Concetto di Famiglia

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Andrea Mucciolo

 

 

 
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-=Introduzione=-

 

Data di creazione : 02 giugno 2005

Ultima modifica : 07 aprile 2007

 

Questo racconto nasce da un'idea del 01 giugno 2005.

Tutto parte da alcune discussioni in merito al referendum del 12 giugno, ovvero tutto ruota attorno alle discussioni fatte in merito alla procreazione assistita, alla fecondazione eterologa e alla ricerca scientifica sugli embrioni. (Io sono contrario a questo).

Fatto sta che, basandomi sul fatto che le leggi si fanno quasi sempre per motivi economici, ho avuto un'idea (concretizzata da questo racconto) in merito ad un possibile futuro in cui la vita non è un dono o un mistero, ma un prodotto del mercato.

Il racconto che segue vuol quindi essere un invito a riflettere sul concetto di famiglia, sempre più allo sbando in questi anni, e sul senso della maternità e della vita.

Mano a mano che ci si avvicina al voto del 12 giugno, infatti, ho sempre più la sensazione che questi valori non vengano presi in considerazione, anzi, vengono visti come un peso e un limiti contrapposti alla libertà di “avere” un figlio, di “avere” un modo per trovare una cura, per “avere” più libertà di avere figli.

E in tutti questi discorsi si perde il senso del reale: ci si dimentica che stiamo parlando di una concetto insignificante come quello della vita.

Un'ultima nota prima di lasciarvi alla lettura: la tessera coi punti karmici vuol essere un omaggio a J. Lethem e al suo “Concerto per archi e canguro”.

Buona lettura!

 

 

-=Concetto di Famiglia=-

 

Fermarono l'auto ad idrogeno al margine della strada, scesero e la diedero in consegna al droide incaricato di provvedere al parcheggio.

Si diressero decisi, camminando l'uno a fianco dell'altra, verso un grande edificio costruito in vetro.

Una volta entrati, riconosciuti dall'impiegata delle reception, si sedettero sui divanetti della sala d'aspetto.

Un droide provvide a portare loro due coppe di vino e dei dolcetti pregandoli di pazientare qualche momento in attesa che uno degli agenti si liberasse.

La coppia di umani annuì e prese i due bicchieri dal vassoio offerto loro da quel servo artificiale.

I loro sguardi si incrociarono mentre portavano alla bocca il vino: felicità, ecco cosa traspariva.

La felicità che si prova quando si ottiene qualcosa di tanto desiderato.

La loro attenzione venne però attirata dalle sirene di un veicolo della polizia: saettava a tutta velocità con un carico di rifiuti umani da destinare all'oblio.

Sull'hovercraft della polizia di stato viaggiava un carico di circa una dozzina di senzatetto, di relitti umani destinati ad essere trasportati alle miniere e alle piantagioni fuori dalle città.

Erano per lo più straccioni e disperati, persone senza più alcun punto karmico nella loro scheda di vita e che per questo non avevano più alcun diritto.

Metà di loro erano bambini, orfani o abbandonati a loro stessi, destinati a scomparire, vittime innocenti di una giusta politica economico - sociale.

La coppia osservò l'hovercraft passare ma nessuno dei due provò niente, nemmeno per un istante il dubbio comparve nei loro volti.

Tornarono a sorseggiare il vino e parlarono del più e del meno, dell'acquisto di un nuovo droide domestico, della possibilità di prenotare un viaggio spaziale per Giove…

Un'inserviente umana si avvicinò a loro: “I signori Eugen? Se volete seguirmi: l'agente K-58 è disponibile a ricevervi”.

I tre abbandonarono l'asettica sala d'aspetto e si diressero verso gli ascensori.

L'arredamento dell'edificio era semplice ed essenziale: non vi erano quadri alle pareti ma solo delle luminose barre colorate percorse da impulsi elettrici.

Salirono in ascensore fino al quarto piano.

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto fino all'ufficio dell'agente K-58.

Una volta entrati, l'inserviente umana li annunciò ed uscì dalla stanza mentre il signor Eugen provvedeva a fornire la propria tessera di vita all'agente.

L'agente K-58 era un uomo giovane, biondo e dagli occhi chiari.

Controllò il quantitativo di punti karmici dell'uomo e gli restituì la tessera soddisfatto.

“Perfetto: tutto in regola. Accomodatevi pure.”

Mentre il signor e la signora Eugen si accomodavano sulle bianche poltroncine messe a disposizione, l'agente provvide a recuperare il files relativi all'ordine.

Con un ologramma venne creata un'immagine tridimensionale del prodotto che la coppia umana aveva prenotato qualche giorno prima.

