E' di fronte allo specchio, si sistema il giubbotto in pelle nera e bianca che indossa sopra una polo in tinta unita di colore grigio. Sul retro, all'interno di un cerchio su sfondo bianco, il numero 69 fa bella mostra di sé. Non è il suo numero preferito e nemmeno quello che porta quando scende in campo negli stadi, semplicemente adora ricordare al mondo una delle posizioni che preferisce adottare quando ama.
Con le mani si aggiusta poi il ciuffo di capelli biondi che gli cade sulla fronte e, quando giudica di essere perfetto nell'immagine che vuole dar di sé, chiude gli occhi e inspira.
Quindi espira e si osserva nuovamente con rinnovata determinazione.
“Sono pronto”.
Esce dal bagno e scende al pian terreno.
Mykk lo attende già da qualche minuto in abiti casual. E' massiccio, più dell'altro, muscoloso e dallo sguardo fiero. E' una guardia del corpo. Attende nei pressi delle scale che il suo cliente sia pronto per uscire e recarsi al lavoro.
“Signore?”
Un cenno del suo protetto e i due si avviano verso la scala in marmo che li condurrà nello scantinato dell'abitazione.
Non escono dalla porta principale: il rischio sarebbe troppo elevato.
Anche senza controllare dalle finestre o dallo spioncino del portone in spesso legno di castagno sanno che all'esterno numerosi fanzombi attendono.
Tramite un percorso segreto, nascosto da un pesante armadio a muro su una delle pareti delle stanze sotterranee, i due avanzano al di sotto della città.
Hanno percorso quasi cinquanta metri dalla casa quando Mykk appoggia le mani sui pioli di una scala metallica.
“Salgo a controllare”, spiega al proprio cliente.
Sollevando lentamente la grata che di fatto costituisce l'uscita del cunicolo, cauto, l'uomo sbircia all'esterno. Le strade, le case, i negozi: nessun movimento sospetto. Sembra tutto tranquillo.
Ma l'uomo controlla nuovamente, cerca di scorgere qualche spostamento, ombre, indizi che tradiscano la presenza di coloro che stanno evitando.
L'auto che lui e il suo protetto dovranno utilizzare è a poche decine di metri, in perfette condizioni. Ogni giorno, al ritorno dal luogo di lavoro, la parcheggiano in un luogo differente. Fortunatamente non è solo uno il modo di raggiungere la dimora di Mr.Jeremy: sono almeno cinque i cunicoli che partono dallo scantinato di casa sua e che conducono a luoghi differenti della città.
Mykk, con un cenno, segnala che la strada è sgombera. Solitamente almeno un'altra guardia del corpo attende nei pressi del veicolo, una precauzione in più che purtroppo quel giorno viene meno: Tiki, l'altro professionista al soldo di Mr Jeremy oggi è in permesso. Sua moglie ha partorito.
Con cura meticolosa Mykk solleva la grata e si issa sulla strada. Fa attenzione a non produrre rumore eccessivo: devono essere rapidi e silenziosi.
Mr. Jeremy sta ancora salendo sui pioli metallici quando, da dietro un angolo, un pallone di cuoio, da calcio, rotola per la strada.
Attimi di panico silente mentre i due uomini osservano quella sfera percorrere qualche metro e poi fermarsi a ridosso del marciapiede deserto.
I due si guardano l'un l'altro. Sanno di avere poco tempo per cui, senza perderne altro, Mykk aiuta Mr Jeremy ad issarsi fuori dal tombino: devono sbrigarsi!
Giungendo dalla stessa direzione da cui poco prima è rotolato il pallone due ragazzini appaiono sulla strada. Come percependo l'odore di Mr Jeremy, fiutando l'aria come piccole fiere fameliche, si voltano nella direzione dei due uomini. I loro piccoli occhi avidi si illuminano per un attimo e, protendono le mani verso di loro. Ora gridano.
E' la fine, pensano i due uomini, ci hanno visti!
Gridano a gran voce e così facendo i ragazzini attirano l'attenzione dei loro simili: “E' qui!! È qui!!”
Come una mandria impazzita, svariati esemplari di sub-umani giungono da ogni dove come se da sempre si trovassero lì, in attesa della loro preda. Si muovono caoticamente, senza ordine, indemoniati. Gli occhi vitrei, le mani protese in avanti, avidi e bramosi.
Vociando e gridando si dirigono verso Mr. Jeremy.
Lui e la sua guardia non riescono a raggiungere l'auto in tempo, manca ancora qualche metro quando un altro gruppo di fanzombi giunge a bloccar loro la strada.
“Corri, presto! Li tratterrò io!”
