osservato prima di me, i birilli non vomitano, non hanno medici ecc, e inserire questi dettagli è un espediente sleale verso il lettore. Il difficile, in una storia come questa, è descrivere i birilli in modo che sembrino umani, ma senza tirare in ballo caratteristiche che non hanno inventandole di sana pianta.

da Schmitz (14 agosto 2007) :

Non male, credo che tu sia riuscito a rendere abbastanza bene quel che avevi in mente, certo a umanizzare oggetti ci si può sentir dire che non sono umani, ma non mi sembra una grossa pecca. Un solo appunto attento a non passare a sproposito dal noi al voi. ciao

da senza (14 agosto 2007) :

che delusione... avevo una sfilza di critiche delle serie "cosa ti aspetti, che non ti carichino gli alieni se vai davanti a loro con l'esercito" e roba del genere ma il finale ha rovinato tutto
beh, mi sarebbe certamente piaciuto di più se si fosse trattato di alieni veri
comunque la similitudine non mi pare azzeccata, il punto di vista non è interessante ( io non ci avrei certo scritto nulla ) e non c'è emozione ( come fanno a vomitare i birilli? )
insomma, il racconto si basa s'unica idea, che non mi pare un granchè
riguardo alla forma non è scritto male


da leti_pau (17 agosto 2007) :

mm...bello! Sisi, dai! Ok, non è esattamente il mio genere, ma una cosa devo scriverla...manca la personalità dei personaggi. Io avrei messo qualcosina di più per aderire di più il racconto ai caratteri dei personaggi...non so se mi sono spiegata!!! Scusami! Servono più fatti per far tirar fuori ai personaggi le loro caratteristiche...ciao!

da Lorellina (23 agosto 2007) :

Caro Leo, intanto forse sono stata l'unica, ad una prima lettura, a non aver capito che si trattava di birilli ed a rimanere un pò perplessa. E questo sicuramente non depone a mio favore
Comunque il racconto sembra sì un racconto di guerra con il suo stile ma, da terminare comunque in prima persona, ma, visto il finale, io l'avrei fatto divertente e non tragico. Mi spiego
Avrei trovato un modo per rendere grottesca e ridicola la fine dei birilli. Così è troppo tragica.
ciao

da Ciantod (27 agosto 2007) :

"Un altro strike !?....Sembri proprio fatto per il bowling tu !"
Più effetto sorpresa di questo ...
La frase più bella "Phil non se n'era accorto ma la morte l'aveva solo sfiorato "

da maelstrom (06 settembre 2007) :

Complimenti vivissimi. Apprezzo molto la "pausistica" fra le frasi brevi e incisive del testo. Ogni periodo sembra uno stimolo elettrico ben assestato all'area cerebrale oppurtuna, perché preciso e ad effetto. Molto bello l'accenno a un simbolo sacro che crea un contrasto quasi cromatico fra gli alieni insensibili come rettili e gli umani a sangue e cuore caldo. Di sicuro riscontro l'allegoria dello strike, indice di come non ci sia rispetto o pietas fra specie diverse e metafora di come infondo l'uomo fa lo stesso con gli animali.
Bravo per il concept, davvero. Mimmo

da boriosi (06 settembre 2007) :

Che dire, davvero molto molto bello. Ciao!

da bettarmn37 (28 marzo 2008) :

Innazitutto, ciao! Ho letto con attenzione il tuo racconto e trovo l'idea molto carina: non mi aspettavo dei birilli alla fine... ma, onestamente, già a metà racconto mi ero insospettita. Se posso permettermi, non ho trovato un legame fra la descrizione del campo di battaglia (vomito incluso, come ti hanno fatto notare) e il finale ludico. l'ho trovato ben scritto, ma se fossi in te lo rivedrei per armonizzare il prima e la conclusione. ma è solo un punto di vista.
un saluto Betta

 

 

 

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