“Ecco, questo è il prodotto che ci avete commissionato: come potete osservare risponde alle vostre esigenze e non presenta difetti.

Tutte le sue caratteristiche sono in linea con quanto da voi selezionato a partire dal nostro catalogo.

Se volete controllare…”

Un nuovo ologramma si materializzò davanti alla coppia: in esso la descrizione delle caratteristiche del prodotto che a minuti avrebbero acquistato.

“…sì, sembra tutto a posto…altezza, colore dei capelli, colore degli occhi….si, proprio come avevamo scelto noi. Perfetto!”

L'agente sorrise soddisfatto: “Lo so! Ho provveduto io stesso ad assemblarne il codice genetico secondo quanto da voi specificato…”

La donna continuava ad osservare estasiata l'ologramma del figlio che di lì a poco avrebbero formalmente avuto: “E per quanto riguarda la sua intelligenza?”

“Abbiamo provveduto a selezionare un corredo genetico di tutto rispetto, mescolando i geni di un fisico assieme a quelli di un matematico. Proprio come da voi precisato, il prodotto avrà un quoziente intellettivo molto elevato.”

“Perfetto!” replicò la donna.

Rimasero per un istante in silenzio mentre l'ologramma del futuro essere umano continuava a muoversi dinnanzi ai loro occhi.

“Bene, se non avete ulteriori dubbi in merito, proporrei di fissare una data per l'impianto dell'embrione e poi passerei a firmare il contratto e le condizioni di garanzia.”

“Siamo d'accordo”.

Fissarono la data dell'impianto di lì a una settimana e scorsero brevemente il contratto, rigorosamente in formato elettronico, prima di dare la loro definitiva approvazione.

Tutto appariva in regola: le informazioni sul prodotto acquistato, le sue caratteristiche, le condizioni di garanzia nel caso il prodotto avesse manifestato difetti (anche se le occorrenze di difetti genetici sono davvero minime, aveva assicurato loro l'agente), le condizioni di pagamento…sì, tutto era perfetto.

Firmarono il contratto digitalmente e abbandonarono l'ufficio in silenzio.

Sarebbero tornati la settimana seguente e finalmente avrebbero coronato il sogno di avere un figlio.

Un figlio geneticamente perfetto.

Erano soddisfatti: la “ByoLife” avrebbe garantito loro il prodotto che volevano, un essere attentamente selezionato per rispondere alle loro esigenze di famiglia.

Non si sarebbe ripetuto l'errore commesso con la “Ad Vitam”: una ditta di seconda categoria che aveva venduto loro un embrione con difetti alla vista, più precisamente una sospetta miopia, costringendoli all'aborto.

La ByoLife invece avrebbe fornito un bambino perfettamente in linea con i loro desideri, sano e geneticamente superiore.

La coppia uscì dall'azienda soddisfatta e si diresse a passi decisi verso il droide parcheggiatore.

Si sarebbero diretti verso il successivo negozio che avevano in programma di visitare. Quel loro pomeriggio l'avrebbero interamente dedicato allo shopping e agli acquisti familiari.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

Creative Commons License
Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

-=Riconoscimenti=-

 

Racconto classificatosi in 30-esima posizione al concorso letterario "Parole in volo" (edizione 2008) indetto da Radio BCS.

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti su ewriters:

da peter parisius (03 gen 06) :

Una splendida anticipazione del "future prox venture", come lo chiamo io. A parte tutto, scrivi molto, molto bene: e non è da tutti. BRAVO! Ti voto.

 

Commento della redazione di HomoScrivens (21 maggio 2006):

Gentile sig. Colombi,
abbiamo letto con molto interesse il suo “Concetto di famiglia”. Si tratta di una storia raccontata con un certo distacco, con una certa freddezza, che sottolinea ancor di più, senza cadere nella tentazione di giudicare, una possibile prassi futura della vita familiare. Ci è molto piaciuto l'accenno ai punti di karma e la scelta dei nomi delle due società. Per quanto riguarda i personaggi, anche questi ci sono molto piaciuti, in particolare il fornitore del “prodotto”, che con quel suo minimo di zelo ed interessamento, ci sembra incarnare quasi gli ideali di quella società.

 

Commenti ricevuti su OzBlogOz:

Link alla pubblicazione

da faust (16 giugno 2006):

L'incubo di un futuro che non promette niente di buono, la paura degli effetti della clonazione, dell'eugenetica...il tuo brano mi ricorda il film "The Island" di Michael Bay. Se non l'hai mai visto te ne consiglio la visione perchè vedendo quel film ti viene il dubbio che quel che per noi è ancora fantasia potrebbe già essere un amara realtà. A rileggerti

da margheghi (19 giugno 2006):

Ciao,
amara immagine di un futuro che speriamo non si verifichi mai.

