Asfalto, asfalto e cemento

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-=Introduzione=-

 

Data di creazione : 11 / 10 / 2002

Ultima modifica : 26 / 07 / 2005

 

Questo racconto è dedicata a tutti coloro che sulla strada hanno trovato la morte a causa di incidenti stradali, a quanti sono stati travolti dalla nera signora della velocità e dell'incoscienza. Ogni anno, il bilancio dei morti a causa  di incidenti stradali si fa sempre più disastroso. Senza contare il numero di persone che sulla strada hanno perso un arto o la capacità di camminare o di vedere. A questo dobbiamo porre rimedio sensibilizzando maggiormente le persone, educando ed istruendo al rispetto delle norme di sicurezza, degli altri e, soprattutto, di se stessi. Infine è dedicata a tutti coloro che, alle vittime della strada, hanno prestato, prestano e presteranno soccorso e ai mazzi di fiori che qua e là ci aiutano a ricordare.

 

 

 

-=Asfalto, asfalto e cemento=-

 

…Non lo so se sbatto o meno le palpebre.

Ogni movimento mi è impossibile.

A stento muovo gli occhi.

Il mio sistema nervoso conosce fin da ora l'esito di questo presente.

Ma nonostante questo non si rassegna, instancabile cerca di rimettere insiemi i pezzi, cerca risposte e soluzioni ad una realtà che non vorrebbe accettare.

Alla mia destra c'è un bimbo con uno zainetto rosso in spalla.

In condizioni normali non riuscirei a vederlo come invece riesco a farlo ora: il mio corpo si sta sciogliendo di dosso tutti i vincoli fisici che fin dal mio primo vagito l'han governato.

Mi tiene la mano e mi scuote, ogni tanto. Sta parlando e singhiozzando: le lacrime scendono amare dagli occhi. Lentamente. Non capisco nulla di quanto sta dicendo: il suono non ha più alcun significato.

Guardandolo, provo una tacita sensazione di sollievo: mi sento sereno.

La mano sinistra sfiora invece la mano di una giovane donna. E' inginocchiata accanto a me. Anche lei piange. I lunghi capelli scuri le cadono in avanti accompagnando le lacrime ed i singhiozzi. Vorrei accarezzarle il viso e sentire il calore di quelle lacrime sulla pelle, come acqua che bagna la superficie arida del mio esistere.

Non riesco a muovermi e rimango a guardarla. Non so dire cosa provo. Non so dire come sembro agli occhi della piccola folla che mi si sta radunando attorno. Parlano e non li comprendo. Sensazioni irreali e attutite. Né calore né freddo…

Poco distanti percepisco il via vai delle auto e mi accorgo solo ora di non essere su di un verde prato, ma su di un caldo giaciglio d'asfalto.

Asfalto... asfalto e odore di cemento.

E solo ora rammento il passato recente che mi ha segnato per sempre.

Ero incazzato con il mondo intero, e per una ragione che ora non ricordo neppure.

Ero furioso e non volevo rimanere qui nemmeno un secondo di più.

Ho attraversato la strada senza guardare: del mondo esterno non mi importava nulla. Ho attraversato la strada velocemente, di corsa, fissando la strada sotto ai miei piedi, quasi la volessi distruggere e spaccare con lo sguardo, e poi mi son scontrato con qualcosa. Qualcosa che ora comprendo essere stato uno zaino, lo stesso del bimbo che piange alla mia destra. Devo averlo spinto, credo, come un ostacolo sul mio cammino.

E poi l'impatto.

E' ancora presente l'ombra del veicolo che mi ha colpito. Sul suo corpo di metallo solo un'ammaccatura.

E, anche se non la vedo, sento una persona piangere da sola. Ha pure vomitato, in preda al panico e alla tensione, ma questo non lo posso sapere. E adesso sta piangendo. E al contempo prega.

Ma non ha colpa, ed in cuor mio l'ho comunque perdonato. Tracce di sangue e di ferite sul suo volto, ma da qui, in condizioni normali, non potrei vederlo.

