53. Parole che fanno male

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-=Introduzione=-

 

01 settembre 2004: ho terminato ieri il mio contratto di lavoro con il Carrefour. Per un po' me ne starò tranquillo, forse. Ora ci sono gli esami. Dovrei studiare, e invece eccomi qui, a scrivere. La poesia che segue è riferita ad un comportamento che ho maturato negli ultimi mesi e che mi porta a comportarmi “barbaramente” con le persone che mi circondano quando si verificano dei problemi o si tengono dei comportamenti scorretti. Problemi e comportamenti che fanno male, e su cui i diretti interessati non si pronunciano facendo finta di niente. Con queste persone mi è capitato di comportarmi “male” affrontando direttamente la questione, in modo troppo veemente alle volte. Oppure alle volte è capitato con degli amici che stavano andando in una direzione non propriamente corretta per loro fregandosene totalmente. Forse sono una persona che non sa stare al proprio posto, che si impiccia dei fatti degli altri, ma purtroppo credo che essere sinceri sia importante, sinceri e trasparenti con gli altri. Fingere o voler non vedere non porta da nessuna parte. Comportarsi in modo immaturo schivando le responsabilità, non è mai una cosa saggia. Per far capire questo ad alcune persone spesso ho parlato troppo e “fatto danni”: con loro mi scuso per le mie parole e a loro dedico quanto segue. Ci sto male pure io, a comportarmi da critico, ma alle volte è necessario porre le persone di fronte all'evidenza e alle proprie azioni perché capiscano. Spesso mi sbaglio pure io, per carità, ma cerco comunque di essere corretto verso tutti e questo pretenderei dalle persone che considero amiche.

 

 

-=Parole che fanno male=-

 

Credi che io sia stronzo,

non è vero?

Che mi piaccia parlarti così?

Che mi diverta?

Lo so,

Ci vado giù pesante alle volte.

Non mi risparmio le parole.

Diretto e schietto

Ti rivelo e ti rinfaccio

Quello che non va,

i tuoi errori,

il tuo comportamento,

le tue mancanze.

Non ne ho il diritto,

è vero.

Non sono un giudice,

ok.

Sono un barbaro e un maleducato,

hai ragione.

Ma credo nella sincerità.

 

Puoi anche crederlo,

se vuoi,

che un fiammifero acceso

non possa causare un incendio.

 

Puoi anche pensare

Che abbattere una colonna

Non comporti la distruzione

Di un grande edificio.

 

Puoi anche crederlo

Che delle braci accese,

sepolte sotto le loro sorelle morte

non brucino ancora.

 

Io sono qui.

 

Se adesso sbaglio

Pagherò.

 

Ma non starò zitto

Quando ferisci gli altri

O ti fai del male

Con il tuo comportamento.

 

Non mi fido del tempo per queste cose:

a volte i problemi li risolve,

altre volte li seppellisce.

Io credo alla sincerità,

al detto popolare

“via il dente,

via il dolore”.

 

Puoi ignorare i problemi,

puoi far finta che non esistano,

puoi mascherare le tue responsabilità:

“non ero io”, facile no?

Sistemerai un altro giorno,

forse, quando ne avrai voglia,

intanto lasciami fare, o mi sbaglio?

La libertà esiste

E per me puoi fare quello che vuoi

Solo attenzione a chi ti circonda:

non sei sulla tua isola.

Qui

ci sono altre persone.

 

Puoi credere quello che vuoi

Ma io non starò zitto.

Pensa di me quello che vuoi.

Sono uno stronzo,

hai ragione,

un arrogante impiccione,

va bene.

Ma non lascerò

Che tu ti faccia del male,

non lascerò che t'inganni

all'ombra delle tue illusioni,

non lascerò

che tu faccia del male

a qualcuno che non lo merita.

Hai il diritto di sbagliare.

Ma devi anche crescere:

far finta di niente e aspettare

non è una cosa saggia.

 

Quanto alle mie parole

Dà loro il peso che preferisci.

Forse

Nemmeno mi ascolterai,

lascerai che ti scivolino addosso.

Io non starò zitto:

sarò brutale e diretto.

Farà male, lo so.

Fa male anche a me, sai?

Mi esporrò stupidamente

Alla tua indignazione.

Certo, potrei addolcire il discorso

Cercare la diplomazia

Ma preferisco evitare

Di distorcere il messaggio.

Per abbattere una belva,

dicono, è meglio un colpo solo

dritto in mezzo agli occhi.

Meglio così

Soffre meno e non si corre il rischio

Di vederla fuggire ferita,

incollerita e confusa.

Di me,

pensa quello che vuoi.

Sono uno stronzo,

uno che pensa troppo,

un rompiscatole immane,

uno troppo serio che non si sa rilassare…

hai ragione:

odiami e abbandonami.

 

Credi quel che vuoi:

ma se sono così

è perché ti sono amico,

perché a te

io ci tengo davvero.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti via mail:

da rosi (13 luglio 2008):

..il mio moroso è così.......................e non hai idea di quanto è brutto stare dalla mia parte.....io super empatica...........mi sento il cuore spappolato tt le volte....essere diretti non è sempre come 1 carezza....c sn ferite ke nn si rimarginano....c sn persone ke x qst essere skietti e diretti dell'altra gente..portano dentro dei sassi x tutta la vita...............c sono parole ke fanno molto più male di mille schiaffi.....non è il livido ke rimane...ma la botta! ...non è questa secondo me la vera maturità...non è facendo così ke si dimostra di essere superiori...........!

da Io (19 luglio 2008): (ma non sono "Io io", ok? By Leo)

Detto sinceramente ...
mi ci ritrovo parecchio quando vedo che qualcuno che conosco e a cui tengo parecchio ( per essere precisi la donna che voglio sposare)si fa del male da sola pensando di far giusto . Prima provo cerco di farla ragionare non come voglio che lei sia ma come lei mi ha detto di essere , poi se vedo che è tutto inutile ..ecco che divento così : cattivo.Ma non metto in dubbio che mi stia ascoltando .

da Baby95 (21 ottobre 2008):

perchè amare
qualcuno che non
ti vuole perchè
tutto questo......

 

 

 

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