Confesso che non amo molto il genere "fantascienza" ma ho trovato molto bella e allo stesso tempo drammatica e sconvolgente questa idea del figlio fatto su misura un po' come le cucine dell'Ikea. Sei riuscito a rendere alla perfezione le atmosfere asettiche e fredde della Byolife coinvolgendomi nella scena tanto che mi sembrava di vedere l'oleogramma davanti a me.

A rileggerti

da agota80 (19 giugno 2006):

Allora andiamo per gradi... Lo stile è ordinato, semplice, senza sbavature o picchi in avanti, tutto sommato segue come già detto la via dell'ordine e della sicurezza. Per quanto attiene alla storia, non è che ricorda The Island... rappresenta proprio la sinossi di A.I. Intelligenza Artificiale di Spielberg. La storia è la stessa... siamo nel futuro e due genitori il cui bambino è in coma decidono di prendere un bambino robot. Le figure degli oleogrammi, le modalità di svolgimento del tuo racconto, sono identiche a quelle del film... Insomma.. quanto ad originalità il tuo racconto non mi è piaciuto.
Alla prossima.

da Dauferio (20 giugno 2006):

Caro Leo, il tuo racconto e' senza dubbio ben scritto, scorrevole, appropriato, riesci a rendere l'atmosfera asettica della Byolife, l'attesa della coppia per questo nuovo giocattolo, un figlio, comprato sulla scorta di un catalogo. Emerge chiaramente la disumanizzazione, l'egoismo, l'incapacita' di amare di questa nuova umanita'.
Tecnicamente mi e' molto piaciuto, ma, perdonami, dov'e' il tuo genio creativo? E' la descrizione pedissequa della trama di A.I.. Scrivi bene, potresti forse lavorare un po' di piu' su qualcosa di originale.
Con simpatia

da Sphinx (23 giugno 2006):

Nessun appunto da farti sullo stile.
Il genere poi è quello che io prediligo.
Discorso a parte invece per quello che riguarda l'originalità del tema, inflazionato a dismisura a mio parere, poco importa se tu abbia visto AI o meno. Diciamo che è una variazione sul tema, ma la mia non vuole essere una critica. Spesso ci "cado" anch'io e non è un male. Tempo fa scrissi una cosa, non proprio uguale, ma simile, postandola su LI2 e sul mio blog, riguardo a due genitori che richiedono un preventivo. Differentemente dal tuo racconto lì i sentimenti ci sono ancora, mentre i tuoi protagonisti sono ormai come i droidi che li servono.

Ciao

da Lebeg (06 luglio 2006):

Di questo racconto mi stuzzicava il titolo, quindi sono stato giorni (dato che non avevo tempo di leggerlo) a lambiccarmi su cosa potesse trattare. E ora l'ho letto.
Donc: premetto che la fantascienza non è esattamente il mio genere (non che non mi piaccia, semplicemente non la leggo), e che detesto i racconti moraleggianti, ovvero quelli il cui unico scopo preciso è quello di criticare un determinato modo di vivere, in modo da far finire magari l'abilità nella scrittura o la bellezza di un racconto in secondo piano.
Detto questo: il tuo racconto, per come è scritto, procede senza particolari intoppo. Non ci sono neanche delle perle di stile, ma tutto sommato non è male.
E poi un appunto: si capisce bene che si tratta di un racconto di fantascienza, quindi non c'è bisogno di coronare ogni singola frase con un elemento futuribile. Basta leggere le prime frasi per farsene un'idea: l'auto è a idrogeno, c'è il droide, l'edificio è enorme e di vetro. C'è talmente tanta fantascienza che si storge il naso quando parli di "coppia di umani", come se fosse un'effettiva rarità.
Tutto il resto rientra nei commenti precedenti (anche se io non avevo trovato somiglianze cinematografiche) e nel fatto che l'eccessiva morale serve più a scandalizzare che a piacere.
Spero di non essere stato troppo brusco.

