03. Ignoravo di non possedere nulla

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[24 marzo 2004: questa poesia è del 23 gennaio scorso. Credo che sia nata dall'ascolto di una canzone, Soldi Soldi Soldi degli Articolo 31. Il concetto che volevo descrivere è quello del possedere. Nella società attuale, tutto ruota attorno al commercio, al comprare e vendere, al possedere ciò che vogliamo o ciò che ci permette di apparire. La nostra società ci impone dei modelli e un metro con cui misurarci: nella canzone di cui prima veniva suggerito che il metro con cui confrontarci al giorno d'oggi è la quantità di soldi che possediamo o che guadagniamo. A pensarci bene, non hanno tutti i torti: in base a quanto guadagni riesci a permetterti un certo tenore di vita, riesci a permetterti ciò che vuoi e di divertirti. Ma, come nella canzone, non è questa la mia ragione di esistere. E sono pienamente d'accordo. Mi vengono in mente i volti sorridenti di alcuni bambini dei paesi del terzo mondo. Mi vengono in mente la serena armonia che ispirano coloro che hanno seguito la propria vocazione oppure gli asceti. Mi viene in mente l'amore e la gioia che esso genera. Mi viene in mente la pace e la serenità che provavo quando andavo a pescare, a stretto contatto con la natura. E se non è nel possesso, la mia ragione di vivere allora qual è? Questa poesia credo dovesse ruotare attorno a questo passaggio, poi quel che ne è risultato…La domanda che dobbiamo sempre porci, come mi ha insegnato un tipo (tale Buiatti) che ho incontrato durante il censimento: “Dobbiamo sempre chiederci cosa vogliamo”. E questo è importante: capito cosa vogliamo, almeno abbiamo una qualche idea della strada che dobbiamo percorrere per cercare di ottenerla. E a questo punto sarei tentato di pormi la domanda: e siamo sicuri che sia la meta ciò che realmente vogliamo? Forse ciò che ci serve sta tutto sul cammino che dobbiamo percorrere… ]

 

 

-= Ignoravo di non possedere nulla =-

 

Corsi a perdifiato.

Scalai la montagna

Senza curarmi del freddo,

non pensando alle mani

dolenti e insanguinate.

Il respiro affannoso,

lo sforzo sovrumano.

Raggiunsi infine la vetta

Dove le nuvole

Giocano con i monti,

laddove

si può abbracciare il cielo.

 

Osservai il mondo.

 

Avevano ragione:

io

non sono nessuno.

Non possedevo nulla

Di ciò che realmente è prezioso.

 

Spaziando lo sguardo

Sull'immensità del paesaggio

Sui fiumi e sui monti

Inizio a comprendere:

Nella creazione

È racchiuso un grande dono.

 

Possedere la vita

Non porta conforto.

 

Nel possesso

Solo la sete.

 

Dov'è ora

quel potere

Che tanto bramavo,

che ostinatamente inseguivo

e braccavo come un'insaziabile

predatore?

A cosa

mi ha infine portato?

Non è nel possedere

La mia ragione d'esistere.

 

E contemplando

Lo spettacolo dinnanzi ai miei occhi,

contemplando

la bellezza che non posso ricreare

contemplo me stesso

e la vita

che mi è stata donata.

 

Fino a ieri

Non possedevo nulla.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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