Da qui vedo il cielo e alcuni uccelli volare e poi un uomo chino si di me. Poi un altro. Stanno facendo di tutto per salvarmi ed aiutarmi. Si adoperano per trattenere la mia vita prima del grande volo, mi parlano ed è chiara la luce dei loro occhi.

Non riesco a sentire cosa dicono.

Non riesco a sentire le loro mani sul mio corpo.

Ogni percezione è rarefatta, dolcemente contraffatta e mitigata.

Ho perso molto sangue. Le mie forze scivolano lontano, dolcemente, senza fretta.

Vorrei parlare, vorrei…

Per qualche istante mi smarrisco in me stesso…

Quando torno al reale non so nemmeno quanto tempo sia trascorso…

Sento una mascherina sul mio volto, l'aria che irrompe nei mie polmoni…è come se mi fossi risvegliato da un sonno breve e profondo.

Riemergo alla vita.

Il mio sistema nervoso mi informa: stanno ancora lottando per la mia salvezza. Stanno operando da qualche parte, sul mio corpo.

Inutilmente, lo so.

Ormai l'ho già capito.

E allora penso, null'altro mi è più permesso: ho perso totalmente la percezione di me stesso e del mondo che mi stava attorno.

Non vedo più lo zainetto di quel bambino…

E allora arrivano, i miei pensieri. Migliaia di ricordi, immagini sfuggevoli e fugaci, arrivano e danzano. Un assaggio della vita che è stata, sensazioni ed esperienze si perdono nel limbo, in un torrente impetuoso di stimoli nervosi e poi tutti i miei sogni, gli stralci di quella vita che immaginavo di costruire.

Non voglio andarmene, voglio vivere. Voglio vivere! Voglio vivere! Voglio vivere! Voglio ingannarmi e sopravvivere e rivedere i volti delle persone che conosco e che amo. I volti di chi disprezzo e di chi odio, di chi amo e di chi non conosco. Vi amo tutti, vi amo tutti…non lasciatemi…non lasciatemi…non lasciatemi…

Qualche lacrima scende ai lati del mio volto, in una smorfia che sembra un sorriso, percepisco una goccia, acqua di rugiada sul mio volto…acqua che dai miei occhi scivola, lenta , verso il buio.

E poi nulla più.

Quel che mi accadde in seguito, a voi non è dato sapere.

Sono morto, questo è ovvio.

Sono morto su quella strada, in un letto di cemento e d'asfalto.

Sono morto tra volti sconosciuti.

Sono morto sotto il cielo, in una stanza senza pareti, in un luogo terribilmente vuoto. Avevo paura e non potevo saperlo.

Sono morto con le braccia aperte, tese ad un ultimo nostalgico abbraccio al mondo.

Sono morto, come molti altri, stroncato dal fiume impetuoso delle belve di metallo.

Sono morto, per la mia cecità.

Sono morto, e non volevo crederci.

Sono morto, il giorno del mio compleanno.  

 

Leonardo Colombi

 

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti dal sito scrivendo :

da dany (19 mag 05) :

Molto bello, Leonardo, questo brano con la sua prospettiva rovesciata, con le sue percezioni irreali e di profondo smarrimento, con quei volti dolenti chini sulla morte ancora inconsapevole di sé, con quel grido finale di inutile ribellione, di disperato desiderio di vita, con quelle lacrime che scivolano lente, ultimo segno dell'esistere, ultima traccia di quel torrente impetuoso di volti, immagini, pensieri e ricordi che piano scivolano via. Mi è piaciuto moltissimo, ciao, daniela

da LoRe (19 mag 05) :