A rileggerti

 

Commenti ricevuti su Club Poeti (aprile 2007 - luglio 2007):

da joe (10 maggio 2007):

Scritto bene ma, scusa, non mi piace il genere. Alla prossima volta

da grigio (11 maggio 2007):

Per apprezzare un racconto, solitamente, mi soffermo a valutare la qualità della scrittura. La trama è sempre secondaria. In questo caso, la tua giovane età, giustifica i voli di fantasia lasciando che il lettore si addentri, divertito, in un'atmosfera oramai divenuta quasi familiare per via di un'ambientazione da romanzi "Urania". Ma è scritto bene e tanto ti basta perchè possa adornarti di

da mimma (11 maggio 2007):

Congratulazioni per il racconto, Leonardo, e per avere mantenuto la passione della scrittura anche se laureato in informatica. E' scritto bene e non solo ci presenta un futuro preoccupante, ma lo fa senza moralismi espliciti e con tono ironico sarcastico realistico che mi piace molto. Adesso, vedi, questo club è una vera palestra e a te converrebbe partecipare più regolarmente, vedo troppo pochi commenti nel tuo curriculum, ciò è dovuto alla molteplicità di interessi, al lavoro, alla giovane età, ma se tu insisti e sei più presente schizzerai in alto artisticamente. Coraggio, so di giovani che sacrificano il sonno per scrivere commenti, li vedo migliorare di contributo in contributo, incoraggiati da me, mi hanno anche superata nel numero di commenti e lodi ricevuti. E tutto questo è avvenuto con grande rapidità. Se veramente hai la passione della scrittura, insisti e frequenta il club cercando di cavare dai dissensi il buono che sempre c'è e dalle stelline l'incoraggiamento che sempre ci vuole.

da Riccardo Vandoni (11 maggio 2007):

E' ben scritto nel suo genere ma detesto la fantascienza. Persino al cinema. I droidi mi fanno venire l'orticaria. ric

da Violalicia (11 maggio 2007):

Un racconto che rappresenta un futuro non tanto improbabile. Ricorda i tentativi e gli esperimenti di Hitler di selezione della razza ariana.

da carabinakid (11 maggio 2007):

Leggi Nathan Never e lo si capisce da lontano, comunque il tuo racconto mi ha fatto un attimo riflettere per l'offerta del prodotto finale, qualora tutto si dovesse avverare pensa che palle, e mi spiego, o tutta l'umanità avrebbe un quoziente intellettivo maggiore e allora l'eccezione sarebbe la regola? o anche se con le caratteristiche dei geni e una famiglia mediocre (vedi il tuo racconto) pensa cosa ne verrebbe fuori.
Comunque se ne può parlare.
Ciao

da Mitla (11 maggio 2007):

Oddei mi hai gelata :S
Avevo già letto e di te (anche sul tuo sito ^_^) e non mi dispiace affatto ciò che proponi. Adoro la fantascienza e ogni genere nel quale la fantasia può scatenare tutto il suo potenziale, quindi con questo racconto, per quanto mi riguarda, hai giocato in casa.
Se mi permetti ho trovato alcune ripetizioni che mi hanno disturbata: una è il continuo riferirsi alla coppia e alla segretaria come umana, detto una volta il lettore memorizza. E lo stesso vale per i droidi. Ritengo che osservare che chi serve è un droide sia, anche qui, sufficiente farlo solo all'inizio.
Ecco qui il mio parere. ^_^

da che_guevara (12 maggio 2007):

E' un racconto scritto bene,ma non amo la fantascienza e,solo per questo, non mi sono appassionato del tutto

da Donato Desiderat (12 maggio 2007):

Ciao Leonardo, ho letto il tuo breve racconto, con attenzione. Di sicuro hai una buona e viva fantasia - una qualità che in letteratura apprezzo da tempo. Concordo con chi ti dice di non ripetere i caratteri di un personaggio, e meglio ancora, secondo me, sarebbe non limitarsi a una lista di caratteristiche ma permettere loro di vivere nel testo: più che dire, lasciar agire.
C'è dell'altro che m'interroga nel tuo testo e riguarda il suo (ipotetico) contenuto. Racconti di una coppia che 'compra' geneticamente il suo bambino, cosi' come si puo' comprare un etto di mortadella al supermercato, stando ben attenti che non abbia difetti, che ogni fetta sia sottilmente tagliata, con i suoi pistacchi o grani di pepe in sezione, insomma, che non sia scaduta. Verso la fine del testo scrivi:

una ditta di seconda categoria [...] aveva venduto loro un embrione con difetti alla vista, più precisamente una sospetta miopia, costringendoli all'aborto.