Afferma Mykk estraendo una Beretta 92 FS, che tiene nella fondina nascosta sotto alla giacca, e un Uzi 9 mm fino ad un attimo prima saldamente legata con lacci cuoio dietro alla schiena. Un rapido scambio di sguardi e silenziosa intesa tra i due: Mykk getta la pistola a Mr Jeremy. Quindi, volgendo la propria attenzione al branco di fanzombi toglie la sicura e spara. La canna metallica dell'Uzi vomita odio e pallottole: nessuno viene risparmiato.
Ma ugualmente non basta. I proiettili terminano e un nugolo di fanzombi si riversa sull'uomo. Non hanno interesse per lui, a dire il vero, tuttavia è uno scocciatore, un ostacolo, un personaggio scomodo da eliminare per poter raggiungere il loro vero obbiettivo. Ben presto Mykk viene trascinato via dalla massa, schiacciato sotto a decine e decine di fanzombi urlanti.
Mr Jeremy nel frattempo corre in preda al panico, cerca di distanziarli e di raggiungere un posto sicuro. Col cuore in gola attraversa strade desolatamente vuote per poi rifugiarsi in un vicolo a riprender fiato. Non sente più gli spari dell'Uzi di Mykk mentre le grida sconclusionate dei suoi nemici sembrano eco lontane ormai. E' riuscito a seminarli? Trattenendo il fiato si augura che sia così. Rimane immobile, in attesa della conferma delle sue speranze .
Ha il fisico ben allenato ed è abituato a correre a lungo tuttavia l'impatto emotivo per quanto è accaduto gli fa contorcere le budella. Non assoldare un'altra guardia per rimpiazzare Tiki si è rivelata una follia! Non doveva prendere la situazione troppo alla leggera, si rimprovera. E invece l'aveva fatto e a causa di ciò si era fatto sorprendere dai fanzombi!
Impreca sommessamente: e quel che è peggio è che ora si ritrova da solo. Non gli rimane altro che sperare di non venir catturato da quei famelici sub-umani. Spera che la Beretta basti a difendersi da quei mostri che lo vogliono, lo bramano.
E confida anche che Mykk sia ancora vivo, che torni da lui ad aiutarlo, a proteggerlo. Ma sa bene che questo non avverrà.
Si è sacrificato per lui, dopotutto. Anche se, in fondo, anche questa evenienza faceva parte del suo lavoro, della sua scelta di vita. Per questo si guadagnava da vivere.
Guardingo, Mr Jeremy si sporge dal vicolo e osserva la strada e gli edifici dei paraggi. Deve dirigersi verso est, non può rimanere fermo in quel vicolo in eterno. Osserva attentamente: la strada sembra sgombra. Attorno non scorge auto né altri veicoli ma, se è abbastanza fortunato, forse riuscirà a trovare il modo di raggiungere la sede della sua squadra senza correre altri rischi.
Non può usare il telefono: se lo facesse, loro se ne accorgerebbero. Sono disposti a tutto pur di tracciare gli spostamenti di uno come Mr. Jeremy. La violazione della privacy è un concetto relativo, labile.
Dopo qualche minuto di cammino nuovamente li sente. Sono voci, urla e schiamazzi di un branco di sub-umani. Accostandosi all'angolo di un edificio che fa angolo con una strada li osserva mentre braccano una velina. La ragazza, una modella dalle forme sinuose e dalle lunghe gambe abbronzate, urla disperata mentre i fanzombi la circondano. Gridano, si protendono verso di lei con quelle loro mani sudice. La vogliono. La bramano! Chiedono autografi, un bacio, uno scatto in fotografia. E ancora una ciocca di capelli, una palpata al suo fisico ben modellato, un morso alle sue carni dolci.
La ragazza si divincola, ne colpisce più d'uno con uno taser. Ma non basta, i suoi fanzombi sono troppi! Urlante, disperata, cede al panico e cade sotto di loro.
Mr Jeremy non riesce a distogliere lo sguardo dalla scena, inorridisce al grido disperato della donna cannibalizzata da quei sub-umani che ne smembrano le carni. Sembrano bestie fameliche destinate a cibarsi della vita dei vip, loro unica fonte di sostentamento.
L'uomo trasale nell'osservarli banchettare con il corpo di quella povera donna. Li vede alzarsi trionfanti chi reggendo in mano un dito, chi un orecchio, chi un seno perfetto strappato da quel giovane corpo caldo.
Deglutisce.
Stringe la Beretta con maggior forza. Non vuole finire allo stesso modo.
Sta per andarsene, per cercare un altro passaggio più sicuro quando qualche decina di metri più in là scorge una porta aprirsi.
