Incidente di Percorso

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Data di creazione : 07 maggio 2006

Ultima modifica : 21 novembre 2006

 

Il testo che vado a proporvi l'ho scritto di getto la mattinata seguente una serata a Padova. Non si tratta di un racconto particolarmente elaborato ma di certo lo sento molto forte.

Probabilmente sono rimasto influenzato da una sequenza del film Strange Days e dalla lettura di Real di T. Inoue e da alcune esperienze realmente accadute ad un conoscente di amici miei. Anche mio nonno paterno e eun mio ex - professore del liceo più o meno hanno vissuto una situazione simile. Di più, ora, non posso dire altrimenti rischierei di rovinarvi il piacere della lettura: buona lettura!

 

 

 

-=Incidente di percorso=-

 

Sto correndo sulla spiaggia.

A pieni polmoni l'aria mattutina, l'odore di salsedine e la sensazione di sabbia appena umida sotto ai piedi.

L'acqua risplende invitante alla mia sinistra mentre una brezza leggera sembra tenere sospesi in volo macchie bianche di gabbiani in un cielo di un azzurro irreale e sconfinato.

Corro a buona andatura: mi sento vivo, libero, leggero.

Nessuna nuvola oscura il cielo dei miei occhi.

Visiera sulla testa, pantaloncini corti, torso e piedi nudi.

L'auricolare del mio lettore mp3 nelle orecchie e molte impronte sulla sabbia alle mie spalle. Il mio passaggio.

Mi sento felice, capace di raggiungere ogni meta.

Il sole si tuffa e risplende attraverso l'acqua salata del mare che avanza e poi, timida, arretra sul bagnasciuga.

Corro e non voglio fermarmi.

Non lo so nemmeno da quanto sto correndo ma non voglio smettere. E' una passione che mi anima e che mi possiede e della quale non posso fare a meno.

C'è la vita: la sento.

In ogni movimento della mia corsa c'è tutto me stesso e l'impegno di chi sogna di vincere ogni gara e un giorno imprimere il suo nome negli annali dell'atletica leggera. Ce la farò, ce la posso fare: questo il mio credo.

I Dire Straits mi accompagnano mentre procedo sulla spiaggia: ora è Sultans of Swing a suonare per me.

Sorrido e continuo a correre mentre mi svuoto di ogni pensiero unicamente teso alla fisica esperienza che tanto mi fa sentire forte, vivo, presente nella storia di questo mondo moderno.

Mi spingerò fino a dove le mie gambe allenate lo permetteranno.

Delle barche all'orizzonte si muovono lontane dal mondo degli umani che, impudente, spunta subito al di là degli alberi e degli hotel al limite della spiaggia. Immobili ci osservano quasi a voler rammentare che questa sabbia e questo mare sono solo fugaci attimi di paradiso, una parentesi prima del ritorno al quotidiano.

E se le cose stanno così a ben ragione vale la pena di godersela un poco finché dura questo sole e questo tempo di vacanza.

Al contrario di me, alcune persone oziano godendosi la pace del mattino ed il sole che riscalda pelle e sabbia. Innamorati si coccolano al sole, bambini giocano e corrono e saltano mentre genitori e nonni parlano o leggono quotidiani e blande riviste di gossip.

Io invece continuo e non mi fermo.

Sto correndo da parecchio oramai e non lo so verso dove dirigono le mie gambe, dove conduce questa spiaggia al confine tra terra e mare.

Ma non importa: voglio solo correre e sfogare tutta l'energia che ho in corpo, sfinirmi per sentirmi vivo e forte.

Pronto per le gare del mese prossimo.

Vedrete, sarò sul podio!

Ce la farò!

Ma nonostante l'arroganza dei miei folli sogni di gloria non nascondo che inizio a stancarmi, a percepire il calore del giorno e soprattutto lo sforzo della corsa.

Correre è tutto per me ma, ahimè, sono umano anch'io!

Quindi mi fermo a riprender fiato presso una staccionata in legno che sorge a lato di un camminamento, unico collegamento tra spiaggia e città.

Mi appoggio un poco, giusto il tempo di riposarmi per poi ricominciare a muovermi verso casa.

Ho giusto il tempo di alcuni esercizi per i muscoli quando mi accorgo di una figura snella e sinuosa: si muove lungo il camminamento.

Mi viene incontro ancheggiando sensuale.

E' una ragazza.

Bella come la vita giunge sino a me.

La pelle abbronzata, i capelli corvini e gli occhi profondi. Inclina appena il capo di lato mentre mi saluta. Mi osserva incuriosita accennando ad un sorriso che ricambio istintivamente ormai perso in balia di quella bellezza ultraterrena.

“Ti piace davvero molto, vero?” mi chiede dolcemente.

“Cosa?” chiedo di rimando, ancora col fiatone, confuso ed ignaro del significato di quella domanda.

“Correre” spiega senza distogliere lo sguardo dai miei occhi inesorabilmente persi nella contemplazione della sua bellezza.

Rispondo sorridendole: “Correre è tutta la mia vita!”