Questo bellissimo pezzo mi conferma la tua straordinaria abilità nello scrivere ( forse esagero, anche perché lo sto scrivendo a caldo e l'emozione è tanta, forse perché lo sento molto vicino ).
Mi era piaciuto molto anche quello sulla guerra, moltissimo.
Sono uno che non si lascia andare quasi mai a lodi sperticate, l'ho fatto soltanto per pochissimi scriventi, e tu sei assolutamente fra questi.
Quasi mi vergogno a fare così tanti complimenti ad una persona, devo bilanciarmi... stronzo! Ecco, mi sento già meglio. Sei dannatamente bravo!
Bilanciamo ancora un po': non ti montare la testa, non vuol dire che da qui in avanti tutte le cose che scriverai saranno splendide. Certo sei a buon punto... ma non montarti la testa!

da amira (19 mag 05) :

E' un brano che mi ha regalato una forte emozione e non solo anche un profondo momento di riflessione... scritto egregiamente... un crescendo di tensione che sale dall'inizio alla fine... complimenti. Amira

da Pietro1965 (20 mag 05) :

Credo che sia stato detto tutto nei commenti precedenti. E' un racconto molto bello, molto ben scritto, che mi ha colpito ed emozionato profondamente. Notevole la tua capacità di immedesimarti in quello stato d'animo che accompagna un'agonia prima quasi dolce poi disperata e di farne partecipe il lettore. A tutto questo si aggiunge la denuncia del tutto condivisibile delle migliaia di morti e feriti vittime ogni anno, spesso per l'incoscienza delle persone, degli incidenti stradali. Complimenti davvero. Ciao! :-)
Pietro

da pirata (20 mag 05) :

Gran bel racconto davvero, Leonardo. Grande abilità introspettiva con cui sei riuscito a cogliere lo stato d'animo che precede la morte in tutti i suoi aspetti e con grande coinvolgimento emotivo per chi legge. Molto ben scritto, molto coinvolgente ed inoltre giusta denuncia per le troppe vittime della strada dovute ad incoscienza. Bravissimo! :-) Chiara

 

Commenti dal sito liberodiscrivere.it :

da Elena:

BRAVISSIMO!!! Sei morto davvero? Descrizione perfetta e bellissima... ho ancora i brividi!

 

da membro eletto:

Hai scritto un componimento struggente, capace di trasmettere sensazioni violente e suscitare forte empatia. Con la penna, ...ehm, la tastiera ci sai fare davvero.
Ti ho letto con interesse e, perché negarlo?, molta commozione.
Complimenti.

 

Commenti dal sito Club Poeti (luglio 2005 - settembre 2005):

da marilenarodica:

Il tuo racconto mi ha sconvolta profondamente. E' ben scritto, scorrevole, con la chiarezza e la tragica coerenza di un fatto reale.

Tu ci sei ed hai la mente e l'anima vive!
Stai vivendo anche per quelli che non ci sono più!
La tua voce si sentirà, sicuramente, perché l'ho sentita pure io, da migliaia di chilometri di distanza da te!

Per vincere il dolore e la sofferenza, ti auguro di poter pensare anche alle cose belle che ci sono, ancora, nel nostro mondo! Ti auguro di sentire almeno, un raggio caldo del sole della nostra estate!


da nicole47:

Il tuo racconto mi ha, a dir poco sconvolta, per cui ne deduco che e' scritto in maniera efficace, e' agghiacciante nella sua crudezza e verità. Si commenta da sé. Non so dare un giudizio,so soltanto dirti che e' profondamente giusto quello che dici e nobile il pensiero, motivo ispiratore del racconto. Con stima Nicole.

da Aurora:

Hai ragione, fa riflettere questo racconto così reale, così agghiacciante e, purtroppo, spettacolo quotidiano sulle nostre strade. Sento continuamente suonare le sirene delle ambulanze, da casa mia, sulla strada che porta al mare. Terribile, non voglio pensare, non tanto per me, ma per le mie figlie, per le persone che amo. La nostra prudenza non è sufficiente, contro l'incoscienza di tanti. E' scritto molto bene e spero che questo serva al tuo pregevole intento

da savy:

La vita oltre la vita.
C'è, ne sono sicura.
Ben scritto il tuo racconto anche se io avrei evitato la nota. Si evince tutto dalle tue parole.
Ciao!

da grigio:

