Al posto giusto, al momento giusto

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-=Introduzione=-

 

Data di creazione : 24 novembre 2006

Ultima modifica : 05 maggio 2007

 

 

-=Indicazioni per la missione=-

 

“Obiettivo della missione confermato.

I ragazzini sono due: le loro foto dovrebbero essere già in tuo possesso.

Saranno al semaforo entro le ore 7.56.

Agisci rapidamente e senza esitazioni.

Non dare troppo nell'occhio, mi raccomando.”

 

 

 

-=Al posto giusto, al momento giusto=-

 

Da qualche minuto se ne stava accanto al semaforo pedonale. In piedi, accanto alla valigetta appoggiata per terra, leggeva il giornale.

Nessuno si curava di lui, un giovanotto sul metro e ottanta, con addosso un lungo impermeabile chiaro e guanti in pelle scura sulle mani.

Di tanto in tanto alzava la testa e spaziava la zona circostante con lo sguardo.

Osservava i pedoni, quasi aspettasse qualcuno che ancora doveva arrivare. Un collega forse.

E di gente, a quell'ora del mattino, ce n'era parecchia.

Studenti, universitari e non, che si recavano a lezione o a far colazione nei bar, anziani che andavano a far spese o a pagar bollette alle poste, uomini e donne che si dirigevano al lavoro.

Anche la strada era un costante brulicare di automobili, bici, motorini, furgoncini e autobus.

Tutti avevano qualcosa da fare o una meta da raggiungere: lui forse era l'eccezione in quel sistema.

Se ne stava lì, fermo, a leggere il giornale. Solo di tanto in tanto alzava il capo, si guardava in giro e poi controllava l'ora.

Mancava poco.

Erano le 7.54 del mattino.

Poi, qualche istante dopo, li vide.

Osservò nuovamente l'orologio e sorrise.

Le informazioni che aveva ricevuto erano attendibili e precise come al solito. Non c'era nemmeno da dubitarne.

A breve avrebbe dovuto agire.

Rapido, senza esitazioni, proprio come gli era stato spiegato. Per cui ripiegò il giornale, si accucciò per riporlo nella sua borsa. Tornò in piedi e si mise ad attendere il cambiamento di colore del semaforo pedonale.

Come tutti. Anzi, meglio, come tutte le persone civili usano abitualmente.

I due ragazzini, con gli zaini in spalla, camminavano verso il suo stesso semaforo ignari di tutto quanto stava per accadere.

Non potevano nemmeno immaginare di essere attesi, persi com'erano nei loro discorsi di anime e fumetti.

•  Secondo me Naruto è migliore…

•  Però in Bleach ci sono un'infinità di personaggi…

•  Si ma a me piacciono di più i ninja. E poi anche in Naruto ci sono così tanti personaggi che ci si perde. La storia di Ichigo invece si complica troppo…

•  Ma è proprio questo il bello…

I due ragazzini continuavano a parlare concentrati unicamente nella loro discussione su quale manga fosse migliore, se Naruto con le sue storie di ninja o Bleach con le vicende di Ichigo e di tutti i personaggi che l'autore aveva avuto la fantasia di creare.

Giunsero in prossimità del semaforo e, senza prestare eccessiva attenzione al colore rosso dell'omino lampeggiante, notando che la strada di fronte a loro appariva sgombra, attraversarono.

In quel mentre vennero bruscamente riportati alla grigia realtà cittadina dall'impertinente suono del clacson di un autobus lanciato a tutta velocità.

Entrambi si voltarono verso sinistra ma rimasero immobili sul posto, incapaci di reagire.

Fu allora che il giovane si mosse:li afferrò per lo zaino e li trasse indietro.

Rapido e senza esitazioni. L'autobus li sfiorò e continuò la sua corsa sobbalzando un poco per la frenata appena accennata. Al suo interno i passeggeri vennero sballottati un poco ma poi tutto tornò come prima. Come ogni mattina per le strade di quella città del nord.

I due ragazzini, ancora scossi per il pericolo scampato, osservavano con gli occhi sbarrati il giovane che li aveva tratti in salvo.