Queste poche righe hanno come ovvio del paradossale. In realtà tutto l'impianto del tuo testo è grottesco; raccontando un futuro 'impazzito' non poteva essere altrimenti. Eppure qualcosa non mi convince. Quello che diro' rientra nell'ambito delle convinzioni personali. E' possibile che un giorno il mondo umano che già oggi tutto consuma e consuma e consuma, condannando ogni cosa a diventare prodotto alienato, diventi un unico, spettacolare e infinito, supermercato. Ma io mi permetto di contrapporvi una folle speranza, la fiducia nelle donne. Ti dico perchè? La donna della 'tua' coppia, come tu scrivi, aveva già abortito perchè il bambino acquistato in precedenza era come un pomodoro un poco marcio, miope, dici. Ebbene, io penso che mai nessuna donna potrà abortire con tanta superficialità, né mai è accaduto (puo' darsi che ci siano stati dei casi di aborto 'facile' ma rientrano in una casistica particolare, in cui quell'atto è guidato da una patologia precisa che qualifica l'aborto come effetto e non causa). Perché mi dilungo tanto? Perchè sono cresciuto tra le donne, perchè mia madre (cattolica praticante) ha abortito 2 volte per ragioni di salute, per ragioni di soldi (se vuoi chiamala miseria) perchè conosco tante storie - vere - di donne che con l'aborto hanno dovuto confrontarsi e per ognuna di loro è stato lacerante, impossibile da dimenticare. Perché, infine, oggi, con una tendenza sempre maggiore a sciocche generalizzazioni, si parla di ridiscutere la legge sull'aborto sulla base di una fede, che rispetto come le altre, ma che rimane pur sempre una fra le fedi possibili, e che, a meno di non cadere nel ridicolo, non puo' avanzare alcuna pretesa esaustiva di tipo etico-politico. Ti chiedo scusa se mi sono allungato come si fa con il sugo quando la pasta è troppa, ma lo dovevo a Giulia, alle sue vene tagliate, al bambino che portava in grembo di nascosto, al suo bravo ragazzo che l'aveva abbandonata, al personale dell'ospedale che l'aveva trattata da*censurata* quando ha cercato di abortire, ai genitori che l'hanno cacciata, a tutti i giusti e i puri d'animo che amano la vita solo quando è a loro immagine e somiglianza. Con stima

da alman (28 maggio 2007):

Forse non originale il testo ma ben costruito. Ci descrivi un futuro che, confidando sul sentimeno umano, spero non sia mai.

da ligotti (31 maggio 2007):

Premetto che la fantascienza non è il genere di lettura che adoro, però lo trovo ben scritto, a parte qualche descrizione smaccatamente futuristica. Fa riflettere molto sulle nuove assurdità delle biologia genetica. Bravo!

 

Commenti ricevuti su Francamente :

da oissela (29 agosto 2007):

Non ti faccio i complimenti sulle tue capacità linguistico -espressive che sono eccellenti, ma mi soffermo sul contenuto che è terribile e realistico.
D'accordo sul fatto che non è un racconto di fantascienza, perché quanto da te
scritto tende a trovare conferma già nella società attuale.
Ciao. Alessio

[aggiunta del 01 settembre 2007]

Ribadisco il giudizio precedentemente formulato, argomentandol più approfonditamente. Sei, a mio avviso, uno dei pochi scrittori che rispetta le
regole della lingua italiana. La frase è breve, chiusa in se stessa e senza
sbavature. La punteggiatura è appropriata e sapientemente distribuita.
La scelta dei vocaboli è curata e il lettore non è costretto a sforzi
supplementari per cercare di capire dove si vuole parare.
Rispetti il congiuntivo e il condizionale e ti posso garantire che non tutti lo
fanno. T'invidio, in senso buono, questa capacità di addomesticamento della
lingua italiana. Al contrario, io violento la lingua e spesso passo di palo in frasca, disorientando il lettore. Ritornando al contenuto del brano, Ma ti rendi conto che la nascita di un essere umano ha perduto la sua sacralità, il suo
fascino e il suo mistero.
Prima della sua venuta al mondo, si conosce il suo sesso, il suo peso,eventuali malattie ecc. Si parla spesso di aborti terapeutici, e in India e in Cina
se i nascituri sono bambine non vedono la luce. A decine di migliaia, le
madri delle future bambine abortiscono o sono costrette a farlo. Questa è realtà, perciò dico che non è fantascienza il tuo scritto dove una leggera
miopia è causa di rifiuto. Spero di non averti annoiato. Ciao. Alessio

 

Commenti ricevuto via mail:

da Andrea Mucciolo (08 settembre 2007):

Racconto più che mai attuale, che pone l'accento sulla selezione della razza tramite un uso hitleriano della genetica. Si rabbrividisce soprattutto per la naturalezza con la quale la coppia affronta il tutto, specie quando viene riferito di un aborto "per una sospetta miopia"; agghiacciante. Racconto di fantascienza, sì, ma di una fantascienza che sta diventando realtà molto prima di quanto avessimo mai pensato.
Complimenti, fa davvero piacere pubblicare racconti del genere.

 

 

 

 

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