Caro Leonardo: grazie di esistere. Nella misura in cui tu esisti io "sono morto". Voglio dire che sarei incapace di trattare un argomento così delicato con tanta partecipazione. Purtroppo, appartengo alla specie di coloro che preferiscono tenere la testa nascosta sotto la sabbia. Probabilmente, da bambino ero di quelli che per non ascoltare discorsi che m'infastidivano continuavo a fare boccacce dal suono "Blàbblablà". Sai scrivere. Se la prossima volta provassi anche a farci sorridere?

da Aldo Carnevale:

Commovente la tua storia. Mi ha profondamente toccato.

da Iariam:

Caro Leonardo con quanta maestria hai saputo creare un quadro così tragico, reale e agghiacciante momento prima della morte. Non ho mai letto nulla di simile. Bravo.

da ilventochesempre:

io vivo circa 13/14 ora al giorno in macchina.
è un tema fin troppo consueto.
hai scritto un bel racconto/denuncia.

ma tu hai speranza per l'uomo?

da nicolò:

La scelta della soggettiva, come si dice nel cinema, è assai coinvolgente, la drammaticità toglie il respiro. Mi auguro che questo racconto faccia centro anche in certe anime che queste cose le vivono con superficialità. Complimenti

da gianna.curto:

Ciao, Leonardo, il tuo racconto di grande attualità e grande sensibilità meritava più di dieci commenti. Ma siamo in periodo di vacanze e molti sono fuori sede. "Clicco" sempre sul nome di chi mi commenta e così ho avuto la fortuna di leggerti e di rimetterti in gioco, ora sicuramente riceverai altri commenti, credo che funzioni così.. Io lo spero. Ci sai fare con le parole, continua a scrivere senza trascurare gli studi ,hai mandato ai giovani un messaggio grande. La vita é bella , gli spagnoli dicono "A PESAR DE TODO Y DE TODOS" ( NONOSTANTE TUTTO E TUTTI) e bisognerebbe prendersene cura. P.S. Il mio racconto di proposito l'ho sintetizzato. Ho voluto liberarmi di un ricordo doloroso senza prenderla per le lunghe.... A rileggerti --- Gianna

 

Commenti dal sito Penna d'Oca :

da Elisa (26 lug 05):

Ti lascia una vena di malinconia, ma in effetti credo che sia proprio quello che succede a tante persone ogni giorno. E' molto bello, soprattutto l'abbraccio al mondo.

da Astfelia (31 lug 05):

Bello, ben scritto e fortemente evocativo di una triste realtà. Complimenti. Ast

da Tiziana Romano (19 dic 05):

Ce l'ho fatta Leonardo, l'ho letto. Finalmente sono riuscita a tenere aperta questa pagina e a non richiuderla come tante altre volte prima. Sì, avevi ragione, mi è piaciuto. Molto. E' realistico, tanto. E' ben scritto. In quei momenti davvero il cervello lavora in quel modo. Bravo. E quel "Voglio vivere"... era il mio "Non voglio morire".

da Michele Egli (19 dic 05):

Bellissimo. Complimenti. Bello il percorso che lo porta ad essere cosciente di ciò che è successo, bello il rammarico, la tristezza dopo la rivelazione sul suo destino. D'accordo con Elisa per l'immagine dell'abbraccio.Toccante. Molto Bravo!

da nefti/Cinzia Baldini (28 dic 05):

Questa storia è molto più che bella... Così, appena terminata di leggere mi riesce difficile descrivere le impressioni o le sensazioni che è riuscita a tirare fuori dal mio animo. Sono completamente "spiazzata" ed attonita, è una descrizione così reale, così dolce ma nel contempo così violenta che mi impedisce di pensare o forse è la mia mente che si rifiuta perchè sa che tutto ciò che è espresso in queste righe è indiscutibilmente vero e si rinnova ogni istante intorno a noi... è la vita. Complimenti!!!

da Eufemia (17 gen 06):

Triste ma molto bello e sentito. Ti ho dato il voto massimo. Ciao Eufemia

 