Un uomo esce dalla propria abitazione e si incammina per la strada. Non è un fanzombi ma Mr Jeremy ritiene di averlo già visto, ha un volto che gli suona familiare.
Si tratta di Mr Geeno, noto campione di atletica leggera.
“Cosa fa? Così lo scorgeranno!!”, pensa Mr Jeremy allibito. Ma non grida, né muove un dito: è troppo alto il rischio di farsi scoprire.
I fanzombi scorgono l'atleta, lo osservano, lo fiutano come animali che annusano l'aria cercando di identificare l'origine dell'odore che percepiscono. Quindi, delusi, riprendono il macabro banchetto a cui han dato il via. E lui ricambia la cortesia di quello sguardo incuriosito prima di incamminarsi, tranquillo, per i fatti suoi.
Mr Jeremy non crede ai propri occhi: “Com'è possibile? Perché l'hanno risparmiato? Perché lo lasciano andar via?”
Forse perché già impegnati con quella velina, si risponde dopo qualche istante, magari sono sazi, soddisfatti dallo scempio compiuto. La vita di una giovane donna stroncata dalla sete di esseri inumani bramosi di lei.
Tuttavia decide di non tentare la fortuna, non sarebbe saggio affatto. Tornando sui propri passi l'uomo devia percorrendo altre strade marginali.
Si domanda perché debba essere così, perché i vip come lui debbano vivere costantemente sotto pressione, braccati, non più padroni delle proprie vite. Come se i fanzombi, divorando attori o calciatori come lui potessero divenire esseri migliori. Superiori.
Ed è ancora soprappensiero quando svolta l'angolo.
La strada non è sgombera. Due uomini, come captando il suo arrivo, si voltano verso di lui. Mr Jeremy impreca per la propria avventatezza e reagendo fulmineamente cerca di prendere la mira: ha poco tempo per sparare, dannazione!
Sa che così facendo rivelerà la propria presenza ma non può permettere a quei mostri di sopravvivere. E' gran parte colpa di esseri come quelli che ora sta fronteggiando che la vita dei vip è un eterna fuga dal mondo e dalle masse.
Spara.
Il colpo viaggia veloce nell'aria e colpisce alla gola uno dei due paparazzi. Questi si accascia al suolo, si divincola per qualche istante cercando di arrestare l'emorragia con le mani. Le gambe si muovono forsennatamente fino a che, pochi istanti dopo, il corpo giace inerme schizzando sangue di tanto in tanto dalla ferita alla giugulare. Ma anche l'altro paparazzo reagisce d'istinto e, puntando la propria arma, scatta una sequenza infinita di fotografie urlando al contempo per richiamare l'attenzione: “Mr Jeremy è qui!!”
E il calciatore spara, di nuovo e ancora fino a che un proiettile raggiunge anche il secondo paparazzo. Nel frattempo, come animali che all'improvviso si destano per l'arrivo di un intruso molesto, numerosi fanzombi escono dalle case che danno sulla strada.
Gridano e schiamazzano, protendono le mani e fogli e maglie su cui vogliono il nome di Mr Jeremy scritto con il sangue.
“Maledetti bastardi!! Non avrete la mia vita!”
Rabbioso, il calciatore scarica i pochi colpi che ancora gli rimangono contro il paparazzo e alcuni dei fanzombi che scorge dirigersi verso di lui.
Quindi i proiettili e la speranza finiscono mentre i sub-umani aumentano in numero, raddoppiano, triplicano. Implacabili continuano ad avanzare.
Mr Jeremy, disperato, si ritrova accerchiato. Urla la propria disperazione. Cerca di tenerli a bada con armi improvvisate, bottiglie di vetro contenute nel cestino dei rifiuti a pochi passi dall'incrocio da cui è sbucato oppure una transenna metallica utilizzata per deviare il flusso dei veicoli. Glieli scaraventa contro, ne ferisce qualcuno ma i sub-umani, maggiori in numero, ormai l'hanno circondato. Il terrore negli occhi dell'uomo mentre questi allungano le loro mani verso di lui. Vogliono il suo sangue, la sua vita, ogni cosa che lui rappresenta.
E lui lotta, sempre più vittima del terrore, mentre gli strappano il giubbotto in pelle o gli tirano i capelli. Scalcia e colpisce con i pugni, urlando, drammaticamente attaccato alla propria vita.
Loro invece, implacabili, si avventano su di lui e iniziano il loro sadico banchetto, affondano le loro dita affilate nelle braccia, prendono a strappargli brandelli di carne viva in un tripudio di egoistico desiderio di cannibalizzazione. Mr Jeremy è un calciatore, un vip. La sua esistenza nutrimento, e nient'altro, per gente come loro.
Leonardo Colombi
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