07. Autodifesa

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[6 aprile 2004: questa composizione è del 2 aprile scorso. Mi ero riproposto di trascrivere ciò che scrivo in modo da rispettare un qualche ordine, almeno temporale. Forse per la raccolta delle poesie del 2005 imparerò. Ciò che segue mi è venuto in mente all'improvviso, mentre stavo guidando. Il fulcro della vicenda potrebbe essere un fatto di cronaca, una storia di violenza come ce ne sono tante. Ciò che più mi colpisce di quando si leggono o si sentono notizie riguardanti omicidi o delitti vari, è che non si pone mai abbastanza attenzione sulle conseguenze che certe azioni hanno. Il fatto in sé è importante. La questione di capire la dinamica di un omicidio, i motivi e le circostanze e di capire chi sia il colpevole è molto importante. E poi, al resto chi ci pensa? Ai famigliari delle vittime, alle persone che amava, ai suoi figli. Non mi preoccupo di commerciare lacrime nei servizi dei Tg, ma di quali possano essere le conseguenze di qualche delitto su chi era vicino alla vittima. O al colpevole. Dopotutto siamo talmente abituati al commercio delle notizie che ci si dimentica che a viverle sono persone come noi. Nella composizione che segue troviamo un delitto, compiuto per autodifesa da un bimbo. Quali conseguenze avrà questo evento nella vita del bimbo? Si perderà? Se ne dimenticherà? Verrà recuperato dalla società? O da una nuova famiglia? Un'ultima considerazione: non credo che necessariamente la violenza crei solo altra violenza. Il racconto sembrerebbe indicare il contrario,ma io sono del parere che sta tutto alle persone e alle circostanze. Buona lettura.]

 

 

-=Autodifesa=-

 

Nel silenzio

Di una sera d'agosto

Un bimbo

Siede sul prato di casa.

Tranquillo

Guarda le stelle.

 

Sul corpo

Dolorosi lividi,

Tracce

Di recenti cinghiate

Nascondono i segni

Di ripetute violenze.

Le amorevoli carezze

E i gesti d'affetto

Di un padre fallito.

 

Nel silenzio

Di quel cielo stellato

Il bimbo

Pensa a tutte le bugie

Che non avrebbe dovuto creare:

Mai più

Dopo quegli spari.

 

Dentro casa

La belva

Dormirà ormai per sempre.

 

In lontananza

L'avvicinarsi delle sirene

Della polizia locale:

Allarmati da quei colpi

I vicini avevano chiamato,

Quegli stessi vicini

Nascosti dietro i vetri

Che, timidi, scostano appena

Le tende della loro coscienza.

Sapevano

Vedevano

E mai avevano agito.

 

Quegli spari,

Pensa il giovane assassino,

Han cancellato

La tacita violenza

Di chi mi ama.

La tacita violenza

Di un uomo distrutto.

La tacita violenza

Imposta a me stesso

Tacendo nel cuore

Quotidiani

Incubi domestici.

 

Dimenticare,

Per quella vittima,

Sarà impossibile.

Nel silenzio della sera

Osserva le stelle

E non pensa più a nulla.

Nemmeno una lacrima,

Solo sangue paterno rappreso,

Solo l'assenza.

E silenzio

E un'ignota

Sensazione di solitudine

In fondo al cuore.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti sul sito ewriters:

da Elisa Rattighieri (10 gen 06) :

questa poesia è intrisa di tristezza e di rabbia...a leggerla mi è venuto un groppo alla gola...la violenza è una brutta esperienza che segna, dalla quale non puoi mai realmente fuggire...ma è un'esperienza tua?

 

Commenti ricevuti sul sito Penna d'Oca:

da Michele Egli (15 gen 05):

Ciao Leonardo. La poesia non mi è dispiaciuta però potresti sistemarla un po'. Credo che ancor più in in una poesia corta diano fastidio i continui cambi di tempo verbale.Presente,passato e futuro, e in più cambi di prospettiva e di persona. Se la sistemi un po' renderà molto di più, e lo meriterebbe.

da Tiziana Romano (15 gen 06):

Sono d'accordo con Mich, va sistemata un po'. E' bella e merita di essere rivista, sarebbe un peccato lasciarla così.

 

 

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