Commenti ricevuti su OzBlogOz:

Link alla pubblicazione

da Abram_palm (29 dic 05) :

Un racconto ben scritto e molto intenso.
Ho apprezzato molto il finale in cui riveli la cecità del malcapitato protagonista e sveli dettagli scioccanti (come il compleanno).
L'unico appunto che posso farti è che, in certi passaggi, il racconto non è coerente. Mentre le sensazioni del protagonista sembrano a malapena percepibili diventano specifiche, dettagliate. Inoltre non è molto chiaro come possa vedere il bambino con lo zaino rosso.
Apparte questo, comunque, è un racconto molto coinvolgente.
Complimenti e....se vorrai ricambiare il commento, te ne sarò grato.
Alla prossima (piacevole) lettura.

da leobloom (30 dic 05) :

Ecco racconti del genere mi piacciono sempre. Intelligente, ben scritto e anche lievemente allucinato. Mi ha ricordato il finale meditativo di Pulp, il bellissimo romanzo di Bukowski.
Ottimo lavoro... spero di leggere presto altri tuoi lavori

da il_corvo (30 dic 05) :

Sicuramente meglio la seconda pagina (parte) rispetto alla prima.
Nella prima non m'è molto piaciuto il modo in cui, diverse volte, cambi il punto di vista da soggettivo (nel senso di descrizione di azioni dal punto di vista del soggetto del racconto) ad una visione più ampia come di una voce fuori campo che spiega ciò che il soggetto non può sapere.
Come dicevo la seconda pagina l'ho trovata molto più lineare e m'è piaciuta di più.
Non ho letto tutto il commento di A. Palm, ma, credo, che il protagonista non fosse cieco, non c'è nulla che lo lasci pensare. Oltretutto descrivendo l'istante che lo ha portato alla sua situazione accenna ripetutamente a percezioni visive, in particolar modo descrive che cosa stesse guardando (i suoi piedi sull'asfalto) quando ciò è accaduto.
Può essere che mi sbagli comunque.
In definitiva, a mio parere, il racconto non è assolutamente disprezzabile. Avrebbe potuto essere più avvincente però. A rileggerti.

da Shoen (03 gen 06):

Ora devo fare una domanda... Potrà suonare un po' stupida...
Ma se è morto come fa a raccontarlo?
Insomma, per quanto mi riguarda la soluzione finale toglie una certa credibilità al tutto; non tanto perché il protagonista parla dopo la morte, ma perché il modo in cui lo fa non ha quell'originalità che avrebbe potuto invece caratterizzare il racconto. Tutto ciò che ha da dire è "Sono morto" e "Il resto non vi è dato saperlo"?
Ecco, penso sia proprio in questa semplicità il punto debole di una storia che cammina su gambe un po' fragili.

da senza (04 gen 06):

attenzione, già dall'inizio si notano tempi sfalsati, ad esempio se dico 'ricordo' non posso associarci un tempo presente
poi ci sono in punti della stessa frase parole ripetute che anche se non drammatiche tolgono l'ipotesi alla perfezione del racconto
insomma avrei fatto scelte diverse per scrivere qualcosa del genere, e credo d'averlo fatto abbastanza volte
banale la visione del bambino che con la sua innocenza redime e solleva il morente
poi, se lui sta morendo non può avere la lucidità tutta s'un colpo di ricordare e raccontare perfettamente dell'incidente, ti consiglio di rendere tutto più soffuso, sarebbe anche più pooetico e renderebbe dolce la parte struggente
se non sente la gente che lo tocca, come fa a sentire una lacrima?
per ultima cosa, avrebbe fatto più effetto se non da subito avessi reso chiaro il fatto della sua morte
alla fine non è male come racconto, scorre veloce e si fa sentire abbastanza, tralasciando questi dettagli può pure piacere, solo che l'ultima, l'ultima frase l'ho trovata superflua fuor luogo e da film, sai quel tocco che dovrebbe commuovere definitivamente? parlo del compleanno, cancellalo

da jack_frost (04 gen 06):

