68. Nell ' infinito spazio di un momento

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[Questa poesia l'ho scritta il 13 ottobre 2001. Non l'ho scritta per un motivo particolare, né mi ricordo bene perché l'ho scritta. Il tema principale è ancora una volta “il senso della vita”, o meglio, quello che può essere l'intuizione del motivo dell'esistenza. Non ci sono persone nella poesia, tranne il lettore, e tutto è descritto attraverso immagini, immagini vaghe e irreali. Il luogo in cui tutto si svolge è quello senza spazio della dimensione onirica, uno spazio senza tempo che ci mette a contatto con l'assoluto. Solo nell'assoluto infatti c'è la risposta al mistero che è la vita, e la dimensione onirica è quella che più si avvicina all'esperienza della ‘trance' dei veggenti e dei druidi. Il sogno diventa mezzo per raggiungere la verità, la dimensione in cui il Tutto e il Nulla coesistono, la dimensione in cui siamo creatori e creature in un senso diverso da quello che accade nel mondo reale. La dimensione senza senso in cui possiamo trovare le riposte che cerchiamo. Beh, questo in sostanza è quello che penso dei sogni, anche se non vorrei essere frainteso su di un punto: seppur bella e affascinante, la dimensione in cui viviamo resta comunque quella della realtà, ed in questa dobbiamo far sì che i nostri sogni si avverino; il mondo dei sogni non è cioè un rifugio, una fonte di speranza forse, di risposte, di ricordi, di molte cose, ma non un sostituto alla realtà. E difatti anche questo aspetto torna nella poesia, nell'ultima parte, in cui pian piano ci si allontana dall'esperienza onirica per tornare alla vita di tutti i giorni, alla vita reale in cui i messaggi dei sogni possono aiutarci ad essere migliori, e questo vale anche se spesso, al risveglio, ci dimentichiamo di ciò che abbiamo appena sognato: i messaggi che i sogni ci portano restano sempre con noi, come i ricordi, pronti a tornarci in mente quando meno ce l'aspettiamo. Bene, non so se al tempo l'avessi pensata così, ma da come l'ho descritta nelle note questa poesia sembra essere quasi una cosa seria, e forse nello scriverla sono rimasto in un qualche modo influenzato da reminescenze dei simbolisti francesi. Nella prima parte poi, c'è in qualche modo una citazione di alcune battute di Albanese, un comico che mi sta simpatico anche per come a volte gioca con la lingua italiana. E poi, sempre all'inizio, la vita e il dolore rimandano l'una all'altro: non so perché questa considerazione sia presente qui, ma forse anche questo può essere dovuto a reminiscenze di poesia italiana, Pascoli credo. Mah…A questo punto non mi resta che dirvi di leggerla e di sapermi dire che ne pensate.]

 

 

 

-= Nell ' infinito spazio di un momento =-

 

Nell'infinito spazio

Di un momento

L'incoscienza

Della creazione.

Da mille sofferenze

E bruciature

Ecco apparire la vita.

Un arcobaleno

Di mille suoni

E mille colori.

E poi la calma

L'armonia

E una pace sincera.

Non importa il resto:

tu sei te stesso,

libero e vero.

Sei rinato

E vivi un istante appena.

La creazione

È l'ebbrezza di una vita

Che si rinnova

E si ritrova a contemplarsi

Nello specchio increspato

Del tempo.

 

Dura un istante,

o poco più,

e poi dimentichi

di aver stretto tra le mani

quel magico segreto

che è il senso della vita.

Leonardo Colombi

 

 

 

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