Un sorriso nasce allora sul suo bel volto mentre con una mano sposta delicatamente una ciocca di capelli scivolata sulla fronte. Una luce complice negli occhi mentre le sorrido di rimando. Lentamente muove un passo verso di me…

Finalmente l'ho trovata.

Ed è allora una gioia indescrivibile, profumo di emozioni profonde, di esperienze preziose che mi fanno sentire vivo!

Sono giorni intensi, sentimenti che mi scuotono, brandelli di me che cambiano fondendosi con lei.

Tendo una mano ad accarezzarla, ma tutto sbiadisce e si perde mentre giunge il buio.

 

Il risveglio nel presente.

 

Apro gli occhi.

Nuovamente quel soffitto. Lo stesso insipido soffitto che da qualche giorno continuo a ritrovare al mio risveglio.

Bianco.

Anonimo.

Privo di qualsiasi sostegno a cui appendere i miei sogni e le mie emozioni, le mie speranze desolate.

L'aria condizionata è già in funzione per mantenere nella stanza una temperatura ideale. Per il corpo ovviamente.

Dalla finestra velata da tende chiare penetrano temerari raggi di un sole di mezza mattinata. Fuori c'è la vita, un mondo ancora in movimento.

Io invece, nonostante il prolungato riposo, mi sento ancora stanco, esausto…

Porto il braccio sinistro sopra il viso, appoggiandolo sopra gli occhi.

Con la destra invece la cerco. Invano.

Non c'è più…ma ancora non lo accetto…non ci riesco…

Soffoco le lacrime ed il mio dolore: stringo forte le palpebre quasi a voler assorbire quelle gocce d'acqua salata che dai miei occhi sgorgano tristemente.

Una smorfia sul volto. Fa male dentro, una sofferenza atroce che mi dilania l'anima.

Nessuno può capire…nessuno sa quanto dolore…

Non c'è più: devo solo accettarlo…

Me l'hanno già detto “ci vuole tempo” …ma io ancora non ci riesco…

Non è facile, non lo capite? Non è facile per niente, dannazione!!!

Stringo il lenzuolo bianco mentre la rabbia, puntuale come sempre, torna a visitarmi nel mio letto di dolore.

Non mi serve, arrabbiarmi non serve a nulla: lo so bene.

Non si può tornare indietro, non si può cambiare ciò che è stato.

Piango.

Come ogni mattina piango perché non sarò mai più quello che ero…

Devo solo accettarlo…

Mai più…

Non resta più nulla di quello che ero prima…

In pezzi tutti i sogni miei…

Tutto è cancellato…la mia vita…riazzerata all'improvviso…perduta come…

Dannazione!!

Singhiozzi e pianto sommesso mentre con la mano stringo il vuoto laddove prima era la mia gamba destra. Ormai perduta, divorata dall'asfalto e dall'acciaio in quel tragico, stupido, incidente d'auto…

Sul comodino una foto, il sorriso sul volto di un giovane innamorato con accanto una ragazza dalla pelle abbronzata, lunghi capelli corvini e profondi occhi scuri. Non c'è più. Portata via come la mia gamba sull'asfalto di quella strada.

Piango.

E' colpa mia…

E' solo colpa mia…

 

Leonardo Colombi

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti su Scrivendo:

da rac nai (17 maggio 2006) :

mi lascia un po' perplessa il voler sfruttare a tutti i costi l'equivoco che si puo' creare tra la perdita di "lei" e quella effettiva della gamba. Insomma, mi sembra un trucchetto da poche lire. Lo eviterei.

 

Commenti ricevuti su Poetika:

da venexiana (24 novembre 2006) :

tristezza... purtroppo succede troppo spesso. Manuela

da pierfrancesco (25 novembre 2006) :

No, non è colpa tua...

 

Commenti ricevuti su Francamente:

da gdepadova (01 dicembre 2006) :

Bel racconto: intenso e carico della giusta tensione.
Complimenti e un cordiale saluto.
Gioacchino

da Renzo1947 (01 dicembre 2006) (Nota: si tratta di Renzo Montagnoli, "proprietario" di ArteInsieme.net)

Come ben sai, i tuoi racconti mi piacciono e infatti quando me li mandi non ti ho mai mosso difficoltà a pubblicarli sul mio sito. Anche questo è misurato, con la giusta tensione e di piacevole lettura.

da daniela (01 dicembre 2006):

Ciao leonardo, il racconto è scritto molto bene e mi è piaciuto il contrasto tra quella corsa nel vento e nel sole incontro alla vita e all'amore e l'attimo terribile che spezza i sogni e lascia un mare di dolore, dolore che sei riuscito a rendere senza eccessi patetici ma quasi lasciandolo filtrare tra le pieghe di quel lenzuolo e di quella mano che stringe il vuoto del corpo e del cuore, complimenti, daniela

da anonimo (02 dicembre 2006):

E' un bel racconto scritto con molta intensiità e dal finale inaspettato.
mi è piaciuto molto anche se ad essere pignoli io in cuffia gli avrei paizzato un bel " born to run " del boss....troppo banale? allora se proprio al protagonista piacevano i dire straits un bel "local hero".
complimenti comunque ,bello
ciao roberto

da Franca (04 dicembre 2006):

Un racconto che si legge tutto d' un fiato, correndo con l' atleta, immedesimandosi nei suoi sogni. Poi, la tragedia. La corsa si arresta.
Un grido, un pianto: "Non sarò più quello". Bello e coinvolgente.
Ciao. Franca.

