81. Quiz e Lotterie

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[29 dicembre 2004: questa composizione è di due mesi fa, del 29 ottobre scorso (apro una parentesi: tra poco finirà il 2004 e comincerà il nuovo anno…mi vien male al solo pensiero di tutte le poesie e le idee che giacciono incomplete dentro i miei cassetti…). Parla del falso miraggio del facile guadagno offerto da lotterie, concorsi e quiz televisivi. L'Italia è una delle nazioni che investe di più in questo, in concorsi a premi e lotterie. Che stupidi! Potremmo investire nell'assistenzialismo, nell'istruzione, nella ricerca e vivere bene tutti quanti, potremmo risparmiare ed evitare gli sprechi, e invece investiamo in stupidi concorsi. Certo, ogni tanto qualcuno vince e si sistema per generazioni. Ma è un gioco pericoloso. Indubbiamente, il traffico di denaro che vi è dietro dev'essere spaventoso, ma io trovo che l'idea che si va a suggerire alle persone sia errata. Innanzitutto sembrerebbe che il lavoro, sano e quotidiano, non abbia senso: l'importante è fare il colpaccio e sistemarsi per sempre. Secondo: viene stupidamente sopravvalutato il valore del denaro. Terzo: per uno che vince, quanti altri perdono soldi inutilmente. E infine: non sarebbe più giusto sacrificarsi e risparmiare per creare maggiori possibilità di investimento e di assistenza per chi, di denaro, ne ha veramente bisogno. Siamo invasi da profughi dell'Africa settentrionale. Abbiamo bambini che muoiono di tumore in attesa di adeguate cure mediche. Abbiamo un sistema scolastico che sta andando a lucciole. Abbiamo tanti di quei problemi che potremmo sistemare se solo mettessimo da parte ricchezze anziché investirle in lotterie…Ecco, questa poesia, in soldini, parla di questo. Buona lettura.]

 

 

-=Quiz e Lotterie=-

 

(Un uomo,

distinto e ben vestito,

mi invita a prendere

una valigetta nera.

Contiene molti soldi.

Ma non sono miei.

Nemmeno suoi.

Io, decido di non accettarli.)

 

“Vorresti farmi credere

che davvero io

ho bisogno di questi soldi?

Che ho bisogno di denaro

Per sentirmi realizzato?

 

Per sentirmi un uomo

devo vincere un premio,

o avere un biglietto della lotteria?

O forse dovrei

rispondere a qualche domanda

del tuo stupido quiz?

 

No, mi spiace,

stai perdendo il tuo tempo.

Non la voglio

La tua subdola elemosina.

 

Io non ci credo

Alle tue facili lusinghe.

Sono un provinciale, sai?

Sono uno

che conosce una piccola verità.

Vedi,

ogni giorno io devo mangiare:

Non mangio banconote

Né programmi televisivi.

Io mangio carne

E i prodotti della terra,

Frutta e verdura

Coltivate dalle genti.

Sarei uno stolto

Se non rammentassi questo

E il lavoro silenzioso

e lo sforzo costante

che producono un raccolto.

 

E questa casa,

che mi offre riparo per la notte:

credi davvero

che l'abbiano creata in un secondo?

Mi vien da ridere, sai,

Mentre osservo la tua valigetta!

Credi davvero di potermi insegnare

Che non ci si deve sforzare?

Che non si debba faticare

A costruirsela la vita?

Credi che mi nutra di cosa:

di piante che nessuno coltiva?

Di animali

Che nessuno si preoccupa di allevare?

 

Anche la carta,

Su cui stampano quei biglietti,

è il frutto del lavoro di uomini.

Anche gli abiti che indossi

E il percorso

della tua educazione.

 

Tu in realtà

Vuoi vendermi dei soldi.”

 

Patirò la fame

In un lungo pellegrinaggio:

fingerò di star bene

finché non troverò

la risposta che cerco.

Non devo costruire

Ma credere nella fortuna.

Non devo sforzarmi

Ma credere nella sorte.

Allora pioveranno banconote

E la mia vita avrà sapore.

Sarò

Una persona nuova,

Una persona vera!

 

Ecco l'insegnamento!

 

Ecco la menzogna!

 

 

 

Leonardo Colombi

 

 

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