0) bella l'immagine del giaciglio di asfalto e bello il titolo, MA 1) in parte concordo con "senza" 2) il dettaglio del compleanno è inutile e grautito 3) la parte da "vampiro", cioè quella in cui dice, "niente, praticamente sono schiattato" potevi risparmiarla 4) lo stile è troppo chiaro per quello che dice, dovresti usare delle frasi spezzate/sconnesse e le cose non dirle fino in fondo 5) io personalmente eviterei tematiche di questo livello come la morte 6) ci voleva uno stile più visionario e meno didascalico, dici le cose come se stessi facendo il bilancio di fine anno 7) si possono dire molte cose dicendone poche. tu ne hai dette tante ma in fondo non hai detto niente di veramente personale 8) chi era sto qua che è schiattato? chi era costui? il personaggio di un film d'azione? ha meno personalità di jean claude-van damme nei suoi film peggiori 9) a parte il titolo, che è la parte migliore, ed è molto bello, non mi è piaciuto: è PALLOSO, non è interessante leggere di sconosciuti che schiattano 10)poteva essere + interessante se fosse stato sul taglio "cazzo, sono schiattato. mi hanno spataccato mentre attraversavo le strisce. va bè dai, almeno non devo più portare fuori il cane a pisciare". 11) alla prox. ciao, non disperare

da matemati (04 feb 06):

Insomma, a me è piaciuto.
Non ce li vedo i difetti che hanno trovato altri, anzi, mi pare ben scandito, in un crescendo di tono, quasi distaccato all'inizio, poi sempre più consapevole, fino all'esplosione del "Non voglio morire!", quando il protagonista si rende conto in pieno della sua situazione. Per poi riscendere (giustamente, dopo il "poi nulla più") ad una quieta tristezza.

Perché mai non si può narrare in prima persona di uno che è morto? Non è mica una novità, avete presente "American Beauty"?

Solo una cosa:
" Ha pure vomitato, in preda al panico e alla tensione, ma questo non lo posso sapere."
questo mi suona male, se non lo può sapere come fa a dirlo? A meno che non lo veda in retrospettiva, ma allora tutta questa parte dovrebbe essere scritta al passato, e si sconvolgerebbe lo stile.

Bene, cmq.

 

Commenti ricevuti dalla redazione di Homo Scrivens (30 luglio 2006):

Abbiamo letto con molta attenzione il tuo racconto intitolato “Asfalto, asfalto e cemento” e siamo assolutamente d'accordo sulla necessità di sensibilizzare noi umani su quanto siano importanti le nostre scelte, soprattutto quando rischiano di condizionare la nostra e l'altrui vita, a volte in modo irreversibile. Tu hai affrontato l'argomento da una dimensione particolarmente delicata. Il tema della Morte è molto complesso, comunicare l'intensità di quell'esperienza non è facile per chi non l'ha vissuta. Il nostro suggerimento è di avvicinarti a questo tema partendo da un'ottica vissuta, per esempio quella di chi ha perduto una persona cara in un incidente. I sentimenti, i pensieri, le emozioni possono essere resi in maniera più convincente. Ci auguriamo che questo spunto di riflessione possa esserti utile e di leggere ancora qualcosa di tuo.

 

Commenti ricevuti su Arcadia:

da ectoplasma infetto (25 ottobre 2006):

L'avvio del racconto rivela preoccupanti manie di grandezza. Per il resto, attento alle allucinazioni urbane ... sono tremnde!

 

 

-=Riconoscimenti ricevuti=-

 

Penna d'Oca : racconto vincitore del concorso “Penna d'Oca e La Libreria ” del mese di gennaio 2006

Concorso A. Baratella, 10° edizione : segnalazione di merito per la sezione Letteratura - Racconti Brevi

Concorso "Il codice della Parola" : testo inserito nella raccolta comprendente i testi finalisti della prima edizione di questo concorso letterario indetto dalla Bar Code Studios (2006)

 

 

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