Lui sorrideva:

•  Dovete prestare più attenzione alla strada, ragazzi!

I due annuirono.

•  Purtroppo vanno tutti così di fretta che non si accorgono nemmeno dei pedoni in attraversamento..

Poi, indicando il segnale verde del semaforo pedonale:

•  Su, ora potete andare! In bocca al lupo con la Sartore !

•  Grazie…

Risposero timidamente e poi attraversarono la strada. Uno dei due, con la coda dell'occhio, osservò per un ultima volta quel giovane: strappandoli dalla strada proprio un attimo prima che l'autobus li investisse aveva salvato loro la vita. Come se fosse stato lì apposta.

Lui, dal semaforo, continuava a sorridere e li salutava con la mano alzata fino all'altezza della spalla.

•  Ci ha salvati…

•  Già…

Camminarono per un poco immersi ciascuno nei propri pensieri. Infine uno dei due si decise a parlare:

•  Secondo te, quel tipo ci conosce?

•  Non credo. Non mi pare di averlo mai visto…

•  E allora cosa voleva dire a proposito della Sartore?

L'altro si fermò all'improvviso, colto da un dubbio atroce, un'improvvisa consapevolezza che l'aveva fulminato proprio in quell'istante. Subito dopo, preoccupato, chiese all'amico:

•  Che giorno è oggi?

•  Martedì. Perché?

•  Dannazione! E' oggi che inizia il nuovo giro di interrogazioni della Sartore? Accidenti!

L'altro si lascio sfuggire l'equivalente scurrile di “porca pupazza” mentre realizzava l'entità del dramma a cui andavano incontro: non aveva ripassato italiano. E nemmeno il suo amico, a giudicare dalla sua espressione rabbuiata.

Nel frattempo, al semaforo pedonale, il ragazzo se ne stava fermo ad osservare i due ragazzini allontanarsi in direzione della scuola.

Era soddisfatto.

Chissà come se la sarebbero cavata con l'interrogazione sul Decadentismo?

Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal trillo del cellulare.

Rispose. Si trattava sicuramente di un nuovo incarico. Ascoltò con attenzione e poi parlò:

•  Ne siete sicuri?

•  Si – rispose l'operatore dall'altro lato del telefono.

•  E quanto tempo ho?

•  Avverrà alle 8.02.

•  Ho capito. Mi muovo subito.

Riagganciò e lasciò scivolare il cellulare in tasca. Quindi si abbassò ed aprì la valigetta che aveva con sé.

Aveva un nuovo incarico, ancora più delicato del precedente.

Questa volta si trattava di salvare un uomo dal suicidio.

Ma aveva poco tempo.

Estrasse quindi la visiera e la indossò; poi si tolse l'impermeabile, lo piegò e quindi lo ficcò in tutta fretta nella borsa. Innegabilmente quella valigetta, apparentemente una comune ventiquattrore nera, non era del tutto normale e all'occorrenza poteva contenere un'infinità di oggetti senza variare né dimensioni o peso.

Nuovamente in piedi il ragazzo prese a concentrarsi e un sottile strato di energia azzurra lo ricoprì. Poteva agire indisturbato: dopotutto, solo le persone destinate ad incontrarlo potevano scorgerlo o percepire la sua presenza. Per gli alti era come se nemmeno esistesse.

Un istante dopo un paio di ali candide e lucenti comparvero sulla sua schiena.

Giusto il tempo di sistemarsi la visiera sugli occhi e di afferrare la valigetta e poi si alzò in volo diretto verso il parco.

Avrebbe fatto in tempo a raggiungere l'uomo prima che compisse il gesto estremo?

Sarebbe riuscito a fermarlo e ad aiutarlo?

Lui sperava proprio di sì.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

-=Note =-

 

Solo rapide precisazioni:

  • Naruto e Bleach sono due manga che seguo abitualmente (e che mi piacciono assai!!!)
  • il nome della professoressa Sartore è riferito alla prof di lettere che ho avuto negli ultimi tre anni di liceo

 

 

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