 

Commenti ricevuti su HomoScrivens:

dalla redazione (07 gennaio 2007) :

Abbiamo letto con attenzione il suo racconto intitolato “Incidente di percorso”. Sicuramente molto vivace è la prima parte, dove la corsa e l'ambizione del protagonista sono resi con efficacia, mentre meno incisiva ci appare la seconda. In merito alla pubblicazione sul nostro sito, riteniamo che potrebbe essere utile un intervento che ridimensioni lo spazio dedicato all'attività motoria, mentre potrebbe essere interessante approfondire le circostanze che preludono al disastro.  Anche il senso di colpa del protagonista potrebbe essere meglio esplicitato, usando maggiore chiarezza.

 

Commenti ricevuti su Club Poeti (marzo 2007 - maggio 2007):

da grigio (10 marzo 2007) :

Curiosità, ansia e costernazione. Sono tre stati d'animo che sei riuscito a provocarmi attraverso la lettura. Direi che anche se, in fondo, questo racconto non mi dice niente di speciale (la trama è lieve ancorchè drammatica nella sua conclusione)il fatto stesso che abbia provato così diverse sensazioni la dice lunga sulla tua abilità nel suscitarle.

da randagio (10 marzo 2007) :

Il tuo racconto mi è piaciuto molto, soprattutto nella prima parte, quella in cui racconti la corsa sulla spiaggia e l'incontro: descritti molto bene. La seconda parte però, mi sembra meno bella, perché ti lasci un po' andare nelle ultime righe. Secondo me dovresti cercare di migliorare il finale.
Comunque buono! Ciao, a rileggerti.

da Mistral (10 marzo 2007) :

Il desiderio inconscio di un'esistenza tranquilla, di un quotidiano all'insegna della normalità ,continuano ad imperversare i sogni di chi non ha ancora accettato il dramma della perdita. Una amputazione stravolge la vita , tramuta ogni piano, ogni progetto .Quando ,poi ,si aggiungono anche i sensi di colpa per la perdita della persona amata ,allora la vita diventa alienante. Piaciuto il modo in cui hai descritto il tutto

da fra (10 marzo 2007) :

Piaciuto questo tuo racconto. Secondo me, dal punto di vista della narrazione, è migliore nella prima parte poi perde un po' di fluidità anche se ovviamente aumenta la partecipazione ed il coinvolgimento. Bravo

da Sara78 (10 marzo 2007) :

Ciao Leonardo! Dal titolo avevo immaginato tutt'altro e così la curiosità come dice Grigio, poi l'ansia e l'agnizione finale. L'idea c'è , lo rivedrei nella forma magari snellendolo un po', soprattutto nella chiusa che vedo più come stoccata netta, senza insistere sulla tragicità della vicenda che parla da sè.

da StefaniaConvalle (10 marzo 2007) :

Molto ben scritta la prima parte, si sente il ritmo cadenzato della corsa persino nelle parole! Poi la frenata improvvisa, tutto cambia direzione, si piomba nella tragedia, anche questa ben resa. Complimenti!

da Ninive (11 marzo 2007) :

Ciao Leonardo. Chi ti commenta è una tua vecchia conoscenza da un altro sito...che comincia con o e finisce con z...ci siamo scambiati anche qualche mail...sono andata sul tuo sito...indovina indovinello? Yes?
Venendo al tuo racconto: la prima parte è fresca, vera, viva. La seconda parte meno, e sai perchè secondo me? Al di là del fatto che uno può anche stufarsi di leggere di malattie, morti, omicidi e suicidi in quasi ogni racconto, il fatto principale è che un evento traumatico come la perdita di una gamba richiede un'analisi psicologica del personaggio più approfondita di quella di questo racconto per creare interesse. Se tu, ipoteticamente, avessi intervistato un uomo nella situazione che narri, chissà quante considerazioni avresti ricavato. Come con tutte le situazioni, solo chi le vive sa quali conseguenze a livello psicologico subisce. L'asciuttezza del racconto, che privilegia l'introduzione del finale a sorpresa rispetto alla complessità dell'handicap e accentua il contrasto patetico tra l'aspirazione dell'uomo e la dura realtà non rendono onore alla tragicità di una condizione del genere secondo me. Rinunciando a questi elementi, e mantenendo il tuo racconto in un ambito nè bianco e nè nero, ma grigio come la maggior parte delle vicende umane, forse potresti esprimere comunque tanto. Il tuo stile denota sicurezza e rivela il piacere che senti nello scrivere. Ciao ciao

da alman (23 marzo 2007) :

con sadica premeditazione ci descrivi una situazione di pace e di benessere per poi assestarci un colpo ben calibrato (e decisamente forte) allo stomaco. La resa è perfetta

 

 

 

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